L’accaparramento globale delle terre nel 2016

Grain (*)

A partire dall’indagine del 2008 che ha aperto il dibattito internazionale sull’accaparramento delle terre, GRAIN ha pubblicato una nuova serie di dati documentando quasi 500 casi attuali di accaparramento di terra in tutto il mondo.
I casi riguardano 78 paesi, circa 94 miliardi di dollari di investimenti relativi a più di 30 milioni di ettari di terra agricola (un’area vicina alle dimensioni della Finlandia).

Alcuni di questi affari con la terra, proliferati con la follia degli investimenti che è seguita alla crisi alimentare e finanziaria del 2008, hanno già ridotto le dimensioni delle proprie ambizioni e sono già collassati del tutto. Per esempio, l’assassinio del dirigente libico Muammar Gheddafi ha messo fine ad un progetto libico nel Mali che coinvolgeva 100 mila ettari a riso.

Nonostante ciò, questi fallimenti negli accordi commerciali sulle terre non sono necessariamente un motivo di festeggiamento riguardo al fenomeno dell’accaparramento globale di terre, dato che quelli ancora in essere incarnano “terribili iniziative di espansione delle frontiere dell’agricoltura industriale”.

È tipico di questi crudeli affari di avere accesso ai finanziamenti, di richiedere il sostegno dei funzionari dei governi, locale o nazionale, e di arrivare per fermarsi. Uno degli effetti di ciò è che possono essere molto difficili da affrontare.
Molto dell’espansione della palma da olio in Africa effettuata da asiatici ricade in questa categoria, come anche l’entrata dei fondi pensione e delle compagnie di commercio negli investimenti sulle terre agricole.

Nella maggioranza dei casi, questi accaparramenti di terra accaparrano anche l’acqua, con la concessione alle compagnie straniere l’accesso alle principali fonti d’acqua delle comunità locali.
Questi accaparramenti avvengono in regioni con abbondanza ma anche in regioni con scarsezza d’acqua. Come annota Ange David Bailey, di GRAIN: “Sta avvenendo un terrificante numero di incette d’acqua legate all’accaparramento di terre in aree dove già ci sono intensi conflitti per l’acqua o per i fiumi che passano sopra a comunità che dipendono dall’acqua, come nel progetto del fiume Lurio in Mozambico”.
Conformemente a ciò, questi affari intensificano i conflitti, e si mette in opera una violenta repressione. Gli attivisti per i diritti agrari sono incarcerati, i giornalisti sono perseguitati e i dirigenti contadini e indigeni sono abitualmente uccisi.
Quel che è peggio, molti di questi affari si rimodellano come “investimenti responsabili”, e le compagnie e gli investitori si trasformano in esperti nei nuovi (e quasi totalmente volontari) lineamenti relativi all’acquisizione di terre, oltre ad inventare alcuni lineamenti propri. Questa “pratica dovuta”, nonostante ciò, è quasi sempre soltanto una facciata.
Se c’è qualche motivo di ottimismo questo giace nel forte impulso che c’è dietro ad una resistenza globale, a mobilitazioni locali e ad una solidarietà internazionale che si agglutinano contro l’accaparramento di terre. I contadini, i braccianti, i gruppi di emigranti, i pescatori, popoli indigeni, pastori e altri incominciano a riunirsi per affrontare il problema su molteplici fronti, allo stesso tempo in cui sviluppano nuove strategie di resistenza.
Questo nuovo rapporto è una risorsa e uno strumento per queste lotte.

Il rapporto si scarica qui.

(*) Tratto da Agencia Latinoamericana de información. Traduzione a cura del Comitato Carlos Fonseca.

 

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *