Colombia: quale pace dopo il nuovo accordo?

di padre Javier Giraldo (*). A seguire il comunicato della comunità di pace di San José de Apartadò del 21 gennaio.

Durante l’ultima assemblea generale della Comunità di Pace, padre Javier Giraldo, gesuita colombiano e difensore dei Diritti Umani nonché accompagnante della Comunità di San José de Apartadò, ha esposto gli ultimi sviluppi del processo di pace in Colombia dopo la firma del nuovo Accordo avvenuta il mese scorso.
A seguito della vittoria del NO al plebiscito del 2 ottobre, il presidente Santos e il suo governo hanno riconosciuto come portavoce del No solamente il gruppo di estrema destra capeggiato dal senatore (ex presidente) Uribe, dal Procuratore Ordoñez, dall’ex presidente Pastrana e da Marta Lucia Ramirez, ex ministro della Difesa, accettando che costoro facessero proposte di modifiche (circa 500!) sedendosi quindi al tavolo delle trattative. Una gravissima selezione se si pensa che, ad esempio, nelle regioni del Caquetà, Meta, Guaviare, Putumayo la maggior parte della popolazione ha votato No, non perché sostenitrice dell’estrema destra, ma semplicemente perché contraria alla smobilitazione delle Farc: “Chi ci protegge dall’entrata dei paramilitari se la guerriglia si smobilita?” commentava la gente.
Da questa scelta di ascoltare solamente una ristretta parte di coloro che hanno votato contro l’Accordo di Pace del 26 settembre scorso, sono state apportate preoccupanti riforme al testo per “obbedire” ai  dettami del gruppo di estrema destra.
Sul punto riguardante la terra, si è accettato uno sviluppo rurale che non riconosce nuove zone di riserva contadine, ma la creazione di ZIDRE (zone di interesse di sviluppo rurale ed economico) che prevedono una alleanza tra impresari e contadini. Si è altresì accettato che lo sviluppo rurale del Paese debba essere uno sviluppo competitivo, principio che va solamente a favore delle Imprese e a completo svantaggio dei contadini colombiani, principali vittime del conflitto armato.
Anche sul punto riguardante la giustizia sono state apportate gravissime modifiche al testo, tra le quali l’eliminazione di Giudici Internazionali, con conseguente rifiuto del principio di giurisdizione universale per i crimini di lesa umanità, quali ad esempio la tortura, lo sterminio, lo sfollamento forzato, che per la loro gravità non sono considerati un’offesa solamente per il Paese dove sono stati perpetrati, ma anche per l’intera umanità. Le organizzazioni di vittime e i Difensori dei Diritti Umani potranno solamente portare documenti alla Giurisdizione Speciale per la Pace entro i primi due anni, ma non potranno muovere delle accuse, contrariamente a quanto era stato accordato primariamente. Chi andrà quindi a denunciare i crimini se alle vittime stesse del conflitto armato è stata tolta la facoltà di accusare i colpevoli? La Fiscalia e la Procuradoria, organi della giustizia colombiana noti per la loro enorme corruzione interna? Ricordiamo che in Colombia vige una impunità del 98%  in casi di violazione dei Diritti Umani.
L’altra gravissima riforma riguarda la forma giuridica del testo dell’Accordo di Pace che non entrerà a fare parte della Costituzione colombiana. Ciò significa che il nuovo governo che potrebbe subentrare alle prossime elezioni del 2018 avrà la facoltà di non riconoscere l’Accordo di Pace firmato tra l’attuale governo e la guerriglia delle FARC.
Si è quindi completamente sfigurato l’accordo siglato a Cartagena il 26 settembre scorso alla presenza delle più alte autorità nazionali ed internazionali. La guerriglia inizia a dare i primi cenni di scetticismo di fronte soprattutto ai grossissimi problemi sull’implementazione dei primi punti  dopo l’approvazione al congresso.
E’ altresì probabile che tra le fila guerrigliere parecchi rifiutino la smobilitazione, considerate le poche garanzie che il governo sta dando e l’avanzata paramilitare in molte regioni del Paese.
Sul punto riguardante la droga, nel nuovo accordo viene accettata la fumigazione come azione per l’eliminazione delle coltivazioni illecite, un cambiamento questo che danneggerà  le coltivazioni di riso, fagioli, mais, yuca… alimenti base della cucina contadina che verrà colpita dal veleno lanciato contro le piante di coca.
Inoltre, contrariamente a quanto stabilito nell’articolo 27 dello Statuto di Roma (la qualifica ufficiale di capo di Stato o di governo, di membro di un governo o di un parlamento, di rappresentante detto o di agente di uno Stato NON esonera in alcun caso una persona dalla sua responsabilità penale per quanto concerne il presente Statuto e non costituisce in quanto tale motivo di riduzione della pena) è stata approvata nel nuovo testo l’amnistia per il Presidente e gli ex Presidenti della Repubblica nonché, in disaccordo con l’articolo 28 dello Statuto di Roma (un comandante militare o persona facente effettivamente funzione di comandante militare è penalmente responsabile dei crimini di competenza della Corte commessi da forze poste sotto il suo effettivo comando o controllo o sotto la sua effettiva autorità o controllo[…]) non verrà applicato il principio di responsabilità dei capi militari e altri superiori gerarchici. Che ne sarà quindi dei più di 3000 casi di “falsos positivos” che vedono coinvolti l’Esercito Nazionale nell’assassinio di civili innocenti? Come ripetuto ancora una volta anche da Todd Howland, rappresentante dell’Alto Commissionato per i Diritti Umani in Colombia, è molto preoccupante la situazione che si sta delineando nel Paese, con la gente che non sa cosa succederà, la poca attenzione alle cose pratiche e, mentre si continua a parla dei numerosi piani governativi per la implementazione degli Accordi, non se ne vedono ancora i risultati.

(*) tratto da Operazione Colomba  

A seguire, il comunicato della comunità di pace di San José de Apartadò del 21 gennaio 2017

La sordità e cecità dello Stato aveva obiettivi adesso chiari: preparare una brutale invasione paramilitare contro tutti i nostri insediamenti.
Il Presidente non vede né sente niente di concreto e continua a fingere di vivere in un paese senza paramilitari; i ministri si fingono ciechi e sordi; gli organi di controllo rimangono nel loro Olimpo dove, secondo loro, delinquono solamente le FARC; la segreteria giuridica della Presidenza continua a bloccare le comunicazioni per il Presidente, dirottandole verso i carnefici; le altre istituzioni si lavano le mani e “non sanno niente”, però non le preoccupa che le comunità di pace siano distrutte.
Rendiamo testimonianza al paese ed al mondo degli ultimi crimini perpetrati contro la nostra Comunità di Pace:
Domenica 15 gennaio del 2017 nei villaggi di La Union, Buenos Aires e Arenas Altas, della suddivisione amministrativa di San José de Apartadó, vi fu una presenza massiccia di contingenti paramilitari fortemente armati e con l’insegna AGC. Hanno riunito abitanti della regione avvertendoli che se non lavoreranno con loro dovranno andarsene o morire.
Nella stessa domenica 15 di gennaio al mattino, un gruppo di paramilitari fortemente armati si presentarono presso le case della nostra Comunità di Pace nel villaggio la Union, minacciando di morte due membri della nostra Comunità se avessero rifiutato di lavorare con loro.
Lunedì 16 di gennaio del 2017 un gruppo paramilitare fortemente armato giunse nel villaggio las Claras della suddivisione amministrativa di San José, riunì varie persone comunicando che erano obbligate a lavorare con loro. In questo stesso giorno i paramilitari giunsero presso la base militare di San José e furono visti conversare amabilmente con i militari della base.
Esattamente quello stesso lunedì 16 gennaio nella pagina web del Comando Generale delle Forze Militari si affermava, con enorme capacità di sfrontatezza e menzogne, che la nostra Comunità di Pace sta lavorando insieme alle forze militari e che non ha più reclami o denunce, affermazioni totalmente false e malintenzionate. Si affermava inoltre che i leader della Comunità si riuniscono con i maggiori assassini nella regione di Uraba, cosa che mai abbiamo fatto e ancor meno con i nostri carnefici.
(Vedere: http://cgfm.mil.co/-/ejercito-y-comunidad-de-san-jose-deaparetado-trabajando-por-la-seguridad-de-la-region)
Martedì 17 gennaio un gruppo di paramilitari giunse alle case di vari membri della nostra Comunità di Pace nel villaggio Arenas Altas, avvertendo che se la Comunità non starà zitta avrebbero ucciso i suoi leader come conseguenza e la sterminerebbero; che il piano era già in essere.
Nello stesso martedì 17 nel villaggio La Esperanza, vari paramilitari giunsero alla casa di Reinaldo Areiza, chiedendo di lui, avvertendo che venivano per la sua testa. Fortunatamente Areiza era partito da casa il giorno precedente.
Martedì 17 gennaio la forza pubblica e paramilitari insieme realizzarono un evento di integrazione sociale e apertura nel villaggio La Esperanza, dove avvertirono che il progresso era arrivato e che adesso la Comunità di Pace era giunta alla fine, annunciando che proseguiranno la costruzione della strada che i paramilitari già avevano iniziato due anni prima; che adesso uniti termineranno quella strada che inoltre è illegale. Dicono che con la strada passeranno attraverso le proprietà della nostra Comunità di Pace in questo villaggio, piaccia o non piaccia ai membri della Comunità”.
Giovedì 19 gennaio 2017, un gruppo di paramilitari giunse al villaggio Resbalosa, dove annunciarono che avevano il controllo di tutti i villaggi, che solo mancava questa comunità, che avevano luce verde per annientare quella comunità se non si fosse sottomessa a loro. Annunciarono inoltre che non avrebbero accettato informatori o rospi di qualsiasi tipo; che avrebbero messo i propri informatori per controllare la popolazione civile e che sarebbero entrati nel Villaggio di Pace di Mulatos passando sopra a chiunque. Nello stesso giorno ci fu presenza di contingenti paramilitari nel villaggio La Hoz e Rodoxali, dove inoltre erano presenti capi paramilitari che condussero le riunioni con i diversi consigli dei villaggi.
Nello stesso giovedì 19 un gruppo di paramilitari entrarono nelle proprietà vicine del Villaggio di Pace “Luis Eduardo Guerra”, nella frazione Mulatos Medio.
Venerdì 20 gennaio 2017 un gruppo di 5 noti paramilitari vestiti da civili ed armati salirono da Nueva Antioquia al villaggio la Esperanza, lì cercarono di nuovo di entrare nella casa di Reinaldo Areiza, che però non era in casa.

Per due decenni abbiamo reclamato nei confronti di tutte le autorità e non ci hanno ascoltato; Si sono resi responsabili di varie migliaia di crimini perpetrati contro la comunità e contro la classe contadina del nostro ambiente. Nuovamente avvertiamo il Presidente e tutte le istituzioni dello Stato che dovranno rispondere davanti alla storia per questi crimini che sempre si annunciano e si compiono senza che e istituzioni si attivino per evitarli.
Ci rivolgiamo e alla Comunità Internazionale, a tutti gli organi incaricati di vigilare sull’applicazione dei numerosi patti sottoscritti con il governo colombiano e quotidianamente violati, alle missioni diplomatiche presenti in Colombia, alle organizzazioni e gruppi umanitari che sempre ci hanno sostenuto con il loro atteggiamento etico, alle tante persone che da varie parti del mondo ci conoscono e sostengono con la loro energia solidale. Aiutateci ad interrompere questa barbarie ed a fermare con forza ed efficacia questo Stato criminale.

Chiediamo aiuto, in modo urgente, al paese ed al mondo.

Comunità di Pace di San José de Apartadó
21 gennaio 2017

Redazione
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