«Mole Skin» di Marco Peressi

A libro molto bello servirebbe recensione bellissima (ce la farà il povero db?)

Romanzo bello-bello ma il recensore (sarebbe db) è bloccato. Perde colpi ‘sto db – cioè, io me/medesimo, in carne e piume – oppure c’è una difficoltà oggettiva? Saprà, deciderà solo chi andrà avanti.

In questi casi – l’ho spiegato un paio di volte- seguo il consiglio che mi dava sempre Riccardo Mancini: «se non ti sblocchi raccontando (un po’ ma senza svelare tutto) la trama, vai a farti un giro, gioca a boccette, ascolta jazz e poi ricomincia dall’inizio cioè dalla trama».

Niente boccette (qui a Imola non ho compagni “di sponda” mannaggia) oggi però un giretto sì. E buon jazz pure, al solito. Per la precisione tutto «The Glorious step» – cd di Cecil Taylor “cangurato” con il nuovo numero della rivista «Musica Jazz» – poi Clifford Brown. E ora scrivo con lo scatenante «The Twins» di Grachan Moncur III (lo trovate anche – ma è una versione più breve della mia – su Youtube) in sottofondo. Dette queste jazzate, fatta la pausa, provo a ripartire annodando i fili della trama. I pochi che si possono rivelare.

Inizia di corsa «Mole Skin». E c’è subito uno schianto. Affiorano i ricordi di «quando all’Ingegnere piaceva la vita, tanto da essere uomo felice». E la mente torna «lì in quella parte così fondante la sua vita futura, lì dove mise il desiderio che si fece carne, quando ancora stava con Chantal».

Poche pagine catturanti ed ecco il primo colpo di scena. Chi sta leggendo la storia dell’Ingegnere?

Ma subito torniamo ai ricordi: la Fiat, la marcia dei “quarantamila” (si fa per dire: erano meno – questo lo preciso io) e l’incontro/scontro dell’Ingegnere con «Piero Druetto, operaio specializzato, commissione interna, attivo sindacalista, duro».

Nuova interruzione: ma chi sta leggendo?

«Diciassette meno di lui», cioè di Piero, ne aveva Rosa Montichiari. E l’operaio pensa che «17 porta rogna» ma «quel viso emanava calore, scottava, era in fiamme».

Chi sta leggendo cosa sa di Torino, di amori, della rabbia operaia?

Avanti così: è amore per l’Ingegnere e Chantal come per Piero e Rosa. Ma tutto il resto è diverso fra loro. «Non è vero che i poveri sognano da ricchi; anche nei sogni restano irrimediabilmente, poveri».

Due tragedie sono subito in agguato (ma la trama non si svela: db tappati la bocca anzi incerotta il dito).

Chi sta leggendo (chi è?) cosa sa di tragedie?

Se Piero è un “estremista” – in senso buono o cattivo, fate voi – il suo «amico e compagno di sindacato» Gianni Gribaudo è un saggio, un “moderato”(di nuovo: in senso positivo o negativo lo deciderete voi). Per loro – come per noi, si sa – qualche giorno non è uguale agli altri. «Erano in due, a volto scoperto, hanno sparato al Morabito». Gli anni in cui alcuni dirigenti di fabbrica sono nel mirino: «Colpirne uno per educarne cento, l’unica giustizia è quella proletaria. Brigate, Colonna Torinese». C’è anche qualche amica di Rosa che è «più cretina»: incontriamo Renata…

Ma chi ‘ sta leggendo? Chi pensa: «No Rosa, andrai mica a fare la zoccola?». Andrà così?

Torniamo alla violenza, quella occulta dell’organizzazione del lavoro (ma anche delle schedature, della repressione, del «non si affitta ai meridionali») e l’altra di chi, a volte, cerca di sovvertire lo stato presente delle cose.

La storia continua a dipanarsi nella «Mole Skin, ovvero la pelle della Mole», gioco di parole…. di chi legge (ma chi legge?).

Fra baci che «violano la norma», coca, una canzone di Pino Masi e una di Mina… E «20 anni dopo». Le lezioni di Arbore (Renzo) e di Arcore (il signor P2-1816). Una figlia, proprio quella figlia. La prigione… Poi – come all’inizio – «i gradini quattro a quattro, più velocemente possibile». Per correre verso dove?

Chi sta leggendo?

E da dove esce questo finale così bello che tutto riavvolge, sconquassa, confonde, anzi no tutto chiarisce?

Strabello.

Ma la (mia) difficoltà di “recensirlo” era tripla.

La prima: Marco Peressi è un amico ed è sempre moooooooooolto imbarazzante parlare di persone care.

La seconda: in una storia di intrecci e colpi di scena scorretto (quasi un crimine) è svelare le trame.

La terza: non volevo chiudere con il solito lamento delle piccole case editrici che pubblicano alcuni libri molto belli (ma resi invisibili dal “mercato”) da una parte e dall’altra con l’incazzatura – non solo mia, credo – dei tanti romanzi orribili o banali che vengono pubblicati dalle case editrici con un martellamento che poi “costringe” tante/i a leggerli, per concludere spesso con «allora è vero che nessuno sa più scrivere, le idee scarseggiano e trionfano gli stereotipi». Non volevo lagnarmi ma è necessario, aggiungendo la necessaria raccomandazione: adesso per favore andate su www.aljoneditrice.it oppure chiedete alla libreria di fiducia o alla biblioteca di zona di farvi avere «Mole Skin»: Ajon editrice (160 pagine per 11 euri).

Concludo rubando la battuta a Francesco Masala “fatevi questo regalo, non ve ne pentirete”.

PS: COSA DOPO «MOLE SKIN» PER DB?

Ho altri libri “difficili” da recensire. Moooooooooolti. Nelle mie buone intenzioni il prossimo sarebbe «Rosso noir» di Italo Bonera, tanto bello quanto “impossibile” da raccontare senza stripparci. Ci proverò. Passeggiate e jazz mi aiuteranno. Quanto alle boccette… ma davvero nessuna/o vuol giocare con me?

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Molto dispiaciuta per essere stata anticipata, mea culpa ma medito vendetta. La narrazione di Marco è intrigante e straniante. Gustosa. Me la sto centellinando, Appena finisco sfiderò Barbieri

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