Monster Land…

… il concetto di Dio dopo la bomba atomica nel cinema di Ishiro Honda

di Fabrizio (“Astrofilosofo”) Melodia

«Come per molte altre cose la Seconda guerra mondiale ha rappresentato uno spartiacque anche per la filosofia […]. Al pensiero abituato a vivere in alto, nel cielo, sopraggiunse la visione sconvolgente delle forze che lottavano in basso, sulla terra, ed esso fu costretto a mescolarsi al corso delle cose […]. L’impegno morale penetrò di sé la ricerca teorica» (Hans Jonas in «La filosofia alle soglie del Duemila», pagina 42).

La Seconda guerra mondiale costituì davvero, per coloro che la vissero sulla propria pelle, uno spartiacque netto fra un modo di concepire il reale e il suo predecessore.

Pochi non raccolsero la sfida, molti ne ebbero paura, altri semplicemente si arricchirono a spese della massa inerme, altri divennero prede di un sistema nato dalle macerie.

Una persona vide con i suoi occhi l’evento epocale che pesa sulla spalle del Giappone, la terribile e incommensurabile piaga nelle carni stesse delle Isole Patrie.

Hiroshima e Nagasaki furono rase al suolo dal potere dell’atomo, prima ancora che il demone del Fall-Out (espressione cara a Walter M. Miller Jr.) vedesse la luce; la celeste Tokyo fu rasa al suolo dal bombardamento a tappeto delle forze americane, come accadde a Dresda.

Un incubo a occhi aperti si fece strada nella mente del giovane regista, immagini che non avrebbe mai potuto scacciare e che riuscì in qualche modo a dominare con il freddo distacco di uno scienziato al cospetto delle catastrofi naturali.

Li trasferì sulla pellicola gli incubi di cui fu spettatore troppo passivo, trasformando le immagini evanescenti dei ricordi in mostruosità innominabili che mai avrebbero dovuto conoscere la luce.

Le città in fiamme, devastate da zampe rettiloidi grandi come interi quartieri.

Un fuoco radioattivo che divora ogni cosa sulla sua strada, l’esercito impotente dinanzi al panico dilagante, scatenato dalla presenza di un nuovo titano.

«Godzilla» (1954) segnerà per sempre la storia del cinema di fantascienza e la nascita di un genere che avrebbe conosciuto fasti e splendori, come cadute e miserie.

Il traghettatore demoniaco designato per questa epica impresa è Ishiro Honda (Yamagata, 7 Maggio 1911 – Tokyo, 28 Febbraio 1993) cineasta talentuoso e di grande ingegno, il quale formò insieme al direttore degli effetti speciali Eiji Tsuburaya e al produttore Tomoyuki Tanaka un trio creativo indissolubile se non con la morte di Tsuburaya avvenuta nel 1970.

Ishiro Honda è il poeta per immagini della tragedia nucleare, il fustigatore della guerra atomica e della scienza votata al culto di se stessa.

«Godzilla» narra infatti di un mostro nato a causa di mutazioni genetiche dovute ad alcuni esperimenti nucleari condotti dal dottor Serizawa. La creatura è un dinosauro alto più di una cinquantina di metri, estremamente forte e resistente, in grado di sputare raggi radioattivi dalla bocca. Scoperto da un gruppo di pescherecci al largo dell’isola di Odo, Godzilla si trasferisce sulla costa del Giappone, radendo al suolo Tokyo e le coste limitrofe.

Il dottor Serizawa al culmine dell’orrore decide di usare una sua tremenda invenzione, la potente e innovativa bomba denominata Oxygen Destroyer, la quale sottrae ossigeno e dissolve i tessuti organici di qualsiasi creatura nel raggio di chilometri.

Il dottor Serizawa riesce nel suo intento, sconfiggendo Godzilla in uno scontro subacqueo, lasciandosi poi morire sul fondo per evitare che i progetti della sua bomba cadano nelle mani dell’umanità, la quale potrebbe usarla a scopo bellico, precipitando il mondo in un nuovo incubo.

La vicenda è ispirata alla tragedia degli esperimenti nucleari compiuti nelle vicinanze dell’atollo di Bikini, quando il peschereccio giapponese Fukuryu Maru oltrepassò la zona di test delle bombe. Tutti gli uomini dell’equipaggio trovarono la morte, uccisi dal cancro fulminante dovuto all’esposizione radioattiva.

La pellicola gode oltre che di una sapiente regia anche di un taglio decisamente documentaristico, il quale conferisce un’aura sinistra a tutta la proiezione, come d’altronde nelle intenzioni di Honda.

Tutti gli effetti distruttivi e il fuoco radioattivo di Godzilla godono della resa scenica ispirata alle immagini degli esperimenti condotti fino allora, rinfrescando ferite e dolori troppo freschi per il popolo giapponese duramente provato dal secondo conflitto mondiale.

Ispirandosi poi al racconto «The voice in the night» di William Hope Hodgson (quest’ultimo ispiratore più o meno dichiarato di Howard Phillips Lovecraft) Ishiro Honda girerà «Matango il mostro» (1963) considerato dalla maggioranza dei critici il suo film migliore.

Si narra in flashback le peripezie dell’equipaggio di uno yacht, naufragato su un’isola deserta e fuori dalle normali rotte commerciali e turistiche. La tensione cresce intollerabile fra i sette naufraghi, peggiorata dalla mancanza di cibo. Alla fine arriveranno a nutrirsi di un fungo fosforescente che cresce abbondante sull’isola. I funghi sono purtroppo contaminati da una forte radioattività, trasformando gli affamati naufraghi in giganteschi funghi dalle fattezze antropomorfe.

Uno dei naufraghi, il dottor Murai, cerca in tutti i modi di resistere ai morsi della fame e riesce a riparare fortunosamente la nave, riprendendo il largo verso casa. Il racconto del dottor Murai si interrompe quando l’uomo si volgerà verso il pubblico, mostrando il volto ricoperto dalle escrescenze fungine, simili a giganteschi bubboni pestilenziali.

Fedele alla propria vena di documentarista del fantastico – attitudine mutuata dal suo maestro Akira Kurosawa – Ishiro Honda dirige il film ambientandolo realmente in un’isola deserta, dove gli attori cominciarono a mostrare reali segni di paranoia e ferocia a causa del forzato isolamento.

La parabola dei kaiju eiga (“film di mostri”) si conclude in grande stile con il film «Latitudine zero» (1969) in cui si prefigura una società perfetta nelle profondità della Terra alla suddetta latitudine equatoriale, dove le menti più geniali della storia umana vivono insieme, cercando di trovare la strada per una buona scienza. Purtroppo il gruppo di esploratori, dopo aver sventato i piani di dominio del folle di turno, non ritornerà nel mondo conosciuto, preferendo fermarsi e coltivare il sogno impossibile di una società dominata solo dalla ragione.

Ishiro Honda domina cupamente le scene, dipinge affreschi tremendi con la cinepresa intrisa di sangue e radiazioni, forte di un impegno morale oltre ogni possibile compromesso. Tenta in ogni modo di risvegliare gli animi, di pungolarli di etica non scritta e di necessità inderogabili, come i diritti alla vita e alla salute, completamente calpestati in nome del Progresso e della Violenza.

I mostri che popolano il mondo di Honda rappresentano oltremodo gli animi avvelenati dalle radiazioni, esseri umani trasformati in ciò che sono realmente, senza alcuna maschera o legge a fermarli coercitivamente.

Il fiato radioattivo, la totale mancanza di coscienza, la distruzione fine a se stessa, prendono forma concrete, un teatro dei burattini in cui si comprende che il burattinaio non comanda più alcuna storia e che alla fine non potranno esserci vincitori e vinti, forte o debole, ricco o povero, ogni contraddizione perde di consistenza al cospetto dello Spirito di Distruzione, nato dal sonno della ragione filosofica.

«Preso nella morsa di questa sfida [il nostro ambiente in pericolo], il genere umano diventa per la prima volta uno solo, che lo sappia già o no, saccheggiando la propria dimora terrena, condividendo il destino della propria rovina, essendo l’unico possibile salvatore di entrambi: la terra e se stesso. Una nuova solidarietà di tutto il genere umano sta sorgendo fra noi. Una colpa comune ci lega, un interesse comune ci unisce, un destino comune ci attende, una responsabilità comune ci chiama […]. Lasciatemi concludere con una valutazione simbolica di come la “condizione umana” sia venuta trasformandosi. Una volta era la religione a dirci che eravamo tutti peccatori a causa del peccato d’origine. Oggi è l’ecologia del nostro pianeta che ci accusa di essere tutti peccatori a causa dell’eccessivo sfruttamento dell’ingegno umano. Una volta era la religione a terrorizzarci con il Giudizio universale alla fine dei tempi. Oggi è il nostro torturato pianeta a predirci l’approssimarsi di quel giorno senza alcun intervento divino. L’ultima rivelazione, che non giungerà da alcun monte Sinai né da alcun monte delle beatitudini, né da alcun albero della bodhi di Buddha, è il grido silenzioso delle cose stesse, quelle che dobbiamo sforzarci di risolvere per arginare i nostri poteri sul mondo, altrimenti moriremo tutti su questa terra desolata che un tempo era il creato» (Hans Jonas in «Il concetto di Dio dopo Auschwitz», pagg. 48-49).

Ishiro Honda condivide pienamente questa necessità di arginare i nostri poteri, di porre un limite a ciò che l’uomo vuole, a tentare una educazione preventiva a un disastro prevedibile. Egli è fautore e distruttore, perfettamente libero di scegliere amore o morte. Il nostro pianeta comunica senza mezzi termini il male che il genere umano continuamente infligge con la sua condotta sconsiderata, manda segnali univoci; purtroppo questi sintomi passano sotto silenzio, complici i profitti delle multinazionali della guerra e del commercio, protetti dagli interessi delle Banche mondiali e dei delicatissimi equilibri internazionali, garanti solo della legittimità di loro stessi e dei propri egoistici appagamenti.

A paragone, lo specchio dei mostri assurgono a metafore dei Super Stati Nazionali, dominati da Capitalismo e Liberismo sfrenato, dove il senso della guerra viene fatto arte per indurre al terrore e alla paura, che generano i peggiori mostri insiti nell’umano. L’atomica assurge a sinistro deus ex machina, salvatrice di tutti, dall’incubo della recessione alla possibilità di sopravvivere in caso di guerra, alla propulsione dei voli spaziali che dovrebbero permettere l’emigrazione degli esseri umani in mondi più ospitali.

Tutto questo è niente in confronto alla potenza di Godzilla o alla sinistra mutazione causata da Matango, dove gli esseri umani mostrano senza ombra di dubbio il lato peggiore elevato al massimo grado possibile. Solo il sacrificio della scienza alla luce dell’etica permette ancora una volta che i mostri veri e propri vengano salvaguardati, solo il rispetto per ogni forma di vita, seppur immeritevole e insignificante, porta alla salvezza.

Il dottor Serizawa sacrifica se stesso ma non consegna nelle mani dell’uomo il segreto distruttivo della bomba Oxygen Destroyer, tanto meno dobbiamo sperare che la ragione abiti ancora a lungo nella mente sconvolta di Murai, che si possa trovare una cura al Matango, prima che il contagio colpisca inesorabilmente tutto il pianeta.

«Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza di un’autentica vita umana sulla terra» (Hans Jonas in «Il principio di responsabilità», pag. 15).

Ishiro Honda coglie alla perfezione questo nuovo comandamento, generato non da un Dio garante né tanto meno da una ragione logica e universale, ma dall’amore per il prossimo e dalla conoscenza vera dell’altro da sé. Una natura che non ha bisogno di essere continuamente violentata e sventrata, in nome di Niente e Nessuno.

Sembra ancora lontana la possibilità per gli scienziati di lavorare senza pressioni dai poteri dominati e dagli interessi supremi di entità potenzialmente assassine, volute dal genere umano per soddisfare i basilari piaceri di cui tanto sembrano avere necessità.

Ishiro Honda indica una strada potenzialmente percorribile nonostante siano sempre presenti persone e mostri che ostacolano il cammino.

Tutti siamo chiamati a partecipare, nessuno può e deve sentirsi escluso. Poiché nell’economia del vivere, o sei un nuovo costruttore di Pace e Democrazia o sei un mostro distruttore generato dal terribile potere dell’atomo.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *