Politica cioè marketing?

   «Ci manca(va) un venerdì – 85»: oggi Fabrizio Melodia, noto astrofilosofo, “mattarella” [voce del verbo] un presidente che si aggira nel vago preferendogli il cattivo Nietzsche e i vecchietti toscani del «BarLume»

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«I giovani si allontanano e perdono fiducia perché la politica, spesso, si inaridisce. Perde il legame con i suoi fini oppure perde il coraggio di indicarli chiaramente. La politica smarrisce il suo senso se non è orientata a grandi obiettivi per la umanità, se non è orientata alla giustizia, alla pace, alla lotta contro le esclusioni e contro le diseguaglianze. La politica diventa poca cosa se non è sospinta dalla speranza di un mondo sempre migliore. Anzi, dal desiderio di realizzarlo. E di consegnarlo a chi verrà dopo, a chi è giovane, a chi deve ancora nascere. La politica, deve saper affrontare i problemi reali, ha bisogno di concretezza»:così in un’intervista il presidente della repubblica Sergio Mattarella, rispondendo alla domanda riguardo alla crisi della politica e all’allontanamento progressivo e apparentemente inarrestabile dei giovani. Visto che si tiene sul generico e non entra nel merito del contesto storico, il presidente potrebbe ambire a fare il biglietto nei baci Perugina o a concorrere al «lapalissiano» (*) dell’anno.
Facendo finta che Mattarella dica cose interessanti… sviluppiamo il ragionamento. In effetti, sembra che l’emorragia di “sangue nuovo” sia una costante. Secondo gli ultimi dati ISTAT, sempre meno giovani partecipano attivamente alla vita politica; in forte aumento non solo il popolo dei ragazzi perplessi, ma soprattutto dei giovani “menefreghisti” che nulla sanno o vogliono sapere.
E’ un dato allarmante ma non recente, visto che l’emorragia si sta verificando ormai da un ventennio. Un effetto della “crisi”? Procurata o meno, vera o pompata, la Crisi ha favorito le imposizioni dall’Alto, uno dei tanti modi in cui le classi dirigenti – o digerenti secondo una vecchia battuta di Fortebraccio – perpetuano se stesse e al massimo innescano qualche nipote, vassallo e fantoccio.
Eppure la politica fa acqua da tutte le parti, anzi è solo marketing. Prima del successo di Donald Trump, la filosofa italiana Gloria Origgi affermava: «Trump è una minaccia per la democrazia, come lo fu Berlusconi ai suoi tempi, perché gioca fuori dalla politica sfruttandone il sistema. Non si sa l’uso che farà del suo successo, sicuramente non ha nulla a che fare con ciò che i cittadini vogliono o pensano, incantati come sono a ripetere il nome Trump e a diffonderlo magicamente come un elisir che paralizza le volontà. Trump non vende null’altro che il nome e più lo vende più lo riuscirà a vendere nel futuro. Non ci sono errori politici che può fare o cose sbagliate che può dire che potrebbero sbarrare la strada al suo successo».
La politica e il marketing, in un sistema profondamente malato, sono dunque la stessa cosa? Origgi non ha dubbi a tale proposito: «Politica e marketing sono due attività profondamente differenti: una basata sulla partecipazione dei cittadini, l’altra sulla persuasione dei consumatori. Le due attività hanno negli anni usato tecniche sempre più simili, come la pubblicità e varie forme di propaganda diventando spesso agli occhi del pubblico indistinguibili. Così abili uomini di marketing sono riusciti a sfruttare il sistema politico e il meccanismo elettorale per farne uno strumento di auto-promozione. A cosa serva poi l’auto-promozione è un altro problema: a salvare i conti delle proprie aziende, a guadagnare l’immortalità, a soddisfare aspirazioni di gloria… sicuramente non a fare politica». Con tanti saluti al buon agire e alla concretezza che – dixit Mattarella, l’ingenuo – dovrebbe richiamare i giovani alla politica attiva, per cambiare in meglio le sorti dell’Italia ormai definitivamente, forse irrimediabilmente, alla deriva se non al naufragio.
Ma è ancora possibile un’azione politica seria e concreta? Leo Ortolani, storico creatore del fumetto Rat Man, sembra abbastanza sicuro: «Se dicessi che mi interesso di politica, forse mentirei e forse no. Perché la politica, in fondo, è avere a che fare con le situazioni di tutti i giorni e cercare di cambiarle in meglio. Quindi potrei dire che mi interesso di politica sociale, visto che le persone sono le prime di cui doversi occupare, quando ti viene la voglia di fare qualcosa. E non è necessario occuparsi di grandi temi sociali. C’è bisogno ovunque. Anche nel vostro quartiere. Basta aprire gli occhi. Basta chiedere, che so, al vostro parroco. Basta non fare finta che nel vostro condominio abitate solo voi. Questi sono i mattoni su cui poi si costruisce tutto il resto. E bastano le persone normali». Curiosa quest’ultima definizione: come se le persone che fanno politica attiva, attraverso gli strumenti sanciti dalla Costituzione, fossero “anormali” imprigionati per forza nelle gabbie del Politica&Marketing dove a vincere non sono programmi e azioni, ma strategie aziendali.

Quanto al «condominio» Ortolani colpisce nel giusto, visto che in pendenza nei pubblici uffici di Giustizia si stima siano ferme all’incirca sei milioni di cause condominiali della più varia specie. Neanche nel piccolo orto si collabora, anzi ci si scanna.
Come avvicinare di nuovo le persone alla politica? Friedrich Nietzsche sembrava avere la formula giusta, certo un poco hard: «Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica si devono come prima cosa impiccare i moralisti». La morale per lui è un ostacolo alla buona politica poiché impedirebbe di fare ciò che andrebbe fatto? Il giallista Marco Malvaldi, per bocca di uno dei suoi ottuagenari frequentatori del BarLume, afferma con toscano (aggiungete voi la “c” e la “n” dove servono) buon senso: «Il segreto della polìtia ‘un è fare quello che la gente ti chiede, ma fare quello di cui la gente ha bisogno».
Eppure i guru del marketing giurano che le persone non sanno di cosa hanno bisogno fino a quando non glielo dici tu venditore. Un circolo vizioso. E comodo per chi vende. Se il politico-piazzista convince “le masse” che hanno bisogno di più sicurezza, chiusura delle frontiere, minori tutele lavorative e sicurezza ambientale in realtà dicono che c’è bisogno di un uomo forte che guidi il gregge delle pecore belanti al più vicino macello.

Dunque dove finisce una, pur imperfetta democrazia partecipata? Potrebbe venire in aiuto la dura legge di Zdenek Zeman, storico allenatore di calcio ceco naturalizzato italiano: «Cosa porterei dal mondo del calcio a quello della politica? Comincerei col portare le regole, noi in campo le abbiamo e le dobbiamo rispettare. E poi bisognerebbe trovare persone che non dicono “vorrei ma non posso'” ma che invece dicono “io voglio e lo faccio”». Banalità forse ma sempre meglio di un presidente della repubblica lapalissiano.

NELL’IMMAGINE: «l’Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo è un ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, conservati nel Palazzo Pubblico di Siena e databili 1338-1339. Gli affreschi dovevano ispirare l’operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale: sono composti da quattro scene disposte lungo tutto il registro superiore di tre pareti di una stanza rettangolare, detta Sala del Consiglio dei Nove, o della Pace» (fonte: Enciclopedia Treccani).

(*) Si definisce lapalissiano un ragionamento o un’affermazione di sconcertante ovvietà. L’aggettivo deriva dal nome del maresciallo Jacques de La Palice o Lapalisse. Alla sua morte i soldati proposero questo epitaffio: «Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il ferait encore envie» (“Qui giace il signor La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia”). Tuttavia con il tempo la effe di «ferait» fu letta esse (a quel tempo le due grafie erano simili) quindi «serait» e la parola «envie» divenne «en vie»; con il risultato che il testo diventò «se non fosse morto sarebbe ancora in vita».

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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