Se fossimo neanderthaliani: e lo dico io, un gliksin…

Farà sghignazzare chi mi conosce ma pare che io appartenga alla specie «homo sapiens». I miei antenati hanno prevalso su un ceppo cugino, i «neanderthaliani». Questo è avvenuto nel mondo dove ci è dato abitare ma in qualche universo parallelo – cioè nella fantascienza – l’«homo neanderthalensis», che chiama se stesso «barast», ha prevalso sviluppando un’interessante civiltà che a un certo punto entra in contatto con il cugino sapiens, «gliksin» nella nostra lingua.

Torna su Urania numero 1542 [336 pagine per i soliti 3 euri e 90] il non facile incontro fra barast e gliksin con schermaglie politiche, tecnologiche, culturali e anche amorose viste le scintille che scoccano fra Ponter, lo scienziato neanderthaliano, e Mary, la genetista del tipo sapiens. «Fuga dal pianeta degli umani» è in edicola e merita l’acquisto, anche se avete perso il precedente.

Forse era migliore il titolo originale, «Humans», anche perchè in un paio di passaggi decisivi si tratta di capire chi sia più bestiale fra le specie cugine. Vostro onore lo confesso: in sintonia con Sawyer darei volentieri le dimissioni da gliksin. Pur se apprezzo come Ponter sappia trovare del buono anche in noi barast.

L’autore è canadese e si sente, degli yanke apprezza quasi solo la coca [nel senso di Cola, che diavolo andate a pensare]. Anche qui Sawyer conferma competenza scientifica come la delicatezza nel parlare di sessualità e una pensosa malizia nel ragionare di politica e religione. Valga la frase di Ponter: «da quanto ho visto, direi che il vostro dio non si spaventa più di niente». Insiste troppo Sawyer nel far dire al protagonista che noi gliksin siamo puzzolenti per non farci sospettare che anche lui abbia un olfatto da barast. E di nuovo propone come soluzione alle nostre «ferite» due invenzioni neanderthaliane: il Companion che ci accompagna ovunque con il relativo «archivio degli alibi» e la «purificazione del pool genetico». Ove mai queste tecnologie fossero davvero disponibili si potrebbe a lungo discutere se siano le strade migliori – e con meno controindicazioni, a esempio la fine di ogni privacy – per liberarci dalla violenza. A libro concluso rileggete la domanda di Aleksandr Solzenicyn posta in apertura e provate a rispondere sinceramente.

Se «La genesi della specie» [«Hominids» uscito su Urania in luglio 2008] partiva a manetta e poi rallentava un poco, qui il ritmo è più tranquillo anche se ci sono persino un attentato, una dura vendetta e un mistero scientifico che probabilmente sarà l’asse del terzo volume, in arrivo fra pochissimo.

Qualche flash. Toccante la discussione fra Ponter e Mary sulle guerre [pag 118 e seguenti]. Ancor più affascinante il dibattito fra i neanderthaliani sulle differenze di fondo [etiche, sociali, politiche] fra le due specie. Segnalo questa critica a noi gliksin: «la scienza non è affatto una battaglia contro chiunque la pensi diversamente; consiste piuttosto nella flessibilità, nell’apertura mentale, nell’esame della verità. Non importa chi sia a scoprirla». Uno a zero per Neanderthal. Agli asimoviani raccomando le considerazioni [pag 214] sulla prima legge della robotica. Ai filo pellirosse, nativi, indiani o come volete dire rivolgo un invito a meditare sulla discussione che si sviluppa dalla pagina 180 in poi fra il professor Cervo che corre [due a zero per lui] e una collega bianchiccia.

A proposito di frasi da tramandare alla storia [del tipo «un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l’umanità», di sicuro fasulla oppure la quasi vera «il dottor Livingston suppongo], nel primo incontro ufficiale fra i cuginetti il buon Sawyer ci propone questa da tramandare ai posteri: «qualcuno sarebbe così gentile da andare a prendere una scala?», niente male come apertura dell’incontro ufficiale fra cuginetti «evolutivi» che si erano perduti per millenni.

Questa intervista-recensione andò in onda nel gennaio 2009  a Radio Città Fujiko di Bologna; la si può ascoltare su http://caccialfotone.wordpress.com/sci-fi/  (ottima trasmissione curata da Fabio De Sicot e ora purtroppo sospesa) oppure leggere su www.carta.org (si digita “ozio” e poi “futuri” nella sezione dedicata alla memoria di Riccardo Mancini)

Redazione
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