Tondelli e la mia tesi: se l’avessi saputo

un ricordo personale di Gianluca Ricciato … mentre scorreva il trentesimo anniversario della morte di Pier Vittorio Tondelli (il 16 dicembre 1991).

Un giorno vado dal prof e gli dico: senta prof, io vorrei, insomma, vorrei inserire nella tesi un paragrafo su, insomma mi vergogno un po’ a dirlo…insomma su Tondelli. Mi guarda e sorride di sbieco. Poi mi dice: sì certo, Tondelli è bravo, va bene. Ah, penso, allora si può fare. Si può nominare Tondelli, non solo nel nostro ghetto, si può anche nell’accademia.

Non mi dice altro, lo faccio, ed è uno dei passaggi più belli della tesi, anche se laterale rispetto all’argomento principale. Anche se io so che in fondo tutto il discorso parte da lì, dai suoi libri, dallo “spazio emozionale”, come lo chiamava lui.

Non ne parliamo più, anche se rimango con la fatica di mettere insieme i pezzi delle mie letture, delle mie idee e della mia vita. In quel lavoro e in generale nella mia esistenza. Era il 2004.

Qualche mese fa, scopro per caso da un post della pagina facebook dedicata a Tondelli, che il suo relatore di tesi fu lo stesso relatore della mia tesi. Ci siamo laureati con lo stesso prof a distanza di 25 anni. E lui non me l’ha mai detto, nonostante un anno passato a mettere insieme i pezzi di quella tesi anomala.

Si chiamava Paolo Bagni e morì un anno dopo circa dal giorno in cui io mi laureai. Non me lo disse mai che Tondelli si era laureato con lui. Che io e Tondelli abbiamo condiviso, e immagino anche amato, lo stesso prof. Riservato, ironico, amante della letteratura, dei giochi linguistici, dell’ars retorica e della filosofia nel suo senso più profondo e vivente. Gli avrei fatto mille domande su Tondelli se l’avessi saputo. E invece non l’ho saputo mai. Gli avrei chiesto la sua tesi forse, gli avrei chiesto di raccontarmi tutto quello che sapeva, lo avrei stressato con quell’ardore inutile tipico di chi è infognato in qualcosa che pensa sia la cosa più importante del mondo, l’ardore di un laureando in una laurea inutile per il sistema. E Bagni, il prof, non aveva altro tempo da dedicarmi, forse già sapeva che glie ne era rimasto poco. Ma adesso almeno si è ricomposto qualche pezzo nella mia mente e forse anche nella mia vita.

Oggi pensavo questo, mentre scorrevo i ricordi del trentesimo anniversario della morte di Pier Vittorio Tondelli, il 16 dicembre 1991

16 dicembre 2021


“Sentirsi alla macchina da scrivere come alla tastiera di un pianoforte, suonando jazz. Il ritmo della frase, ora sincopato ora disteso riproduce sulla pagina un andamento musicale, una vera e propria partitura musicale, le parole si sovrappongono, i pensieri e le emozioni procedono non tanto seguendo la dittatura del significato, quanto l’associazione dei sentimenti e delle emozioni. Insieme al parlato di Celine, questa di Kerouak è stata per me la maggiore lezione di stile.”

(Pier Vittorio Tondelli – 14.9.1955 – 16.12.1991)

 


 

Gianluca Ricciato

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