Trame eversive tra Bolivia e Italia

di David Lifodi

Fino a pochi anni fa i gorilla latinoamericani che, soprattutto tra gli anni ’70 e ’80 hanno spadroneggiato in America Latina, vivevano più o meno indisturbati: tutelati da una ristretta quanto combattiva cerchia di simpatizzanti e scaltri a giustificarsi in nome dell’obediencia debida  erano sempre riusciti a farla franca. Negli ultimi tempi pesci grandi e piccoli sono caduti nella rete della magistratura, pur essendoci ancora tanto lavoro da fare, vedi l’impunito presidente honduregno Porfirio Lobo o il guatemalteco Molina, ma il primo caso ad aprire la strada alla detenzione di militari golpisti sudamericani fu quello del boliviano Luís García Meza.

Il 15 marzo 1995 Meza fu condannato a trenta anni di carcere, la massima pena prevista dal codice boliviano. Forse meno conosciuto del generale Hugo Banzer, che tra il 1971 ed il 1978 decretò la fine della democrazia in Bolivia, Meza rimase a Palacio Quemado soltanto per due anni, il 1980 ed il 1981, quanto bastò per passare alla storia come uno dei presidenti più sanguinari del paese. Raggiunto il potere grazie ad un violento colpo di stato, García Meza è noto per aver collaborato con personaggi legati al neonazismo e al neofascismo, tra cui gli italiani Stefano Delle Chiaie e Marco Marino Diodato. Il primo era a capo di un gruppo paramilitare che aiutò Meza ad insediarsi al potere e successivamente ad eliminare gli oppositori politici, il secondo ha lavorato per lo stesso Meza, oltre che per Banzer, e sarebbe la mente dell’agguato alla marcia contadina dell’11 Settembre 2008 nel municipio di Porvenir, nel Pando, organizzata per sostenere il governo di Evo Morales, attaccato pesantemente dai dipartimenti ribelli dell’Oriente boliviano (Beni, Santa Cruz, Tarija e, appunto, Pando). In quell’occasione 15 contadini furono uccisi da squadracce inviate dal prefetto del Pando Fernández e coordinate da Diodato, attualmente latitante. Sotto il governo Meza non ci furono solo ripetute violazioni dei diritti umani, ma anche gli omicidi politici del deputato socialista Marcelo Quiroga Santa Cruz e del dirigente sindacale Gualberto Vega Yapura. Il primo fu ucciso il 17 Luglio 1980 all’interno della sede della Cob diLa Paz,la CentralObreraBoliviana. Durante una retata all’interno del sindacato, Marcelo fu ferito da una raffica di colpi di pistola per ricevere successivamente il colpo di grazia in una caserma. I militari sapevano di averla fatta grossa: il suo corpo fu bruciato, negando così alla moglie ed ai figli anche la possibilità di poterlo piangere e ricordare decorosamente. Un destino segnato quello di Quiroga, che in precedenza lottò contro la dittatura di Banzer e nel1969, inqualità di ministro delle miniere, aveva nazionalizzato l’industria petrolifera, prima che le multinazionali vanificassero di nuovo il suo lavoro. Quanto a García Meza fu ripudiato, almeno ufficialmente, anche dall’amministrazione Reagan, che arrivò alla rottura delle relazioni diplomatiche dopo aver scoperto il suo coinvolgimento nel traffico di droga insieme al ministro dell’interno Arce Gomez.

Per ironia della sorte lo stesso Meza fu rovesciato da un altro governo militare.

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