Uruguay: i calciatori-operai di Villa Española

La storia di un quartiere, di una fabbrica e di una squadra all’insegna dei valori della solidarietà e della resistenza in un quartiere di Montevideo.

di David Lifodi

                             Foto: https://www.resumenlatinoamericano.org/

Oggi il Club Social y Deportivo Villa Española è una squadra di calcio che milita nella Seconda Divisione uruguayana. Nata nel 1940 nell’omonimo quartiere di Montevideo, da sempre è stata denominata come una formazione di futbolistas-obreros per via del suo stretto legame con la fabbrica Fábrica Uruguaya de Neumáticos Sociedad Anónima (Funsa). Il connubio tra squadra, quartiere e fabbrica era strettissimo tanto che molti dei suoi calciatori, date le frequenti difficoltà economiche del club, venivano ripagati delle loro gesta sui campi da gioco proprio tramite l’assunzione nella fabbrica stessa.

Quartiere, Funsa e squadra di calcio crebbero più o meno contemporaneamente e il club fu presto definito come “Flor de Montevideo, orgullo nacional”. Molti furono gli operai che giocarono nella squadra e altrettanto numerosi furono i giocatori che iniziarono a lavorare in Funsa dopo aver militato nel Club Social y Deportivo Villa Española. Alcuni calciatori, come il capitano Julio Rosa, militavano nella guerriglia del Mln – T (Movimiento Liberación Nacional – Tupamaros) all’epoca della dittatura militare. In occasione dello sciopero generale del 1973 gli operai occuparono la fabbrica, ottennero il sostegno del quartiere e, all’arrivo della polizia inviata da Jorge Pacheco Areco per lo sgombero, tutto il barrio iniziò a cantare l’inno nazionale.

Già negli anni Sessanta alla Funsa si organizzavano tornei interni suddivisi per sezioni. Diversi calciatori-operai, nei primi anni Settanta, furono arrestati dalla dittatura militare. Fin dall’inizio di questa avventura, il club scommise sul fatto che il calcio avrebbe potuto rappresentare una forma di aggregazione, ma soprattutto di conquista di spazi sociali aggreganti all’interno e all’esterno del quartiere. La forte identificazione di Villa Española nella squadra, nella fabbrica e nel sindacalismo combattivo la rese subito invisa ai governi militari. Fu proprio all’epoca del regime che le partite del campionato interno alla fabbrica, a cui partecipavano decine di squadre, dato che in Funsa lavoravano quasi duemila persone, venivano utilizzate come momento per scambiarsi notizie sui prigionieri politici, informazioni sulle retate della polizia o per promuovere iniziative a sostegno dei prigionieri politici e sostenere economicamente le famiglie dei detenuti.

Funsa fue particularmente buena en sindicalismo y en fútbol, ricordano con orgoglio gli operai, tanto che la squadra fu invitata, in uno dei suoi primi tornei, negli anni Sessanta, a giocare delle amichevoli a Buenos Aires, con grande disappunto dei proprietari della fabbrica, i quali non concedevano di buon occhio giorni di ferie per permettere ai loro dipendenti di recarsi in Argentina per giocare a calcio e perché erano consapevoli che lo spirito della squadra rappresentava un’occasione per rafforzare il già forte tessuto sociale solidale all’interno di Funsa. La maglia della squadra della fabbrica, in omaggio agli ideali anarchici di gran parte degli operai, fu rossa e nera.

Anche ai giorni nostri, l’impegno politico del club e del quartiere di Villa Española non è mai venuto meno, a partire dal sostegno all’associazione di Madres y Familiares de Detenidos Desaparecidos, testimoniato con un inequivocabile striscione esposto in campo su cui era scritto “Todos Somos Familiares”. León Duarte y Miguel Mato entrambi operai di Funsa, sono solo alcuni dei desaparecidos la cui storia si è intrecciata con quella del barrio, della fabbrica e della squadra.

Villa Española si è dovuta guardare spesso dalle accuse di politicizzazione dello sport, rivolte al club quando alcuni suoi giocatori hanno firmato contro la Ley de Urgente Consideración, caratterizzata da aggiustamenti strutturali, privatizzazione del sistema sanitario, leggi repressive come il tentativo di limitare diritto di sciopero e dichiarare illegali i picchetti dei lavoratori. Approvata l’8 luglio 2020, la Luc ha dovuto affrontare una crescente opposizione fin quando, nello scorso aprile, in occasione del referendum abrogativo, è stata confermata soltanto per poco più di 50.000 voti.

Oggi Villa Española rappresenta un modello di resistenza che può essere praticata dentro e fuori la realtà calcistica perché non si limita all’aspetto sportivo, ma vive ed è protagonista della realtà che la circonda. Per questo, Villa Española è stata ribattezzata “el equipo de todos”.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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