Violenza di genere: verso e oltre la manifestazione del 22
In questo piccolo dossier segnaliamo alcuni esempi di attività realizzate e di modalità di attivarsi per preparare e travalicare la data del 25 novembre, così da farne una battaglia quotidiana non episodica.
1 – info sulla manifestazione nazionale del 22 novembre
2 – un intervento da comunicattive.it
3 – link da Sanoma
4 – un testo tratto da Save the Children
5- Uomini che giustificano la violenza – da Radio Onda d’Urto
Con l’immagine diamo notizia di pullman in preparazione, ma si invita a rivolgersi alle organizzazioni presenti in ogni città per prepararsi alla mobilitazione.
25 novembre: come fare una comunicazione buona e utile sulla violenza di genere.
Indice dei contenuti
- Audismo e violenza di genere: come aiutare tutte le persone sorde coinvolte
- La violenza di genere on line: le parole per conoscerla e interviste ad esperte e attiviste
- La letteratura e le storie come antidoto alla violenza
- Quando la violenza di genere non è sul menu
- E tu? Hai delle idee per sostenere la lotta alla violenza di genere?Parlacene!
Da diversi anni, per merito del movimento femminista e dei Centri Antiviolenza, il 25 novembre è diventata la data simbolo della lotta contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere (se vuoi sapere cos’è la violenza di genere leggi qui).
Ma come si fa, attraverso la comunicazione, ad aiutare a combattere la violenza che alcuni (ancora troppi) uomini agiscono contro le donne in quanto donne, o contro lesbiche, gay e trans per il loro orientamento sessuale o identità di genere? Come fare comunicazione sulla violenza di genere?
Dalla nascita della nostra agenzia ci occupiamo di questo tema e siamo convinte che la comunicazione sia una parte importante del problema, e della sua soluzione.
Aiutiamo associazioni, enti pubblici, e a volte anche clienti privatз che vogliono dare il proprio contributo a questa lotta. La risposta e la modalità che abbiamo trovato come agenzia di comunicazione è duplice: promuovere il cambiamento culturale collettivo, attraverso il coinvolgimento di realtà e persone che quotidianamente lavorano sui temi della violenza sulle donne, violenza di genere e violenza omolesbobitransfobica; l’abbattimento degli stereotipi di vittimizzazione delle persone coinvolte dalla violenza di genere, proponendo immagini, soluzioni grafiche e testi che rimandino all’importanza della rete solidale tra persone, alla forza che donne, lesbiche, gay e trans coinvoltз da violenza maschile possono trovare dentro di sé e nella comunità per reagire positivamente.
Vogliamo raccontarti come facciamo noi a contrastare la violenza con la comunicazione, attraverso alcuni dei progetti a cui collaboriamo, che sono stati lanciati proprio in occasione del 25 novembre.
Audismo e violenza di genere: come aiutare tutte le persone sorde coinvolte
Se sei udente forse non hai mai riflettuto sul fatto che per una persona sorda è impossibile utilizzare i servizi telefonici di emergenza (ad esempio il 113), se poi questa persona parla in LIS (Lingua dei Segni Italiana) è impossibile comunicare anche in presenza, se chi sta dall’altra parte non conosce la LIS. Questa impossibilità di accesso è una parte dell’audismo, quella specifica forma di abilismo che discrimina e colpisce (in maniera volontaria o involontaria) le persone sorde. Per rendere i servizi antiviolenza del territorio più accessibili, la campagna sociale in LIS “Creazioni femministe” ha coinvolto le operatrici antiviolenza della Casa delle donne in un percorso di prima sensibilizzazione alla LIS e garantirà, grazie all’ENS (Ente Nazionale Sordi), la presenza di interpreti LIS nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza per donne, lesbiche e trans, ma anche nei percorsi rivolti agli uomini che agiscono violenza.
Noi siamo fiere di aver curato l’ufficio stampa del progetto e di averne ideato l’immagine, creando l’illustrazione dei segni con cui in LIS si dice “Creazioni femministe”. E siamo certe che il segno femminista lo riconosceranno tuttз, udenti e sordз.
La buona prassi è stata adottare la prospettiva intersezionale, che considera cioè il modo in cui il genere interagisce con altri piani di oppressione, discriminazione e violenza.
“Creazioni femministe” è una campagna di comunicazione in LIS contro le discriminazioni e le violenze di genere promossa dall’associazione Micce nell’ambito del Festival La violenza illustrata insieme a una rete che vede insieme alcune delle associazioni più attive a Bologna contro le varie forme di violenza di genere: Casa delle donne per non subire violenza, MIT, Lesbiche Bologna, Senza Violenza. Il progetto nasce per sensibilizzare la comunità sorda segnante, grazie alla collaborazione con il Bar Senza Nome, punto di riferimento, in città e non solo, per le persone sorde, il collettivo Femminista Sordx e il Consiglio Regionale Emilia Romagna di ENS (Ente Nazionale Sordi).
La violenza di genere on line: le parole per conoscerla e interviste ad esperte e attiviste
Del progetto NoiNo.org, che seguiamo dal 2012 per la Fondazione del Monte e la rete Attraverso lo specchio, abbiamo parlato recentemente sui nostri social, raccontando la campagna facebook intorno e oltre il 25 novembre sulle parole della violenza di genere online.
Sempre nell’ottica della buona pratica per una campagna sociale, abbiamo dato parola a chi, con approccio femminista, ha sviluppato saperi e competenze sulla violenza.
Stiamo curando un ciclo di interviste ad esperte e attiviste che si occupano in modo specifico della violenza nel mondo digitale. La prima intervista l’abbiamo fatta a Paola Rizzi, giornalista della rete GiULiA, co-autrice, con Silvia Garambois, di #Staizitta, giornalista!, che offre una panoramica sull’hate speech di genere, il discorso d’odio contro le donne, in particolar modo contro le giornaliste. La seconda intervista, invece, è dedicata al fenomeno dilagante che i media chiamano “revenge porn”, termine contestato dalle attiviste e studiose del fenomeno. Noi abbiamo quindi preferito usare l’espressione “Condivisione non consensuale di materiale intimo“, e ne abbiamo parlato con la ricercatrice Silvia Semenzin che, insieme a Lucia Bainotti, ha scritto un testo fondamentale sull’argomento: Donne tutte puttane. Revenge porn e maschilità egemone. Ce ne sono altre in arrivo, non mancheremo di segnalarle!
La letteratura e le storie come antidoto alla violenza
Un altro progetto a cui lavoriamo da tempo, e che anche quest’anno prosegue con tante novità, è “Una biblioteca tutta per sé“, un percorso formativo rivolto ad adolescenti per smontare, pezzo dopo pezzo, gli stereotipi che stanno alla base della violenza, attraverso le storie, quelle della letteratura ma anche delle serie tv, dei film e della musica. Come sempre, parteciperemo ai laboratori alla Biblioteca Italiana delle Donne con ragazzз dai 14 ai 18 anni, realizzando insieme a loro una fanzine (guarda le edizioni 2020, 2018 e 2017: non sono bellissime?), che sarà il frutto lavoro che svolgeremo con una rete di associazioni: Hamelin, capofila del progetto, Rete Attraverso lo specchio, Orlando, Cantieri Meticci, Archilabò.
Quest’anno il progetto si amplia e si rivolge anche alla comunità educante!
Il 14 dicembre partirà infatti “Formare alla lettura“, un corso per insegnanti, educatrici ed educatori, bibliotecariз, sulla letteratura per ragazzз in una prospettiva di genere e intersezionale.
Quando la violenza di genere non è sul menu
L’ultimo progetto di cui vogliamo parlarti non viene dal mondo associativo, ma da un brand. Si tratta di Berberè Pizzeria, un cliente di cui ti abbiamo raccontato spesso. Berberè ha infatti un’attenzione particolare alle questioni di genere, ma è allergica alla strumentalizzazione dei temi sociali per fini di puro marketing.
Come fare un’azione in occasione del 25 novembre evitando il pinkwashing?
E qui siamo entrate in gioco noi, che di Berberè curiamo tutta la comunicazione ma anche le strategie marketing. La risposta in realtà era molto semplice: mettersi al servizio di chi ogni giorno (e non solo il 25 novembre) lavora per sostenere le donne che subiscono violenza, cioè i Centri Antiviolenza.
Abbiamo quindi proposto una collaborazione a D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, La Rete nazionale antiviolenza gestita da organizzazioni di donne, da cui è nata l’iniziativa “La violenza di genere non è sul menu“: per una settimana su tutti i cartoni pizza usati per il delivery e l’asporto nei 14 locali del brand (ne sono stati stimati 15.000) sarà applicato un adesivo con un QR Code che rimanda alla pagina web in cui è possibile trovare il centro antiviolenza più vicino. Un’azione che permetterà a molte donne di venire a conoscenza dell’esistenza dei Centri antiviolenza e, ci auguriamo, di iniziare un percorso di fuoriuscita da una relazione violenta.
Oltre all’adesivo, ci siamo occupate di ideare in modo coordinato tutti gli altri strumenti della strategia di comunicazione della campagna: le cartoline per dare visibilità a D.i.Re anche tra le clienti che verranno in pizzeria, il piano di social media marketing per coinvolgere la community del brand, l’attività di ufficio stampa per fare uscire l’iniziativa sui media. Il cartone della pizza, quando entra nelle case, può trasformarsi in uno strumento di comunicazione “utile” per supportare (davvero) le donne che subiscono violenza.
E tu? Hai delle idee per sostenere la lotta alla violenza di genere?
Parlacene!
In questo sito ci sono certamente cose utilizzabili, anche se è:
Giornata contro la violenza sulle donne: perché si celebra e tutto quello che c’è da sapere

Ogni anno, il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1999.
Ma perché è stata scelta proprio la data del 25 novembre per commemorare la lotta contro la violenza sulle donne? Perché il rosso è il colore della giornata? Oltre a rispondere a queste domande raccogliamo alcuni dei nostri articoli sul tema della violenza assistita e della violenza domestica.
GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: PERCHÉ SI CELEBRA IL 25 NOVEMBRE?
È stata scelta la data del 25 novembre per la Giornata contro la violenza sulle donne per commemorare la vita, l’attivismo e soprattutto il coraggio di 3 sorelle: Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, anche soprannominate “mariposas”, ovvero farfalle, che hanno combattuto per la libertà del loro paese.
Durante gli anni ‘40 e ‘50, la Repubblica Dominicana era stretta nella morsa della dittatura del generale Rafael Trujilo. Le sorelle Mirabal decisero di impegnarsi nell’attivismo politico denunciando gli orrori e i crimini dalla dittatura. Ma il 25 novembre 1960 le tre sorelle “mariposas” vennero torturate e uccise dai sicari di Trujillo e i loro corpi gettati in un dirupo per simulare un incidente. L’indignazione per la loro morte, che nessuno credette accidentale, sollevò un moto di orrore sia in patria che all’estero, ponendo l’attenzione internazionale sul regime dominicano e sulla cultura machista che non tollerava di riconoscere alle donne l’occupazione di uno spazio pubblico e politico. Pochi mesi dopo il loro assassinio, Trujillo fu ucciso e il suo regime cadde. L’unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani e a mantenere viva la memoria delle sorelle.
È in ricordo di Patria, Maria Teresa e Minerva che ogni 25 novembre si inaugura un periodo di 16 giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani.
QUAL È IL SIMBOLO DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE?
Ormai da diversi anni, i simboli contro la violenza sulle donne, sono le scarpe e panchine rosse. Le scarpe rosse rappresentano la battaglia contro i maltrattamenti e femminicidi e la loro storia nasce in Messico, a Ciudad Juárez, città tristemente nota per il numero sconcertante dei femminicidi avvenuti negli ultimi vent’anni. Un’artista messicana, Elina Chauvet, per ricordare le donne vittime di violenza, compresa la sorella assassinata dal marito a soli vent’anni, che nel 2009 posizionò in una piazza della città 33 paia di scarpe femminili, tutte rosse.
Il colore rosso è stato in seguito adottato per simboleggiare in maniera più ampia il contrasto alla violenza di genere, in particolare con le panchine, luogo simbolico attorno al quale raccogliersi per riflettere. La panchina rossa oggi viene utilizzata per dire no alla violenza, e nello specifico alla violenza domestica, per sottolineare come la violenza sulle donne avvena anche in contesti comunitari e familiari.
COME POSSIAMO AIUTARE UNA VITTIMA DI VIOLENZA?
Il fenomeno della violenza domestica è purtroppo molto diffuso e a chiunque potrebbe capitare di interagire con una vittima. Per quanto drammatica e senza vie d’uscita la situazione possa sembrare, liberarsi dalla violenza è possibile con il giusto supporto e ogni persona può fare moltissimo. Qual è il modo più corretto per sostenerla? Ecco alcuni consigli per aiutare un’amica o conoscente vittima di violenza.
VIOLENZA PSICOLOGICA DA PARTNER INTIMO
La violenza psicologica è una delle numerose forme di violenza che si può manifestare all’interno di una coppia, da parte di un partner intimo. È sempre presente, come minimo comune denominatore, insieme alle altre (violenza fisica, economica, sessuale) ma può anche manifestarsi singolarmente, in loro assenza. Si tratta di un fenomeno agito nella maggior parte dei casi dagli uomini sulle donne. Vediamo cos’è e come si manifesta la violenza psicologica.
EDUCARE ALLA NON VIOLENZA
Affrontare con bambini, bambine e adolescenti i temi dell’educazione al rispetto, fornendo la possibilità di sperimentare un ambiente accogliente e non giudicante, consentirà loro di procedere verso una destrutturazione dei ruoli e delle relazioni basate su stereotipi. Questo previene la formazione di comportamenti discriminatori ed è fondamentale per la formazione dei più piccoli. Ne parliamo nel nostro articolo su Educare alla non violenza.
LA VIOLENZA ASSISTITA E LE CONSEGUENZE SUI BAMBINI
La violenza assistita è una forma di maltrattamento del minore compiuta da un membro della famiglia su un altro. La cura, il dialogo, l’affettività sono tratti distintivi di un buon ambiente familiare. Purtroppo, però a volte questo equilibrio viene a mancare e le famiglie si trasformano in luoghi insicuri dove i comportamenti violenti agiti dagli uomini nei confronti di madri e figli compromettono la salute fisica e mentale di entrambi. Approfondisci nel nostro articolo Cos’è la violenza assistita e quali le conseguenze sui bambini.
4 ARTICOLI PER EDUCARE ALL’AFFETTIVITÀ E ALLE DIFFERENZE
- Educare all’affettività vuol dire anche educare alle differenze di genere. In questo articolo riportiamo tre semplici attività di educazione socioaffettiva per insegnanti di scuole primarie e secondarie di I grado, a seconda della fase del gruppo e delle specifiche esigenze della classe.
- Educare alla sessualità significa promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle proprie emozioni per riconoscerle e imparare a gestirle. Inserire l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole ha diversi benefici, scopri quali nell’articolo Educazione sessuale e affettiva: perché è importante a scuola.
- Cosa sono gli stereotipi di genere e in che modo condizionano la crescita delle bambine e dei bambini? Ecco alcuni consigli di lettura 0-5 anni: Educare alla parità di genere attraverso la lettura.
- Come imparare a gestire un’emozione centrale come la rabbia? Un modo divertente può essere la scatola della rabbia, che aiuta i bambini a conoscere e dare forma alle emozioni che sentono.
Per approfondire sui temi della violenza domestica e assistita e scoprire il nostro intervento:
- Gli articoli su Violenza assistita.
- I nostri progetti: Ad Ali Spiegate, I germogli, Gemme
- La ricerca sulla violenza onlife nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia, realizzata in collaborazione con IPSOS “Le Ragazze Stanno Bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”.
- La Campagna sulla violenza di genere online “Lo hai mai fatto?“.
tratto da Radio Onda d’Urto
VIOLENZA DI GENERE – Dati allarmanti sulla violenza di genere in Italia.
La violenza economica è ritenuta accettabile da un 1 uomo su 3, ma lo è per quasi la metà dei maschi Millennial (cioè i nati tra il 1980 e il 1995) e per la successiva Gen Z (tra il 1996 e il 2012). La violenza fisica sulle donne è giustificabile per 2 maschi adulti su 10. Per 1 su 4 la violenza verbale e quella psicologica sono “colpa” delle donne. E ancora: la maggioranza (55%) dei Millennials ritiene legittimo il controllo sulla partner. Così la ricerca odierna di ActionAid su violenza di genere e giovani, che evidenzia poi come in casa il 74% delle donne si occupa ancora oggi da sola dei lavori domestici, contro il 40% degli uomini.
Il 41% delle madri si occupa inoltre da sola dei figli, contro appena il 10% dei padri. Negli spazi pubblici il 52% delle donne ha provato paura (contro il 35% degli uomini), una quota che sale al 79% tra le più giovani. Il 38% delle persone ha avuto paura almeno una volta sui mezzi pubblici, ma tra le giovani donne della Gen Z il dato sale al 66%. E ancora: il 55% delle donne si è sentita svalutata nei contenuti culturali, il 70% tra le under 25. Anche online 4 donne su 10 (40%) dichiarano di aver avuto timore di reazioni sessiste ai propri contenuti online.
Ai nostri microfoni, Isabella Orfano di Women’s Rights Expert per ActionAid.
Clicca per ascoltare l’intervista sulla frase in rosso.

