Morire di giornalismo

Oggi, lunedì 5 settembre tutte/i davanti alla tv. E’ un invito che (almeno da me) sentirete fare poche volte, anzi di solito il mio consiglio è opposto: praticamente ogni sera c’è comunque qualcosa di meglio da fare che stordirsi davanti alla tv. Mai avuto un televisore negli ultimi 40 anni e le 7 volte circa in un biennio che voglio – o devo – vedere un programma televisivo mi devo fare invitare da amici e parenti o chiedere che me lo registrino.

Ma stasera in prima serata sui Raiuno c’è qualcosa da vedere e/o registrare: il film «Fortapasc» di Marco Risi che racconta l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani (de «Il mattino» di Napoli) ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, a soli 26 anni.

Almeno tre i motivi per vederlo.

E’ una storia importante.

E’ un bel film.

Infine il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, ha scritto alla Rai che il film offre una brutta immagine del paese (ma bisogna intendere proprio Torre Annunziata). Se ho ben capito questo Starita (un ex Ds-Pd che poi ha aderito all’Udc) chiede alla Rai che dopo il film un servizio mostri come da allora le cose siano cambiate. Da questa sua richiesta io dedurrei che le cose non sono cambiate.

Magari la Rai gli darà retta e farà un servizio “riparatorio” (come accadde per il povero Tremonti maltrattato da «Report»). Se invece la Rai fosse – non ridete per favore che qui si parla di drammi – un servizio pubblico potrebbe con questo film inaugurare una serie di film e documentari per raccontare anche l’assassinio di altre/i giornaliste/i italiane/i.

Alcune/i sono vittime delle mafie, della criminalità e di poteri (o servizi) legati allo Stato. Altri di terroristi. Altre/i sono caduti su fronti di guerra.

E’ forse il caso – visto che la Rai non credo la farà – ricordare questo lungo elenco, tenendo presente che dal 2008 alcune organizzazioni dei giornalisti hanno indetto una «giornata della memoria» e che dunque se cercate in rete potete trovare altre informazioni… ma anche, a mio avviso, qualche omissione.

L’elenco potrebbe cominciare con l’esule Piero Gobetti, ucciso dai fascisti il 16 febbraio 1926, come – poco dopo, il 7 aprile 1926 – Giovanni Amendola. Poi ci sono Carlo Merli ed Enzio Malatesta, fucilati per ordine del Tribunale Speciale Tedesco (in quanto aderenti al gruppo comunista Bandiera Rossa) il 22 febbraio 1944.

Molti i giornalisti assassinati dalla mafia in Sicilia: i quattro cronisti «L’Ora» e del «Giornale di Sicilia» Cosimo Cristina (il 5 maggio 1960), Mauro De Mauro (sparito il 16 settembre 1970), Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972) e Mario Francese (27 gennaio 1979). Poi Giuseppe Fava, fondatore del settimanale «I siciliani»; Mauro Rostagno (redattore di una tv privata), Giuseppe Alfano del quotidiano «La Sicilia»; Peppino Impastato di «Radio Aut».

Nel 1985 Giancarlo Siani.

Un caso molto particolare è quello del direttore dell’agenzia «Op» (si trattava di giornalismo palesemente ricattatorio) Carmine Pecorelli, iscritto alla loggia massonica P2 che viene ucciso a Roma, il 20 marzo ’79, in circostanze ancora misteriose: per il suo assassinio è stato assolto, condannato e poi ri-assolto Giulio Andreotti, senatore a vita per non so quali meriti. Infatti il 6 aprile ’93 il pentito Tommaso Buscetta, interrogato dai magistrati di Palermo disse (fra l’altro) di aver saputo dal boss Gaetano Badalamenti che l’omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto nell’interesse di Andreotti. Vale la pena accennare al successivo finimondo giudiziario. Al primo processo (14 settembre ’99) tutti gli imputati sono assolti «per non avere commesso il fatto». In appello (il 17 novembre 2002) Andreotti e Badalamenti vengono condannati a 24 anni come mandanti dell’omicidio ma il 20 ottobre 2003 la Corte di Cassazione annulla (senza un nuovo rinvio) le condanne.

Gli omicidi di giornalisti rivendicati da terroristi sono due: l’ex vicedirettore de «La Stampa» Carlo Casalegno e Walter Tobagi («Corriere della sera») entrambi assassinati dalle Brigate Rosse.

Sui fronti di guerra cadono Almerigo Grilz (agenzia di stampa Albatros) nel 1987, in Mozambico e il 20 marzo 1994 in Somalia Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin. Questo secondo delitto potrebbe essere stato commissionato da poteri italiani (è una opinione, un’ipotesi se pure suffragata da molti indizi) ma di certo le istituzioni del nostro Paese hanno evitato di approfondire le indagini (questo invece è un fatto, una evidenza). Un anno dopo, il 9 febbraio 1995, sempre in Somalia è ucciso l’operatore della Rai Marcello Palmisano. Poi tocca ad altri tre triestini: il giornalista Marco Luchetta e gli operatori Alessandro Ota e Dario D’Angelo, assassinati a Mostar (in Bosnia). Quindi Antonio Russo, inviato di «Radio Radicale», ucciso il 15 ottobre 2000 sulla strada di Tblisi in Georgia. Assassinata in Afghanistan Maria Grazia Cutuli («Corriere della Sera») il 19 novembre 200 e ucciso in Palestina (o Israele, dipende dai punti di vista) il fotoreporter Raffaele Ciriello, il 13 marzo 2002.

Questo è l’elenco che più spesso circola nei siti e in molte commemorazioni ma curiosamente – o forse per scelta – vengono omessi alcuni nomi. Quello del giornalista pacifista Guido Puletti (ucciso il 1 giugno 1993 in Bosnia), quello di Enzo Baldoni (ucciso in Irak il 26 agosto 2004), quelli di Graziella De Paolo e Italo Toni scomparsi in Libano il 2 settembre 1980 (anche qui si allunga l’ombra dei servizi segreti italiani e stranieri, quantomeno come complici degli assassini) e infine quello di Ezio Cesarini, ucciso dai nazifascisti il 27 gennaio, 1944. Una bella figura quella di Cesarini: aveva lavorato per «Il resto del Carlino» che però lo aveva licenziato nel 1938: in redazione c’era posto solo per i fascisti. Chissà perché il suo nome è quasi sempre dimenticato.

Redazione
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  • Non solo Palmisano era della RAI, ma Anche Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come pure i tre triestini Luchetta, Ota e D’Angelo. Il che fa pensare che non tutta la RAI sia da gettare: ad esempio le trasmissioni di Report o quelle di Presa Diretta, o “Passepartout”, come pure molte altre, dovrebbero comportare una presenza davanti al televisore per ben più che sette volte in due anni. E la presenza, stasera, occorre anche per controllare che lo speciale TG1, in onda alle 23,30 e dedicato ancora a Siani, che parlerà di una villa sequestrata alla camorra – così le anticipazioni – non sia quella temuta “riparazione”.
    Fausto

  • La mostra dell’anno scorso che abbiamo fatto al Festival dei Popoli 2010 dal titolo “Spariti-sparati” li ha citati tutti con le loro biografie, ciao Daniele, ri-cor-da-re, ri-cor-da-re, ri-cor-da-re sempre perchè fa bene alla mente e al cuore, saluti da tutto il CDP di Badia Polesine, a presto

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