7 ottobre 2023 – L’attacco di Hamas e il genocidio

di Bruno Lai

Pioggia di razzi dalla Striscia di Gaza su Israele, afp

Operazione “Diluvio al-Aqsa”

Il giorno in cui ho compiuto sessant’anni è successo qualcosa di terribile.

Era il 7 ottobre 2023. Miliziani di Hamas, insieme a combattenti di altre organizzazioni armate palestinesi, hanno dato inizio a quella che hanno denominato Operazione “Diluvio al-Aqṣā”. Nelle prime ore del mattino, miliziani palestinesi hanno lanciato migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso il sud e il centro di Israele, raggiungendo anche obiettivi piuttosto distanti, come la capitale israeliana Tel Aviv e la città di Gerusalemme; inoltre, hanno iniziato l’operazione di terra: migliaia di combattenti palestinesi sono penetrati in più punti nel territorio di Israele, ovvero quella parte della Palestina su cui sorge lo Stato di Israele.

Gli obiettivi presi di mira dall’operazione militare palestinese sono stati sia militari che civili. È stata assaltata una base militare, una stazione di polizia, ma anche diversi kibbutz, abitazioni civili ed un festival musicale. Il bilancio delle vittime è stato pesantissimo: circa 1200 persone assassinate, di cui circa 859 civili israeliani e diverse centinaia tra soldati, poliziotti e membri dello Shin Bet, un servizio segreto israeliano. Tra le persone assassinate diverse decine sono bambini e 200 e forse più sono donne. I combattenti hanno compiuto svariate violenze, diversi stupri, ed hanno rapito 247 persone, portate poi nella Striscia di Gaza come ostaggi. Terribile1!

L’operazione militare israeliana nel campo profughi di Al-Faraa in Cisgiordania, unita.it

Perché è mancata la difesa israeliana?

Probabilmente, come documentano alcune inchieste, c’è stata una sottovalutazione, da parte israeliana, delle capacità militari di Hamas. Inoltre, prima del 7 ottobre, l’esercito di occupazione israeliano, l’IDF (Israel Defense Forces), aveva aumentato la propria presenza in Cisgiordania, indebolendo la difesa del confine con la Striscia di Gaza.

Va notato che in Cisgiordania l’esercito difende i coloni che compiono violenze sulle persone palestinesi che vi risiedono. I “coloni” sono gli israeliani che vivono negli insediamenti illegali disseminati nel territorio palestinese denominato anche West Bank. Lì sorgono diverse centinaia di colonie, insediamenti illegali secondo il diritto internazionale, in cui vivono tra i 600 e i 700 mila coloni israeliani. La parte di Cisgiordania occupata da queste colonie illegali è più del 42% del territorio palestinese.

I coloni israeliani, che spesso girano armati come soldati, non si accontentano di vivere in terra palestinese, ma esercitano continue violenze nei confronti degli autoctoni: aggressioni, omicidi, attacchi ai villaggi palestinesi, minacce, intimidazioni, distruzioni di campi e di abitazioni, incendi dolosi, furto di terra e di risorse idriche, espulsione dalle terre, impedimento di accesso al pascolo, ed altre violenze fisiche e psicologiche. La Cisgiordania dal 1967 è occupata da Israele. L’esercito israeliano, sebbene si tratti di un’occupazione illegale, ha l’obbligo di garantire la

sicurezza della popolazione palestinese occupata. Invece, sempre più spesso, l’esercito viene mandato a dare man forte alle violenze ed ai crimini dei coloni2.

Il film documentario No Other Land, del 2024, realizzato da un collettivo israelo- palestinese, un’idea di quale sia la vita quotidiana delle famiglie palestinesi in Cisgiordania, sotto la costante minaccia dei coloni israeliani e dei militari.

Miliziani palestinesi aprono una breccia nella barriera che chiude la Striscia di Gaza, www.jpost.com

Israele sapeva

Un aspetto sconcertante dei tragici fatti del 7 ottobre 2023 è che i servizi segreti israeliani da circa un anno erano in possesso di un piano di una quarantina di pagine, denominato “Muro di Gerico”. Certo, il piano non prevedeva giorno ed ora dell’attacco palestinese, ma conteneva parecchi dettagli che si sono poi rivelati conformi alle modalità con cui è stata realizzata l’operazione “Diluvio al-Aqṣā”. Il piano prevedeva lancio di razzi, uso di droni per disabilitare le telecamere di sicurezza lungo il confine, infiltrazione di combattenti con parapendii, motociclette e a piedi. Solo che sembrava troppo ambizioso ed impossibile da realizzare così ci è stato raccontato

e non lo si è tenuto abbastanza in considerazione.

Nei giorni e nelle ore precedenti all’attacco, inoltre, ci sono state segnalazioni di attività sospette da parte palestinese, che sono state ugualmente ignorate. Per esempio, le cosiddette “Watchtower girls” israeliane, “ragazze della torre di guardia”, hanno avvertito i loro superiori, anche nei giorni e nelle settimane precedenti, di attività e esercitazioni anomale di Hamas lungo il confine. Altri segnali di attività sospette sono arrivati nella notte prima dell’attacco, ma sembra che i responsabili israeliani abbiano creduto che Hamas non avrebbe mai attuato un piano così ambizioso e rischioso3.

WorldPressPhoto-of-the-Year-2025-Samar-Abu-Elouf-Mahmoud da fotografidigitali.it

Fuoco amico

Un ulteriore fatto sconcertante ha riguardato un numero imprecisato di israeliani vittime di “fuoco amico”. Secondo alcuni media l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, intervistato dopo le dimissioni, avrebbe dichiarato che «una parte significativa delle vittime israeliane e dei lavoratori stranieri uccisi quel giorno sono da addebitare alla reazione indiscriminata e deliberata dell’esercito di Tel Aviv sulla base di una precisa direttiva degli alti comandi delle forze armate»4.

Gallant, giova ricordarlo, è sotto mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, emesso dalla Corte Penale Internazionale. A quale “direttiva” si riferisce Gallant? Si riferisce alla famigerata “Direttiva Hannibal”, che prevede che i soldati israeliani, in caso di rapimento di soldati o di detenzione di ostaggi da parte palestinese, possano usare il massimo della forza contro i sequestratori, anche a costo di rischiare/sacrificare la vita dei rapiti o degli ostaggi.

Pare che questa orribile direttiva sia stata più volte abrogata o modificata, rimanendo in vigore in qualche sua variante. Scopo della direttiva Hannibal è impedire che un soldato cada prigioniero, spingendo Israele a scambi di prigionieri ad alto costo. A parte il disprezzo della vita umana degli stessi israeliani, che la direttiva rivela, dal punto di vista del Diritto Internazionale Umanitario, DIU, questa disposizione porta al compimento di crimini perché le Convenzioni di Ginevra vietano di uccidere i militari che sono fuori combattimento («hors de combat»), inclusi quelli che sono prigionieri o stanno per essere catturati. Inoltre il DIU impone il “Principio di Distinzione”, che richiede alle forze armate di distinguere in ogni momento tra popolazione civile e combattenti, e tra beni civili e obiettivi militari. I civili non devono essere bersaglio di attacchi militari5.

Bambino ferito. Foto di Samar Abu Elouf, nyt.com

Crimini di guerra

È bene fare una precisazione importante: dal 1967 cinque milioni di persone palestinesi vivono sotto un opprimente regime di occupazione illegale e di apartheid imposto da Israele. Sono le famiglie, donne, bambini, uomini, che vivono in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza. Queste ultime, in realtà, sono state “sfoltite” dal genocidio.

Il diritto internazionale riconosce a chi vive sotto occupazione il diritto di resistere. È importante ribadirlo perché abbiamo sentito politici italiani in mala fede sostenere che “Israele ha il diritto di difendersi” omettendo, però, che anche le persone palestinesi hanno il diritto di resistere all’oppressione e di difendersi. Al tempo stesso, il diritto di resistenza non è illimitato. Qui lascio la parola a Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati ed esperta di diritto internazionale:

«Gli eventi in Israele e territorio palestinese occupato sono sconvolgenti. Sulla raffica di razzi che prende di mira indiscriminatamente i civili, gli orribili omicidi di massa e i rapimenti di donne e uomini innocenti, compresi anziani e bambini, il diritto internazionale è inequivocabile: si tratta di crimini. Secondo l’ordinamento della comunità internazionale, coloro che sono soggetti a un’oppressione di lunga data hanno il diritto di opporsi e resistere alla loro sottomissione. Ma il riconoscimento del diritto di resistere all’oppressione non solleva dalle responsabilità riguardo ai mezzi e ai metodi di azione. Uccidere civili innocenti è illegale sempre: in contesti di conflitto armato, è un crimine di guerra»6.

È chiaro che assassinare persone innocenti, civili, è un crimine sia che lo facciano miliziani di Hamas o di altri gruppi armati palestinesi, sia che lo facciano militari israeliani, oppure coloni. È chiaro che assassinare persone civili innocenti è un crimine sia quando le vittime sono israeliane, sia quando sono palestinesi.

Può essere importante ricordare, inoltre, che già anteriormente al 7 ottobre il «2023 è stato un anno feroce per i palestinesi: dal 1° gennaio al 7 ottobre, quindi prima dell’attacco di Hamas, le vittime palestinesi sono state 247, 32 quelle israeliane»7.

Giusto per sgombrare il campo dall’equivoco che tutto abbia avuto inizio il 7 ottobre 2023, va ricordato che Israele ha sempre tentato di nascondere al mondo l’oppressivo regime di occupazione illegale imposto ai palestinesi: soltanto dal 2000 al 7 ottobre 2023 le forze di occupazione israeliane hanno assassinato 46 giornalisti. Giornalisti, cioè civili “armati” soltanto di fotocamera e computer! Lo dimostra il caso di Shireen Abu Akleh, reporter con doppia cittadinanza palestinese e statunitense. Shireen Abu Akleh è stata assassinata l’11 maggio 2022 benché indossasse un giubbotto antiproiettile con la scritta “Press”, considerato pettorina blu identificativa perché lo indossano i giornalisti; inoltre portava anche un casco di uguale colore, sempre con la scritta “Press” ben visibile. Utilizzando un copione ormai collaudato, l’esercito israeliano ha prima provato a negare che la giornalista fosse stata uccisa da un militare israeliano, sostenendo che fosse stata colpita dagli stessi palestinesi; poi ha ammesso che la giornalista potrebbe essere stata colpita “accidentalmente” da fuoco israeliano. Ovviamente, non ha permesso ai palestinesi di esaminare il proiettile che ha ucciso la giornalista colpendola con precisione nell’unica parte della testa non protetta dal casco. Una successiva indagine dell’ONU, ma anche investigazioni di testate giornalistiche come “Al Jazeera” ed altre, hanno concluso che la responsabilità dell’uccisione di Shireen Abu Akleh sia dell’IDF. In questo caso, come in numerosissimi altri simili, non risulta che sia stata condotta dall’IDF o dalla giustizia israeliana un’adeguata indagine penale. Tutti questi omicidi di giornalisti, così come quelli di altre persone civili palestinesi, sono rimasti impuniti8.

Samar Abu Elouf al lavoro a Gaza

Operazione “Spade di Ferro”

Dopo il 7 ottobre 2023 comincia la “risposta” di Israele. L’attacco palestinese ha fornito al governo israeliano il pretesto per lanciare un’aggressione militare senza precedenti contro la Striscia di Gaza ed i suoi abitanti. Israele ha impiegato più di trecentomila soldati israeliani per invadere la Striscia di Gaza, duramente bersagliata da continui bombardamenti, in un’operazione di aggressione militare denominata “Spade di ferro”. In meno di un mese, quando Francesca Albanese consegnava il testo del suo J’accuse ad inizio di novembre 2023, i militari israeliani avevano già assassinato 9mila persone nella Striscia di Gaza. Contemporaneamente le violenze contro persone palestinesi si sono intensificate anche in Cisgiordania, 132 morti ammazzati, ed in Israele: 1500 persone uccise.

Nei due anni successivi queste uccisioni di massa sono proseguite con tragica perseveranza. Se nei primi giorni dopo il 7 ottobre, nelle prime settimane, addirittura nei primi mesi, parte dell’opinione pubblica mondiale simpatizzava per Israele, sotto l’effetto emotivo di quei tragici fatti continuamente riproposti da TV e stampa, la prosecuzione e la sproporzione dei massacri compiuti da Israele ha cominciato ad aprire gli occhi a molte persone. Israele sosteneva di condurre la propria aggressione militare per liberare gli ostaggi israeliani in mano ai miliziani palestinesi e per sconfiggere Hamas. Ma le immagini e le notizie che filtravano dalla Striscia di Gaza disegnavano un quadro contraddittorio rispetto alla narrazione israeliana. Gli incessanti bombardamenti israeliani ed i ripetuti attacchi da terra con carri armati, blindati e soldati, colpivano abitazioni civili, scuole, ospedali, perfino sedi dell’ONU e centri operativi di ONG come il WCK, World Central Kitchen. Possibile che i combattenti di Hamas si rifugiassero in così tanti luoghi diversi?

Inoltre, alcune voci controcorrente rispetto alla narrativa filosionista dominante avvertivano: colpire abitazioni civili è un crimine di guerra; ancora più grave quando dentro ci sono persone disarmate, bambini, donne, intere famiglie. Colpire le scuole è un crimine. Colpire gli ospedali è un crimine. Colpire sedi dell’ONU è un crimine. Colpire sedi di ONG, che soccorrono la popolazione civile, è un crimine.

L’aggressione militare palestinese denominata operazione “Diluvio al-Aqṣā” è stata accompagnata e “giustificata” con affermazioni agghiaccianti. Un non meglio identificato portavoce della Jihad Islamica palestinese avrebbe dichiarato: «Non stiamo uccidendo civili. Questa è una società militare. Sono loro che eleggono i loro governi».

L’aggressione militare israeliana denominata operazione “Spade di ferro” è stata preparata ed accompagnata da dichiarazioni agghiaccianti. Yoav Gallant, quando era ancora Ministro della Difesa israeliano, ha detto: «Niente elettricità, niente cibo, niente benzina, niente acqua. Tutto chiuso. Combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza». Era il 9 ottobre 2023. Qualche giorno dopo, il 12, il presidente della Repubblica di Israele, Isaac Herzog, ha sentenziato:

«Non è vera questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti. Non è assolutamente vero. Avrebbero potuto sollevarsi contro quel regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza con un colpo di Stato. Ma siamo in guerra. Siamo in guerra. Stiamo difendendo le nostre case. Questa è la verità. E quando una Nazione protegge le sue case, combatte. E noi combatteremo fino a quando non avremo spezzato loro la spina dorsale».

A proposito di questa violenza verbale e di questo atteggiamento disumanizzante che l’accompagna, Christian Elia scrive: «Oltre alle parole del ministro Gallant, anche quelle del presidente israeliano Herzog hanno assunto le forme non solo di una vendetta ma di un linguaggio apertamente genocida. Lo hanno sottolineato anche alcuni esperti, studiosi di Olocausto e

genocidio, in particolare il professor Raz Segal, della Stockton University, in un recente articolo su “Jewish Currents”»9.

Scrive ancora Francesca Albanese: «L’orrore di Gaza è senza precedenti. […] Israele sta scrivendo una delle pagine più nere della storia, paragonabile ai genocidi del passato»10.

funerale di uno dei tantissimi giornalisti uccisi a Gaza da ilfattoquotidiano.it

Fuoco amico 2

La narrazione israeliana ha presentato l’aggressione militare contro la Striscia di Gaza come un’operazione diretta anche a liberare gli ostaggi israeliani detenuti da ai miliziani palestinesi e per sconfiggere Hamas. Eppure il momento in cui c’è stata la liberazione del maggior numero di ostaggi israeliani in un tempo ristretto è stato in occasione della tregua umanitaria iniziata il 24 novembre 2023. In occasione di quella tregua Hamas ha rilasciato 105 ostaggi israeliani, mentre Israele ha liberato 240 ostaggi palestinesi, per lo più donne e bambini. Con un breve cessate il fuoco Israele ha ottenuto la liberazione di più ostaggi di quanti ne abbia ottenuto con i bombardamenti e le stragi.

Un episodio appare emblematico. Nel dicembre 2023 un soldato israeliano ha assassinato tre ostaggi israeliani che erano riusciti a liberarsi ed a scappare. Le tre vittime sono Yotam Haim (28 anni), Alon Shamriz (26 anni) e Samer Talalka (24 anni). Il militare ha visto tre persone a petto nudo, con una sorta di bandiera bianca e, in territorio palestinese, le ha considerate una minaccia nonostante il fatto che fossero disarmate. L’episodio è stato considerato un “tragico errore” dall’IDF. Se le tre persone fossero stati civili palestinesi che si consegnavano, probabilmente il triplice assassinio non avrebbe fatto notizia.

È possibile che altri ostaggi israeliani siano stati uccisi da “fuoco amico” durante i due anni del genocidio? È possibile che alcuni siano morti sotto i bombardamenti israeliani? Non lo sappiamo. E probabilmente non lo sapremo mai.

Uno degli oltre mille operatori sanitari uccisi nella Striscia di Gaza, da MSF.it

Contro Hamas o contro persone civili palestinesi?

Che risultati ha dato l’aggressione militare contro la Striscia d Gaza ed i suoi abitanti? Non si sa esattamente quanti siano i combattenti di Hamas e di altri gruppi armati uccisi dall’IDF. Si sa che la maggior parte delle vittime, secondo alcune stime la stragrande maggioranza, erano persone civili, non combattenti. Abbiamo alcune cifre terrificanti sul numero di persone civili assassinate nel corso delle operazioni militari. Uccidere civili è un crimine di guerra.

Si stima che in totale siano state uccise almeno 65mila persone. Alcuni studi calcolano un numero decisamente più elevato valutando che molti cadaveri sono probabilmente sepolti sotto le macerie dei numerosissimi edifici colpiti dall’IDF. Ai morti nella Striscia di Gaza vanno poi aggiunte un migliaio circa di persone assassinate in Cisgiordania ed a Gerusalemme Est in un clima di crescente violenza contro i palestinesi.

C’è abbastanza accordo sulla stima di circa 20mila bambini assassinati dall’IDF dal 7 ottobre 2023 ad oggi. Circa un bambino ogni ora! Siccome non risulta che Hamas ed altri gruppi armati siano organizzazioni infantili o minorili, questi bambini vanno considerati civili. Uccidere bambini durante operazioni militari è un crimine. È possibile che si sia trattato di “tragici errori”? 20mila tragici errori? Un errore ogni ora? Ma che sbadati questi militari israeliani!

Tra donne e ragazze palestinesi, sono state assassinate dall’IDF almeno 28mila persone. Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi non hanno donne tra i propri combattenti. Talvolta hanno donne che collaborano con le attività del gruppo. La maggior parte di queste 28mila vittime della violenza militare israeliana si ritiene che fossero civili. Uccidere civili è un crimine di guerra.

Le operazioni militari israeliane hanno ucciso circa 1300 o 1400 tra medici ed altri operatori sanitari. A volte dentro le ambulanze, con insegne sanitarie ben riconoscibili. A volte dentro o nelle vicinanze degli ospedali. A volte mentre erano impegnate a soccorrere le vittime di precedenti attacchi israeliani. È possibile che si sia trattato sempre di “tragici errori”? O il personale sanitario è stato preso di mira intenzionalmente, così come gli ospedali? I sanitari sono civili: uccidere civili è un crimine di guerra.

Da quando è cominciata l’aggressione militare israeliana contro la Striscia di Gaza, non è stato permesso a nessun giornalista straniero di documentare il conflitto dal luogo in cui si svolgeva. Le uniche voci che raccontavano i bombardamenti e le stragi sono i giornalisti gazawi. Costoro in genere vanno in giro con giubbotto antiproiettile blu e scritta “Press”, nonché casco blu, spesso con la stessa scritta. Dal 7 ottobre ad oggi sono stati assassinati dall’IDF circa 270 giornalisti, uomini e donne. Un giornalista ogni due o tre giorni. Questi giornalisti erano civili, non combattenti. L’IDF ha provato diverse volte a giustificare singoli omicidi accusando la vittima di essere affiliata ad Hamas. Ma in genere queste accuse non hanno trovato riscontri Uccidere civili è un crimine di guerra.

Minori feriti nella Striscia di Gaza, da nyt.com

Intelligenza artificiale al servizio del male

Siamo rimasti tutti impressionati dall’intensità della violenza militare israeliana contro le persone abitanti nella Striscia di Gaza. Ogni giorno venivano bombardati una grande quantità di obiettivi (abitazioni, scuole, ospedali ed altre strutture) e venivano assassinate molte decine di persone. Ogni giorno!

Come sceglievano così tanti obiettivi i militari dell’IDF? Diverse inchieste, anche di parte israeliana come “+972 Magazine” e “Local Call”, hanno rivelato che l’esercito infanticida e genocida israeliano si è servito di almeno tre strumenti di Intelligenza artificiale: The Gospel, The Lavender e Where’s Daddy. «Utilizzando tali sistemi Gaza è stata rasa al suolo», afferma Franco Padella11.

L’utilizzo di questi diabolici sistemi di intelligenza artificiale ha permesso di generare rapidissimamente liste di decine di migliaia di obiettivi umani da colpire. La verifica che questi obiettivi, queste persone, fossero realmente membri di gruppi armati palestinesi, o che costituissero un pericolo per Israele, avrebbe richiesto agli “umani” troppo tempo, addirittura anni. In circa venti secondi gli ufficiali israeliani decidevano di far colpire i bersagli individuati nelle liste generate dall’IA.

Lavender, per esempio, si ritiene che compisse un 10% di errori. Su decine di migliaia di obiettivi generati, però, questo significa migliaia di innocenti assassinati intenzionalmente “per errore” o come “danno collaterale”. Questo nell’ipotesi che il restante 90% fosse realmente costituito da “nemici”, da combattenti palestinesi. L’IA generava la lista di obiettivi, ma l’ordine di bombardare o comunque colpire era di qualche “umano”. In questa situazione, chi sceglieva sapeva in anticipo di colpire anche civili. Uccidere civili in operazioni militari è un crimine di guerra.

Ancora più grave: l’esercito di occupazione israeliano ha attuato una sorta di politica del “danno collaterale” preautorizzato. Diverse inchieste hanno riportato che, per colpire un presunto miliziano di basso rango, era stata stabilita una soglia di “danno collaterale” accettabile che poteva arrivare a uccidere 15 o 20 civili, presunti innocenti. Per i comandanti di più alto livello, questa soglia sarebbe stata ancora più elevata, potenzialmente fino a un centinaio di civili, presunti innocenti. Uccidere civili in operazioni militari è un crimine di guerra.

Nonostante i nomi apparentemente innocui, i tre sistemi di Intelligenza Artificiale (The Gospel, The Lavender, Where’s Daddy) si sono dimostrati particolarmente letali. Franco Padella, chimico, ricercatore e divulgatore nel campo delle tecnologie digitali, ha scritto:

«The Gospel (il Vangelo) identifica strutture ed edifici destinati ad essere attaccati. Sono considerati da colpire sia strutture militari e tunnel che “power objectives”, definiti tali edifici residenziali, scuole, ospedali, luoghi di culto, monumenti ed altri, da colpire a scopo primario di impressionare negativamente la popolazione civile nei confronti di Hamas. Case e abitazioni non sono esenti. The Gospel sviluppa dei punteggi, utilizzando una scala secondo la quale anche un grattacielo in cui un solo appartamento è utilizzato da combattenti di Hamas diventa abbattibile. Gli obiettivi vengono prodotti ad una velocità tale che gli attacchi sono spesso autorizzati con minima o pressoché assenza di supervisione umana.

[…] Where’s Daddy [Dov’è papà] è il terzo strumento di Ia utilizzato. Viene valutato quando le persone contrassegnate come obiettivi possono essere facilmente attaccabili in un dato luogo. Il più delle volte il luogo tempo coincidono con la loro casa e la notte e gli attacchi, indiscriminatamente anche contro [presunti] combattenti di basso livello, spazzano via intere famiglie»12.

Scegliere di colpire presunti combattenti nemici sapendo di fare certamente anche vittime civili, compresi bambini e donne sicuramente innocenti, è un crimine di guerra.

Quel che resta di Gaza, da www.unrwa.org

Genocidio

Ho già scritto che la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, l’italiana Francesca Albanese, nel novembre 2023 lanciava il suo J’accuse contro i massacri israeliani di bambini, donne e uomini palestinesi. Circa un mese dopo l’operazione “Diluvio al- Aqṣā” del 7 ottobre, la risposta israeliana, l’operazione “Spade di ferro” assumeva i contorni diabolici del genocidio.

Numerosi altri esperti hanno riconosciuto, contemporaneamente o successivamente, il genocidio. Lo storico israeliano Raz Segal, esperto di Olocausto e genocidio, ad ottobre 2023 ha descritto quello compiuto da Israele come un caso di genocidio “da manuale”, perché comprendente almeno tre delle azioni previste dalla Convenzione sul genocidio: uccidere membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; attuare misure concepite con l’intento di distruggere la popolazione palestinese13.

«Anche un altro storico israeliano – scrive Francesca Albanese -, Ilan Pappé, già nel 2006 denunciava le pratiche israeliane come un incremental genocide: un genocidio che gradualmente aggrava la sua violenza e la sua intensità»14.

L’architetto israeliano Eyal Weizman riconosce il genocidio. Weizman è fondatore dell’agenzia di ricerca “Forensic Architecture”, ed ha descritto le azioni militari di Israele a Gaza come un “genocidio” e una “campagna genocida”. Le conclusioni sue e del suo team si basano sull’analisi dello spazio costruito e delle infrastrutture di Gaza. Weizman usa il concetto di “architettura del genocidio” per descrivere come la distruzione fisica e la rimodellazione del territorio di Gaza siano un mezzo per rendere l’area inabitabile e distruggere le condizioni necessarie alla sopravvivenza della popolazione. Questa distruzione fisica mira ad annientare le condizioni di vita della popolazione gazawa, privandola dell’agricoltura, delle case e degli ospedali. Il lavoro di Eyal Weizman e dei suoi collaboratori è così rilevante che le prove raccolte da “Forensic Architecture” sulla condotta militare israeliana sono state richieste dagli avvocati del Sudafrica per la causa di genocidio contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG).

A proposito del prezioso lavoro di Weizman, Francesca Albanese scrive:

«Tutte le forme di oppressione che si manifestano nei confronti dei palestinesi – pulizia etnica, occupazione permanente, apartheid, genocidio – in realtà sono aspetti di uno stesso sistema coloniale. E su questo Eyal ha aggiunto una frase indimenticabile: “Quando certi meccanismi per calcolare le condizioni di vita di un popolo sono già attivi, nel momento in cui si decide di sterminare quel popolo basta potenziarli e portarli alle estreme conseguenze»15.

Recentemente, a metà settembre 2025, la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele ha presentato un rapporto all’Assemblea Generale delle Nazioni unite. In base ad un’investigazione compiuta dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2025, la Commissione ONU ha concluso che lo Stato di Israele è responsabile per non aver impedito il genocidio, per aver commesso il genocidio e per non aver punito il genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Il rapporto è presente on-line sui siti ufficiali dell’ONU16.

Samar Abu Elouf con Mariam Abu Daqqa, da Quds News Network

Corte Penale Internazionale e Corte Internazionale di Giustizia

I fatti del 7 ottobre 2023 e quelli successivi sono così gravi che se ne sono occupati sia la Corte Penale Internazionale, CPI, sia la Corte Internazionale di Giustizia, CIG.

Dopo approfondite indagini, cominciate addirittura nel marzo 2021 dall’allora Procuratrice della CPI Fatou Bensouda, nel maggio 2024, l’attuale Procuratore Karim Khan ha chiesto l’emissione di mandati di arresto per i palestinesi Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri (Deif) e Ismail Haniyeh, leader di Hamas, per crimini come sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e atti inumani commessi nel contesto dell’attacco del 7 ottobre 2023. Sempre lo stesso Procuratore ha chiesto mandati di arresto per Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele, e Yoav Gallant, allora Ministro della Difesa di Israele, per crimini tra cui affamare i civili come metodo di guerra, omicidio, persecuzione e altri atti inumani commessi nel contesto del conflitto a Gaza.

La giustizia internazionale non potrà procedere nei confronti dei leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri (Deif) e Ismail Haniyeh perché, invece che venir catturati e assicurati alla Giustizia internazionale, sono stati tutti assassinati dalle forze di occupazione israeliane tra luglio e ottobre 2024.

La Corte Internazionale di Giustizia, CIG, ha due procedimenti in corso relativi alla situazione in Palestina. La CIG, è noto, non emette condanne individuali, ma giudica la condotta degli Stati secondo il diritto internazionale.

Un primo procedimento è stato richiesto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2022 (Risoluzione A/RES/77/247). La CIG ha esaminato le “conseguenze legali derivanti dalle politiche e pratiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est”. Nel luglio 2024 la Corte si è pronunciata sulle conseguenze legali dell’occupazione, degli insediamenti e delle misure volte ad alterare la composizione demografica, e su come le azioni di Israele influenzino lo status legale dell’occupazione stessa. Il parere consultivo, sebbene non sia legalmente vincolante come una sentenza, ha un enorme peso morale e politico e può influenzare le relazioni internazionali.

La CIG ha concluso che la continua presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati (TPO), compresa Gerusalemme Est, è illegale ai sensi del diritto internazionale. Inoltre la Corte ha stabilito che le politiche e le pratiche di Israele, inclusa l’espansione degli insediamenti e la costruzione di infrastrutture, costituiscono una violazione continua del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Tali azioni hanno portato alla frammentazione dei TPO e all’annessione israeliana di ampie porzioni di territorio palestinese.

Rispetto a questi danni già prodotti, la CIG ha stabilito quali obblighi abbia Israele: porre fine alla sua presenza illegale nei TPO il più rapidamente possibile; cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento illegale; evacuare tutti i coloni dai TPO; fare riparazione per i danni causati a tutte le persone fisiche o giuridiche interessate nei TPO; abrogare o porre fine immediatamente a tutte le leggi e le misure che hanno creato o mantengono la situazione illegale, come quelle volte ad alterare la composizione demografica o lo status di Gerusalemme Est.

Anche gli altri Stati hanno degli obblighi giuridici rispetto a questa situazione di illegalità. La CIG ha stabilito che tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali (incluse le Nazioni Unite) hanno l’obbligo di: non riconoscere come legale la situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nei TPO; non fornire assistenza o aiuto al mantenimento della situazione creata dalla continua presenza illegale di Israele; cooperare per porre fine alle violazioni del diritto internazionale identificate.

Relativamente alla Striscia di Gaza, dove è attualmente in corso l’aggressione militare israeliana, la Corte ha ritenuto che la Striscia di Gaza rientri ancora nell’ambito del diritto dell’occupazione, in quanto Israele mantiene un controllo effettivo su di essa. La CIG ha quindi concluso che le politiche e le pratiche di Israele violano il diritto internazionale, in particolare il divieto di acquisizione di territorio con la forza e il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Ha inoltre ravvisato che tali politiche e pratiche hanno creato una situazione di segregazione e apartheid a danno della popolazione palestinese. L’apartheid è un crimine contro l’umanità.

C’è un altro importante procedimento in corso da parte della Corte Internazionale di Giustizia. Nel dicembre 2024 il Sudafrica ha presentato istanza contro lo Stato di Israele, accusando Israele di violare i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio in relazione alle sue operazioni militari a Gaza. Sebbene questo procedimento non sia ancora giunto a sentenza, la CIG ha emesso tre ordinanze nel 2024. Nel gennaio ha ordinato ad Israele di prevenire atti di genocidio e garantire gli aiuti umanitari. A marzo ha ribadito l’ordinanza di gennaio. A maggio ha ordinato ad Israele di fermare immediatamente la sua offensiva militare e qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah che possa infliggere al gruppo palestinese a Gaza condizioni di vita che ne causino la distruzione fisica totale o parziale. Israele ha continuato ad agire nella più completa illegalità internazionale, ignorando queste ordinanze.

Gaza prima e dopo la “cura sionista” da contropiano.org

Dal 1948 ad oggi

Il genocidio a danni della popolazione palestinese non è cominciato come conseguenza del 7 ottobre 2023. La pulizia etnica della Palestina è stata pianificata ed attuata ininterrottamente da oltre 75 anni a questa parte. Dopo il 7 ottobre abbiamo avuto soltanto una brusca accelerazione di queste attività criminali israeliane.

Come è noto, la nascita dello Stato di Israele in Palestina è legata alla Risoluzione 181 votata dall’Assemblea generale dell’ONU il 29 novembre 1947. Questa famigerata risoluzione prevede la nascita di due Stai, uno ebraico ed uno palestinese.

«La componente ebraica presente al tempo nell’area compresa tra il fiume Giordano e il mar Mediterraneo – scrive il professor Lorenzo Kamel – rappresentava circa il 30 per cento del totale e possedeva approssimativamente il 6,7 per cento della terra.

Lo stato ebraico avrebbe dovuto essere costituito da un’area di circa 14100 chilometri quadrati (il 56,47 per cento del totale). All’interno di quest’ultima erano presenti circa 500 000 ebrei a fronte di 400 000 palestinesi (conteggiando i beduini si registrava una quasi parità).

[…]

È stato rilevato che le Nazioni Unite assegnarono allo Stato ebraico un’importante percentuale di suolo che anche anticamente non era mai stata parte integrante di alcun regno israelita (inclusa la costa tra Ashkelon e Ashdod) attribuendo per converso ai palestinesi una porzione consistente di terra che in tempi remoti era inclusa negli antichi regni israeliti»17.Dopo la Risoluzione 181 dell’ONU del 1947, quando ancora la Palestina era sotto il mandato britannico, i gruppi paramilitari sionisti cominciarono la pulizia etnica della Palestina. Le milizie sioniste sono Haganah, Irgun e Banda Stern. Queste tre organizzazioni paramilitari compirono una serie di aggressioni contro villaggi palestinesi, allo scopo di indurre gli abitanti alla fuga, oppure eliminarli fisicamente. «Nel febbraio 1948 – scrive Ilan Pappé -, ebbe luogo il caso più spudorato di questo tipo di operazione, in tre villaggi attorno all’antica città romana di Cesarea. Questi tre villaggi furono sottoposti a un’epurazione talmente violenta e forzosa che quasi nessun edificio rimase in piedi. Impossibile trovare tracce, oggi, delle fiorenti comunità di un tempo. Gli abitanti arabi dei villaggi dovettero andarsene in massa per poter sopravvivere. Tutto questo fu fatto mentre gli inglesi erano ancora responsabili dell’ordine pubblico»18.

Siccome non è certo questa l’occasione per riassumere la persecuzione dei palestinesi dalla Nakba ad oggi, mi limito a richiamare un po’ di cifre. Durante la Nakba, la Catastrofe, tra il 1948 ed il 1949, paramilitari e militari israeliani hanno assassinato circa 13mila persone palestinesi. Una parte limitata di queste erano uomini armati che si erano organizzati per resistere alla violenza sionista. La stragrande maggioranza, però, erano bambini, donne, anziani, intere famiglie cancellate dalla storia e, spesso, anche dal territorio, con la completa distruzione dei resti dei villaggi palestinesi. Altre volte, le case “svuotate” dagli abitanti palestinesi venivano poi assegnate ad israeliani di nuova immigrazione. Il terrore scatenato dalla violenza sionista ha indotto circa 750mila palestinesi ad evacuare città e villaggi per rifugiarsi o nelle zone della Palestina rimaste sotto controllo palestinese, come Cisgiordania e Striscia di Gaza, o in Paesi vicini, dove sono sorti centinaia di campi profughi: Libano, Siria, Giordania.

La situazione umanitaria determinatasi era così catastrofica da spingere l’ONU ad istituire un’apposita agenzia, l’UNWRA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, 8 dicembre 1949.

Nei decenni successivi il conflitto tra lo Stato di Israele e la popolazione palestinese è proseguito in varie forme: una vera e propria guerra ha coinvolto diversi Paesi arabi: la Guerra dei Sei giorni del 1967. Occupazioni militari, insediamenti illegali, attentati, rivolte, si sono poi succeduti nel tempo. Con il nuovo millennio ci sono stati alcuni devastanti attacchi israeliani contro la popolazione civile di Gaza, che si ostina a sopravvivere. Ogni volta Israele aveva un pretesto per massacrare i palestinesi.

Operazione “Piombo fuso”, dicembre 2008-gennaio 2009: le vittime palestinesi sono 1.285, di cui almeno 895 civili, 280 bambini, 111 donne. Tra i civili israeliani i morti sono 3 o 4; 10 circa i morti dell’esercito di occupazione israeliano. Questa azione militare criminale è stata raccontata “in diretta” dal giornalista italiano Vittorio Arrigoni19.

Operazione “Pilastro di difesa”, 14-21 novembre 2012: circa 170 palestinesi uccisi dagli israeliani, di cui una trentina di bambini e circa una settantina di civili non coinvolti nel conflitto, più centinaia di feriti. Da parte israeliana si contano 6 morti e 17 feriti. Va sottolineata la costante sproporzione tra perdite palestinesi ed israeliane, non certo per auspicare più morti israeliani: io desidero che non venga ucciso nessuno! Ma per sottolineare l’enorme differenza di potenza militare e tecnologica.

Operazione “Margine protettivo”, 8 luglio-26 agosto 2014. Secondo le Nazioni Unite questa aggressione militare ha causato la morte di 2.251 persone palestinesi, di cui 1.462 civili e soltanto 789 combattenti. Tra i morti palestinesi, quasi 500 erano bambini. Da parte israeliana ci sono stati 66 militari e 6 civili morti, mentre i feriti sono stati 450 soldati e 256 civili.

Per quanto devastanti e letali per un gran numero di persone innocenti, nessuna delle operazioni militari israeliane aveva mai raggiunto l’intensità, la durata ed il numero di morti innocenti ottenuto con l’attuale aggressione militare contro la Striscia di Gaza ed i suoi abitanti. E, nel momento in cui scrivo, il genocidio prosegue.

NOTE

1 Tantissimi articoli di quotidiani e servizi televisivi hanno raccontato l’operazione “Diluvio al-Aqṣā”. Tra le altre, cito Michele Giorgio, Diluvio di Al Aqsa. Hamas spiega il 7 ottobre con la storia, ma i dubbi restano, “Il Manifesto”, 23 gennaio 2024: https://www.dirittiglobali.it/2024/01/diluvio-di-al-aqsa-hamas-spiega-il-7-ottobre-con-la-storia-ma-i- dubbi-restano/; anche qui: https://stage.ilmanifesto.it/perche-il-7-ottobre-hamas-risponde-con-la-storia-ma-i-dubbi- restano. Si veda anche Louis Baudoin-Laarman, 7 ottobre, un anno dall’attacco di Hamas a Israele , “Affarinternazionali”, 7 ottobre 2024: https://www.affarinternazionali.it/7-ottobre-un-anno-dallattacco-di-hamas-a- israele/.

2 Cfr. Umberto De Giovannangeli, Strage del 7 ottobre: dalle indagini emerge un totale fallimento della sicurezza israeliana, “Globalist”, 4 marzo 2025: https://www.globalist.it/world/2025/03/04/strage-del-7-ottobre-dalle-indagini- emerge-un-totale-fallimento-della-sicurezza-israeliana/.

3 Ronen Bergman, Adam Goldman, Israele conosceva i piani di Hamas, “Internazionale”, ripreso da “The New York Times”, 6 dicembre 2023: https://www.internazionale.it/magazine/ronen-bergman/2023/12/06/israele-conosceva-i- piani-di-hamas.

4 https://contropiano.org/news/internazionale-news/2025/02/09/israele-gallant-ora-ammette-il-7-ottobre-fu- applicata-la-direttiva-annibale-0180208

5 Andrea Lanzetta, Ostaggi, soldati ed ex militari denunciano: “il 7 ottobre le truppe di Israele spararono anche contro i civili sequestrati da Hamas”, 9 settembre 2024, “Te Post Internazionale”: https://www.tpi.it/esteri/guerra-israele- hamas-gaza-attentati-7-ottobre-truppe-sparato-civili-sequestrati-direttiva-annibale-202409091126725/.

6 Francesca Albanese con Christian Elia, J’accuse. Gli attacchi del 7 ottobre, Hamas, il terrorismo, Israele, l’apartheid in Palestina e la guerra, Postfazione di Roberta De Monticelli, Fuori Scena, Milano 2023, pp. 23-24.

7 Francesca Albanese, Op. cit., p. 37.

8 Per Diritto Internazionale Umanitario si intende un insieme di convenzioni composto da prima Convenzione di Ginevra, del 1864; dalle quattro Convenzioni di Ginevra, del 1949; dai due Protocolli aggiuntivi dell’Aja, del 1977, e dal terzo Protocollo, del 2005; più altri testi normativi internazionali adottati nel corso del Novecento e del nuovo secolo.

9 Christian Elia in F. Albanese con Ch. Elia, J’accuse. Gli attacchi del 7 ottobre, Hamas, il terrorismo, Israele, l’apartheid in Palestina e la guerra, Postfazione di R. De Monticelli, cit., pp. 51-52. L’articolo di Raz Segal a cui fa riferimento Elia è “A Textbook Case of Genocide”, “Un caso da manuale di genocidio”, in “Jewish Currents”, 13 ottobre 2023: https://jewishcurrents.org/a-textbook-case-of-genocide

10 Francesca Albanese, Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, Rizzoli, Milano 2025, p. 10.

11 Franco Padella, Gaza, lo sterminio 4.0, in “Left”, settembre 2025, pp. 14-19; nell’edizione on-line quest’articolo ha un titolo diverso: https://left.it/2025/09/04/loffensiva-di-netanyahu-a-gaza-prove-tecniche-di-sterminio-4-0/

12 Franco Padella, Gaza, lo sterminio 4.0, cit., pp. 17-18: https://left.it/2025/09/04/loffensiva-di-netanyahu-a-gaza- prove-tecniche-di-sterminio-4-0/. Sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale da parte dell’IDF per uccidere civili palestinesi si veda anche Sergio Bellucci, “L’algoritmo che uccide”, “Left”, 4 settembre 2025, pp. 20-25: https://left.it/2025/09/04/lalgoritmo-che-uccide/

13 Raz Segal, “A Textbook Case of Genocide”, “Un caso da manuale di genocidio”, in “Jewish Currents”, 13 ottobre 2023: https://jewishcurrents.org/a-textbook-case-of-genocide.

14 Francesca Albanese, Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, Rizzoli, Milano 2025, p. 11.

15 Francesca Albanese, Op. cit., p. 194. Le ricerche di Eyal Weizman e di “Forensic Archicteture” sono state pubblicate in vari modi. Qui un’intervista a Eyal Weizman durante una puntata della trasmissione “Piazza Pulita” di settembre 2025: Israele e la strategia della carestia a Gaza: la ricostruzione di Eyal Weizman, https://www.youtube.com/watch?v=nNJE0wTRopk; ad intervistare Weizman per “Piazza Pulita” è stata Anna Airoldi: https://www.la7.it/piazzapulita/video/israele-e-la-strategia-della-carestia-a-gaza-la-ricostruzione-di-eyal-weizman-11- 09-2025-610022. Le dichiarazioni di Weizman si ispirano al rapporto Humanitarian Violence: Israel’s Abuse of Preventative Measures in its 2023-2024 Genocidal Military Campaign in the Occupied Gaza Strip, rapporto dettagliato e interattivo pubblicato da “Forensic Architecture” il 7 marzo 2024: https://content.forensic-architecture.org/wp- content/uploads/2024/03/Humanitarian-Violence_Report_FA.pdf.

16 L’Università di Padova, sempre molto attenta nel pubblicare documentazione sulla legislazione sui diritti umani, ha pubblicato una sintesi dei risultati esposti nel rapporto: https://unipd-centrodirittiumani.it/it/temi/commissione- internazionale-indipendente-delle-nazioni-unite-per-linchiesta-sui-territori-palestinesi-occupati-un-nuovo-rapporto- sostiene-che-israele-abbia-commesso-genocidio.

17 Lorenzo Kamel, Israele-Palestina in trentasei risposte, Einaudi, Torino 2025, pp. 101-103. Questo documentatissimo testo di Lorenzo Kamel ha un taglio un po’ divulgativo. Più approfondito, sugllo stesso tema, il suo Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia, Carocci editore, Roma 2022. Lorenzo Kamel è esperto di storia del Medio

Oriente (e non solo) ed ha insegnato in università italiane e straniere, soggiornando ed insegnando all’università anche

in Israele ed in Palestina.

18 Ilan Pappé, Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi, Fazi editore, Roma 2024, p. 67. La Nakba e la pulizia etnica della Palestina sono ricostruite in tanti libri. Fa diversi riferimenti Lorenzo Kamel nei due testi già citati. Ne parla Benny Morris nel suo Vittime. Storia del conflitto arabo-sionista 1881-2001, Rizzoli, Milano 2001 (non ho consultato edizioni più recenti). Ma chi ha descritto con più meticolosità la Pulizia etnica della Palestina è sicuramente Ilan Pappé, Fazi editore, Roma 2008. Leggere questo libro è stato particolarmente doloroso perché racconta una sequela ininterrotta di stragi terribili e devastazioni spietate compiute prima da gruppi paramilitari sionisti, poi direttamente dall’esercito di occupazione israeliano, per lo più contro famiglie disarmate. Lo scopo è acquisire più territori palestinesi, “liberandoli” dai loro abitanti, per inglobarli nello Stato di Israele. Leggere le modalità con cui uomini molto armati assalivano e massacravano villaggi pacifici ricorda i crimini compiuti dagli occupanti nazisti in Italia dopo l’8 settembre 1943. Su questi temi Pappé si è confrontato anche con Chomsky: Noam Chomsky, Ilan Pappé, Palestina e Israele: che fare?, a cura di Frank Barak, Fazi editore, Roma 2015.

19 Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, Postfazione di Ilan Pappé, Manifestolibri, Milano 2009-2011. Cfr. anche il mio Gaza. Restiamo umani, in “La Bottega del Barbieri”, 5 settembre 2022: https://www.labottegadelbarbieri.org/gaza-restiamo-umani/

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