«All’orizzonte finisce la terra»

La recensione di Daniele Barbieri al bel libro di Alex Moustapha Sarr e Andrea Pagani (*).  A seguire la replica di uno dei due autori.

Ho esitato a lungo prima di fare la recensione a questo libro perchè tormentato da una piccola questione “etica” che però ho risolto, come spiego nel PS.

C’è una specie di sottotitolo: «Le avventure di Momar Seye». Dunque non è la storia di Alex Sarr, senegal-imolese. Anche se in certe pagine qualche piccola coincidenza fra Momar e Moustapha colpisce e/o stupisce.

Senza fare troppo spoiler eccovi qualche filo della trama.

«L’idea di scappare di casa»: un diritto, quasi un dovere, quando si è giovani. Dite che è migrare? Sì e no, dipende dove sei nato. Se ti chiami Momar Seye e abiti a Pikine, grande periferia di Dakar, non è identico ad avere una carta di identità rilasciata a Imola. Momar è nato il 7 ottobre 1960, «famiglia benestante» e bravo a scuola eppure a 15 anni scappa (il padre però… no questo non posso dirvelo). «Un giovedì di luglio, anno 1971. Da pochi minuti è passata la mezzanotte».

Un viaggetto da nulla: passare 4 Stati africani solo per arrivare in Libia. Tappa seguente: Parigi. Qui il ragazzino è “costretto” a crescere: militanza politica, emancipazione personale prima che economica. Un bel Paese la Francia, vero? Beh, come sopra: dipende che passaporto hai.

Qui mi fermo. Tocca a voi leggerlo.

La storia cattura: fra verità e finzione, a tratti ironica e spesso drammatica, un bel ponte (oscillante a volte) fra mondi. Ma a rendere compiuto un romanzo non basta la trama: bisogna tessere – ago e filo, pazienza e sapienza – anche le parole giuste e i personaggi non stereotipizzati. Secondo me Pagani e Sarr ci sono riusciti.

Sono 5 gli elementi e 5 le sezioni del libro: Etere, Fuoco, Aria, Terra e Acqua: il perchè dovrete scoprirlo nelle righe (e a volte sotto).

Molte altre cose saprete leggendo questo bel romanzo: le balle e le tragedie della decolonizzazione; la curiosa storia della «costellazione del corvo»; cosa fanno un centinaio di dromedari in fila; l’importanza della patente B, del Marabout, degli spiriti, delle calebasse, degli anelli, dell’essere circoncisi, di come organizzare una protesta…

Non sono riuscito purtroppo ad andare alla presentazione in BIM (**). Peccato, anche perchè avrei avuto molte cose da chiedere ai due autori. Tipo queste:

  • In una scala 1/100 quanto Momar Seye è Alex Sarr?
  • Due nomi in copertina alla pari. Chi è curioso vorrebbe sapere come i due si sono incrociati: solo nel tradurre il francese-wolof di Alex o magari Andrea ha dovuto …. ha iniziato… ha voluto…. ha insistito… ha ceduto…. ?
  • Perchè le pagine in corsivo?
  • Un bel titolo ma sono sicuri i due autori che la terra finisca all’orizzonte? E se poi ce ne fosse un’altra? Il che potrebbe anche significare: ci aspettiamo un seguito?

PS “ETICO” – o DEONTOLOGICO se preferite le parole difficili

Una vecchia (e poco applicata) regola del giornalismo vuole che non si scriva di persone care o di nemici “giurati”. Il mio problema è che stimo Andrea Pagani (ma lo conosco quasi solo di vista) però amo Alex Sarr. Platonicamente sia chiaro. Se volete vi dico anche uno dei perchè: ho fatto un viaggio in Senegal con Alex e da allora ho capito alcune cose importanti (tipo: il nome ufficiale di quel Paese è Senegal ma, dopo che lo hai girato, lo pronuncerai Senz’ugual). D’altro canto odio Alex. Per almeno due motivi: mi batte quasi sempre a Scarabeo e un giorno mi ha prestato la sua bicicletta e dopo pochi metri il sellino si è tolto di botto… così io sono rimasto in vita solo grazie ai lunghi anni di esercizi con Carla Fracci e Marco Pantani. Ho deciso che questi sentimenti contraddittori mi consentivano di collocarmi alla “giusta distanza” per parlare del libro.

(*) questa recensione è stata pubblicata su leggilanotizia.it

(**) la biblioteca centrale di Imola, città dove risiedono i due autori.

 

ANDREA PAGANI MI HA POI SCRITTO:

Caro Daniele

[…] ti confesso di avere qualche perplessità sul taglio della tua recensione; naturalmente ti ringrazio molto per il tempo che ci hai dedicato e per lo stile brillante, leggero, divertente che hai usato.

Tuttavia, perdona la franchezza (del resto conosco la tua intelligenza critica e sono certo prenderai le mie osservazioni con benevola apertura), non ho particolarmente apprezzato la scelta di stile e di argomentazione che hai dato.

Mi spiego.

Il lavoro che Alex ed io abbiamo cercato di fare, in quasi 15 anni di chiacchiere e stesure, esula assolutamente dalla storia personale di Alex: l’idea era di realizzare un romanzo di formazione, una storia universale, una vicenda che raccontasse il complesso cammino di un ragazzo, dall’adolescenza all’età adulta. Forse è un’ambizione un po’ altisonante e elevata, ma ci abbiamo provato.

Non è un caso, ad esempio, che Momar si trovi quasi “per caso” catapultato nell’ impegno politico; per caso in Francia a fianco di Lotta Operaia; per caso dentro un movimento civile di lotta contro il colonialismo. Il motore iniziale che lo muove, da Dakar in Francia, come probabilmente ogni ragazzo di 15 anni, è quello di inseguire la ragazza che gli piace, Aby. Tutto questo non ha nulla a che fare con la storia privata di Alex: non esiste una Aby nella sua vita, Alex non è andato a Parigi in cerca di lei, Alex non è andato a Verdun nel cimitero dei senegalesi morti nella prima e seconda guerra mondiale, Alex non ha seguito i corsi universitari di Arlette; eccetera.

Abbiamo cercato di impostare la vicenda anche da un punto di vista “investigativo”, seguendo alcuni modelli di una detection sentimentale, dove il protagonista si muove alla ricerca della ragazza che gli piace, di un mistero che la circonda, e si trova catapultato nelle idee dell’impegno politico quasi casualmente, per poi abbracciarle con convinzione, ma sempre con dubbi, senza sapere cosa fare, se imbracciare le armi o se lavorare di diplomazia.

Questa era, secondo noi, la forza, e forse il motivo di interesse e originalità, del libro, che non vorrebbe essere didascalico, una guida turistica, una prevedibile storia di cronaca di viaggio ma appunto ha l’ambizione (forse presuntuosa…) di essere un romanzo: storia di fantasia e realtà, spunto di riflessione per tutti…

Il nostro desiderio era di prendere spunto da episodi della vita di Alex, soprattutto legati alla sua infanzia e adolescenza, per raccontare una condizione esistenziale universale di emigrazione, di integrazione, di ricerca di identità, di formazione, di amicizia, di impegno civile, di coscienza etica.

Ecco perchè nella figura di Momar entrano (se vogliamo fare una confessione tecnica personale, ma è una confidenza che poco importa alla resa dei conti della narrazione) molti elementi della vita di Alex, ma anche qualche elemento della mia vita (ad esempio del mio rapporto coi genitori) e forse anche elementi della vita di persone che abbiamo conosciuto o addirittura elementi dei personaggi della letteratura (i personaggi ad esempio di Jean-Claude Izzo, come nella trilogia di Montale). Ma questo non ha importanza. Non ha importanza, cioè, a nostro parere, stringere una diretta conseguenzialità privata Alex-Andrea-Momar-Izzo ecc.

Ho l’impressione invece che la tua recensione riporti tutto il ragionamento su un piano personale, amicale, domestico, fra te e Alex, con aneddoti privati sulla bicicletta, su episodi della vostra conoscenza, sui vostri episodi di amicizia, il gioco del Risiko, ecc ecc… Capisco che la tua onesta e brillante intenzione era di sviluppare un discorso simpatico, dirottando il ragionamento sulla conoscenza personale, ma ho anche l’impressione (perdona la franchezza) che questo non abbia centrato il valore del nostro impegno intellettuale, o almeno, per un lettore che non conosca il romanzo, non abbia sottolineato i temi universali che avevamo intenzione di raccontare. Non a caso, nel tuo slancio personale di amicizia, hai indicato in più passaggi come autori del libro Alex e Andrea, non seguendo quindi le indicazioni di ordine alfabetico, presenti nella copertina del libro, svelando quindi inconsapevolmente l’atteggiamento amicale con cui hai letto il romanzo.

Come abbiamo raccontato durante la presentazione, il nostro lavoro – cominciato 15 anni fa, con alcune interruzioni – si è concentrato negli ultimi tre anni molto intensamente, ma è frutto di 15 anni di amicizia e di elaborazione intelettuale, ed è stato caratterizzato da un costante tentativo di sollevare il dato biografico in una dimensione generale, mettendo al centro alcuni noccioli tematici universali.

Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato.

Andrea

UNA MIA BREVISSIMA RISPOSTA

Grazie Andrea, capita che chi scrive e chi legge abbiano idee diverse. Si va avanti, per fortuna. Tutti i libri hanno molti sentieri di lettura, io ne ho scelto uno; forse ero di fretta e tornerò indietro a vedere dove conducono altri bivi dove magari ho girato troppo rapidamente. Il romanzo (sì, avevo capito che era tale) comunque è assai bello e spero molte persone lo leggano.

Per finire in caciara. Il mio amico Severo De Pignolis – nomen omen, dicevano i latini – mi fa notare che in ordine alfabetico la A di Alex precede la A di Andrea; certo la P di Pagani viene prima della S di Sarr ma sono le complicazioni degli alfabeti terrrestri. Ah, un altro amico (Horny) mi tira “per la giacchetta” e detta queste 11 parole: le differenze fra Risiko e Scarabeo sono notevoli, provare per credere.

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Ciao Daniele, grazie di nuovo per il tempo che hai dedicato al libro e per la serietà del tuo impegno. Davvero grazie. Tengo solo a fare una precisazione sulla questione dell’ordine alfabetico.
    Se leggi attentamente la mia risposta ho scritto: «Non a caso, nel tuo slancio personale di amicizia, hai indicato sempre in più passaggi come autori del libro Alex e Andrea, quindi col nome di battesimo, non seguendo quindi le indicazioni di ordine alfabetico, presenti nella copertina del libro, svelando quindi inconsapevolmente l’atteggiamento amicale con cui hai letto il romanzo».
    Era esattamente questo che intendevo: nella copertina del libro, in modo professionale, come si usa fare fra autori non conosciuti di persona, si segue l’ordine alfabetico del cognome: quindi Pagani-Sarr.
    Il fatto che, invece, tu abbia impostato tutta la recensione sui nomi di battesimo (Alex e Andrea) e quindi abbia letto il libro in una forma amicale, ti ha poi portato, per l’appunto, a non seguire le indicazioni di ordine alfabetico, presenti nella copertina del libro, denudando quindi, inconsapevolmente, la chiave di lettura privata con cui probabilmente hai affrontato il testo. Secondo me l’aspetto, diciamo, debole del punto di vista era solo questo.
    Tutto qui.
    Scusa per la precisazione.
    Grazie di nuovo
    Un abbraccio
    Andrea

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