Argentina: l’idrovia della discordia

Su una delle vie navigabili più estese dell’America latina si combatte una battaglia tra I sostenitori della nazionalizzazione e quelli della privatizzazione. A fine luglio scadono I termini della concessione alla multinazionale belga Jan de Nul ed alla sua omologa argentina Emepa S.A. A vincere sarà ancora il profitto?

di David Lifodi

La via navigabile Paraná-Paraguay appartiene, dagli anni Novanta, ad un’impresa belga. Il corridoio naturale di trasporto fluviale, più noto come Hidrovía Paraná-Paraguay, rende possibile il commercio tra i porti argentini, brasiliani, boliviani, paraguayani e con l’Oceano Atlantico.

La principale porta di ingresso e di uscita del commercio estero di Buenos Aires, oltre ad essere un fattore determinante per il Mercosur, rappresenta anche una fonte di sviluppo economico, ma, al tempo stesso, si configura come esempio lampante delle privatizzazioni di cui ha goduto la multinazionale Jan de Nul, insieme all’argentina Emepa, la cui concessione è stata via via prorogata da presidenti molto diversi da loro, da Carlos Menem a Eduardo Duhalde fino a Cristina Fernández de Kirchner.

L’ Hidrovía Paraná-Paraguay si presenta inoltre come un nodo strategico della sovranità territoriale e alimentare latinoamericana e, in particolare, di quella argentina. L’Unión de Trabajadores y Trabajadoras de la Tierra, il Movimiento Nacional Campesino Indígena e la Federación de Cooperativas Federadas hanno espresso più volte la propria preoccupazione perché il fiume Paraná di fatto è rimasto nelle solite poche mani, quelle dei gruppi di potere miliardari che accumulano ogni giorno guadagni e ricchezze adattandosi al modello estrattivista e agroindustriale sul transito fluviale lungo le province costiere di Misiones, Formosa, Corrientes, Chaco, Entre Ríos, Santa Fe e Buenos Aires.

Secondo il Centro de Estudios Agrarios, dal 1995 Jan de Nul è coinvolta in molteplici episodi di corruzione che, nel 2001, si sono trasformati in una condanna. Il progetto Hidrovía Paraná-Paraguay fu realizzato il 29 aprile 1993, quando l’allora presidente Carlos Menem decise di stanziare i fondi per dragare il tratto argentino del fiume. Fu in quella circostanza che nacque il consorzio Hidrovía S.A., contro il quale i circa 500 lavoratori dell’impresa hanno condotto numerose battaglie per veder riconosciuti i loro diritti.

Di recente, l’attuale presidente argentino Alberto Fernández ha promosso la creazione di un Consiglio federale dell’ Hidrovía nonostante la Costituzione nazionale sostenga che la legislazione in materia di navigazione risponda al potere centrale. Quanto agli stati che, insieme all’Argentina, si occupano della gestione del corridoio fluviale, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay guardano con favore al progetto soprattutto per i vantaggi che ne derivano a livello economico, ma soprattutto tutti concordano nel proseguire con la privatizzazione.

A questo proposito risulta essere molto complicata la posizione dello stesso presidente Alberto Fernández e di alcuni settori del kirchnerismo, quest’ultimi convinti che l’Hidrovía Paraná-Paraguay debba rimanere in mano ai privati.

Lo scorso aprile la concessione della via fluviale ai belgi di Jan de Nul e agli argentini di Emepa S.A., riuniti sotto le insegne del consorzio Hidrovía S.A., è stata rinnovata fino alla fine di luglio per proseguire nelle opere di “modernizzazione, ampliamento e attività di dragaggio”, ma a rimanere con il cerino in mano rischia di essere il governativo Frente de Todos, dove diversi settori del kirchnerismo hanno opinioni molto diverse sul futuro, ma soprattutto sulla gestione, della via navigabile.

A fine luglio si conoscerà il destino del corridoio fluviale, in bilico tra un’ulteriore privatizzazione ed un ritorno nella mani dello Stato. A vincere sarà ancora una volta il mercato?

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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