Black Mirror, un pizzico di fantascienza

Lo specchio nero della realtà quotidiana, come una serie tv racconta il “quasi oggi”

di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia

Vivi. Respira. Senti il profumo. Una gamma completa di ricordi, l’aggiornamento della tua memoria costerà meno di una tazza di caffè al giorno e potrai avere un back-up di trent’anni gratuito. Basta solamente una piccola anestesia locale e il gioco è fatto. Perché i tuoi ricordi valgono una vita!” recita lo spot che introduce il terzo episodio della prima stagione della serie tv britannica “Black Mirror”.
Una serie a dir poco sorprendente, antologica, ogni episodio autoconclusivo, iniziata il 4 dicembre 2011 in Inghilterra su Channel 4; in Italia l’abbiamo vista a partire dal 2012 su Sky Cinema.
Creata e prodotta da Charlie Brooker per i tipi di Endemol, “Black Mirror” è percorsa da un inquietante filo conduttore, ovvero l’invasività e la pericolosità della tecnologia nella vita quotidiana delle persone, utilizzando in ogni episodio un aspetto estremizzato delle tecnologie moderne.
E la serie vi allude fin dal titolo, quel “Black Mirror”, lo specchio nero, o lo schermo nero, dei dispositivi TV, Tablet e Smartphone, i quali generano angoscia quando sono spenti, quasi a sottolineare il vuoto delle anime in una società ipertecnologica, che annienta l’individuo in ogni modo.
Nel terzo episodio, “Ricordi pericolosi”, assistiamo a una ipotesi singolare: ogni persona, infatti, ha installato dietro l’orecchio un sistema in grado di registrare ogni immagine captata attraverso l’occhio del suo portatore, consentendo poi di rivivere ogni ricordo di questa gigantesca “libreria” semplicemente proiettandolo contro una data superficie, andando avanti o indietro con un telecomando.
Conseguenze? Ogni ricordo getta sempre più in paranoia le persone, fino a creare vere e proprie psicosi, visto che nessuno riesce più a dimenticare, o a rimuovere, ricordi dolorosi e perturbanti.
Il cinema mette in luce la sua estremizzazione: la vita diventa un film ossessivo, dove ognuno di noi ricorda forzatamente nel suo essere protagonista di una vicenda senza fine.
L’ ipotesi non è di certo originale: valga almeno “Ricordiamo per voi” di Philip K. Dick, da cui è stato tratto il film “Atto di forza”. Ma è la modalità del racconto e soprattutto la denuncia sociale a far assurgere questo singolo episodio a vera chicca per ogni intenditore di fantascienza e non solo.
La serie tv, accostabile per tematiche a mostri sacri come “Ai confini della realtà” del compianto Rod Serling, potrebbe essere tranquillamente considerata filosofica: non casualmente, poiché la fantascienza stessa è il genere più filosofico in circolazione, in quanto riflette criticamente per ragionamenti simbolici sull’impatto che le tecnologie hanno nella vita reale.
Lo sviluppo del pensiero critico porta a considerare come la società crei simulacri per controllare la vita degli individui, i quali, persi nell’illusione della realtà, vagano in preda alla confusione. Solo una scelta coraggiosa quale cambiare completamente sguardo e staccarsi dai marghingegni, permette di vedere come la realtà si presenta nella sua verità.
Alla fine le immagini non sono altro che copie delle copie, come affermava Platone, il perdersi dietro a esse porta a smarrire il senso del bello e del giusto, e a condurre le nostre anime a percorrere il sentiero della Notte, costituito dall’illusorietà.
Ecco dunque come “Black Mirror” svela l’inganno gettando una luce nera, portando la gente a riflettersi negli schermi spenti, quando la tecnologia molla la presa sulla percezione e la coscienza, lasciando l’individuo solo con il proprio vuoto.
Non è un caso che, mai come ora, la vita delle persone sia scandita dalla televisione, da pubblicità, da bufale social (e dei grandi media) che molti scambiano per vere, come dimostrano le numerose condivisioni virali.
Solo il pensiero critico può aiutarci a uscire dal sentiero della Notte, termine molto caro al filosofo eleate Parmenide, per metterci davanti alla verità fattiva delle cose, le quali sono e non possono non essere, contrariamente alle immagini televisive, che sono ma alla fine non esistono.
Non tutto ciò che è falso è necessariamente una menzogna” afferma uno dei personaggi dell’episodio, mettendo in luce quanto anche un falso possa sembrare vero, se a dirtelo sono gli altri.
“Black Mirror”, di cui consiglio caldamente la visione, consta adesso di due stagioni e ora che Netflix ne ha acquisito i diritti avrà una terza stagione.
Che aspettate? Immergetevi nello specchio nero della realtà quotidiana ma che il vostro sguardo si posi su ciò che va oltre alle droghe tecnologiche dello sguardo.

NOTA DELLA BOTTEGA

Dopo qualche acciacco torna in bottega Melodia: evviva. Questo sarebbe un pezzo da Marte-dì ma anche da “Ci manca(va) un Venerdì” però non esistendo un (non)giorno di mezzo…

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Daniele Barbieri

    con notevole (ma proprio noteeeeeeeeeeeevole) ritardo ho visto finalmente i primi due episodi di “Black Mirror”: davvero ben fatti su quell’incerto confine fra oggi e domani; giusto un minuto fa (anche meno: un secondo) è il passato ma già fra mezzo minuto (anzi fra mezzo secondo) è domani.

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