Come potevano Matteo e Luca…?

Rileggendo «Contact» di Carl Sagan: seconda parte (*)

 

Carlsagan

«Sua madre le chiese di frequentare il corso biblico. Mentre suo padre, uno scettico sulle religioni rivelate, era stato vivo non si era mai parlato di corsi biblici. […] per amore e per pietà verso sua madre acconsentì.

Così per un intero anno Ellie partecipò alle regolari discussioni di un gruppo in una chiesa vicina. Era una delle rispettabili sette protestanti, immune da sregolato evangelismo […] Lesse attentamente quelle che sembravano le parti più importanti del Vecchio Testamento, cercando di superare ogni pregiudizio. Immediatamente riconobbe che c’erano due differenti e contraddittorie storie della creazione nei primi due capitoli della genesi […] Le storie di Lot e delle sue figlie, di Abramo e Sarah in Egitto, del fidanzamento di Dinah, di Giacobbe ed Esaù la riempirono di stupore […] Nel santo libro non c’era una parola di protesta contro tali oltraggi. Invece, a quanto pareva, i crimini venivano approvati, addirittura lodati.

[…] Desiderava ardentemente una discussione, un’illuminazione […] o almeno una spiegazione del perché quei delitti non venissero condannati dall’autore o dall’Autore. Ma doveva restar delusa. La moglie del ministro temporeggiava. […]

Quando arrivarono al Nuovo Testamento, il turbamento di Ellie crebbe. Matteo e Luca ricostruivano l’albero genealogico di Gesù risalendo fino a re David. Ma per Matteo c’erano 28 generazioni fra David e Gesù; per Luca 43. I due elenchi non avevano quasi nessun nome in comune. Come potevano Matteo e Luca essere entrambi il Verbo di Dio? […]

Riferì alla madre dispiaciuta che aveva fatto del suo meglio ma neppure con gli argani l’avrebbero trascinata a un altro corso biblico».

Chi leggerà tutto il romanzo incontrerà (nel decimo capitolo) uno scontro memorabile fra Ellie, ormai adulta, e due guru religiosi. Un libro nel libro.

(*) Sto rileggendo, con crescente entusiasmo «Contact» (del 1985, pubblicato in italiano l’anno dopo; da qui, cioè dalla traduzione di Fabrizio Ascari, traggo tutte le citazioni) e avevo preparato queste tre piccole puntate di ec-citazioni ma siccome la blottega è sempre stra-piena non sapevo dove/quando postarle. Giunge opportuno (si fa per dire) il febbrone di Mauro Antonio che lascia scoperta gran parte del suo mercoledì: di certo lui non me ne vorrà se lo rimpiazzo con Carl Sagan e anzi queste pagine lo aiuteranno a guarire più in fretta. Foooooorse vi chiederete perché ho scelto queste tre ec-citazioni parallele invece del nucleo centrale del romanzo? Beh uno dei motivi spero sia chiaro: così magari vi vien voglia di leggerlo o rileggerlo. Pochi giorni fa mi diceva Sergio che ha visto pochi bei film di fantascienza e che uno era «Contatc» (di Zemickis con una grande Jodie Foster); concordavo con lui e l’ho stupito dicendogli che il romanzo è ancora più bello. [db]

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Andrea ET Bernagozzi

    ATTENZIONE SPOILER!!! Continuo il bombardamento film vs romanzo.

    Nel libro, se non rammento male, c’è una discussione scientifica sulla possibilità che la nostra possa essere l’unica forma di vita intelligente nel cosmo. Se la statistica sembra suggerire che ce ne possano essere altre dato che l’universo è grandissimo, qualcuno fa notare che ciò non implica affatto che sia probabile che ci siano civiltà aliene. Infatti dal big bang sarebbero stati prodotti solo idrogeno e un po’ di elio, elementi leggeri. Ma il corpo umano, la Terra, il Sole sono composti anche da elementi più pesanti. Da dove arrivano? Dalla prima generazione di stelle, formate da idrogeno e elio primordiali, che hanno fatto al loro interno la fusione nucleare e poi si sono spente, per esempio esplodendo come supernova. In questi processi si sono formati gli elementi più pesanti. Questi, liberati nello spazio dopo la fine delle stelle progenitrici, sono divenuti le nebulose da cui è nata la seconda generazione di stelle, come il Sole. I pianeti del Sistema Solare si sono formati dagli avanzi di questa miscela di idrogeno e elio dal big bang, elementi dalla fusione nucleare, resti di supernova: quindi una miscela più ricca di quella uscita dal big bang. L’essere umano è formato da quelle stesse sostanze, per questo dire che “siamo figli delle stelle” non è solo una citazione di Alan Sorrenti, ma un fatto scientifico.

    Però c’è un però. Perché si formassero le stelle l’universo doveva essere abbastanza freddo così che le particelle si potessero unire e restare insieme: un atomo oggi, un atomo domani, et voilà la stella. Perché si raffreddasse si doveva espandere. Perché si espandesse doveva esserci un certo rapporto tra la spinta iniziale e la materia presente del cosmo che, con l’attrazione gravitazionale, a questa spinta si opponeva. Da questo rapporto dipende anche per quanto tempo l’espansione poteva andare avanti e conveniva che fosse un tempo lungo, perché per la sequenza “big bang –> prima generazione di stelle –> seconda generazione di stelle con elementi pesanti –> noi” ci vogliono miliardi di anni. Ne segue che per avere anche *una sola forma di vita intelligente*, la nostra, serviva un universo con tot materia, tot energia, in espansione per tot tempo. Quindi il fatto che l’universo sia grande non porta di per sé alla conclusione che ci possano essere altre civiltà aliene. Nel film una battuta ricorrente della protagonista è che se non ci fossero gli extraterrestri “sarebbe uno spreco di spazio”. No!!! Quello spazio è necessario per avere anche solo l’umanità a osservarlo, studiarlo, comprenderlo o comunque tentare di farlo.

    So che ho usato l’espressione “per avere questo serviva questo” che può far pensare al disegno intelligente: le cose sono andate così perché dovevano andare così perché questo era il progetto. Questo perché scrivo in diretta e si tratta di un commento in un blog, non un articolo scientifico. In realtà, scientificamente parlando, quel verbo servire o dovere indica l’ingegneria inversa: dato che siamo qui a guardare il cosmo e lo vediamo fatto in un certo modo, allora le cose sono andate più o meno così, si possono scartare ragionevolmente altre ipotesi, altrimenti non saremmo qui e l’universo non sarebbe fatto così. Quindi non è disegno intelligente, che aspira a avere dignità scientifica. Quello “spreco di spazio”, che magari è solo una battuta, ma è un motto del film, lo chiude quando la protagonista accoglie la visita guidata ai radiotelescopi del VLA, invece sa di teleologia, cioè di sequenza di eventi finalizzati a ottenere quel risultato e solo quello.

    Questa visione teleologica non andava bene già a chi, negli anni ’30 del XX secolo, per la prima volta propose in modo organico lo schema dell’esplosione iniziale, che poi sarebbe diventata la teoria del big bang. Pochi sanno che quel fisico, scienziato professionista che lavorava alla pari con Albert Einstein per capirci, veniva dal Belgio e si chiamava Georges Lemaitre ed era anche un prete cattolico. Einstein stesso non aveva saputo, forse voluto, trarre le conseguenze della sua teoria della relatività generale riguardo alla storia dell’universo: si accontentava della geografia. Fu un prete a farlo e se oggi si parla di evoluzione dell’universo lo dobbiamo soprattutto a lui — e altri studiosi, non è questa la sede per fare tutta la storia, comunque il momento in cui la comunità scientifica realizza nel suoi complesso che questa cosa torna è con Lemaitre.

    Se un prete cattolico negli anni ’30 ci teneva a sottolineare che l’evoluzione del cosmo descritta dalla scienza non aveva nulla a che fare con la teleologia, perché nel film fanno dire alla protagonista atea militante del 1997 quella frase che contraddice la visione scientifica e filosofica di Sagan? Che può non essere condivisa, ma è la sua, quella che dà forma al romanzo.

    Uhm, tutto questo se mi ricordo bene la discussione nel libro. Ora dibbì che lo sta ri-leggendo mi dirà se anche nel romanzo Ellie dice che senza altre forme di vista, un universo così vasto sarebbe un gran spreco di spazio… Ma se non è nel romanzo è in altri libri di Sagan.

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