Palestina: mobilitazione permanente in…
… in molte città. Qui alcuni testi per capire il “dietro le quinte” (anche italiano) del genocidio e dei cosiddetti accordi di pace.
UNA SPECIE DI INDICE (per favorire i frettolosi) DEL DOSSIER
–
- Giorgio Beretta spiega (su AltrEconomia) che di fatto a bombardare Gaza sono gli Usa.
- In edicola , edito dal settimanale Internazionale, un piccolo ma importante libro sui coloni istraeliani.
- ReCommon sul triangolo Eni-Israele-Leonardo.
- Franco Berardi: «A milioni abbiamo detto…»
- PeaceLink torna su Marwan Barghouti… che domani Israele non libererà
- Chris Hedges: «Il finto piano di pace di Trump»
- comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.
- Discorso di Greta Thumberg
- Daniela Galiè intervista Mohamad Zwahr.
- «Vogliamo la pace e… » da Connessioni Precarie
- Karim Metref: «Il 7 ottobre secondo mio padre»
- Amnesty International sugli accordi
- Mobilitazione per Anan Yaheesh, rinchiuso nel carcere di Melfi.
- Marina Forti racconta la lotta nei porti
- La propaganda di Israele si arma anche di recensioni
- Radio Città Fujiko intervista Ruba Salih.
- ancora sul rapporto di Francesca Albanese per l’Onu
- un articolo di Mario Sommella
Altro che Nobel: i dati mostrano che, di fatto, sono stati gli Stati Uniti a bombardare Gaza
di Andrea Siccardo per Altreconomia — 10 Ottobre 2025
Il prodotto più esportato da Washington a Tel Aviv nei primi sette mesi di quest’anno – fonte Dipartimento del Commercio americano – sono state bombe e granate (davanti a diamanti e aerei). Una piccola ma significativa parte rispetto ai 21,6 miliardi di dollari di aiuti militari Usa al Governo Netanyahu tra ottobre 2023 e settembre 2025. L’analista Giorgio Beretta spiega perché il presidente Trump andrebbe perseguito.
Due giornalisti premi Pulitzer. Un lavoro d’indagine durato anni. Centinaia d’interviste a militari, politici, giudici e agenti dei servizi israeliani. Decine di documenti portati alla luce.
L’impunità dei coloni, di Mark Mazzetti e Ronen Bergman, con la traduzione di Davide Lerner, è l’inchiesta definitiva sulla radicalizzazione della destra religiosa ebraica, il racconto di come – grazie alla protezione della polizia, del sistema giudiziario e della politica – è riuscita a conquistare le istituzioni d’Israele.
È il primo libro di Extra Large, la nuova collana dei tascabili di Internazionale, pensata per far conoscere a lettori e lettrici reportage, inchieste, articoli e racconti di grande qualità narrativa e giornalistica ma troppo lunghi per essere pubblicati sul settimanale. Il progetto grafico è di Mark Porter.
L’impunità dei coloni è un volume di 72 pagine, formato tascabile, in vendita a 8 euro in tutte le edicole e a 4,99 nelle principali librerie online.
Mentre scriviamo è iniziato da poche ore il cessate il fuoco a Gaza e il nostro pensiero va a questo accordo delicatissimo, sperando che la tregua diventi la fine del massacro, la fine del genocidio.
Nelle ultime settimane, in strada e insieme a milioni di persone, abbiamo manifestato per la pace ma soprattutto per la giustizia e se sulla prima siamo davvero tutte e tutti (pubblicamente) d’accordo, sulla seconda le interpretazioni potrebbero essere “diverse”. Per questo è importante rimanere osservatori attenti e critici e la domanda che ti facciamo oggi è:
PERCHÉ IL NOSTRO GOVERNO TACE SUL GENOCIDIO?
Una delle risposte l’abbiamo trovata nel rapporto della Relatrice Speciale dell’Onu Francesca Albanese sull’economia del genocidio: i governi sono silenti anche perché tante aziende dei paesi che rappresentano hanno un ruolo attivo e traggono lauti profitti dalla barbarie in atto in Palestina.
Lo scorso 5 ottobre, durante il Rumore Festival di Fanpage, Francesca Albanese è tornata a fare nomi e cognomi: Leonardo ed ENI. Entrambe società partecipate dallo Stato con circa il 30 per cento delle quote: la prima continua a fornire aiuti militari alle forze israeliane, al netto degli equilibrismi verbali dell’ex ministro dell’Ambiente e ora amministratore delegato Roberto Cingolani, la seconda esplora i fondali del mare antistante Gaza e fornisce greggio all’occupazione israeliana. Riavvolgendo il nastro del tempo emergono dei fatti rilevanti.
IL VIDEO è sul sito di ReCommon o su quello di FanPage
Il 29 Ottobre 2023 un consorzio guidato dal Cane a sei zampe si aggiudica 6 nuove licenze di esplorazione di gas offshore nel mar Mediterraneo, il 62% delle quali si trova all’interno della Zona economica esclusiva palestinese secondo il diritto internazionale. Sulla vicenda è calato un imbarazzante silenzio sia dei media che delle istituzioni.
Nel giugno del 2024, ENI stringe un accordo con Ithaca Energy, allora controllata per l’89% dalla israeliana Delek Group, nella lista nera dell’ONU per operazioni nei Territori Palestinesi occupati illegalmente
Nell’agosto del 2024, dal Centro Olio Val d’Agri (COVA), in provincia di Potenza, parte una spedizione di 30mila tonnellate di greggio destinata proprio ai porti israeliani. Il COVA è il cuore della produzione petrolifera in Italia di ENI. Anche questa notizia ha una certa eco solo sui media britannici.
NON C’È PACE SENZA GIUSTIZIA
Dal 2012 ci battiamo per la difesa dei diritti umani, della salute delle persone e del pianeta
su ENI e vel-ENI cfr in “bottega” Eni-Israele: perchè è necessario continuare la lotta
A milioni abbiamo detto No al genocidio Ora a milioni dobbiamo dire No al riarmo https://francoberardi.substack.com/p/a-milioni-abbiamo-detto-no-al-genocidio
BARGHOUTI, L’INCOMODO (ripreso da PeaceLink)
Leader tra i più popolari durante la seconda intifada, Barghouti è considerato dai palestinesi il simbolo della resistenza all’occupazione: il suo carisma ha preoccupato in passato Abu Mazen che l’ha lasciato in cella quando Ehud Olmert aveva offerto di lasciarlo andare. Perché l’ex primo ministro israeliano è convinto — e come lui anche capi dei servizi segreti — che il prigioniero più celebre possa essere il leader in grado di unire le fazioni (lo ha fatto in carcere), di contrastare Hamas, soprattutto con lui — sostiene anche chi l’ha arrestato — si potrebbe trattare un accordo di pace verso la nascita dello Stato palestinese.
La concessione sta bene a Netanyahu che procede con la strategia di indebolire l’Autorità Palestinese, non vuole fare regali ad Abu Mazen, che a 89 anni è forse pronto ad accettare la concorrenza di Barghouti libero per le strade, meno disposti a cedere sono i fidati consiglieri della sua corte alla Muqata di Ramallah.
Quando lunedì — se tutto va come previsto — gli ostaggi potranno tornare a casa dopo oltre due anni, dalle prigioni usciranno 250 detenuti: è vero che la maggior parte appartiene a Fatah, ma Hamas ha fatto in modo di lasciare in cella gli avversari politici più duri come Jamal Rajoubche si è scontrato con il gruppo proprio perché sostenitore della soluzione dei due Stati.
Chi è Marwan Barghouti, il leader palestinese che Israele non libererà (e perché né Hamas né i vertici di Fatah spingono davvero per riaverlo) | Corriere.it
Discorso di Greta Thumberg dopo il rilascio.
https://www.facebook.com/reel/1450062606215457
CHRIS HEDGES – IL FINTO PIANO DI PACE DI TRUMP
Non ci sarà pace a Gaza. Solo la temporanea assenza di guerra.
di Chris Hedges – 11 ottobre 2025
Non mancano i piani di pace falliti nella Palestina Occupata, tutti con fasi e tempistiche dettagliate, che risalgono alla presidenza di Jimmy Carter. Finiscono tutti allo stesso modo. Israele ottiene inizialmente ciò che vuole, nell’ultimo caso il rilascio degli ostaggi israeliani rimasti, mentre ignora e viola ogni altra fase fino a quando non riprende i suoi attacchi contro il popolo palestinese.
È un gioco sadico. Una Giostra di Morte. Questo cessate il fuoco, come quelli del passato, è una pausa pubblicitaria. Un momento in cui al condannato viene permesso di fumare una sigaretta prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco.
Una volta rilasciati gli ostaggi israeliani, il Genocidio continuerà. Non so quanto presto. Speriamo che il Massacro di Massa venga ritardato di almeno qualche settimana. Ma una pausa nel Genocidio è il massimo che possiamo aspettarci. Israele è sul punto di svuotare Gaza, che è stata praticamente annientata da due anni di bombardamenti incessanti. Non ha intenzione di fermarsi. Questo è il culmine del Sogno Sionista. Gli Stati Uniti, che hanno fornito a Israele la sbalorditiva cifra di 22 miliardi di dollari (18,9 miliardi di euro) in aiuti militari dal 7 Ottobre 2023, non chiuderanno il loro oleodotto, l’unico strumento che potrebbe fermare il Genocidio.
Israele, come sempre, incolperà Hamas e i palestinesi per non aver rispettato l’accordo, molto probabilmente un rifiuto, vero o falso, di disarmare, come richiesto dalla proposta. Washington, condannando la presunta violazione di Hamas, darà a Israele il via libera per continuare il suo Genocidio per realizzare la fantasia di Trump di una Riviera di Gaza e di una “zona economica speciale” con il trasferimento “volontario” dei palestinesi in cambio di token digitali. (I token digitali sono unità di valore o diritti che esistono su una registro digitale e possono rappresentare beni, servizi, proprietà o diritti di accesso.)
Della miriade di piani di pace elaborati nel corso dei decenni, quello attuale è il meno serio. A parte la richiesta che Hamas rilasci gli ostaggi entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco, manca di dettagli e di tempistiche imposte. È pieno di clausole che consentono a Israele di abrogare l’accordo. Ed è proprio questo il punto. Non è concepito per essere una via praticabile verso la pace, cosa che la maggior parte dei dirigenti israeliani comprende. Il quotidiano israeliano più diffuso, Israel Hayom, fondato dal defunto magnate dei casinò Sheldon Adelson per fungere da portavoce del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e paladino del Sionismo Messianico, ha intimato ai suoi lettori di non preoccuparsi del Piano di Trump perché è solo “retorica”.
Israele, in un esempio tratto dalla proposta, “non tornerà nelle aree da cui si è ritirato, finché Hamas applicherà pienamente l’accordo”.
Chi decide se Hamas ha “pienamente attuato” l’accordo? Israele. Qualcuno crede nella buona fede di Israele? Ci si può fidare di Israele come arbitro obiettivo dell’accordo? Se Hamas, demonizzato come gruppo terroristico, si oppone, qualcuno lo ascolterà?
Com’è possibile che una proposta di pace ignori il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024, che ha ribadito che l’Occupazione israeliana è illegale e deve cessare?
Come può non menzionare il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione?
Perché ci si aspetta che i palestinesi, che hanno diritto, secondo il Diritto Internazionale, alla lotta armata contro una Potenza Occupante, si disarmino, mentre Israele, la Forza Occupante illegalmente, non lo fa?
Con quale autorità possono gli Stati Uniti istituire un “governo di transizione temporaneo”, il cosiddetto “Consiglio per la Pace” di Trump e Tony Blair, mettendo in discussione il diritto palestinese all’autodeterminazione?
Chi ha dato agli Stati Uniti l’autorità di inviare a Gaza una “Forza Internazionale di Stabilizzazione”, un termine educato per indicare l’Occupazione straniera?
Come dovrebbero i palestinesi accettare l’imposizione di una “barriera di sicurezza” israeliana ai confini di Gaza, a conferma che l’Occupazione continuerà?
Come può una proposta ignorare il Genocidio e l’annessione progressiva della Cisgiordania?
Perché Israele, che ha distrutto Gaza, non è tenuto a pagare indennizzi?
Cosa dovrebbero pensare i palestinesi della richiesta contenuta nella proposta di una popolazione di Gaza “deradicalizzata”? Come ci si aspetta che ciò venga realizzato? Campi di rieducazione? Censura generalizzata? Riscrittura del curriculum scolastico? Arresto degli imam colpevoli nelle moschee?
E che dire della retorica incendiaria abitualmente utilizzata dai leader israeliani che descrivono i palestinesi come “bestie” e i loro bambini come “piccoli serpenti”?
“Tutta Gaza e ogni bambino di Gaza dovrebbero morire di fame”, ha annunciato il Rabbino israeliano Ronen Shaulov. “Non ho pietà per coloro che, tra qualche anno, cresceranno e non avranno pietà per noi. Solo una stupida Quinta Colonna, un odiatore di Israele, ha pietà per i futuri terroristi, anche se oggi sono ancora giovani e affamati. Spero che muoiano di fame, e se qualcuno ha un problema con quello che ho detto, è un problema suo”.
Le violazioni israeliane degli accordi di pace hanno precedenti storici.
Gli Accordi di Camp David, firmati nel 1978 dal Presidente egiziano Anwar Sadat e dal Primo Ministro israeliano Menachem Begin, senza la partecipazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), portarono al Trattato di pace Egitto-Israele del 1979, che normalizzò le relazioni diplomatiche tra Israele ed Egitto.
Le fasi successive degli Accordi di Camp David, che includevano la promessa da parte di Israele di risolvere la Questione Palestinese insieme a Giordania ed Egitto, di consentire l’autogoverno palestinese in Cisgiordania e a Gaza entro cinque anni e di porre fine alla costruzione di colonie israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, non furono mai attuate.
Gli Accordi di Oslo del 1993, firmati nel 1993, videro l’OLP riconoscere il diritto di Israele all’esistenza e Israele riconoscere l’OLP come legittima rappresentante del popolo palestinese. Tuttavia, ciò che seguì fu l’indebolimento dell’OLP e la sua trasformazione in una forza di Polizia Coloniale. Gli Accordi di Oslo II, firmati nel 1995, dettagliarono il processo verso la pace e la creazione di uno Stato Palestinese. Ma anch’essi non ebbero successo. Stabilirono che qualsiasi discussione sugli “insediamenti” ebraici illegali sarebbe stata rinviata fino ai colloqui sullo status “definitivo”. A quel punto, il ritiro militare israeliano dalla Cisgiordania Occupata avrebbe dovuto essere completato. L’autorità di governo era pronta a essere trasferita da Israele all’Autorità Nazionale Palestinese, presumibilmente temporanea. La Cisgiordania fu invece suddivisa nelle Aree A, B e C. L’Autorità Nazionale Palestinese aveva un’autorità limitata nelle Aree A e B, mentre Israele controllava tutta l’Area C, oltre il 60% della Cisgiordania.
Il diritto dei rifugiati palestinesi a tornare nelle terre storiche che i coloni ebrei avevano loro sottratto nel 1948, quando fu creato Israele, un diritto sancito dal Diritto Internazionale, fu rinunciato dal presidente dell’OLP Yasser Arafat. Ciò alienò immediatamente molti palestinesi, soprattutto quelli di Gaza, dove il 75% della popolazione è costituito da rifugiati o discendenti di rifugiati. Di conseguenza, molti palestinesi abbandonarono l’OLP a favore di Hamas. Edward Said definì gli Accordi di Oslo “uno strumento di resa palestinese, una Versailles palestinese” e criticò aspramente Arafat definendolo “il Pétain dei palestinesi”.
I ritiri militari israeliani previsti dagli Accordi di Oslo non hanno mai avuto luogo. C’erano circa 250.000 coloni ebrei in Cisgiordania quando fu firmato l’Accordo di Oslo. Oggi il loro numero è aumentato ad almeno 700.000.
Il giornalista Robert Fisk ha definito Oslo “una farsa, una menzogna, un trucco per indurre Arafat e l’OLP ad abbandonare tutto ciò che avevano cercato e per cui avevano lottato per oltre un quarto di secolo, un metodo per creare false speranze al fine di indebolire l’aspirazione a diventare uno Stato”.
Israele ha rotto unilateralmente l’ultimo cessate il fuoco di due mesi il 18 marzo di quest’anno, lanciando attacchi aerei a sorpresa su Gaza. L’ufficio di Netanyahu ha affermato che la ripresa della campagna militare era una risposta al rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi, al rifiuto delle proposte di estensione del cessate il fuoco e ai suoi tentativi di riarmo. Israele ha ucciso più di 400 persone nell’assalto iniziale notturno e ne ha ferite oltre 500, Massacrando e ferendo persone nel sonno. L’attacco ha fatto naufragare la seconda fase dell’accordo, che avrebbe visto Hamas rilasciare gli ostaggi maschi rimasti in vita, sia civili che soldati, in cambio di uno scambio di prigionieri palestinesi e dell’istituzione di un cessate il fuoco permanente, insieme all’eventuale revoca del blocco israeliano su Gaza.
Israele ha condotto attacchi sanguinari su Gaza per decenni, definendo cinicamente i bombardamenti “Falciare l’Erba”. Nessun accordo di pace o cessate il fuoco ha mai ostacolato questo processo. Questo non farà eccezione.
Questa sanguinosa saga non è finita. Gli obiettivi di Israele rimangono immutati: l’espropriazione e la Cancellazione dei palestinesi dalla loro terra.
L’unica pace che Israele intende offrire ai palestinesi è la pace eterna.
Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per il Dallas Morning News (Notizie del Mattino di Dallas), l’Osservatorio Scientifico Cristiano e la Radio Pubblica Nazionale. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato ai Premi Emmy On Contact.
traduzione: La Zona Grigia
FONTE: https://chrishedges.substack.com/p/trumps-sham-peace-plan?
https://www.facebook.com/photo/?fbid=1147008000866288&set=a.416564163910679
IL FPLP – FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA – SCENDE IN CAMPO
di Alfredo Facchini (*)
Il Fronte – bene ricordarlo – è un’organizzazione marxista-leninista rivoluzionaria, laica e antisionista, nata nel 1967, che unisce la lotta di liberazione nazionale alla lotta di classe contro l’imperialismo.
Il comunicato prende in esame il cosiddetto piano Trump per un cessate il fuoco e, a mio avviso, segna una svolta, non solo tattica, ma profondamente politica.
Come ho scritto in altre occasioni non spetta a me giudicare la giustezza delle prese di posizione della Resistenza. Spetta solo a loro e al popolo palestinese.
La fase che si apre è decisiva. Il Fronte chiama all’unità e a una strategia palestinese libera da padrini stranieri e ricatti occidentali. Nessun commissariamento: Gaza deve restare in mani palestinesi, fondata sulla legittimità di chi ha resistito.
È un messaggio netto contro l’idea di una Palestina addomesticata. Il cessate il fuoco è solo una tappa. La Palestina non è sola: in un mondo che si sta lentamente risvegliando. Università occupate, piazze che gridano ceasefire now, popoli che riconoscono nel destino palestinese il proprio specchio. Il cessate il fuoco è, dunque, solo un passaggio.
Comunicato stampa del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – 09/10/2025
«Il raggiungimento dell’accordo di cessate il fuoco e avviarne la prima fase è un risultato significativo e il primo passo di un lungo cammino verso la fine delle sofferenze del nostro popolo. È tempo che il genocidio finisca. È il frutto della leggendaria fermezza (Sumud) dimostrata da Gaza e dal nostro popolo palestinese, degli enormi sacrifici dei martiri, dei feriti e dei prigionieri, e della tenacia della coraggiosa resistenza che ha affrontato l’aggressione fino a questo momento.
Rendiamo omaggio al nostro popolo, sia in patria che all’estero, e ai nostri martiri, feriti, prigionieri e dispersi, che hanno incarnato le più belle immagini di sacrificio e tenacia. Il nostro popolo ha sopportato ciò che nessun altro popolo ha sopportato e, nonostante la distruzione, i massacri e la fame, l’occupazione sionista ha fallito nel raggiungere i suoi obiettivi e non ha raccolto altro che delusione, vergogna e isolamento.
Dall’inizio dell’aggressione fino alla firma dell’accordo, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha continuato i suoi sforzi senza interruzione, in coordinamento con tutte le forze palestinesi, arabe e islamiche, per raggiungere il momento in cui sarà fermata la macchina da guerra. Il Fronte rimarrà al fianco del nostro popolo durante questa fase difficile e cruciale della sua storia, continuando a sostenere la sua fermezza e la sua lotta fino al raggiungimento dei suoi obiettivi nazionali.
Apprezziamo profondamente gli sforzi dei nostri fratelli in Egitto, Qatar, Turchia e in tutti gli altri paesi arabi e islamici, così come le posizioni e le azioni delle nazioni e dei popoli liberi del mondo che hanno respinto la continuazione dei massacri e hanno cercato di fermarli, i cui sforzi hanno contribuito al raggiungimento di questo accordo. Apprezziamo in particolare la ferma posizione dell’Egitto nel respingere lo sfollamento e sostenere la fermezza del nostro popolo sulla sua terra.
L’accordo attuale ha superato i “no” e gli obiettivi sionisti. È l’unica opzione praticabile nelle circostanze attuali e il suo successo dipende dal rispetto dello stesso da parte dell’occupazione sionista e dalle chiare garanzie USA che impediscano ogni procrastinazione. Il nostro obiettivo ora è continuare a lavorare per porre fine una volta per tutte al genocidio, ottenere un ritiro completo dalla Striscia di Gaza, rompere l’assedio e porre fine alle sofferenze del nostro popolo.
Stiamo lavorando con tutte le organizzazioni palestinesi, con contributo egiziano, per avviare un dialogo nazionale globale che apra un nuovo orizzonte per la costruzione di una strategia palestinese unitaria basata sui principi e sui diritti storici del nostro popolo, per affrontare la fase successiva e ricostruire le nostre istituzioni nazionali in base a partenariato associativo e collegiale per affrontare tutte le sfide.
Rifiutiamo la tutela straniera e affermiamo che l’amministrazione di Gaza deve essere puramente palestinese, con la partecipazione araba e internazionale alla ricostruzione e al recupero.
Il mondo oggi è al nostro fianco e sostiene il nostro diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Il movimento globale deve continuare a perseguire l’occupazione e i suoi leader anche dopo il raggiungimento dell’accordo di cessate il fuoco, affinché la Palestina possa rimanere viva nella coscienza mondiale fino alla fine dell’occupazione»
(*) https://www.facebook.com/alfredo.facchini
Sumud: vivere e raccontare la Palestina
Intervista a Mohamad Zwahra, giornalista e regista palestinese, membro dello Young Journalists Committee e del Palestinian Journalists Syndicate. Nato e cresciuto ad Al-Ma’sara, uno dei villaggi simbolo della resistenza popolare nonviolenta a sud di Betlemme, ha trasformato le sue radici contadine in un’azione di testimonianza attraverso il cinema e il giornalismo
https://www.dinamopress.it/news/sumud-vivere-e-raccontare-la-palestina/
Vogliamo la pace e qualcosa di più
Un accordo è stato raggiunto tra Hamas e Israele. Le bombe che sono state lanciate incessantemente per due anni sulle donne e gli uomini, le bambine e i bambini di Gaza dovranno finalmente tacere. A Gaza la notizia è stata accolta da grida di gioia, anche se l’IDF non ha ancora posto fine ai suoi attacchi. È la gioia di chi vuole vivere e non ha smesso di pretendere libertà anche nel mezzo della distruzione. Ci uniamo a quella gioia, dopo avere reclamato la fine del genocidio con gli occhi puntati su Gaza insieme a milioni di persone che hanno inondato le piazze, scioperato e manifestato la forza di un rifiuto. Ma dobbiamo domandarci quale ‘pace’ permette o promette l’accordo patrocinato da Trump, quale ‘pace’ è quella imposta da chi, sulla striscia di Gaza e in Cisgiordania, intende fare affari sulla pelle di coloro che sono sopravvissuti. …continua a leggere
https://www.connessioniprecarie.org/2025/10/09/vogliamo-la-pace-e-qualcosa-di-piu/
https://www.amnesty.it/accordo-tra-israele-e-hamas-il-nostro-commento/
Abbiamo appena appreso che Anan Yaheesh, partigiano palestinese attualmente recluso nel carcere di Melfi, continua lo sciopero della fame iniziato lo scorso 4 ottobre. Le Reti per la Palestina di Basilicata invitano a partecipare al presidio di solidarietà che si terrà sotto il carcere di Melfi, in via Lecce, lunedì 13 ottobre a partire dalle ore 15,30.
Fermare Israele un container alla volta
di Marina Forti
https://www.internazionale.it/notizie/marina-forti/2025/10/07/genova-portuali-fermare-israele-un-container-alla-volta
La propaganda di Israele si arma di recensioni. Campagna d’odio contro locali pugliesi e lucani che espongono bandiere palestinesi
https://lespresso.it/c/attualita/2025/10/8/propaganda-recensioni-negative-contro-locali-pugliesi-lucani-matera-monopoli-locorotondo-bari-bandiere-palestinesi/57476
Accordo Israele-Hamas per il cessate il fuoco, Tel Aviv rispetterà i patti?
Con intervista a Ruba Salih.
https://www.radiocittafujiko.it/accordo-israele-hamas-per-il-cessate-il-fuoco-tel-aviv-rispettera-i-patti/
ANCORA SU FRANCESCA ALBANESE
Cartography of a Genocide
https://www.youtube.com/live/FeQpT9z3yao
Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio
https://www.youtube.com/watch?v=4yBpt4c8-RE
Traduzione italiana del Rapporto di Francesca Albanese, da Pressenza
https://cdn77.pressenza.com/wp-content/uploads/2025/07/Rapporto-Francesca-Albanese-def.pdf
Tregua reale, pace fragile: cosa c’è davvero nell’accordo su Gaza e dove può rompersi
di Mario Sommella (**)
(**) è su «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com
Per le immagini la “bottega” è debitrice a Vincenzo Apicella, Mauro Biani, Gianluca Costantini, Vauro, all’archivio di Anbamed (l’agenzia che spesso vi raccomandiamo) e a quello della Global Sumud Flottilla.