(ri)visti da Francesco Masala – due bei film italiani di Marco Bechis e Luigi Comencini, visibili online, e uno (sconosciuto?) film argentino con Daniel Day Lewis, insieme all’ultimo film italiano in sala, di Stefano Odoardi
Delitto d’amore – Luigi Comencini
una storia d’amore nella nebbia di Milano, fra Nullo (Giuliano Gemma) e Carmela (Stefania Sandrelli), giovani e belli, operai e timidi, con poche parole.
è anche un film sul lavoro, la fabbrica, l’inquinamento, le malattie sul lavoro, in quegli anni i lavoratori alzavano la voce, e Luigi Comencini li ascoltava.
film triste, che rappresenta bene l’incomunicabilità di due mondi costretti a convivere, e, d’altronde, non c’è niente da ridere.
un film da (ri)vedere, un esempio di cinema impegnato, senza essere mai noioso, anzi…
non perdetevelo, se volete vedere una bella e tormentata storia d’amore .
opera prima di Marco Bechis, ambientata in Patagonia, una specie di nuovo mondo, terre di frontiera, per i coloni, immensi terreni da recintare, durante e dopo l’estinzione forzata dei nativi indigeni (un altro genocidio, da non dimenticare).
una famiglia sfigata, come sono quelle degli emigrati, padre, figlio e figlia, sono costretti a recintare il terreno che hanno usato, ma senza certificati di proprietà formalizzati, perché cominciano ad arrivare gli avvoltoi, nel loro caso inglesi, per accaparrarsi le terre (per esempio, anche i Benetton, maledetti!, hanno recintato territori grandi come una nazione europea, per esempio).
il padre Harvey Logan, di origine scozzese, lotta per la “sua” terra, e i figli Eva e Juan sopravvivono, come possono.
Eva vorrebbe fuggire, Juan segue il padre, è una vita sempre al limite, precaria e terribile.
visto in sala alla presenza dell’autore, che alla fine del film ha risposto alle curiosità del pubblico.
il film racconta di alcuni fatti relazionati alla materia oscura, quella parte della natura che non è decifrabile, come pure alcune parti oscure della mente umana.
ci sono varie citazioni, naturalmente, per esempio quel monolite sotto il Gran Sasso (che ricorda Kubrick).
la fotografia, per essere un film sulla materia oscura, è forse troppo luminosa, e la sceneggiatura lascia qualcosa di non detto, ma un po’ di sforzo dello spettatore ci vuole, o no?
questo gran film dell’altro mondo l’avevo visto su Fuoriorario, all’inizio degli anni novanta, un viaggio in Patagonia (qui è in inglese con sottotitoli in spagnolo)
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