Il 31 ottobre 2002 muore Raf Vallone, partigiano…
…o calciatore, forse giornalista, avvocato, attore. Di sicuro antifascista.
di Benigno Moi
“accade che Vallone fosse selezionato per il campionato mondiale di calcio studentesco che si svolgeva a Berlino nel 1939. Era un anno terribile, quello. Il nazismo minacciava l’Europa e il mondo, e in Italia il fascismo aveva già applicato le leggi razziali che avevano costretto l’allenatore del Torino, l’ebreo Ernesto Egri Erbstein, ad andarsene ramingo con una moglie malata e due figlie. Vallone era molto amico dell’ungherese Egri, ammirava la sua filosofia (“Quando un giocatore riceveva la palla, il suo compito era finito, perché doveva subito creare un’occasione per qualche compagno…”) e scendendo in campo a Berlino il pensiero del “maestro” doveva essergli ben presente. “Arrivammo in finale contro la Germania – mi raccontò Vallone qualche anno fa – e fu subito chiaro che i tedeschi “dovevano” vincere. Hitler si era annessa l’Austria da poco e doveva dimostrare al mondo la propria superiorità in ogni campo. L’arbitro si mise praticamente al servizio della Germania e ci fece perdere con delle decisioni clamorose. Mi ricordo che alla fine della partita tutta la squadra italiana si è messa in fila e gli ha sputato in faccia con un sincronismo perfetto. Ed è stato in quella occasione che ho deciso di ritirami dal calcio…”
Leoncarlo Settimelli, da l’Unità del 1° novembre 2002
Quando Raf Vallone muore l’Unità, il quotidiano allora ormai non più organo di partito e diretto da Furio Colombo e Antonio Padellaro, dedica due pagine all’attore, con articoli di Alberto Crespi, Carlo Lizzani, Leoncarlo Settimelli, Renato Nicolini. E non poteva essere diversamente dato che Raf Vallone (pur non essendo comunista, ma bravo come riconobbe Togliatti) fu per anni capo redattore della pagina culturale dell’Unità torinese, chiamato al giornale dall’allora direttore Davide Lajolo. Vi rimase sino a quando fu chiamato da Giuseppe De Santis ad interpretare, con Silvana Mangano, Doris Dowling e Vittorio Gassman, Riso amaro, il film che gli cambiò la vita e gli fece lasciare il giornalismo (fu sostituito in quel ruolo da Italo Calvino, che fu mandato dal giornale a seguire sul set la realizzazione del film).
La realizzazione del film fu una storia nella storia, anche per i tanti intellettuali e personaggi famosi che ci passarono. De Santis (assieme a Carlo Lizzani) andò a cercare Vallone che, sulle pagine dell’Unità, aveva pubblicato delle inchieste da lui fatte proprio sulle mondariso piemontesi, e durante quei colloqui decise di affidargli uno dei ruoli da protagonista. La realizzazione del film aveva coinvolto molte maestranze di area comunista, per via anche del fatto che i servizi dell’Unità furono fra gli ispiratori del film. Il set stesso fu frequentatissimo da vari intellettuali, a cominciare da Cesare Pavese. Allo stesso tempo per girare le scene in risaia vennero usate le tenute di Gianni Agnelli, pure lui spesso sul set, come tanti ammaliato dall’esordiente Silvana Mangano. A fotografare il set ci passò pure Robert Capa, il fotoreporter reduce dall’aver documentato lo sbarco in Normandia e la risalita delle truppe alleate dalla Sicilia su per la Penisola.1
Da allora Vallone si dedicò quasi esclusivamente al cinema e al teatro, ma le attività di giornalista e calciatore non furono le uniche che praticò e abbandonò. Laureato in Filosofia e in Giurisprudenza esercitò brevemente anche la professione di avvocato (con poca fortuna in quel caso, pare).
Raffaele, Antonio, Mario, Andrea, Redento Vallone2 studente calabrese a Torino
Raffaele Vallone nonostante la formazione prettamente torinese, vi arrivò quando aveva circa dieci anni da Tropea, il centro calabrese sul Mar Tirreno dove nacque e dove verrà poi sepolto. A Torino, città d’origine del padre, avvocato, frequenta il Liceo Classico e poi si laurea in Filosofia e in Giurisprudenza, con professori del calibro di Luigi Einaudi e Leone Ginzburg, che lo fanno appassionare alla letteratura e ai classici, ma senza mai abbandonare l’altra sua grande passione giovanile, il calcio.
Raffaele Vallone mezzala
La sua carriera calcistica, benché interrotta a 25 anni per i motivi indicati in premessa, lo portò a disputare una quarantina di partite in serie A, quasi esclusivamente col Torino, con cui vince uno scudetto giovanile e la Coppa Italia nel 1936, e conquista il secondo posto nel campionato 1938/39. E gioca anche nelle nazionali giovinali, come detto all’inizio. Inziò coi mitici “Balon Boys”, i reparti giovanili del Torino. Giocava come mezzala e coi Granata segnò anche alcuni gol importanti.
“(…) i derby tra il Torino e la Juventus erano (…) una lotta di classe, perché la squadra bianconera apparteneva agli Agnelli (…) quasi tutti i giocatori del Toro erano figli di operai e c’era una corrispondenza familiare tra il campo e la tribuna”. da lasinistraquotidiana
Intervista del 1993 a Raf Vallone sui suoi esordi di calciatore nel Torino: https://www.youtube.com/watch?v=DzsVupmccks https://www.torinofc.it/news/17/02/2025/1916_6173
Vallone partigiano, intellettuale e giornalista
Dopo la breve esperienza come avvocato fu arruolato per il servizio militare e fu allora che fu avvicinato da Vincenzo Ciaffi, il latinista appassionato di teatro come lui (Vallone aveva già calcato il palcoscenico e recitato, non accreditato, in due film di Goffredo Allessandrini, e dopo la guerra -proprio per la regia di Ciaffi- portò in palcoscenico Il testamento del soldato Woyzek di George Buchner).
Ciaffi era un dirigente di Giustizia e Libertà, e lo convinse ad entrare nelle fila delle resistenza come reclutatore di militanti antifascisti. Dopo poco tempo Vallone fu arrestato e, dopo l’interrogatorio in cui rivendicò il suo antifascismo, fu caricato su un treno per essere trasferito in Germania. Riuscì a scappare buttandosi dal treno nel Lago di Como gelato, beccandosi una pleurite (la leggenda narra con la complicità di un repubblichino che riconobbe in lui l’ex calciatore). Tornato a Torino riprese l’attività per Giustizia e Libertà, come reclutatore in città e coi partigiani nelle Langhe, dove conobbe Davide Lajolo, il partigiano comunista Ulisse, che lo convinse a scrivere per l’Unità, nonostante Vallone non fosse iscritto al Partito Comunista e fosse dichiaratamente anti stalinista. Continuò a scrivere per la terza pagina dell’Unità anche dopo la Liberazione, realizzando varie inchieste sul mondo del lavoro piemontese. E anche fra gli operai della FIAT il suo trascorso da calciatore, da calciatore del Toro – storica squadra rivale della Juventus degli Agnelli, gli agevolò non poco il suo lavoro d’inchiesta. In quegli anni conobbe e frequentò buona parte del mondo culturale torinese allora vivacissimo, da Pavese a Calvino.
https://www.anpi.it/biografia/raffaele-vallone
icsaicstoria.it raf-vallone-il-partigiano-che-sfuggi-alle-ss-e-non-era-un-film
lasinistraquotidiana.it/raf-vallone-dalla-serie-a-al-cinema-passando-per-la-resistenza
Raf Vallone, l’attore e il divo internazionale
Proprio dalle sue inchieste sulle mondine De Santis trasse, se non lo spunto, sicuramente molto materiale per la sua idea di un film ambientato nel mondo delle mondariso. Cercò e incontrò Vallone, con la mediazione diCesare Pavese e, durante quelli incontri in preparazione della sceneggiatura, il registra scoprì le qualità attoriali del giornalista-avvocato-calciatore-partigiano Vallone, arruolandolo per uno dei ruoli principali del film, quello del sergente Marco Galli.
Il film, che mischiava romanzo popolare e neorealismo, ebbe un successo enorme, anche fuori dall’Italia, e fu sopratutto il film che fece conoscere tre attori che avrebbero avuto un enorme successo negli anni successivi, Silvana Mangano, Vittorio Gassman e, appunto, Raf Vallone.
La storia di Raf Vallone attore, di cinema, teatro, televisione, sia in Italia che in Francia prima, e negli Stati Uniti poi, da Non c’è pace fra gli ulivi sino a Il Padrino, passando per capolavori assoluti come Cuori senza frontiere, Il cammino della speranza, Teresa Raquin, La ciociara, Uno sguardo dal ponte, Il Cardinale, sino alla partecipazione a Il leone del deserto.. Decine di film da protagonista o da comprimario, sempre apprezzato da registi e colleghi. E colleghe, perché Vallone fu molto amato, stimato e corteggiato, dalle attrici con cui lavorò, dalla Mangano alla moglie di una vita Elena Varzi, conosciuta sul set di Il cammino della speranza; Sophia Loren, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Annie Girardot, Lea Massari, Claudia Cardinale… O da quelle con cui non ha lavorato ma lo hanno conosciuto, Marlene Dietrich, o che lo andavano a vedere e sentire in teatro per corteggiarlo, come fece Brigitte Bardot per alcune serate di seguito.
Il teatro di Vallone che, dopo gli amori giovanili, tornò ad essere la sua cifra più significativa, è segnato sopratutto dalla sua interpretazione, prima in Francia e poi in Italia, di Uno sguardo dal ponte, il dramma di Arthur Miller. Miller ne apprezzava tanto l’interpretazione al punto da accettarne anche la variazione del finale proposta dall’attore, e da volerlo pure per la versione cinematografica che ne fece Sidney Lumet nel 1962.
A me piace anche ricordare il lavoro che portò sul palcoscenico con la Cooperativa Teatro di Sardegna, L’amore nel tempo, un recital di poesie d’amore da Saffo a Montale. La poesia, altro grande amore di Vallone, che recitava a memoria Garcia Lorca e Catullo in latino.
Passò anche per gli sceneggiati televisivi, che fecero storia nei primi anni della televisione RAI, fra cui Il mulino del Po, senza rinunciare alla scrittura (fu critico cinematografico per La Stampa, e scrisse una sua autobiografia, L’alfabeto della memoria, con Franco Sepe e Lizzani).3
https://www.mymovies.it/persone/raf-vallone/2843/
fondazionecsc.it-vallone-un-divo-anomalo-nel-centenario-della-nascita
Il mulino del Po, sceneggiato su Raiplay: https://www.raiplay.it/programmi/ilmulinodelpo-losceneggiato
“Raf Vallone, uomo di cultura, amico di Pavese e Picasso, si spense all’età di 86 anni il 31 ottobre 2002 nella clinica Villa Pia a Roma.” da Sinistra quotidiana qui
“Le innumerevoli vite
di un uomo straordinario”: rivistacontrasti Vallone-fino-alla-fine-dei-giorni
NOTE
2 Come risulta all’atto di nascita https://www.icsaicstoria.it/dizionario/vallone-raf/
3 “Ovvero quando un grande attore decide di aprire la stanza dei ricordi… Noto al grande pubblico per i suoi trascorsi cinematografici, Raf Vallone racconta le grandi passioni che da sempre hanno animato la sua vita: dall’avventura calcistica alle prime recite teatrali nella Torino antifascista, dal giornalismo al debutto nel cinema, che subito fa di lui un divo, e poi gli incontri con alcuni dei personaggi indimenticabili di questo secolo, come Sartre, Camus, Picasso, Dietrich, Miller, Malaparte, Pavese e Pasolini.
Proposti in ordine alfabetico secondo una formula originale e accattivante, i frammenti di vita che Vallone ci comunica superano la pagina che li contiene, per diventare testimonianza esemplare di un’avventura umana intensa ed avvincente. Il libro è completato inoltre da alcune poesie di Catullo tradotte da Vallone e contiene un inedito di cui il mondo del cinema aveva parlato per anni: un soggetto cinematografico scritto dallo stesso Vallone per un film con Marcello Mastroianni, poi mai realizzato. Davvero un bel libro.” https://www.libreriagremese.it/libro/alfabeto-della-memoria/















