Messico: guerra sporca contro Claudia Sheinbaum

Una vera e propria campagna di fake news è volta screditare la candidata progressista che sfiderà, nelle presidenziali del prossimo 2 giugno, Xóchitl Gálvez, esponente della destra liberista. A due mesi dalle elezioni, le contraddizioni di Sheinbaum, tra militarizzazione e aspetti controversi della Quarta Trasformazione obradorista e il pericolo del ritorno a Los Pinos di una destra autoritaria.

di David Lifodi

A due mesi dalle presidenziali che si terranno in Messico il prossimo 2 giugno, la campagna elettorale di Claudia Sheinbaum e Xóchitl Gálvez è entrata definitivamente nel vivo e si registrano i primi colpi bassi. Di certo c’è che, per la prima volta, il Messico avrà una donna alla guida del paese, ma nonostante le contraddizioni di Morena (Movimiento Regeneración Nacional) su molti aspetti, tipiche dell’obradorismo, Claudia Sheinbaum è decisamente preferibile a Xóchitl Gálvez, sostenuta dalla destra panista, priista e perredista, riunita sotto le insegne dell’alleanza “Fuerza y Corazón por México”.

Contro Claudia Sheinbaum, candidata a Los Pinos per la coalizione “Sigamos Haciendo Historia” (Morena, Partido del Trabajo e Partido Verde Ecologista), è in atto una vera e propria guerra di disinformazione che Contralinea definisce come “propaganda negra” nell’articolo Noticias falsas y propaganda ‘negra’ contra Sheinbaum es violencia política: CNDH.

La guerra mediatica scatenata nei confronti della candidata progressista è cresciuta nei toni, tanto da essere definita come “narco-candidata”. Il rapporto Informe sobre violencia política para la protección y defensa del derecho a la democracia, curato dalla Comisión Nacional de los Derechos Humanos (Cndh) e che si riferisce al periodo 15 febbraio – 1° marzo 2024, si riferisce alle notizie che dilagano in rete in cui si parla di “attentati contro la democrazia nel paese” nel caso in cui la Sheinbaum risulti vincitrice delle presidenziali. Sempre la Cnhd mette in guardia sulla guerra sporca contro la candidata di “Sigamos Haciendo Historia”, riferendosi soprattutto alle accuse rivolte alla campagna presidenziale del presidente uscente, Andrés Manuel López Obrador (Amlo), presuntamente finanziata dal narcotraffico secondo un copione già utilizzato più volte dal Perù alla Bolivia.

L’utilizzo di trolls è stato confermato anche da Julián Macías, fondatore del portale Pandemia Digital, che ha denunciato una vera e propria campagna di diffamazione contro Sheinbaum condotta soprattutto sul canale social X. In questo contesto, spiccano le fake news diffuse a piene mani da agenzia private come CLS Strategies e Atlas Network, le stesse che cercano di destabilizzare in ogni modo i governi di sinistra in America latina. Anche la rivista Siempre! scommette sulla paura al solo scopo di generare il caos nel paese, diffondendo notizie che definiscono le prossime presidenziali come “le più sanguinose della storia” in un paese già fiaccato da una violenza sempre più dilagante.

Nel 2021, insiste Siempre!, i cartelli del narcotraffico hanno sostenuto Morena e nel 2024 si adopereranno per aiutare la sua candidata a sedersi sulla poltrona presidenziale. Notizie del genere, veicolate soprattutto tramite i media commerciali con il sostegno dei conglomerati economici del paese, puntano sul malessere sociale (violazione dei diritti umani, bassi salari, mancanza di opportunità lavorative) allo scopo di favorire la campagna elettorale di Xóchitl Gálvez, la candidata delle destre che punta molto sulla questione della sicurezza e sull’urgenza di costruire nuove carceri. Del resto, la polarizzazione della campagna elettorale è ciò che vuole “Fuerza y Corazón por México”.

Claudia Sheinbaum, 61 anni, nel gabinetto di Amlo fin da quando, nel 2000, l’attuale presidente era capo del Governo di Città del Messico, ha sempre mantenuto un legame molto stretto con Obrador. Della stessa età è anche la sua sfidante, Xóchitl Gálvez che, proprio nel medesimo periodo, aveva ottenuto dal Forum di Davos il riconoscimento come una dei cento leader globali del futuro.

Xóchitl Gálvez è espressione classica della destra latinoamericana: ha già dichiarato che non si farà alcun problema nell’utilizzare la forza ogni volta che sarà necessario, richiamandosi più volte al termine “mano dura”, come molti altri esponenti dell’ultradestra continentale prima di lei, e riferendosi apertamente all’utilizzo dell’esercito. “Non aver risposto alla violenza con la violenza ha fatto venir meno l’onorabilità dell’Esercito messicano”, ha spiegato la candidata di “Fuerza y Corazón por México”, facendo tornare alla mente il sinistro ricordo del panista Felipe Calderón che giustificava massacri e violazioni dei diritti umani come “danni collaterali” quando aveva deciso di sfidare il crimine organizzato sul suo stesso terreno.

Su questo aspetto, purtroppo, Sheinbaum eredita la militarizzazione obradorista e, almeno a livello dialettico, sembra anche’essa guardare con troppa simpatia alle Forze armate, peraltro spesso decisive nell’orientare le presidenziali in tutta l’America latina, tanto da proporre un rafforzamento della Guardia nazionale ed evitare di pronunciarsi, almeno per ora, sulla strage dei normalistas di Ayotzinapa del 26 settembre 2014.

In un paese caratterizzato dalle forti disuguaglianze sociali, Claudia Sheinbaum garantisce che non sarà ostaggio di alcun potere politico, economico o straniero, imputando alla sua avversaria la storica sottomissione delle destre agli Usa, ma soprattutto dovrà tener fede al compito che ha dichiarato più volte, quello di un esecutivo non influenzato da corruzione e impunità, mantenendosi alternativa al neoliberismo nel segno di quell’umanesimo messicano che ha permesso al paese, sotto Amlo, di essere rispettato in tutto il mondo.

La protezione dell’ambiente, la sovranità alimentare, il diritto all’acqua e, ovviamente, la battaglia affinché le donne messicane non siano più vittime di violenza rappresentano alcuni degli assi portanti del piano di Sheinbaum, ma tutto ciò mal si concilia con la difesa a spada tratta della 4T (Quarta Trasformazione) obradorista che, tra le altre cose, ha il controverso progetto del Tren Maya la cui direzione è diametralmente opposta a quella del Messico sostenibile a cui la candidata progressista spesso si richiama.

Infine, sul voto, peserà molto anche la posizione dei popoli indigeni e dei movimenti sociali, stretti tra il timido progressismo di Claudia Sheinbaum e la destra dura e pura di Xóchitl Gálvez.

Leggi anche: Il Messico della “Quarta Trasformazione”

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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