Messico: i desaparecidos del Michoacàn

di David Lifodi

Le sparizioni forzate in Messico rappresentano ogni giorno di più uno dei principali problemi per un paese senza né pace né giustizia sociale. Spesso si parla di soprusi e violenze di ogni tipo in Chiapas, Guerrero, nello stato di Oaxaca e al confine con gli Stati Uniti, pattugliato ogni giorno di più, tuttavia merita parlare anche della situazione del Michoacàn, dove la società civile, a partire dai giornalisti, è sotto assedio dei narcos, dell’esercito, ma anche delle milizie auto-organizzate, le Autodefensas, i cui obiettivi restano, per certi aspetti, incerti e non ben definibili.

I dati in possesso del Comité por las Personas Desaparecidas en Michoacàn non lasciano spazio ad interpretazioni. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati almeno 54 casi di sparizioni forzate, mentre nel 2015 ne sono stati accertati ben 1.194. Come se non bastasse, segnala l’organizzazione Artículo 19 nel suo Informe Especial sobre Desaparición y Desaparición Forzada, nel corso degli ultimi dodici anni, sono scomparsi 23 giornalisti. Sia gli operatori dell’informazione sia i cittadini comuni divenuti desaparecidos, in passato avevano già ricevuto minacce e, per quanto riguarda i giornalisti, avevano scoperchiato la corruzione dilagante nello stato e le attività criminali delle forze del (dis)ordine. Di fronte allo strapotere del crimine organizzato e delle istituzioni, spesso complici, la Corte interamericana per i diritti umani raccoglie le denunce, ma è quasi paralizzata nella sua azione. Ci sarebbe bisogno di una legge specifica dello Stato messicano, ma in questa sorta di democratura in cui si è trasformato il paese, chi si trova sulla linea del fuoco può solo sperare di non trovarsi, per quanto riguarda il Michoacàn, nei municipi della zona di Tierra Caliente, quali Arteaga, Tepalcatepec, Buenavista e Coalcomán. Le autorità definiscono le sparizioni come “fatti isolati”, ma il numero dei desaparecidos è cresciuto soprattutto a seguito della fallimentare guerra al narcotraffico dichiarata dal precedente inquilino di Los Pinos, Felipe Calderón. Come nell’Argentina dei militari, la frase ricorrente dei familiari della persona scomparsa è dónde està, evidenzia l’associazione Hasta Encontrarlos, una tra quelle più impegnate in Michoacàn sul tema delle sparizioni. Paradossalmente, è bene ricordare che nel Michoacàn la scomparsa delle persone, fino a non molto tempo fa, non era considerata un delitto e, di conseguenza, né si indagava come si sarebbe dovuto né i responsabili venivano perseguiti a dovere, nonostante la questione delle sparizioni divenisse ogni giorno più rilevante dal punto di vista sociale e umano. Al limite, si poteva parlare di “privazione illegale della libertà”, ma solo a seguito di un percorso umiliante. Ad esempio, nel caso in cui veniva denunciata la scomparsa del coniuge, in primo luogo doveva essere dimostrata l’innocenza del desaparecido o desaparecida, sfidando una serie di luoghi comuni da parte delle autorità che avrebbero dovuto indagare, del genere, “nessun problema, sarà solo andato con l’amante”, e via di questo passo. Nonostante la visita del Papa in febbraio, caratterizzata da una forte denuncia per quanto sta accadendo in Michoacàn, sono gli stessi vertici della Chiesa locale a nicchiare sul tema, non a caso, alla denuncia del 2014 di padre Gregorio López Gerónimo, che attribuiva la crescita delle sparizioni alla guerra fallimentare contro i narcos nella zona di Terra Caliente, non ne sono seguite altre. È così che, mentre La Nueva Familia e i Los Justicieros, i principali cartelli della droga, spadroneggiano senza alcun problema, il neonato gruppo armato Insurgencia por el Rescate Institucional y Social (Iris) promette di fare giustizia contro narcotrafficanti e ben 18 nuclei di Autodefensas combattono per comandare in alcune zone dello stato, a rimetterci è la popolazione civile. Le Autodefensas, sorte nell’ambito della cosiddetta Nuova Forza Rurale patrocinata dal governo federale e nate in teoria per combattere, anch’esse il narcotraffico, spesso hanno finito per essere identificate, per i loro modi spicci e le dichiarazioni ambigue, come gruppi d’ispirazione paramilitare interessati solo ad occupare militarmente il territorio, al contrario delle polizie comunitarie composte da contadini e indigeni, ad esempio quella del Guerrero capeggiata da Nestora Salgado, contro la quale si sta accanendo il governo messicano che la costringe a rimanere in carcere. E così, in questa situazione sociale assai complessa, non si hanno più notizie di Daniel Ramos Alfaro, il giovane di 20 anni maestro comunitario del Consejo Nacional de Fomento Educativo, sparito nel nulla il 2 ottobre 2013, o di Maria Mariscal Magaña e Maribel Martínez Martínez, quest’ultime con ruoli istituzionali in due municipi del Michoacàn. Infine, ai i familiari dei desaparecidos finiscono, paradossalmente, per essere colpevolizzati: a loro è vietato accedere ai servizi sociali e ai programmi del governo perché, se scompaiono, significa che sono legati al narcotraffico.

Questo è il ritratto del Michoacàn, dove l’impunità dilaga e lo Stato messicano , una volta di più, è assente.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *