Per zia Ursula KLG e per chi (conoscendola) l’amerà

Tre msg, un testo di Daniela Guardamagna e qualche consiglio di lettura

Alla bottega sono arrivati tre msg (che più diversi non si può: per età, legami con la fantascienza, posizioni “politiche” ecc) concordi nel chiedere «qualcos’altro (“molto di più”) per meglio inquadrare Ursula K. Le Guin». Fermo restando che il modo migliore per relazionarsi con (zia) Ursula è… leggere ciò che ha scritto, consiglio al trio di acquistare l’ultimo numero di «A rivista anarchica» (sì, caro Pietro: in sostanza UKLG era proprio anarchica ma nulla impedisce di farci una tesi sopra; anzi… poi mandaci una copia) perché c’è un bel dossier; anche se non dovrei dirlo perché l’ho curato io. Invece qui sotto (care Francesca e Sandra) trovate un’altra donna, cioè Daniela Guardamagna, che indaga sul “fantasy” di zia Ursula.[db]

La magia femminile e l’abbattimento del muro

Il lungo testo (qui sotto un estratto) di Daniela Gusrdamagna viene così presentato dalla rivista «Anarres» (*): «L’articolo pone a confronto gli ultimi due volumi del ciclo di Earthsea con i precedenti quattro romanzi. Sia Tales from Earthsea sia The Other Wind approfondiscono da un lato la componente femminista, dall’altro la metafisica “non-religiosa” derivata dal taoismo. In un confronto aperto con la prospettiva della morte (letterale e metaforica), risulta sempre più impellente la necessità di rifiutare ogni forma di chiusura ed esclusione».

1. La nascita del ciclo di Earthsea

La cosiddetta Trilogia di Earthsea, che secondo molti, inclusa chi scrive, meglio rappresenta il mondo fantastico dell’autrice insieme a The Left Hand of Darkness, è bizzarramente proposta dagli editori a Ursula Le Guin come un’opera per ragazzi (“dai dodici anni in su”).

Earthsea è nato alla fine degli anni Sessanta come una trilogia, e in alcune situazioni editoriali viene ancora presentato come tale; i primi testi, e i più noti, sono A Wizard of Earthsea (1968), The Tombs of Atuan (1970), The Farthest Shore (1972).  Quasi vent’anni dopo, il ciclo si è espanso, con Tehanu, del 1990, poi con Tales from Earthsea (2001) e The Other Wind (settembre 2001).

Introducendo il quinto volume del ciclo, Tales from Earthsea, Le Guin scrive pirandellianamente che con gli anni Earthsea è cambiata: “a mere glimpse at the place told me that things had been happening there while I wasn’t looking. […] A good deal about Earthsea, about wizards, about Roke Island, about dragons, had begun to puzzle me” (Foreword, in Tales xiii). I miti che non cambiano, scrive, sono “commodified fantasy”, miti di plastica, commercializzabili e vendibili, con le ambiguità “sanitized” (xiv), le difficoltà predigerite. È abbastanza chiaro a quali operazioni commerciali Le Guin si riferisca: poco problematiche, in effetti, e poco fertili se non nella sua inconscia capacità mitopoietica di trasfigurarle, erano le spade laser con cui giocava mio figlio a sei anni.

Earthsea cambia; e ci si chiede quanto si tratti di un cambiamento intrinseco al luogo che si evolve per così dire naturalmente, quanto sia il punto di vista narrativo ad essere mutato (nei sei testi sono narrati anche un lontano passato e un vicino futuro rispetto ai primi tre, la visione è quindi temporalmente ampliata, la mitologia rielaborata e reinventata); quanto infine ci siano dei cambiamenti nella visione che ne ha l’autrice, e quindi chi legge.

Ci sono costanti: in tutto il ciclo, regnano i concetti chiave dell’Universo magico di Le Guin: la magia è un duro esercizio di dedizione e disciplina, le Parole (i Veri Nomi delle cose) sono uno strumento cardine, i miracoli non giungono facili e gratuiti ma modificano il tessuto dell’esistente, e vanno quindi operati con cautela; non si cerca il puro vantaggio pratico per se stessi, se non nel caso di alcuni stregoni minori, o pazzi, o malati; l’Equilibrio è centrale.

Ci sono invece elementi nuovi, e uno degli scopi di questa analisi è indagare in che misura si tratti di un’evoluzione interna ai testi, e quanto e come sia cambiata l’ottica dell’autrice.

2. I primi quattro romances

2.1.

A Wizard of Earthsea è il romanzo di formazione di Ged, protagonista dell’intero ciclo, insieme a Tenar-Ahra-Goha dal secondo volume. Nel Wizard l’Isola di Roke, dove si insegna e si apprende la magia, è il centro, è il Bene (insidiabile dal male al suo interno, ma di per se stessa benefica); è armonica, ed è centro di armonia. Il mondo di Earthsea è già fuor di sesto, perché manca un re sul trono di Havnor, ma l’armonia è garantita dal baluardo di Roke.

2.2

In The Tombs of Atuan, Roke è ancora il Bene; ne proviene Ged, ora Arcimago di Roke, potente e forte, anche se modesto, calmo e cauto nell’operare. Il mondo di Atuan, in cui questo testo è ambientato, è governato dagli Dèi Senza Nome, gli Old Powers di cui la protagonista Tenar-Arha è la sacerdotessa. Qui gli Old Powers sembrano essere il Male: “half sleeping, half awake” (129), gelidi e oscuri, non muoiono, e – come dice Ged – odiano la luce e la vita, “la breve, brillante luce della nostra mortalità”;  non sono dèi, “non meritano la reverenza di un’anima umana”, non hanno nulla da dare, e il solo potere che hanno è oscurare e distruggere (129-130). Sono il lato oscuro dell’essere. Se ovunque si dirà che la parola esiste solo nel silenzio, la luce nel buio, la morte nella vita,

pare chiaro che qui i poteri oscuri siano visti come totalmente negativi, siano “il male di vivere”: nelle parole di Ged, “il coniglio [che] strilla quando muore nel prato verde”, i pescecani nel mare, “la  crudeltà negli occhi degli uomini”.

2.3

In The Farthest Shore, Roke resiste, rocca isolata, allo sbriciolarsi del bene nel mondo: c’è disordine, la magia “non tiene”, i maghi dimenticano le parole del Vero Linguaggio, c’è una falla nel tessuto del mondo: è perché si sta sconvolgendo l’equilibrio di morte e vita, perché un mago pazzo, sconfitto solo provvisoriamente da Ged, ha scoperto come tornare dal Regno dei Morti, e sta lusingando e ingannando molti perché lo seguano e lo servano; lo strappo nel mondo sarà curato grazie al viaggio contro natura di Ged e del futuro re Lebannen nel regno dei morti.

Nell’Oltretomba si sono recati Ged, Lebannen, il mago pazzo Cob (che Ged risana e fa definitivamente morire), e il Summoner Thorion, che segue Ged e poi ritorna nel mondo dei vivi: di questo riparleremo.

Qui ci eravamo fermati, quando Earthsea era una trilogia. 

2.4

Quando inizia Tehanu, scritto come abbiamo visto quasi vent’anni dopo, chi legge ha la tentazione di proiettare quegli anni sul piano diegetico, e pensare che Le Guin voglia condurci in un periodo narrativamente altrettanto lontano. Tenar è diventata Goha, una normale donna moglie madre; è vedova di un uomo normale, non particolarmente significativo ai nostri scopi, e non vede Ged da molto tempo. Nella cronologia interna ai testi la pausa narrativa ha luogo fra The Tombs of Atuan e The Farthest Shore; Tehanu è sfalsato appena, temporalmente, rispetto all’ultima avventura di Ged, e nel suo quarto capitolo si conclude il viaggio che il drago Kalessin ha iniziato nelle ultime pagine di The Farthest Shore: Kalessin porta Ged a casa. La situazione, come è chiarito nelle prime pagine del romanzo, continua quella di The Farthest Shore, che precede l’ascesa al trono di Lebannen, e il testo inizia con una profezia di grande cambiamento preannunciata lietamente da Ogion, il grande mago e maestro di Ged, mentre il mondo si trova sull’ultimo gradino della discesa verso il disordine: fuor di sesto non soltanto perché manca il re, ma anche per le perversioni operate da Cob (che pure sarà appena nominato negli ultimi capitoli).

Tehanu narra la vita di Tenar, qui chiamata Goha, e la sua chiamata al capezzale di Ogion, che deve aiutare a morire; narra l’adozione da parte di Goha della piccola Therru, zingarella stuprata e quasi bruciata viva dai suoi snaturati genitori; narra il ritorno di Ged, misero e sconvolto per la perdita dei suoi poteri; narra l’unione di lui e di Goha/Tenar, impossibile prima, perché essere maghi secondo la regola di Roke richiede “a single heart”, è una specie di estremo sacerdozio (Tales 138, 143; mentre i maghi donna, non solo le streghe ma anche figure meno ambigue e più potenti, sembrano trovare bizzarra questa restrizione); narra di un altro mago pazzo, Aspen, allievo di Cob, che opera su Tenar un maleficio e che vuole uccidere lei e Ged; e vede il rivelarsi del vero essere di Therru-Tehanu, che è in grado di chiamare il drago Kalessin e gli fa distruggere il meschino nemico.

[…] CONTINUA QUI: http://www.fantascienza.com/anarres/articoli/14/la-magia-femminile-e-l-abbattimento-del-muro/

(*) «Anarres» è una “rivista di studi sulla sciene fiction” (purtroppo ferma al 2014). Nel primo numero era d’obbligo – visto il titolo – uno speciale su UKLG nel quale trovate: Le cognizioni della “Seconda trilogia di Earthsea” di Ursula K. Le Guin: Un commentario di Darko Suvin e Mondi fatti di parole: Ursula K. Le Guin e l’utopia della comunicazione di Salvatore Proietti.

 

Redazione
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