Resistenze per sempre

Un docufilm, Resistenza, racconta le storie di uomini e donne che dopo il colpo di Stato del 1976 riuscirono a lasciare l’Argentina e arrivarono a Roma, dove furono accolti calorosamente dai cittadini, ma ignorati dal Governo, che non concesse loro lo status di rifugiati politici.

di Francesca Caprini (*)

C’è un poster con un pugno alzato in mezzo alle foto in bianco e nero; ci sono sorrisi, barbe, pañuelos (fazzoletti per il capo),  ma dietro – in quello che sembra un corteo delle Madres de Plaza de Majo, a Buenos Aires – c’è il Colosseo. Le scritte sono rosse, bianche e verdi “come la nostra memoria”: è “Resistenza, storie dell’esilio argentino a Roma” , il docufilm dei registi argentini Mónica Simoncini e Omar Neri – prodotto da Mascaró Cine e Progetto Sur – proiettato al Cinema Aquila di Roma, al Pigneto, dopo la prima mondiale al festival dei diritti umani di Napoli, lo scorso 16 novembre.

Un’immagine d’impatto, quello della copertina del film, che sembra fare eco alle chiamate alla resistenza che in questi giorni molto caldi dell’Italia, si susseguono lungo i muri e le strade attraversati dalle proteste di studenti, di operai, contro la crisi climatica e gli editti repressivi del governo Meloni.

Da quant’è che non torni in Italia?”, chiediamo ad Omar, che presenta il film qui a Roma. “In verità da pochissimo, l’anno scorso abbiamo fatto l’ultimo giro di interviste qui a Roma e poi abbiamo montato il girato per tutto il resto dell’anno; per me Roma comunque è come stare a casa, i miei sono calabresi e siciliani e Buenos Aires è anche un pezzo d’Italia”.
Omar Neri ci racconta da dove arriva il film: ”Siamo un collettivo di giornalisti indipendenti che dall’inizio degli anni zero ha abbracciato il cinema insurgente, consapevole della potenza che avevano le immagini nel raccontare in maniera efficace – anche se con pochi soldi e poche risorse – la nostra storia, per ricostruire memoria, per lenire le ferite sempre aperte dell’epoca della dittatura. Noi argentini non siamo mai stati riconosciuti nel mondo e in Italia come i cileni perseguitati da Pinochet.
Abbiamo dovuto fare i conti con le malattie del peronismo, di un partito comunista argentino quasi connivente con i dittatori, di un silenzio omertoso che anche in Italia veniva mosso da parastati come la P2, che appoggiavano la dittatura. Quando ci siamo resi conto che l’enorme esodo degli argentini a Roma negli anni Settanta in fuga dal regime del dittatore Jorge Videla non aveva avuto nessuna ricostruzione e narrazione, abbiamo capito che era una storia da raccontare. Abbiamo raccolto circa trenta interviste attraversando anche la storia d’Italia, da Enrico Calamai ad Enrico Berlinguer, passando per il mondiale di calci del ‘78, il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, la Fondazione Lelio Basso ed eventi topici come il conclave di papa Giovanni Paolo Secondo. Una storia sottopelle nella capitale d’Italia, fra accoglienze politiche e connessioni transoceaniche. Una storia di resistenze, appunto che s’incontrano
”.
88 minuti di interviste, filmati d’epoca e antifascismo: Resistenza racconta le storie di uomini e donne che dopo il colpo di Stato del 1976 riescono a scappare  dall’Argentina e arrivano a Roma.
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In Italia l’esilio dei circa 20.000 argentini – i numeri oscillano perché non esistono registri e spesso i documenti erano falsi – ha condizioni particolari: sono gli anni di piombo e il Governo italiano ufficialmente non riconosce la gravità della situazione.
Enrico Calamai dall’altra parte dell’oceano, prova a fare il suo miracolo e insieme a Giangiacomo Foà del Corsera e del sindacalista Filippo di Benedetto, cerca non solo di salvare persone, ma di far uscire dall’Argentina – con moltissima fatica e in un clima di repressione e minaccia – le notizie sulla repressione in atto.

Nella capitale italiana una rete di solidarietà si mette in moto, gli argentini fondano il CAFRA (Comité Antifascista contra la Represión en Argentina), per denunciare le violazioni dei diritti umani che – in un assordante silenzio internazionale – venivano perpetrati contro la popolazione.
Artigiani, operai, intellettuali, psicoanalisti, musicisti, poeti, furono i protagonisti di azioni eroiche, portate avanti con scarse risorse, ma che a poco a poco raggiunsero l’obiettivo di rendere visibile la tragedia che si stava consumando in Argentina. Come? “Con un’enorme creatività”, risponde Neri. Di articoli, tesi di laurea e qualche prodotto documentaristico, se n’è prodotti, in questi anni in Italia, su questo tema.

Omar Neri ci racconta l’esegesi di Resistenza, che ha anche l’ambizione di indagare il dna della capacità di sopravvivenza e militanza politica degli esuli argentini di allora, “ma forse anche di quelli che cominceranno oggi, con l’avvento dell’epoca di Milei“, dice.
Nel 2008 ci incrociammo con l’associazione Progetto Sur – una Onlus fra Italia ed Argentina nata circa vent’anni fa – che avevano aperto l’Hostel Abasto, nell’omonimo quartiere. Loro ci prestavano una sala per le nostre proiezioni, e  così cominciammo a lavorare insieme. A un certo punto Progetto Sur ci parla dell’esilio argentino in Italia e della resistenza che che si era ricostituita a Roma.
Nel 2015  il progetto cominciò a prendere corpo, allora c’era alla presidenza Mauricio Macri – il mandatario argentino ultra neoliberista – e aveva molto senso un film sulla resistenza politica. Nel 2016 cominciammo a viaggiare in Italia per raccogliere le interviste, e siccome avevamo vinto un concorso per una produzione di un progetto documentaristico, concretizzammo il secondo viaggio nel 2016. Ora siamo come in una nuvola di allegria perché siamo super contenti del risultato, all’inizio il nostro documentario era fatto di solo interviste, solo nella sua costruzione abbiamo capito che tipo di estetica necessitava.
Ogni storia nasce con una sua bellezza; il fine politico di Resistenza era più che chiaro, ma dovevamo capire quale maniera di essere raccontata stava pretendendo: quando è stato chiaro, Resistencia è diventata quello che avevamo in mente”.

Circa trenta interviste di argentini – fra cui lo stesso Enrico Calamai – fra quelli che erano venuti a vivere in Italia come esuli politici; la funzione del CAFRA, l’appoggio di Enrico Berlinguer per raccontare soprattutto la creatività che la Resistencia era riuscita a sviluppare, pur con le due lire che potevano mettere insieme fra tutti.
Abbiamo raccolto immagini incredibili – continua Omar – di quando c’era il mondiale di Calcio del ‘78 e gli argentini tappezzano il centro di Roma con la scritta “Argentina Campion, Videla al Paredòn”; altri cartelli con “Videla Assassino” durante i mondiali di boxe, e quando papa Giovanni Paolo II fu proclamato – alla presenza anche del dittatore argentino Jorge Rafael Videla – dalle colline romane si levò nel cielo un lunghissimo lenzuolo attaccato a decine di palloncini, per denunciare a tutto il mondo quello che stava succedendo nel loro Paese”.
E si raccontano anche altre esperienze incredibili e di coincidenze che superano la fantasia: “Quelli del CAFRA decisero, non senza fatica, di organizzare finalmente una prima conferenza stampa alla Fondazione Lelio Basso, e fu la stessa mattina in cui sequestrano Aldo Moro”.

Tante, tantissime storie che uniscono i nostri due Paesi anche oggi: “Con Milei voi, e la Meloni noi, quanto questo documentario può farci ragionare in questo momento di recrudescenza delle destre in gran parte del mondo. Ed è proprio la fantasia, la creatività che avevano allora, che dobbiamo recuperare. Le cose non andranno meglio in gran parte del mondo. Se dobbiamo resistere, dobbiamo ricordare, e non farci spaventare”.
Oggi, un gruppo di giovani argentini e italiani si sta organizzando a Roma e riprende le bandiere della resistenza attiva. Attraverso la musica e la murga, con asados e incontri in città, esiste e resiste la continuità nella lotta contro l’avanzata delle destre nel mondo.

(*) Tratto da Comune-info.

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alexik

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