Rigaglie: paura e desiderio
di Andrea Appetito (*)
Il mondo ci sfugge. Perché fuggiamo dal mondo? Quello che inseguiamo piuttosto è la mondanità: un’idea di mondo simile a un teatro di posa che pullula di comparse. Nel linguaggio ordinario la mondanità è associata alla vita terrena, ma la vita della terra non è “frivola e brillante”. La mondanità è un’idea di mondo, abitata da un’idea di uomo. La Fellinopoli di Cinecittà era un rutilante teatro di posa, più piccolo di un campo di calcio, con milioni di spettatori. Tornare alla realtà è il mito della caverna all’incontrario. Leonardo scriveva: «Mi trovo di fronte a un’oscura spilonca e due sono i sentimenti che provo: paura e desiderio». Venire al mondo non è mai separato dalla paura della sua chiaroveggenza. Anche l’eroe più glorioso teme la Sibilla che dimora in una grotta e affida il responso alle foglie.
Nelle immagini la «Sibilla Cumana» secondo Andrea del Castagno (dipinta quasi certamente fra il 1448 e il 1451 e secondo Jan van Eyck (1432)
(*) «Rigaglie» ovvero recensioni molto velate e riflessioni stimolate da una citazione iniziale… per onorare la fonte dell’ispirazione. Qui le precedenti: Rigaglie: per Deligny, Rigaglie: per Ceronetti, Rigaglie: per Chuang-Tzu, Rigaglie: per Tsao Chih, Rigaglie: per Victor Jara, Rigaglie: per Julien Gracq, Rigaglie: per gli alberi, Rigaglie: per un mondo spaesato , Rigaglie: corpo e idealismo e Rigaglie: messaggeri nella neve