Sull’Etna… con il benzene
di Angelo Maddalena
Il fine settimana passato l’ho trascorso a Messina e sull’Etna. A Messina ho fatto una prova aperta di un mio nuovo spettacolo (al Teatro Pinelli Occupato) e sull’Etna sono andato per ritrovare Vito, un amico che ho incontrato circa dieci anni fa e che poi ho rivisto periodicamente. Quando sono arrivato a Pedara è venuto a prendermi in macchina e ovviamente mi ha ricordato di non aprire il finestrino per via della sua sindrome chimica multipla (così la chiamano gli “studiosi” e i medici) ma che molto più fondatamente dovremmo dire allergia al benzene e a sostanze derivate e composte anche di benzene. Vito da diversi anni, credo più di dieci, è affetto da questa sindrome che ha cominciato a colpire migliaia di persone in Italia e in tutto il mondo. Ovviamente queste persone sono spesso considerate simulatori o millantatori o tuttalpiù affetti da una allergia a prodotti chimici in modo vago e sminuente. Vito mi ha spiegato che questa allergia – almeno per quanto lo riguarda ma anche per molti altri (in Italia solo a Catania e provincia sono centinaia, spesso costretti a vivere rinchiusi a casa per via dei profumi e del benzene sparsi e rintracciabili diffusamente nell’aria che respiriamo) – è nota a partire dal 1992, cioè da quando è stato ammesso e approvato l’utilizzo di benzene nella carburazione e nei prodotti come profumi e saponi e altro ancora. Praticamente – in modo subdolo e ingannevole, paradossalmente, con l’introduzione delle marmitte catalitiche sedicenti ecologiche – è stato introdotto il benzene nella composizione del carburante per automobili, cosa che era stata vietata nel 1963 per via dell’alta tossicità del benzene che aveva provocato danni alla respirazione, alla pelle e altri organi di chi lavorava la pelle, il cuoio, per esempio a Vigevano dove c’era una forte industria di scarpe. Vito mi ha detto che da allora lui e tanti altri subiscono sempre di più questa “dittatura” del benzene perché effettivamente, anche se lui abita in montagna, sempre di più la gente si sposta a vivere da quelle parti, sempre di più comunque il benzene è utilizzato e comunque anche se lontano, si sposta con l’aria. Vito mi ha anche spiegato che rispetto al piombo è più pericoloso, perché il piombo si deposita nel suolo, il benzene rimane in aria e colpisce più facilmente e diffusamente gli organi respiratori. In più Vito mi ha anche rivelato il perché della reintroduzione assassina del benzene, e cioè: le industrie petrolchimiche dovevano far smaltire gli scarti della loro produzione, quindi quantità enormi di benzene. Siccome tutto ciò avrebbe avuto un costo notevole, hanno pensato bene di reintrodurlo nell’atmosfera attraverso un “gioco” di inganni travestito da “politica ecologica”: hanno spacciato la favola della marmitta catalitica, l’hanno anche resa obbligatoria e quindi..il cerchio si chiude.
L’indomani abbiamo fatto una bella passeggiata sull’Etna e al ritorno ci siamo riposati. Prima di ripartire abbiamo parlato di raccolta differenziata dei rifiuti, perché avevo notato che a casa sua lui non differenzia i rifiuti e glielo fatto notare, nel senso che gli ho chiesto se potevo buttare tutto nell’unico contenitore della cucina. Allora Vito mi ha detto di no, che non fa la raccolta differenziata, e io gli ho detto “evviva”, perché ne ho le palle piene della favola della raccolta differenziata a tutti i costi e panacea di tutti i mali. Quindi Vito ha iniziato a spiegarmi la sua posizione sull’argomento. Intanto devo dire che già quando iniziò la raccolta differenziata, io ero a Milano all’Università, e con mio fratello e mia sorella abitavamo insieme e ci ponevamo la questione. Per inciso voglio ricordare che il sistema di depurazione delle acque a Milano è stato introdotto in modo completo ed efficiente a pieno ritmo solo alla metà o alla fine degli anni ’90, cioè neanche vent’anni fa. Lo so che può sembrare strano e triste in una città sedicente efficiente e all’avanguardia ma è così. Questo per dire: prima di curare gli aspetti superficiali (cioè visibili) e “facili” bisognerebbe interessarsi di quelli meno visibili ma più importanti a livello globale come può essere il depuratore di una città grande come Milano. Ma andiamo avanti. Ricordo che mio fratello, cercando di essere più ligio possibile alle indicazioni della raccolta differenziata, faceva notare che occorreva lavare bene i contenitori di plastica o di alluminio e di vetro prima di metterli negli appositi contenitori appunto per plastica, vetro e alluminio. E già qui la cosa si potrebbe “fermare”: perché io da un po’ di anni, abitando in varie città del nord della Penisola, ho visto spesso gente fanatica della raccolta differenziata ma poca gente attenta a certi dettagli, e quindi ho visto contenitori assolutamente sporchi e stra-sporchi di tonno o di pomodoro o di altre sostanze unte e bisunte. Mi chiedo se sia possibile che quando questi barattoli arrivano nei luoghi della differenziazione ci sia una persona addetta alla pulizia dei barattoli e contenitori; e quanto tempo ci vorrà per fare questo lavoro, e i lavoratori saranno motivati a farlo? E chi controlla che lo faccia davvero? Ma prima di tutte queste domande, già nel 1998 ci pensò l’Aima, l’Azienda per la gestione dei rifiuti di Milano, a togliere tutti i dubbi: «lo scandalo dell’AIMA» ci svelava l’arcano: i rifiuti da differenziare erano andati tutti… a munziddu, cioè a puttane! Credo si sia capito il concetto.
Negli anni a venire ci avrebbe pensato Bertolaso, a far cadere il velo. A fine 2007 andai a Barcellona a fare uno spettacolo. C’erano scontri e rivolte a Napoli per ostacolare la costruzione degli inceneritori in alcuni centri del napoletano. Molti di noi ricordano poco, anche io, ma rammento che arrivò Bertolaso come Commissario straordinario ai rifiuti e poi la repressione della polizia, i professionisti dei manganelli, esperimenti di dittatura dell’area di interesse strategico nazionale, persone arrestate, ecc. Viene approvata la direttiva Bertolaso, che impone ai Comuni la raccolta differenziata e applica sanzioni ai Comuni che non raggiungono un quantitativo di rifiuti differenziati. In una casa occupata di Barcellona incontro un tipo di Varese con il quale stavo litigando perché lui sosteneva che la colpa dei rifiuti a Napoli era dei napoletani che erano sporchi e non facevano la raccolta differenziata. Di lì a poco si scoprì lo “scandalo Bertolaso”; la sua cricca e il loro giro di milioni di euro sprecati e mangiati nei loro circoli e circoletti. Dopo due anni andai ad abitare a Torino, a Collegno per la precisione. Era dicembre, fine dicembre, su «Repubblica» trovai la notizia di due Comuni del napoletano sciolti per inadempienza della direttiva Bertolaso: in pratica due Comuni erano stati sciolti perché non avevano differenziato a sufficienza! In quei giorni abitavo con una ragazza di Torino molto zelante per la raccolta differenziata e una mia amica che venne a trovarmi mi fece osservare che la “zelante” non lo era altrettanto nel denunciare il pericolo e l’inquinamento delle automobili; anzi, lei aveva un’automobile privata e la utilizzava parecchio, da sola, senza avere a bordo persone (quasi mai, non era sposata, non aveva figli) con cui rendere più ragionevole e sostenibile l’utilizzo della sua automobile.
Torniamo a oggi, a me e Vito. Con Vito si parlava appunto di questi argomenti e lui un po’ incazzato – e giustamente – faceva notare che pochissima gente si preoccupa e mostra di conoscere (e di allarmarsi) gli effetti e le conseguenze del benzene presente in mille sostanze di uso quotidiano.
Ma anche concentrandosi solo sull’automobile e sui tubi di scappamento delle marmitte, perché c’è tanta gente che si infervora se butti una carta per strada o se non fai la raccolta differenziata (per non parlare dei fanatici appunto) ma così pochi si preoccupano delle automobili che ci avvelenano?
Questo per dire cosa? A esempio, quello che diceva Vito: quante sostanze tossiche servono per riciclare la carta? Che poi conviene a chi produce e a chi consuma carta a livello industriale: la carta riciclata ci fa sentire più rispettosi dell’ambiente, e costa anche meno, ma ci siamo mai chiesti perché? Questo discorso si potrebbe fare anche per la plastica. La questione è legata anche a un sistema produttivo che provoca sempre più rifiuti, ma non solo. Come diceva Vito (e non solo lui) la raccolta differenziata dei rifiuti fa parte di un circuito di potere, in cui la mafia ha il suo spazio. Un amico di Vito aveva acquistato un macchinario che differenzia i rifiuti meccanicamente, ma non lo hanno fatto entrare nel circuito della raccolta differenziata, che è riservato a pochi. Questi pochi tendono a far aumentare i rifiuti da gestire, si pensi – come mi diceva Vito – che da qualche tempo è diventato vietato bruciare le foglie e le ramaglie secche con la scusa che può essere pericoloso; quindi tu devi raccogliere il fogliame del tuo giardino e del tuo boschetto e andarlo a portare alla discarica, con conseguente dispendio di soldi e carburante.
Dal Monte Etna è tutto.
(14 gennaio 2014, Pietraperzia)
Bel post questo. Ma tosto. Essendo un (quasi) fanatico della raccolta differenziata sento (ari-quasi) il bisogno di giustificarmi. Ma anche di farmi/fare alcune domande.
1 – Per quel che so il benzene fa male e ovviamente il fuoco di sbarramento degli “scienziati” (di regime) serve solo a non far sapere la verità come è accaduto tante volte, dall’amianto al nucleare.
2 – Non ho dubbi che i veleni dell’automobile siano il grande tabù; dal punto di vista della rima tabù e Fiat non “si baciano” ma è evidente che vanno in coppia. Quasi tutti i politici e i giornalisti di questo Paese potrebbero dirsi davanti allo specchio «tutto ciò che la Fiat fa (compreso fascismo, reparti-confino, schedature di massa e avvelenamento di massa in fabbrica e fuori) va sempre bene salvo criticarlo…. 30 anni dopo».
3 – Rimandando ad altra occasione il discorso su altri vel-Eni (dell’Agip-Eni).
4 – Neppure ho dubbi che i rifiuti siano prima di tutto un grande affare (le ecomafie; le navi avvelenate; le industrie del Nord che scaricano nelle tante «terre dei fuochi» e poi dicono ai “loro” giornalisti di prendersela con i napoletani tutti sporchi e camorristi; le balle di Bertolaso; ecc). Gli arresti di questi giorni sono soltanto la trentesima o la centesima puntata della serie.
5 – Sono ragionevolmente certo che il sistema degli inceneritori sia mal gestito, tangenziale e pericoloso per la salute. Checché dicano i soliti “scienziati” ed “esperti” buoni per tutte le occasioni e… ovviamente pronti a cambiare idea 2 anni dopo.
6 – Non so bene invece (e proverò a informarmi) sulla nocività del riciclo, in particolare per la carta.
7 – Ho invece qualche dubbio che la «raccolta differenziata» sia sempre (o spesso) una balla. Vi sono stati in Italia episodi accertati ma alcune storie che girano sono leggende metropolitane, cioè gran balle. Lo dico perché con ogni evidenza certi ricicli convengono alle industrie che dunque hanno tutto l’interesse a farli (a spese della comunità, tangenti comprese, e forse in spregio alla sicurezza ma questo è un altro discorso, da verificare caso per caso).
8 – Nonostante tutto questo e mentre ci impegniamo a combattere le eco-mafie e tutto il resto io credo che sia comunque sbagliato non fare la raccolta differenziata. Anche perchè quali vantaggi ne avremmo come collettività e come singoli?
Chiedo su questi temi di intervenire in blog soprattutto a comitati, gruppi, associazioni e singoli che si impegnano su questi temi e dunque ne sanno più di me.
caro db,
il mio carissimo amico Giorgio, che tu conosci bene, non differenzia quasi niente, però butta veramente poco. A volte, quando mi capita di parlargli, mi racconta che lui differenzia alla rovescia. Mi spiego: raccoglie quintali di libri buttati nella carta. Probabilmente buttati (scusa: differenziati!) perché semplicemente già letti.
– Una sera ho recuperato la prima edizione di “Se questo è un uomo” che venne stampata da una piccola casa editrice torinese, la De Silva, diretta da Franco Antonicelli, dopo che alcuni grandi editori, fra cui Einaudi, avevano rifiutato il manoscritto. Uscì nell’autunno del 1947, in 2.500 copie.-
Così mi disse Giorgio, e s’emozionò come se avesse ritrovato un documento segreto della storia d’Italia. Nella spazzatura! Pensa un po’.
Lui raccoglie una sedia vecchia e la restaura. Una volta ha trovato una vecchia scrivania in rovere buttata sul ciglio d’un marciapiede, proprio in centro della sua bella città. Il restauro di quel mobile (mobile, sì. Buttano fuori tutto dalle case!) fu complesso ma il risultato affascinante. Mi ha spiegato Giorgio che lui non cerca nella spazzatura ma trova ovunque oggetti disparati in buon stato d’uso se non addirittura nuovi.
Hai capito come funziona la raccolta differenziata alla rovescia?
Per quanto riguarda la storia del benzene, ti posso garantire che è ben peggio di quello che raccontano Angelo e Vito. La produzione chimica, è l’ossatura portante delle società moderne, quindi anche della nostra. L’economia l’ha nel sangue, come noi, del resto. La politica gioca alla guerra per qualche barile di petrolio. Poi cerca di confondere l’opinione pubblica con gli alti ideali.
C’è qualcosa di losco nella chimica. Chissà cosa voleva dirci Pasolini con le pagine che mancano a Petrolio !
La realtà è ancor più tragica. Perché la chimica entra nei piatti, nelle medicine (povere case farmaceutiche!), nelle bevande, nei campi arati, nello sport, nei mezzi di trasporto (sì, anche le automobili !). Insomma, qualsiasi cosa possiamo immaginare, oggi è fatto con la chimica. Per es.: i preservativi, la colla, il telefonino, mannaggia…anche i soldi, le foto, i libri che leggiamo, l’aria delle nostre belle (ma non buone) città.
Che fare? Forse si può vivere alla rovescia, come fa il mio amico Giorgio.
N3O2S
grazie «N302S», fermo restando l’idea che «vivere alla rovescia» è un gran bel progetto, chiederei a te, a Giorgio, al vostro amico Sergio e dintorni di tornare sulla chimica; non necessariamente un sabato (cioè con un racconto) ma in uno degli altri 9 giorni (come dici? sono 6? ah, va beh) della settimana (già 6 + 1 fa 7, ecco perchè). Grazie.