Ci manca(va) un Venerdì – 34

Stavolta l’astrofilosofo Fabrizio Melodia spia un tavolo da poker: giocano Mark Zuckerberg, Seneca, Thomas Hobbes, Aristotele e Pascal mentre in un angolo Oscar Wilde sorride

Seneca

«Nihil sapientiae odiosius acumine nimio» scriveva il filosofo stoico, nonché grande gaudente, romano Lucio Anneo Seneca; in italiano «niente per la sapienza è da evitarsi quanto l’eccessivo acume».
Vizio che colpisce tanti e, in un periodo come questo, tarlo pernicioso. In che senso? La nostra cultura è basata essenzialmente sull’informazione, ormai sempre più veloce e cataclismatica.
Ogni attimo deve sempre essere vissuto al massimo perché il tempo è denaro. Per tanti – almeno sullo scacchiere internazionale delle multinazionali che governano le sorti del mondo – ogni secondo perso può costituire il limite ultimo fra il profitto e la perdita. Anche la violenza, un male antico, se bene incanalata, è un fiume che produce energia e denaro almeno quanto una centrale idroelettrica, purtroppo altamente rinnovabile. E non alludo solamente alla violenza negli stadi o alle partite dei “pulcini” sospese dall’arbitro poiché i genitori invitavano i figli a giocare in modo violento.
«L’uomo è lupo per l’uomo» soleva ripetere Thomas Hobbes, ponendo l’accento sulla necessità della nascita delle istituzioni come controllo assoluto sulla “bestia umana”, in questo riprendendo completamente la lezione di Aristotele, per il quale «l’uomo per natura è un animale politico». Nel senso che l’essere umano cade facilmente preda dei propri istinti, delle passioni; come tale è chiamato a mettervi rimedio usando le proprie facoltà intellettuali, riunendosi in una società organizzata e retta da leggi volute dalla ragione,la cui forma più elevata è la pratica filosofica.
Come afferma un vecchio adagio, la filosofia non è per tutti, ma solo per le persone maggiormente dotate e in grado di comprendere l’insita armonia del Tutto.
Dunque le istituzioni nascono per racchiudere l’essere umano dentro un giardino chiuso, convincendolo di averne assolutamente bisogno. Ed ecco come l’asserto di Seneca, lungi dal voler essere un inno alla semplicità e alla chiarezza senza ulteriori complicazioni, può essere letto come un’ironica constatazione, ovvero che il pensare troppo in una società come la sua (e in generale) sia da evitare come la peste.
Ne sarebbe riprova l’esperienza dei social network, in cui si assiste a una violenza verbale singola e di gruppo, in cui le notizie viaggiano sull’onda della superficialità e a rispondere è la pancia della gente, illusoriamente protetta dalla maschera dell’avatar e quindi libera di buttar fuori veleno e furore, anche solo per sentirsi grande e al centro dell’attenzione.
«L’uomo è poco se stesso quando parla di sé. Dategli una maschera e vi dirà la verità»: Mark Zuckerberg, molto probabilmente, aveva ben presente questo suggerimento dello scrittore Oscar Wilde quando creò il suo social network, fondando cosi l’ennesima prigione-zoo, dove l’animale umano pascola (e se può) sbrana felice e contento, non più solo, ma socialmente annientato.
Vi può essere un rimedio? A mio parere dobbiamo cercare ispirazione in uno dei più bei pensieri del filosofo giansenista, matematico e fisico, Blaise Pascal: «L’uomo non è che una canna, la più debole della natura. Ma è una canna che pensa. Non occorre che l’universo si armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia bastano per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe anche allora più nobile di ciò che lo uccide, dal momento che egli sa di morire e conosce la superiorità che l’universo ha su di lui, mentre l’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. È su questo che dobbiamo far leva e non sullo spazio e sulla durata che non sapremmo colmare. Impegniamoci dunque a pensare bene: ecco il principio della morale».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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