Dick, Dick, sempre Dick

Un testo di Alessandro Mazzi, un convegno (l’11 marzo) a Verona e una nota finale della bottega

Ma Philip K. Dick sognava pecore elettriche?

di Alessandro Mazzi 

«Io sono vivo, voi siete morti» (Ubik)

Quando una civiltà si ritrova come oggi nel crocevia di diverse epoche, ecco che sorge il genio. Philip K. Dick vive il secolo breve in corsa verso il futuro, ma di fatto abita il nostro. La sua opera si muove su sfere eoniche che oltrepassano il tempo stesso. Cos’è il reale, qual è la natura del tempo, quali esseri e distopie ci attendono oltre il velo dell’universo e in che modo le intelligenze divine comunicano con gli umani? Dick risponde a questi quesiti con la propria vita.

Un amico gli predisse che sarebbe stato un giorno più famoso di William Faulkner, Kurt Vonnegut e Norman Mailer, e non aveva torto se divenne caro a giganti come James Ballard, Ursula Le Guin e William Gibson. Dick passò la sua vita sconosciuto ai più, destino condiviso da molti veggenti, eccetto per il filone fantascientifico in cui acquisì notorietà e trovò una via privilegiata per diffondere le proprie visioni.

Come dice Carlo Piagetti, il maggior critico dell’opera dickiana in Italia, o anche Lawrence Sutin nella più completa biografia di riferimento, vita ed esperienza visionaria in Dick si interrelano e si trascendono a vicenda, inscrivendo la mistica nella letteratura. Un assunto ben noto a Carlo Ginzburg o anche Castaneda, per cui la letteratura diventa strumento di incontro con antiche presenze e spiriti. Dick scriveva come un viaggio sciamanico, non sapeva nemmeno lui dove sarebbe giunto, e perciò la lettura dei suoi libri è un cammino iniziatico verso eventi che prendono forma così come appaiono tra le pagine. Un monito per tutti gli scrittori ossessionati dalla narrazione e dalla trama.

Nell’era digitale abitiamo quotidianamente l’ennesima coltre di rappresentazioni virtuali, riprese da Simulacri e simulazione di Jean Baudrillard. Il quarto film di Matrix, in continuità con lo spirito dickiano, scioglie il confine tra realtà e finzione e lo apre all’immaginale, seguendo la risoluzione che Dick tracciò nelle sue opere. In Tempo fuor di sesto, dedicato all’Amleto shakesperiano, Dick compie il primo passo oltre l’apparenza, dove le cose scompaiono lasciando al loro posto le parole che le indicano, e dove un uomo in autobus percepisce la finzione del mondo durante la sua routine, enfatizzata dalla prigione urbana (come nel primo Matrix).

In I Simulacri riprende la questione che entrerà in Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, nata fin da bambino quando ebbe la certezza che la sua professoressa fosse un robot, cioè eseguisse azioni meccaniche imposte da un programma scolastico. I replicanti dell’ispiratore di Blade Runner sono copie create per sostituire non solo gli umani ma tutte le specie viventi che la guerra mondiale di fine secolo ha estinto, in parallelo al racconto Il Padiglione del Passato dove un’esposizione ricostruisce l’ambiente tipico del XX secolo. Il tempo è un teatro e noi ne siamo i burattini. I replicanti di Dick sono umani finché non scoprono di essere copie archetipiche dell’originale. Ma a quel punto, non ha più senso parlare di copia e di originale, con buona pace per la nave di Teseo.

Oggi la presenza robotica e virtuale ha seguito la previsione di Dick, ma invece di chiedersi se sia più vero un umano o un robot, la sfida è divenire se stessi mentre si è esposti a una coscienza collettiva virtuale. La robotica si concentra su domande sociali ed etiche riguardo il rapporto tra robot, società e lavoro, e complice la pandemia, demoliscono l’illusione capitalista dei lavori superflui, in primis manageriali e CEO. Dick lo sapeva. In Noi marziani, uno dei protagonisti sta parlando con il direttore della miniera in cui lavora e di colpo realizza che quell’uomo potrebbe essere una macchina. Allora si scopre che il problema dell’identità tra umani e tecnologia passa per il sistema economico. Il capitalismo è un cancro monoteista per gli umani e tutte le specie viventi, un dio decaduto che ha plasmato l’intera società industriale per avere un effetto dissociante sui suoi membri, spinge gli umani a dubitare della propria esistenza per ridurli a ingranaggi performativi. Circondato dall’ottimismo del sogno americano, Dick comprende l’ipocrisia di proiettare nel futuro lo stesso sistema economico di adesso, e lo mostra in tutto il suo pericolo. Neanche una pandemia l’ha spazzato via, così come neanche una guerra nucleare forse potrebbe. La penultima verità vede un’umanità segregata nel sottosuolo che lavora e produce incessantemente mentre gli viene raccontato che la superficie è stata devastata dall’atomica, solo per scoprire che in realtà il mondo di sopra è rigoglioso, la guerra è una farsa ed è abitato dalle classi più abbienti che manipolano l’informazione e si fanno costruire robot per controllare la popolazione. Il nostro presente algoritmico protratto dai social e annacquato di metaversi.

Dick voleva mettere in guardia sul controllo ossessivo che lo Stato o un potere unico ha dei suoi cittadini, e sul pericolo sempre possibile di degenerare in dittature, profezie che continuano a parlare nel nuovo millennio…

Prosegue qui: https://www.kobo.com/it/blog/philip-k-dick-%C3%A8-vivo-noi-siamo-morti?utm_medium=post&utm_source=facebook&utm_campaign=dick&fbclid=IwAR16JL7KgR3Ftnh2rtgnXgH97ZekXcES55SI4wwTB9KrtcKkFRK3tky9n3A

«Svegliatevi dormienti»… e correte a Verona

L’11 marzo una giornata dickiana

Doppio appuntamento l’11 marzo all’interno dello Sci-Fi festival Verona – al Polo Santa Marta, aula SMT06 – con Svegliatevi, dormienti: i mondi e le visioni di Philip K. Dick a quarant’anni dalla scomparsa. Dalle 10 alle 13  Enrico Botta, docente di Lingue e letteratura anglo-americane all’università di Verona, modererà gli interventi di  Carlo Pagetti, docente dell’università di Milano, Serena Demichelis, dottoranda in Letterature straniere, lingue e linguistica, Beatrice Melodia Festa, Adjunct professor of English language, Valentina Romanzi, docente di Lingua inglese alle università di Verona e Venezia e Chiara Battisti, docente di Letteratura inglese all’università di Verona. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 17, all’interno della parte divulgativa della giornata, modererà Chiara Battisti, docente di letteratura inglese dell’ateneo, e parteciperanno Domenico Gallo, scrittore, Gabriele Ferrari, critico e giornalista cinematografico, Mauro Marchesi, illustratore, e Daniele Barbieri, saggista e giornalista.

La giornata di studio si propone di tenere insieme ricerca e divulgazione, con l’obiettivo di ridefinire, a quarant’anni dalla scomparsa, il ruolo di Philip K. Dick come scrittore di fantascienza e narratore del postmoderno.

https://www.facebook.com/events/925690284975528?ref=newsfeed

 

NOTA DELLA “BOTTEGA”

Questo è un blog molto dickiano. Prendete fiato e cominciate a nuotare: Feticcio e mondo artificiale in Philip Dick (di Antonio Caronia), Philip Dick, sua (lesa) maestà (db sul bel libro di Stefano Carducci e Alessandro Fambrini), Noterelle sulla filosofia di Philip Dick (di Mauro Antonio Miglieruolo), «Philip Dick»: una biografia a fumetti (di Fabrizio Melodia), Rileggendo «Occhio nel cielo» di Philip Dick (di db), Intervista (postuma) a Philip Dick (di Giulia Abbate), Dove db si chiede (con Philip Dick) chi/cosa sia umano e…, Philip Dick, ESEGESI 16 (ultima puntata – di 16 appunto – di Giuliano Spagnul), La trilogia di Valis e l’ultimo Philip Dick ma anche Jane K. Dick, l’imprevista e molto/molto altro. Diceva Riccardo Mancini (il mio socio di scrittura e metà della sigla Erremme Dibbì) che Dick era lo scrittore più importante del Novecento; a volte sospetto che sia vero. Un ultimo consiglio per “novellini”: magari partite da qui Due o tre cose che so su Philip Dick. Anzi no comprate uno dei suoi libri, leggetelo e poi tornate qui.

 

 

Redazione ALMA.Blog
Il Collettivo A.L.M.A. è un collettivo multiculturale di scrittura formato da scrittori, giornalisti e attivisti di origin varie e residenti in Italia.

Un commento

  • Buongiorno. Leggo P.K. Dick e i saggi a lui dedicati (Barbieri, Caronia, Pagetti, ecc.), da fine anni ’80. Potrei sapere se saranno disponibili gli atti del convegno? Grazie e buon lavoro.

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