Dieci cose che so sui danni di Draghi

di Umberto Franchi

IL 13 FEBBRAIO 2021 MARIO DRAGHI VIENE ELETTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DI UN GOVERNO  DI “UNITA” NAZIONALE” INDICATO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

CHI SONO QUELLI CHE OGGI CHIEDONO A  GRAN VOCE A DRAGHI DI ANDARE AVANTI ANCHE SE IL M5S RITIRA I PROPRI  MINISTRI DAL GOVERNO?

Sono la stragrande maggioranza dei partiti di centrodestra e centrosinistra, la stragrande maggioranza dei giornali e mass media, tutte le Associazioni Padronali e perfino la Chiesa tramite il cardinale Zuppi… ma non vi sono sicuramente i ceti medi e poveri, i subordinati.  

 

 

Il governo Draghi definisce, il 30 aprile 2021, il PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza –  che prevede di utilizzare le risorse provenienti dall’Europa “Next  Generation EU”  in questo modo:

  • Per innovazione, competitività, digitalizzazione e cultura: 40,32 miliardi di euro;
  • Transizione ecologica “Rivoluzione Verde” : 59,47 miliardi di euro;
  • Infrastrutture e mobilità sostenibile: 25,40 miliardi di euro;
  • Istruzione e Ricerca 30,88 miliardi di euro;
  • Inclusione e coesione : 19,81 miliardi di euro;
  • Sanità e Salute :  15,63 miliardi di euro;
  • Fondo complementare per ulteriori interventi : 30,6 miliardi di euro

IL TOTALE DEI MILIARDI STANZIATI SONO 222,1 e dovrebbero coprire progetti di investimento, politiche industriale e di riforme, in grado di rispondere alle raccomandazioni specifiche della Commissione Europea.

MA COME VENGONO SPESI I SOLDI DEL RECOVERY PLAN?  COSA E’ STATO FATTO PER I CETI SUBORDINATI DA DRAGHI ? ECCO IN COSA CONSISTONO LE 10 RIFORME DEL GOVERNO DEI “MIGLIORI”

 

  • SALUTE E SANITA’ : Anche con Draghi siamo in presenza di un peggioramento continuo e sostanziale delle prestazioni che vanno a danneggiare soprattutto le classi medie e povere, cambiando in peggio le condizioni di uguaglianza. Secondo la Fondazione Gimbe negli ultimi 16 anni sono stati tagliati ben 37 miliardi di euro alla sanità pubblica. Così dopo anni di tagli la spesa sanitaria nazionale è ridotta al  6,5% del PIL, circa la metà di quanto viene stanziato in altri Paesi Europei. Nell’arco degli ultimi 30 anni tagliati 50.000 medici e operatori sanitari, 80.000 posti letto e chiusi circa 300 ospedali. A seguito di queste scelte sciagurate – e nonostante il “povero ministro Speranza” sostenga che oggi siamo in presenza di una svolta – la realtà è pessima. La legge di Bilancio per il 2022 ha stabilito un incremento di soli circa 4 miliardi per la spesa sanitaria in tre anni mentre il governo di Draghi ha aumentato le spese militari (come richiesto dagli USA) di ben 13 miliardi l’anno.

 

  • PRECARIATO: Cosa è stato fatto dal governo Draghi ? Sappiamo che la questione del precariato non si limita ala condizione lavorativa ma si proietta sull’intera esistenza, soprattutto dei giovani… Chi è precario difficilmente sviluppa una coscienza di classe. Molti hanno quasi un senso di colpa, di stress e di impotenza: pensano di essere  sfruttati ma in una situazione di passaggio per magari diventare come i loro sfruttatori. Nonostante Mattarella, già nel suo messaggi di fine anno,  abbia detto che occorre ridare dignità  ai soggetti che lavorano in modo precario senza prospettive di lavoro e pensioni dignitose…  in Italia continua a esistere la legge “Biagi” voluta da Berlusconi-Maroni che permette ben 45 forme di lavoro precario mentre RENZI ha abolito l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Tutti i governi, compreso quello di Draghi, non vogliono toccare la legge ‘BIAGI” nè ripristinare l’articolo 18;
  • APPALTI: Il lavoro è stato frantumato in termini legislativi anche dall’ultima legge sugli appalti,  voluta da Draghi,  con  le aziende “madri” che possono dare in appalto e subappalto attività  lavorative con gare al massimo risparmio (prima dell’ultima legge si chiamava “massimo ribasso”) e quindi tagliando sui costi della prevenzione e sicurezza (la maggioranza dei morti sul lavoro sono dipendenti da aziende in appalto).
  • FISCO: Gli scaglioni delle diverse aliquote Irpef, che nel 1974 erano 32,  sono stati progressivamente ridotti da tutti i governi di centrodestra e di centrosinistra, fino ai soli 4 scaglioni della Finanziaria del novembre 2021  fatta da Draghi. Essa ha stabilito: l’aliquota con il 23% di ritenute fiscali per la fascia fino a 15.000 euro l’anno, la quale resta invariata rispetto al sistema precedente, con  i circa 30 milioni di ceti poveri (operai, precari, pensionati) che non hanno avuto un euro in più; l’aliquota di chi ha redditi tra i 15.000 ed i 28.000 euro l’anno, è passata dal 27% al 25% con un incremento medio sulle buste paga di circa 15 euro  netti; l’aliquota dello scaglione tra i 28.000 euro e i 50.000 euro l’anno cala dal 38% al 35% con riduzioni notevoli soprattutto per coloro che percepiscono tra i 40.000 e i 50.000 euro l’anno con un risparmio di circa 700 euro; l’aliquota per le fasce superiori ai 50.000 euro l’anno che sarà del 43% anche per coloro che percepiscono più di 300.000 euro l’anno e che una volta pagavano il 72% allo Stato, con un forte risparmio di tasse. Quindi è evidente che il sistema della tassazione voluta da Draghi ha una impostazione ideologica classista fondata sul paradigma di pensare che il benessere della società è conseguente al benessere delle imprese e soprattutto dei ceti ricchi, vedendo un legame (di fatto inesistente) tra le imprese che fanno più profitti e i ricchi con l’effettuazione di investimenti per dare lavoro e benessere ai ceti medi-poveri… Ma non esistendo nessun collegamento reale tra le due cose si finisce per spostare sempre più ricchezza dal basso verso l’alto: dai poveri verso i ricchi e non viceversa;
  • PREZZI E TARIFFE: Il governo – anziché  fermare la speculazione bloccando i prezzi – ha deciso di fare una qualche elemosina a coloro che hanno un Isee inferiore a 8.500 euro l’anno o 20.000 euro l’anno per le famiglie con più di 4 figli (sic) . Il decreto di aiuti alle famiglie con una cifra una-tantum di 200 euro è solo una vergogna. Le famiglie e i consumatori sono gli unici a pagare i rincari, mentre lor signori e le compagnie monopoliste  fanno lauti profitti con dividendi miliardari, speculando anche sulla guerra in corso.

 

  • PENSIONI: Le pensioni hanno perso negli ultimi 20 anni il 30% del valore rispetto al reale costo della vita ma il governo Draghi non ritiene di dover incrementare quelle medio-basse. Anziché incrementare le pensioni e ridurre i tempi per maturarle, Draghi decide di mandare in pensione a 67 anni (e i giovani di oggi a 70 anni) ripristinando la legge Fornero.
  • DISUGUAGLIANZE E TASSE: L’1% della popolazione italiana detiene il 24% della ricchezza globale; il 10% ha il 55% della ricchezza; mentre gli strati più poveri hanno solo lo 0,5%. Ci sono in Italia circa un milione e mezzo di persone con un patrimonio immobiliare e finanziario che varia da un minimo di un milione a un massimo di 5 milioni di euro; 50.000 persone guadagnano più di 300.000 euro all’anno; 500.000 persone guadagnano fra i 100.000 e i 300.000 euro annui. Ma il 57% degli italiani dichiara un reddito inferiore a 20.000 euro l’anno e contemporaneamente ci sono almeno 1.000 miliardi di evasione fiscale e 7.000 miliardi di euro esportati nei paradisi fiscali esteri. In questa situazione, l’80% delle tasse italiane vengono dai lavoratori dipendenti e dai pensionati i quali pagano circa un terzo del proprio reddito, mentre tutti i liberi professionisti, lavoratori, autonomi, artigiani ecc evadono regolarmente fino a circa 160 miliardi di euro l’anno; eppure il governo ha stanziato 8 miliardi per ridurre le tasse al lavoro e alle imprese;
  • POVERTA’: In Italia abbiamo 6,4 milioni di persone in povertà assoluta (che non hanno il cibo per sfamarsi) e oltre 9 milioni di persone in povertà relativa che detengono solo lo 0,20% della ricchezza nazionale. Invece il 10% della popolazione ha il 55% di tutta la ricchezza con disuguaglianze inaudite; e il governo di Draghi anziché mettere una tassa sui grandi patrimoni, destinando le risorse per ridurre le disuguaglianze, riduce il Reddito di Cittadinanza ai più poveri. In Italia aumentano le tariffe, le bollette e tutti i prezzi (fino a oltre il 100%) ma salari e pensioni restano bloccati.
  • SCUOLA: il diritto allo studio è solo una chimera mentre le scuole italiane all’80% sono fuori legge cioè non in regola col “Testo Unico sulla Sicurezza”;  i costi per lo studio sono esorbitanti e obbligano molti figli di operai a non frequentare l’Università. All’interno del cosiddetto studio-lavoro sono morti due ragazzi (Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli): vengono mandati a lavorare gratis non per essere formati ma per essere sfruttati. Gli studenti scioperano ma il governo Draghi non vuole cancellare la legge che permette l’alternanza scuola lavoro e ha destinato all’istruzione solo le briciole della Finanziaria;
  • RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: Il progetto Cartabia-draghi prevede: a) per accelerare i processi non sono previsti il raddoppio dei giudici o più assunzioni dei medesimi ma gli atti e le notifiche verranno fatti in modo digitale cioè tramite e-mail; b) non si parla di costruire nuove carceri ma di ristrutturare quelli esistenti; c) sulla prescrizione si afferma lo stop dopo il primo grado ma solo per finta, perché se il processo non si conclude dopo 2 anni in appello e dopo 1 anno in Cassazione tutto si ferma e gli imputati restano liberi; d) si prevede la possibilità della separazione delle carriere fra i giudici e i pubblici ministeri, la stessa idea del famoso “libro bianco” di Licio Gelli cioè della loggia segreta P2, al fine di assoggettare i Pubblici Ministeri all’esecutivo. In sostanza anche  dopo la bocciatura dei referendum voluti dalla Lega di Salvini e dai Radicali, la ministra Cartabia propone una riforma classista con gli imputati ricchi che attraverso i migliori avvocati sapranno fare slittare i processi fino alla prescrizione mentre i “ladri di polli” come al solito andranno in galera.

Il governo Draghi si è qualificato come militarista, incrementando di 13 miliardi annui le spese per armamenti (come richiesto dagli USA), e filo-padronale decidendo di spendere i miliardi pattuiti con la UE (accordo fatto da Conte) destinando alle imprese circa IL 70% DELLE RISORSE EUROPEE per la competitività e per una finta transizione ecologica, proprio come chiesto dalla Confindustria di Bonomi. Manca un vero progetto di sviluppo economico, sociale e ambientale con la realtà che – anche a causa della guerra in Ucraina – continua a essere peggiore di quella precedente alla pandemia.

In verità  il PNRR presentato da Draghi è un progetto tecnocratico, che parla di una neutralità inesistente ma fa scelte inadeguate, classiste e liberiste,  nell’ambito dei processi economici globalizzati come richiedono le Associazioni dei datori di lavoro e le forze di destra. Mentre il sindacato sta alla finestra, in attesa di un Draghi che li degni di un tavolo di confronto ma senza una vera mobilitazione dei lavoratori.  

Altro che svolta e  transizione ecologica. In Italia continuano le privatizzazioni e le svendite di aziende ex pubbliche e del patrimonio pubblico, con uno Stato che non esercita nessun controllo sulla qualità e finalità dello sviluppo.

Credo quindi che da parte dei ceti lavorativi subordinati, dei pensionati, dei precari non possa nè debba esserci nessuna paura per la crisi di governo e nessun rimpianto per Draghi e il “Governo dei Migliori”.

LE IMMAGINI (le vignette sono di Mauro Biani e di Nauro) SONO STATE SCELTE DALLA “BOTTEGA”: per una volta noi stiamo con… san Giorgio.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *