Iran-Turchia: due fascismi

Gli appelli dei Cobas e di «Fonti di Pace». La manifestazione di sabato. A seguire alcuni link.

FERMIAMO I BOMBARDAMENTI E L’INVASIONE  DEL  ROJAVA

Da oltre 72 ore i popoli del Rojava e dell’Iraq del nord, in prevalenza curdi, sono sotto i bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria turca:gia si contano 50 morti e 200 feriti tra la popolazione civile, a decine tra i combattenti SdF/Ypg e i soldati siriani. BISOGNA FERMARE SUBITO QUESTA ULTERIORE CRIMINALE AGGRESSIONE DEL REGIME FASCISTA DI ERDOGAN, PRIMA CHE DIVENTI L’INVASIONE DISPIEGATA DEL ROJAVA, programmata fin da questa estate e ora prevista dopo la messa in scena dell’attentato di Istanbul, attribuito subito a Ypg/Pkk nonostante il diniego mondiale di queste organizzazioni. Oltre 25 attacchi aerei, i pesanti bombardamenti contro la popolazione di Kobane, i lutti, la distruzione dei silos del grano e di altre infrastrutture civili, sono lì a dimostrare i crimini di guerra perpetrati dal governo turco che ha come obiettivo particolare quello di abbattere il simbolo della resistenza vittoriosa all’Isis, e ora al regime terrorista di Erdogan. Mani lorde di sangue quelle del boia Erdogan, strette di recente al G20 e alla COP27 dal capo del governo italiano Meloni, da Biden, Michel e altri boiardi partecipi di questi spudorati vertici, senza alcuna voce e tiepida rimostranza nei confronti dell’Assassino, con il quale, anzi, si stringono nuovi  e ancor più pericolosi affari.
E in IRAN, quasi in simultanea il regime ha attaccato militarmente, con mortai e artiglieria diverse città del Rojilat, il Kurdistan iraniano, culla della grande rivolta popolare, una vera e propria insurrezione di massa che continua a divampare, iniziata più di due mesi fa dopo l’omicidio poliziesco della studentessa Mahsa Jina Amini: rivolta/insurrezione che noi sosteniamo totalmente. Impossibile non pensare a un accordo, esplicito o implicito, tra i regimi di Istanbul e Teheran,  divisi da tutto ma uniti nel cercare di stroncare l’autonomia e un modello politico, quello del confederalismo democratico, radicalmente alternativo  alle autocrazie della regione.
La Confederazione COBAS, da sempre schierata a sostegno dei diritti del popolo curdo e a fianco dei suoi combattenti, condanna le sporche complicità dei governi con il regime turco e impegna immediatamente le proprie sedi a mobilitarsi per contribuire a fermare subito i bombardamenti e ad impedire l’invasione del Rojava. Invita tutti/e a portare le bandiere curde nelle manifestazioni dei COBAS e del sindacalismo di base che si svolgeranno in tutta Italia durante lo sciopero generale del 2 dicembre, ove avrà il massimo spazio anche il sostegno alla rivolta/insurrezione del popolo iraniano contro la dittatura.

VITA , TERRA , LIBERTA’  PER IL POPOLO CURDO
LIBERTA’ PER IL POPOLO IRANIANO DALLA DITTATURA DEGLI AYATOLLAH E DEI PASDARAN

Esecutivo Nazionale Confederazione COBAS

 

Appello di Fonti di Pace: ricostruiamo l’orfanotrofio di Kobane

Pubblichiamo il comunicato dell’associazione Fonti di Pace sui drammatici eventi di questi giorni subiti dalla popolazione curda nel nord della Siria in seguito ai bombardamenti turchi su Kobane ed altri centri vicini. Solidarietà politica e mobilitazione per la condanna dell’aggresione compiuta da Erdogan, ma soprattutto invito a contribuire ad alleviare le difficili condizioni di vita degli starti più vulnerabili della società curdo-siriana.

Il progetto di Fonti di Pace è quello di continuare nell’opera di sostentamento dell’orfanotrofio della città di Kobane, simbolo della resistenza contro i jihadisti amici di Erdogan. In fondo trovate l’Iban per i contributi e le indicazione per la protesta indirizzata all’ambasciata turca a Roma:


BIDEN E STOLTENBERG DA 10 MESI FANNO LA GUERRA CONTRO LA RUSSIA, MA TROVANO L’ACCORDO CON PUTIN PER ACCONTENTARE IL MACELLAIO TURCO

Non potrà sfuggire a nessuno il silenzio di Putin, Biden, Stoltenberg, Borrell, Ursula von der Leyen ecc., più di quasi tutti i governi europei nonché dei grandi media sui brutali bombardamenti della Turchia iniziati sabato notte, e tuttora in corso, su Kobane e su tutto il nord-est della Siria, e, sull’Iraq settentrionale, contro il popolo yazida.

Con l’attentato terroristico a Istanbul, una pessima messa in scena che il regime turco ha tentato disperatamente di addossare al PKK e alle YPG curde siriane,  Erdogan ha comunicato ufficialmente ai grandi del G 20 che egli dava inizio alla sua campagna elettorale, con o senza il loro benestare USA ecc. ecc.

Attacchi di massa in corso, 6.500 le incursioni che colpiscono case civili, scuole, l’ospedale di Kobane, campi profughi di curdi scappati da Afrin quando fu occupata dall’esercito turco e da bande jihadiste, tutti suoi amici oggi come allora nel 2018.

La scelta di Kobane non è casuale: a Kobane fu fermata la grande avanzata dell’ISIS, ricordo che il suo assedio durò 120 giorni e si concluse con la sua ritirata a fine febbraio 2015. Duemila combattenti curdi contro un’enormità di dodicimila jihadisti vinsero contro le forze nemiche in campo. Kobane, sin da allora schiacciata sul confine turco, continua a essere territorio femminista e ambientalista.

Riporto qui parte del comunicato delle donne curde: “Obiettivo turco e jihadista è porre fine alla lotta per la libertà e per l’autodeterminazione praticata in Rojava, è distruggere l’identità curda, la sua cultura, le sue libere donne. Parimenti l’attacco turco è contro tutte le persone a fianco del movimento curdo, contro le donne iraniane che da due mesi lottano contro il regime degli ayatollah, che vuole distruggere sia le conquiste femministe in corso in Iran che la solidarietà interna e internazionale tra donne, che vuole annullare lo slogan “Jin Jiyan Azadi” (Donna Vita Libertà), gridato ormai in tutto il mondo dalle donne”.
“Non dimentichiamo, in ultimo, che quei bombardamenti turchi sono di un Paese NATO con armi europee e col tacito sostegno degli Stati Uniti.”

Ai nostri amici chiediamo di farsi promotori di mozioni di condanna della Turchia in ogni sito e istituzione (Consigli di zona, comunali, regionali), così come nelle scuole, nei consigli di fabbrica, nei sindacati,  nelle sezioni dell’ANPI, nei partiti democratici, ma anche come semplici cittadini.

DOBBIAMO COPRIRE L’AMBASCIATA TURCA IN ITALIA DI PROTESTE. ERDOGAN HA OTTENUTO IL SILENZIO ASSENSO DI PUTIN- BIDEN -STOLTENBER- VON DER LEYEN E SOCI, MA NON AVRA’ IL NOSTRO SILENZIO.

Ecco la sede dell’ambasciata turca a Roma: Ambasciata della Repubblica di Turchia, via Palestro 38, 00185 Roma, sua email ambasciata-roma@mfa.gov.tr

Fonti di Pace contribuì al sostentamento dell’orfanotrofio di Kobane, oggi vogliamo aiutare la sua popolazione costretta a fuggire dai bombardamenti. Non lasciamo solo il popolo di Kobane e del Rojava, stiamo accanto solidali al popolo curdo.

IBAN : IT45 N010 3001 6560 000 2624 683

Monte dei Paschi di Siena, agenzia 37

Per maggiori informazioni: https://www.fontidipace.it/progetti/orfanotrofio-kobane.php

 

KOBANE CALLING
Sabato 26 in piazza in sostegno del movimento kurdo, contro l’aggressione ed i bombardamenti della Turchia di Erdogan

Nella notte di sabato 19 novembre una pioggia di bombe si è abbattuta sul Rojava/Nord-Est Siria per mano dell’aviazione turca.

Molte le città colpite contemporaneamente in Rojava tra cui Kobane, ma anche Sulaymaniyya, Qandil e Shengal nel Sud Kurdistan/Nord Iraq.
In particolare, le città di Kobane e Derik sono state ripetutamente colpite per diverse ore durante la notte e di nuovo nel corso della mattinata. Kobane, la città che ha sconfitto l’ISIS al prezzo di migliaia di vite civili e di combattenti YPG/YPJ e PKK, è da allora nel mirino del regime di Erdogan.
L’obiettivo è distruggere l’esperienza del movimento kurdo, guidato dal PKK, di Confederalismo Democratico, con l’affermazione di una società finalmente libera dall’oppressione e dall’occupazione coloniale. La Turchia di Erdogan, in profonda crisi economica e sociale, cerca con la guerra, così come con il ruolo nel conflitto in Ucraina, di riprendere consenso interno ed internazionale.
L’ipocrisia dell’Unione Europea, così come degli Usa, è vergognosa: si condanna, con una partecipazione di fatto al conflitto, l’invasione russa, ma niente si dice di quanto da anni e anni la Turchia sta facendo ai kurdi, e dell’occupazione di parte della Siria del Nord Est da parte di Erdogan.
E questo accade mentre la repressione in Iran delle rivolte popolari è rivolta in primis verso la popolazione kurda (10 milioni) che manifesta al grido di Donna, Vita e Libertà.
I kurdi ed i loro compagni in tutto il mondo si stanno mobilitando per protestare contro l’attacco turco, in Francia, Germania, Stati Uniti, Olanda…Anche a Firenze raccogliamo l’invito a scendere in piazza a fianco del movimento. Perché sappiamo da cha parte stare: la nostra stessa parte, che lotta per uguaglianza, giustizia e libertà.
Sabato 26 novembre invitiamo tutti e tutte a partecipare alla manifestazione in sostegno al movimento, insieme alla Comunità kurda toscana.

Sabato 26 novembre ore 11.30 a Firenze
MANIFESTAZIONE sotto la Prefettura di Firenze, via Cavour, 2

ALCUNI LINK

https://transform-italia.it/la-strategia-della-tensione-del-sultano-turco-erdogan/

di Tommaso Chiti

Video sulla manifestazione curda all’aeroporto di Fiumicino:

https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiv8aPH8MP7AhXQsaQKHVYgBaEQz40FegQICBAI&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DpVfaSTgZ0u8&usg=AOvVaw2o7aZqOHGTJUeVcmMt-N2t

https://ilmanifesto.it/il-rojava-sotto-le-bombe-turche-colpiti-ospedali-silos-mercati (di Chiara Cruciati)

www.micromega.net/la-turchia-bombarda-il-rojava-nel-silenzio-internazionale/?utm_source=substack&utm_medium=email di Davide Grasso

https://diogeneonline.info/curdi-sotto-attacco-massacrati-da-iran-e-turchia-nellindifferenza-generale/

Povertà e violenza: medici in fuga dalla Turchia – il manifesto

di Murat Cinar

Turchia: la legge sulla disinformazione è una minaccia alla libertà d’espressione

https://ilmanifesto.it/il-libro-nero-della-turchia-e-del-medio-oriente (di Alberto Negri)

Enrico Tomaselli: Cose turche

Resistenza e prospettive del popolo curdo. Intervista con Yilmaz Orkan responsabile di UIKI-ONLUS  

 

Il tradimento dell’Armenia nei confronti dei curdi 

ilmanifesto.it/la-metamorfosi-della-turchia-nella-biografia-del-sultano-erdogan: qui la recensione di Chiara Cruciati alla graphic novel “Erdogan, il nuovo sultano” di Can Dundar e Mohamed Anwar, appena pubblicata dall’editore Nutrimenti

Fra le immagini di questo articolo anche le copertine di alcuni recenti libri su Turchia e/o curdi: ne parleremo nei prossimi giorni in dettaglio. Intanto grazie a chi ci darà una mano per segnalare iniziative e pubblicazioni.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

8 commenti

  • Seminario a Cagliari, Giovedì 24 novembre 2022 ore 16 KURDISTAN, ASSEDIO E UTOPIA
    Campus Aresu Via San Giorgio 12, III piano, Aula CM10, Dipartimento Scienze Politiche
    L’assedio è la realtà quotidiana sul terreno: specie da parte della Turchia, ma anche da parte delle bande mercenarie dell’ISIS come da parte del regime iraniano, esso si sta manifestando in tutto il KURDISTAN in modo sempre più feroce e totale.
    L’utopia è la realtà quotidiana nelle menti: animata costantemente dagli scritti carcerari del presidente OCALAN, essa si traduce materialmente ogni giorno in istituzioni e cultura: essa è, come ogni grande eccezione della Storia, una esaltante utopia concreta.
    Il Kurdistan vive quindi, su ogni piano della vita quotidiana, una situazione di continua e totale emergenza: e tuttavia è una emergenzialità silenziata, poichè la complicità diplomatica e militare di tutto l’Occidente, e quindi anche la complicità italiana, ne è la condizione.
    Rompere questa complicità è compito del pensiero, della solidarietà e della pratica dell’utopia!
    Ne parliamo giovedì 24 novembre, ore 16.00 al Campus Aresu con gli ospiti:
    JOSEPH SAVARY, medico, presidente dell’ associazione medica IPPNW della Svizzera
    AHMET YAMAN: coordinatore attività culturali kurde in Svizzera e in Italia
    RINO MALINCONICO, docente di filosofia e storia
    https://www.sardegnareporter.it/2022/11/kurdistan-assedio-e-utopia-incontro-a-cagliari/490193/
    https://www.facebook.com/events/816179212927581/?ref=newsfeed

  • LA “BOTTEGA” ADERISCE

    La Turchia torna a bombardare i territori del nord e dell’est della Siria, quegli stessi territori liberati dall’Isis grazie allo sforzo e al sacrificio delle popolazioni curde, arabe e yazide che li abitano. Le bombe di Ankara cadono nel disinteresse generale e con il silenzio complice di quasi tutti i media mainstream, oltre che della politica, delle istituzioni italiane ed europee.

    Erdogan, grazie alla complicità di USA e Russia, colpisce chi, al confine con il paese che governa, convive pacificamente senza che le differenze di lingua, cultura o religione siano la scusa per violente e aggressive divisioni. Il confederalismo democratico è una rivoluzionaria forma di governo, una possibile proposta di pace per tutto il medioriente. Ma Erdogan non vuole saperne di pace e convivenza, vuole espandere i confini della Turchia e schiacciare, anche militarmente, chi rivendica il diritto nel rispetto della propria cultura, della propria lingua, delle proprie tradizioni.

    Additando il PKK di aver realizzato l’ultimo attentato di Istanbul Erdogan giustifica la sua nuova azione contro l’esperienza di autogoverno della Siria del Nord e dell’Est sostenendo che non vi è differenza tra PKK, fatto inserire da Ankara nelle liste del terrorismo internazionale, PYD, YPJ e YPG. Erdogan ha cancellato dialoghi e percorsi di pacificazione attaccando, con violenza e aggressività, culture, lingue e religioni differenti nel nome dell’ultra-nazionalismo stringendo così anche accordi con i Lupi Grigi.

    Vogliamo rompere il silenzio che accompagna questa nuova guerra di Turchia la pacifica esperienza del confederalismo democratico.
    Vogliamo una soluzione di pace per le popolazioni siriane.
    Pensiamo che non solo i media debbano raccontare la barbarie iniziata da Erdogan ma che anche la politica ed il governo italiano debbano prendere posizione, e così come chiedono la fine dell’occupazione russa dell’Ucraina, chiedano con forza il cessate il fuoco turco, il rispetto della sovranità territoriale ed il riconoscimento dell’autogoverno nato dalla cacciata dell’Isis da quei territori.

    SOTTOSCRIVONO:
    ZeroCalcare
    Elio Germano
    Fiorella Mannoia
    Vinicio Caposella
    Alessandro Bergonzoni
    Vauro
    Lo Stato Sociale
    Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri
    99 Posse
    Punkreas
    Modena City Ramblers
    Moni Ovadia
    Good Old Boys (aka Colle der Fomento Kaos & Dj Craim)
    Gemitaiz
    Giulia Anania
    Los3Saltos
    Lucci
    Assalti Frontali
    Junior Sprea
    Pino Cacucci
    Giacomo Bevilacqua
    Tito Faraci
    Claudio Calia
    Francesco Sardano
    Vermi di Rouge
    Gianluca Costantini

  • L’appello di Fonti di pace mi pare in tutto opportuno. L’ ho seguito. Ed ho perciò verificato che l’indirizzo email dell’Ambasciate di Turchia in Roma non è ambasciata-roma@mfa.gov.tr me è: ambasciata.roma@mfa.gov.tr

  • Non dimentichiamo che sono alleati degli usa-e-getta e hanno sddestrato i terroristi che banno messo la bomba a instanbul. O questo non si puo’ dire?

  • ROJAVA: RIENTRATA IN ITALIA LA DELEGAZIONE DI RADIO ONDA D’URTO. CONFERENZA STAMPA A BRESCIA.
    https://www.radiondadurto.org/2022/11/30/rojava-rientrata-in-italia-la-delegazione-di-radio-onda-durto-conferenza-stampa-a-brescia/

  • Un appuntamento per oggi 3 dicembre a Torino e un incontro con Hazal Koyouncer

    https://transform-italia.it/incontro-sul-kurdistan/
    Registrazione dell’incontro con Hazal Koyouncer, portavoce della comunità curda a Milano del 29/11/2022

    https://www.facebook.com/events/1554687195004391
    DEFEND KURDISTAN! – Torino 3 dicembre 2022 ore dalle ore 15 Presidio in Piazza Castello
    Dopo mesi di crimini di guerra, guerra chimica e massacri nelle montagne del Kurdistan, Lo Stato turco ha attaccato numerosi obiettivi nel Rojava (Kurdistan occidentale/Siria settentrionale) e nel Başûr (Kurdistan meridionale/Iraq settentrionale) con bombardamenti di vasta scala.
    Da Şehba a Kobanê, Dêrik, fino a Şengal e ai monti Qendîl, un fronte di circa 700 km è sotto il fuoco pesante dell’aviazione turca. Allo stesso tempo l’Iran prosegue e intensifica le proprie azioni di repressione contro il popolo curdo e altri in territorio iraniano (Rojhîlat).
    Con il recente attentato a Taksim – Istanbul, Erdogan e l’AKP-MHP sperano di distrarsi ulteriormente dalla sconfitta subita nel Kurdistan meridionale contro le Forze di Difesa del Popolo (HPG, guerrilla curda) e di fornire una giustificazione per l’intensificazione della guerra contro i curdi in Rojava/Siria settentrionale e orientale.
    Ma nonostante i droni, la guerra chimica e il terrore senza sosta contro il suo stesso popolo, il regime di Erdogan non è riuscito a piegare la resistenza del popolo curdo poiché questa rivoluzione ha dimostrato alle persone di tutto il mondo che un modo diverso di vivere insieme è possibile e che vale la pena lottare – insieme. Questi attacchi sono un attacco a tutte le persone che sono al fianco del Movimento di Liberazione del Kurdistan, ed è per questo che è ora che tutti i popoli, spalla a spalla, difendano il Kurdistan da questa aggressione fascista.
    È ovvio che questi attacchi sono illegali secondo il diritto internazionale. Eppure la NATO, gli armamenti degli Stati occidentali e la Federazione Russa sembrano sostenere questa aggressione. Come popolo e forze democratiche di tutto il mondo abbiamo il dovere e la necessità di agire!
    La resistenza del popolo nel nord della Siria, nel sud del Kurdistan e nel nord del Kurdistan/Turchia e soprattutto la rivoluzione delle donne in Rojhîlat/Iran hanno messo il fascismo in un angolo. È ora di abbatterlo!

  • MOLTI AGGIORNAMENTI (grazie a Vincenzo che li segnala) INTORNO AL KURDISTAN E AI FASCISMI CHE L’ITALIA “COCCOLA” E ARMA.

    i ministri italiani stringono le mani lorde di sangue del numero 2 del regime turco, l’assassino Cavusoglu , ministro degli esteri del dittatore Erdogan, presente ieri a Roma nel vertice” Dialoghi Mediterranei”, aperto dal presidente Mattarella.
    Questa bella conbriccola ha discusso solo di sporchi affari, fregandosene dei diritti umani violati in Turchia e della persecuzione contro migliaia di oppositori, del bagno di sangue nei confronti dei popoli del Rojava con bombardamenti quotidiani e latente invasione,del ricatto dei profughi siriani trattenuti coi miliardi UE nei CPT turchi , dell’utilizzo diffuso di milizie jihadiste con cui minaccia impunito i paesi del Mediterraneo,da Cipro,a Grecia, Libia,Francia,Italia,….
    Mentre era in corso questo ennesimo meretricio tra Italia e Turchia, nel corso delle decine di manifestazioni previste per lo Sciopero Generale del 2 dicembre, sventolavano le bandiere e gli striscioni curdi che mettono sotto accusa i regimi dittatoriali turco e iraniano e dove risuonavano alti gli slogan”defend Rojava”, “donna,vita,libertà”, ” Ocalan libero” .
    Al contempo a Roma,Pisa,Napoli,Palermo…..erano in corso visibili iniziative a sostegno del popolo curdo, contro il regime fascista turco.
    Vincenzo

    COMUNICATO STAMPA
    “Donna Vita Libertà” – Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua accanto alle donne e agli uomini che lottano in Kurdistan, in Iran e in tutto il Medio Oriente contro la guerra e la repressione per un nuovo modello di società democratica

    In questi mesi donne e uomini stanno resistendo all’aggressione del regime turco in Siria e in Iraq e alla repressione da parte del regime iraniano nei confronti delle comunità curde e di altre minoranze. Donne e uomini stanno inoltre da mesi manifestando contro questi regimi dittatoriali, anche a rischio della vita, contro la discriminazione e la violenza nei confronti delle donne e delle tante minoranze oppresse. Al grido di “Donna Vita Libertà” stanno lottando per un nuovo modello di società alternativo ai regimi autocratici e patriarcali in Turchia, Iran e in tutto il Medio Oriente.
    A queste persone e comunità il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua esprime la propria solidarietà e chiede che l’opinione pubblica si mobiliti e le istituzioni si adoperino con misure efficaci per l’immediata cessazione delle aggressioni militari e delle repressioni, per la liberazione delle persone detenute e per il riconoscimento delle istanze di libertà, giustizia ed inclusività sostenute dal confederalismo democratico e da chi manifesta in Iran, in Turchia e in tutto il Medio Oriente. Chiede infine la tutela per esuli e rifugiati all’estero e la garanzia di esclusione da qualsiasi rischio di estradizione.

    ROMA 2/12 INIZIATIVA DI SOLIDARIETA’ contro l’UFFICIO DEL TURISMO TURCO
    LA DELEGAZIONE ITALIANA RIENTRATA DAL ROJAVA INCONTRA GLI STUDENTI ALLA SAPIENZA.

    Attiviste-i internazionaliste-i italiane-i e curde-i hanno manifestato questa mattina, venerdì 2 dicembre 2022, davanti l’Ufficio del Turismo Turco per denunciare l’attacco di Erdogan in Rojava con l’utilizzo di armi chimiche. “La Turchia, partner commerciale dell’Italia è responsabile di crimini di guerra contro la popolazione del Rojava” sostengono i manifestanti invitando ad amplificare “le azioni di solidarietà con la rivoluzione del nord-est della Siria”

    Il 1 dicembre la delegazione italiana presente in Rojava da oltre 10gg, è rientrata in Italia ed è intervenuta all’ Universita’ la Sapienza presso la facolta’ di Lettere per raccontare la propria esperienza invitando i partecipanti alla solidarieta’ attiva nei confronti della popolazione colpita dai bombardamenti. La stessa delegazione sara’ oggi, venerdì 2 dicembre, a Pisa.

    Sabato invece, 3 dicembre, alle 15.00 in piazza Castello a Torino ci sarà una manifestazione “per la rivoluzione confederale in Siria e per il movimento confederale in Iraq, contro i bombardamenti turchi del Kurdistan e la possibile invasione di terra”.

    ROJAVA: AZIONI DI SOLIDARIETA’ A ROMA E PISA, DOVE L’UNIVERSITA’ PRENDE POSIZIONE CONTRO I BOMBARDAMENTI TURCHI
    2 Dicembre 2022 –

    A Roma venerdì 2 dicembre 2022 attiviste e attivisti internazionaliste-i italiane-i e curde-i hanno manifestato di fronte all’Ufficio del Turismo Turco per denunciare l’attacco in Rojava, avvenuto anche con l’utilizzo di armi chimiche. “La Turchia è partner commerciale dell’Italia ed è responsabile di crimini di guerra contro la popolazione del Rojava” hanno ribadito i manifestanti invitando ad amplificare “le azioni di solidarietà con la rivoluzione del nord-est della Siria”.

    Azione analoga a Pisa, con un flash mob sotto la Torre pendente: esposto un grande striscione con la scritta “Defend Kurdistan: stop turkish bombs”. A seguire assemblea all’aula occupata da RiseUp4Rojava nel polo universitario Carmignani, contro le connivenze tra l’azienda armiera Leonardo e l’Ateneo della città toscana. All’assemblea è presente anche la delegazione civile italiana di solidarietà appena rientrata dal Rojava, che ha realizzato anche diverse corrispondenze per Radio Onda d’Urto.

    La pressione studentesca ha costretto l’Università di Pisa a prendere pubblicamente posizione con una nota pubblicata sul sito istituzionale (clicca qui) dove si “esprime solidarietà alle comunità curde”, condannando inoltre “i bombardamenti ripetuti in centinaia di aree tra Iraq e Siria”.

    Defend Kurdistan: conclusa l’occupazione dell’università di Pisa e la mobilitazione continua
    sabato 3 dicembre 2022

    Si è conclusa ieri sera l’occupazione del Polo Carmignani dichiarata giovedì 1 dicembre dallә studentә dell’Università appartenenti alla rete di Rise Up for Rojava Pisa. Momenti di confronto, di organizzazione, di azione, di socialità e condivisione: questo sono stati questi giorni al Polo Carmignani.

    Fin dal primo momento assembleare in cui è stata lanciata l’occupazione, tantissime persone hanno condiviso il bisogno di attivarsi e non rimanere in silenzio di fronte all’attacco da parte di Erdogan ai territori del Kurdistan e alla rivoluzione confederale, a partire prima di tutto dagli spazi che attraversiamo tutti i giorni in quanto universitarә. L’occupazione è partita proprio dal bisogno di rompere il silenzio mediatico che è sceso su questi fatti, e contemporaneamente dalla necessità di mettere l’Università di Pisa di fronte alle proprie responsabilità in questo conflitto. Da anni, infatti, vanno avanti gli accordi per progetti di ricerca con Leonardo spa, l’azienda terza in Europa per la produzione di armamenti. Leonardo SpA, quindi, da anni sfrutta i saperi per costruire armi, elicotteri e droni, che poi vende molto spesso proprio alla Turchia, uno dei paesi con cui le aziende italiane di armi fanno più affari. È vergognoso che l’Italia sia uno dei Paesi ad esportare più armi in Europa, e che lo Stato detenga anche il 30% delle azioni di un’azienda mortifera come Leonardo.

    Nello specifico, è inaccettabile che la nostra Università sia complice del massacro di persone, ed è proprio questo che l3 student3 hanno detto esplicitamente nell’incontro che c’è stato con la professoressa Enza Pellecchia, Prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio. In questo confronto é stata richiesta una presa di parola da parte dell’Università contro i bombardamenti di Erdogan, e la cessazione immediata di ogni collaborazione con Leonardo spa. e tutte le altre aziende belliche.

    Nella mattinata di venerdì, mentre una delegazione dell’occupazione partecipava al corteo dei sindacati di base per portare anche lì queste tematiche, ed un’altra andava in ogni aula per leggere il comunicato dell’occupazione, è arrivata una nota del CISP (Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace) in cui si esprime la “condanna degli attacchi turchi alle comunità curde in Siria e Iraq”. Si è trattato di un primo, piccolo risultato, che ha dato ancora più forza ed entusiasmo allә studentә, che proprio con lo spirito di ancora una maggiore voglia di mobilitarsi sono partitә dal Polo per recarsi in Piazza dei Miracoli, sotto la Torre di Pisa, per aprire un grosso striscione. “Defend Kurdistan – Stop turkish bombs – Jin Jiyan Azadi”, si leggeva sotto uno dei monumenti più famosi al mondo.
    Stop Turkish Bombs – Torre di Pisa

    Poco dopo, è arrivata anche un’altra nota, questa volta proprio di UniPi, in cui si legge che “L’Università di Pisa esprime solidarietà alle comunità curde. L’Ateneo condanna i bombardamenti ripetuti in centinaia di aree in Siria e Iraq”. Chiaramente si tratta di piccolissimi passi, che però dimostrano come attraverso la nostra solidarietà concreta e la nostra mobilitazione attiva si possano raggiungere dei risultati. I comunicati di CISP e UniPi, quindi, non devono essere altro che un’ulteriore motivazione per continuare ad organizzarsi, a partire dal continuare a richiedere la cessazione di ogni accordo fra l’Università e Leonardo SpA.

    Dalle 17, poi, il Polo Carmignani ha cominciato ulteriormente a riempirsi per l’iniziativa di aggiornamento e informazione con lә corrispondenti di Radio Onda d’Urto appena rientratә dal Rojava; con Andrea Vento (docente di geografia), Martina Bianchi (avvocata e docente UniPi) e Federico Oliveri (docente di filosofia della pace) ed un collegamento da UIKI Onlus.
    Iniziativa Polo Carmignani occupato

    È importante, però, sottolineare come i docenti invitati per questa iniziativa, ai quali è stato chiesto di partecipare, di scrivere un contributo o di schierarsi in una qualunque forma, siano stati più di cento, e che le risposte ottenute siano state circa una decina. Queste cifre ci aiutano a fotografare la situazione attuale dell’Accademia pisana (ma non solo): un mondo apparentemente dorato che fa fatica a concepire che ciò che accade nel mondo li possa riguardare in prima persona, e possa richiedere una loro presa di parola.

    Abbiamo comunque avuto l’occasione di partecipare a più di due ore di discussione densa e profonda, a partire proprio dal racconto di ciò che hanno visto con i loro occhi le persone appena rientrate in Italia dal Rojava. È stato fatto poi un inquadramento più generale della storia di quella regione; per poi andare ad analizzare a livello giuridico ciò che sta facendo Erdogan (anche in relazione alle tante e belle parole spese quando è stata l’Ucraina a trovarsi aggredita dalla Russia), i suoi crimini di guerra come l’uso di armi chimiche, e l’imposizione di far inserire il PKK nella lista delle organizzazioni riconosciute come “terroriste” dall’UE.

    La volontà più forte emersa dall’iniziativa, però, è stata ancora una volta quella di non fermarsi qui, a questa occupazione, anche grazie allә corrispondenti di Radio Onda d’Urto che hanno potuto riportare molto chiaramente il messaggio che parte dalla rivoluzione confederale per arrivare a tutto il mondo: laggiù esiste un fronte fatto di bombardamenti quotidiani, villaggi rasi al suolo, ospedali distrutti, riserve alimentari danneggiate. Nonostante tutto, l’intera popolazione di quelle zone è intenzionata a resistere, conscia che saranno mesi molto difficili e che l’attacco di Erdogan si farà sempre più duro. La loro certezza, infatti, è che il processo rivoluzionario sarà più forte delle bombe oggi e dei probabili carri armati domani; perché, come dice l’Organizzazione dei giovani della Siria del nord e dell’est: “questa rivoluzione è fatta dalla resistenza e dalla volontà del popolo, ed è per questo che non può essere sconfitta”. Il messaggio che ci arriva, quindi, è ancora una volta quello di una possibilità rivoluzionaria di vita e di modo diverso di vedere il mondo, ed è nostro compito adesso farlo essere motore di ulteriori mobilitazioni. Dobbiamo fare nostro questo messaggio, per riuscire a sostanziare una mobilitazione che ci immaginiamo essere lunga e in grado di durare, e che deve partire proprio dalla convinzione di ciascun3 di noi che sia possibile anche qua incidere su quanto sta accadendo là, perché in questa guerra non esiste un solo fronte. Essere, insomma, quelle gocce che diventano tempesta di cui parlava Lorenzo Orsetti, Sheid Tekoser, martire italiano della rivoluzione confederale.

    Per questo dall’occupazione si è deciso di rilanciare la mobilitazione, a partire da un’assemblea pubblica martedì 6 dicembre 2022 a Palazzo Ricci.

    Questi due giorni sono stati solo l’inizio! Anche le azioni più piccole saranno importanti per il sostegno e il morale di chi resiste… Per questo continuiamo a costruire la mobilitazione a sostegno della rivoluzione confederale, andiamo a incidere contro la complicità italiana e delle nostre università in questo massacro, facciamo nostro il messaggio di coraggio e di speranza di chi in quei territori continuerà a resistere sotto le bombe, organizziamoci insieme per appoggiarl3!

    Occupata l’Università di Pisa contro la guerra in Kurdistan
    venerdì 2 dicembre 2022

    Ieri pomeriggio una partecipata assemblea al Polo Carmignani (UniPi) convocata da Rise Up 4 Rojava Pisa ha decretato l’occupazione dell’università per protestare contro la guerra che la Turchia sta portando avanti in Rojava (Siria del nord est) e nelle montagne dell’Iraq. All’occupazione di è presentata la prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio Enza Pellecchia; dopo un lungo confronto ha affermato che l’Università di Pisa prenderà pubblicamente posizione contro questa guerra della Turchia di Erdogan.

    L’iniziativa è all’interno della due giorni Stop Turkish bombs che proseguirà domani con la partecipazione allo sciopero generale contro la guerra e al corteo che partirà alle ore 9.00 da piazza Vittorio Emanuele.

    Alle ore 15.00 è stato lanciato un momento in piazza dei Miracoli e alle ore 17.00 ci sarà un’iniziativa pubblica al Polo Carmignani occupato di informazione e aggiornamento con dellә corrispondenti di Radio Onda d’Urto appena tornatә dal Rojava e l’intervento di alcunә docenti e avvocatә: Andrea Vento, Federico Olivieri, Martina Bianchi.

    La rivendicazione è forte e la presa di posizione necessaria visto il gravissimo silenzio mediatico e culturale che sta accompagnando questa guerra.

    Di seguito il comunicato dell’occupazione che ampiamente argomenta il perché sia stata scelta l’Università come sede di questa mobilitazione.

    “Oggi 1° dicembre 2022, visto quanto sta accadendo nei territori della Siria del Nord e dell’Est, in quanto studentə dell’Università di Pisa abbiamo deciso di occupare il Polo Carmignani.

    Dalle prime ore di domenica 20 novembre 2022, infatti, sono in corso intensi bombardamenti aerei da parte dello stato turco nei confronti dei territori autonomi della Siria del Nord e dell’Est (Rojava), bombardamenti che stanno colpendo soprattutto la popolazione civile. Il presidente turco Erdogan ha già dichiarato che queste operazioni sono solo l’inizio, e che presto comincerà un’invasione via terra.

    Il Rojava è una delle quattro zone in cui è diviso il Kurdistan, una regione che da sempre è stata privata della sua autonomia, venendo divisa fra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Oltre ad essere diviso, il popolo curdo ha dovuto subire anni di oscurantismo da parte dei governi di questi Paesi, che non hanno mai permesso loro nemmeno di parlare la propria lingua o di esprimere la propria cultura. Dal luglio 2012 a seguito delle proteste delle Primavere Arabe la popolazione del Rojava si amministra attraverso una forma di autogoverno, il confederalismo democratico, che promuove nella società le idee di femminismo e autonomia delle donne, ecologia, democrazia e convivenza pacifica tra i differenti popoli le differenti culture presenti nell’area. In questi anni, oltre agli attacchi dei governi locali, in primis Turchia e Siria, i popoli di questa regione hanno dovuto anche affrontare la violenza dell’Isis; quello stesso stato islamico che ha portato la morte e ha terrorizzato anche l’Europa. Non possiamo dimenticare come siano state proprio queste donne e questi uomini, spesso anche a costo della loro stessa vita, a sconfiggere l’Isis, appoggiati anche dagli Stati Uniti e dagli Stati europei nella Coalizione Internazionale.

    Lo stato islamico non era stato ancora del tutto sconfitto che già il presidente della Turchia, Erdogan, ordinava delle operazioni militari contro le zone autonome del Rojava, nell’indifferenza dei governi occidentali che fino a quel momento si erano serviti delle forze curde. Questi attacchi sono stati e vengono tuttora condotti anche attraverso l’uso di armi chimiche, vietate da ogni convenzione internazionale.

    L’operazione militare “spada ad artiglio”, iniziata il 20 novembre scorso ha l’obiettivo di cancellare l’esperienza democratica del Rojava ma non solo: sono in corso, infatti, anche attacchi congiunti da parte di Turchia ed Iran alle montagne del Kurdistan iracheno, centro da molti anni di vita e di organizzazione autonoma. Contemporaneamente, il governo iraniano sta conducendo operazioni militari anche nella zona del Rojhilat (Kurdistan iraniano), dove da mesi continuano le proteste in seguito all’uccisione di Jina Mahsa Amini, al grido di Jin Jiyan Azadi, “donna, vita, libertà”, uno dei principali slogan proprio delle donne rivoluzionarie del Rojava.

    Per tutto questo, dal momento che facciamo nostri valori come l’ecologia, il femminismo, la democrazia, che sono i pilastri dell’esperienza rivoluzionaria del Rojava, sentiamo l’esigenza di schierarci anche a queste latitudini.

    Abbiamo voluto mobilitarci per dare un segnale e per rompere il vergognoso silenzio mediatico e istituzionale che sta coprendo i crimini di Erdogan, e abbiamo deciso di occupare l’Università per riappropriarci di uno spazio di confronto e organizzazione all’interno della città. L’Università è sempre più uno spazio di apprendimento unilaterale, in cui le nozioni e la visione del mondo ci vengono impartite come se fossero le uniche possibili. In questi giorni invece vogliamo rendere le nostre aule un luogo aperto, di analisi e messa in discussione di ciò che ci sta intorno, e soprattutto di organizzazione.

    In particolare, abbiamo deciso di occupare l’Università di Pisa perché in quanto istituzione accademica è coinvolta direttamente con le operazioni militari di questi giorni. La Turchia, infatti, oltre ad essere il secondo esercito della NATO, è uno dei principali acquirenti di armi “tecnologiche” prodotte in Italia da aziende come la Leonardo S.p.A., che ha una sede proprio ad Ankara, e con la quale i nostri atenei hanno da anni strette collaborazioni di ricerca e produzione di materiale bellico. È vergognoso e inaccettabile che i nostri saperi vengano utilizzati per costruire droni o elicotteri da guerra, come quelli che già in anni passati sono stati utilizzati nel corso delle operazioni militari contro le forze autonome del Rojava, e che anche in queste ore stanno bombardando indiscriminatamente civili, depositi alimentari, di rifornimenti energetici e campi dove l’amministrazione autonoma tiene in custodia oltre 60.000 persone affiliate ad Isis.

    Leonardo S.p.A. e l’Università di Pisa da anni stringono accordi: chiediamo che venga fatta immediata chiarezza su queste collaborazioni. Vogliamo sapere per chi e in funzione di che cosa sviluppiamo i nostri progetti di ricerca, e soprattutto vogliamo la cessazione immediata di ogni rapporto fra l’Università di Pisa e aziende mortifere come Leonardo S.p.A.

    Chiediamo al nuovo Rettore, Riccardo Zucchi, e all’intero corpo docente di prendere posizione pubblicamente contro ciò che sta accadendo, stralciando in primis gli accordi con Leonardo S.p.A.

    Invitiamo l’intera comunità accademica a mobilitarsi in qualunque forma a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione del Rojava.”

    Da Riscatto Pisa
    InfoAut
    Immagine di copertina per il post
    Napoli: blocco al check-in di Turkish Airlines in solidarietà con il Rojava
    giovedì 1 dicembre 2022

    Riceviamo e pubblichiamo da Napoli Senza Confini…

    Ieri decine di persone, al grido Biji Rojava, hanno bloccato il banco check-in all’Areoporto di Napoli della Turkish Airlines, con uno striscione che riportava la dicitura ”Stop ErdogAn war, defend Rojava” in solidarietà alla resistenza della rivoluzione confederale.

    Dal 19 Novembre è stata lanciata dal governo fascista turco l’operazione ”Spada d’Artiglio”, il cui obiettivo è completare la linea di ”sicurezza” lungo tutto il confine turco-siriano, un fronte di circa 700 km, che si traduce in occupare i territori liberati della Siria del Nord-Est.

    I bombardamenti con droni, attacchi aerei ed artiglieria pesante hanno preso di mira le aree di Kobane, Deir-Ez-Zor, Tirbe Spye, Qamishlo, Til Temir e Hasake. Oltre ad obiettivi militari, sono state colpite strutture civili come scuole ed ospedali, villaggi ed infrastrutture energetiche e logistiche.

    Erdogan ha dichiarato che non si limiterà a questo tipo di azioni, ma che il conflitto evolverà in un’invasione via terra ad ampio raggio su tutti i territori liberati.

    Sanzionata la Leonardo S.p.a. a Palermo. #DefendKurdistan

    In questi giorni il Kurdistan è di nuovo sotto attacco dell’offensiva turca. Diversi sono stati gli appelli alla mobilitazione e molta è stata la solidarietà giunta da tutto il mondo.
    Lo stato Turco sta attaccando il Rojava e il Kurdistan meridionale. Lo stato italiano e le aziende che armano la mano di Erdogan sono responsabili del massacro quanto il governo di Ankara.

    Dopo mesi di crimini di guerra, guerra chimica e massacri sulle montagne del Kurdistan, il governo turco ha bombardato ampie zone del Kurdistan con una nuova offensiva. Il bilancio degli ultimi sette giorni – pubblicato dalle forze siriane democratiche – parla di 50 raid aere, 20 bombardamenti tramite droni e 3761 attacchi di artiglieria pesanti nelle aree di Quamisco, Asake, Kobane, Derik,Deirezzor e Shehba che hanno provocato la morte di decine di civili.

    Di questa carneficina sono responsabili, oltre che il governo di Ankara, lo Stato italiano e la sua industria bellica che arma la mano del governo turco incassando centinaia di milioni di euro sul massacro di un intero popolo, il popolo curdo.

    Dal 2018 al 2020, secondo i report dell’Unione europea, l’Italia è stato il paese che ha esportato più munizioni pesanti alla Turchia per un valore di oltre 122.000.000€. Nel 2019 l’Italia è anche diventata il principale fornitore di armamenti alla Turchia in termini assoluti con autorizzazioni per un valore di 338.000.000€ ma i rapporti con l’Italia vanno oltre le semplici esportazioni.

    La “Leonardo” ha una sede in Turchia, come la Beretta, ad Ankare, e subappalta le sue produzioni militari alla Turca Onuk-BG. Inoltre, l’azienda militare pubblica turca t.a.i. produce su licenza italiana gli elicotteri da guerra T-129 Atak, il cui progetto si basa sugli AW129 della Leonardo.

    Il massacro che si sta consumando in Kurdistan avviene nel totale silenzio dei media mainstream occidentali che si guardano bene dall’accusare il governo di un paese partner della NATO di crimini di guerra e genocidio e, soprattutto, di accusare stati come quello italiano ed il loro sistema economico capitalista che in nome del dio denaro ritiene legittimo commerciare in vite umane.

    Per tutti questi motivi abbiamo deciso di sanzionare la Leonardo, azienda produttrice di morte. Sappiamo che la nostra azione verrà narrata con le tinte fosche della violenza e del terrorismo ma restiamo con la certezza che questi bagliori possano far luce sulla verità e smascherare i veri terroristi.

    CONTRO LO STATO ITALIANO TERRORISTA!

    CONTRO LA LEONARDO S.P.A. TERRORISTA!

    PER LA SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI E TRA I TERRITORI IN LOTTA!

    Gli assassini sono in casa nostra, È TEMPO DI AGIRE!

    #DefendKurdistan

    Difesa, Ue, sicurezza. Tutti i dossier sul tavolo tra Italia e Turchia
    Difesa, Ue, sicurezza. Tutti i dossier sul tavolo tra Italia e Turchia

    2 dicembre 2022.Roma e Ankara hanno una visione pragmatica senza battaglie ideologiche, ha detto Cavusoglu ai Mediterranean Dialogues in corso a Roma. Crosetto ad Akar: collaborazione importante. Sul tavolo la possibile modernizzazione del sistema di difesa missilistico francese Samp-T, le interlocuzioni diplomatiche dopo la mediazione sul grano e la cooperazione su sicurezza e clandestini

    Difesa, cooperazione, sicurezza e status nel Mediterraneo: Italia e Turchia provano a consolidare le proprie relazioni in un momento estremamente delicato sia per l’aspetto bellico che per quello strategico legato alla geopolitica nel Mare Nostrum. Accanto alle interlocuzioni dei ministri di difesa, esteri e interni dei due Paesi ecco la contingenza da un lato della collaborazione industriale tra Roma e Ankara e, dall’altro, il ruolo turco all’interno del dossier ucraino.

    Relazioni & business

    L’elemento della collaborazione (definita “importante”) è stato sottolineato dal ministro della Difesa Guido Crosetto con il collega turco Hulusi Akar. Quest’ultimo ha ribadito la strategicità della partnership a livello militare tra i due Paesi e la cooperazione di alto livello nell’industria della Difesa. Ma non solo, perché in ballo c’è anche la strategia tarata sul versante del Mediterraneo Orientale e in altre aree direttamente o indirettamente connesse. Entrando nel merito dei dossier ecco il progetto per attualizzare il sistema di difesa missilistico francese Samp-T, bloccato da anni ma potenzialmente in grado di ripartire, così come emerso dopo l’incontro a Bali tra il premier Giorgia Meloni e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Di sicurezza e lotta ai clandestini hanno discusso poi il ministro degli Interni turco Suleyman Soylu con Matteo Piantedosi.

    Visioni comuni

    Roma e Ankara hanno una visione pragmatica senza battaglie ideologiche, ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ai Mediterranean Dialogues in corso a Roma, visto che la Turchia sta portando avanti un ruolo da “mediatore onesto e affidabile raggiungendo risultati come per l’intesa di Istanbul, lo scambio di prigionieri e il dialogo sul nucleare”.

    Altro punto primario è ovviamente Kiev: Cavusoglu e Tajani si sono soffermati sugli sviluppi in Ucraina e Siria, con la possibilità di promuovere un vertice di alto livello tra i due Paesi nel 2023. In sostanza la mediazione turca sul grano ucraino è, secondo Roma, un buon viatico politico per affrontare nel merito la questione bellica.

    Secondo Tajani la Turchia è l’interlocutore più adatto per indurre Mosca a fare marcia indietro: “Certamente non si possono fare negoziati di pace se si si lanciano centinaia di missili e se si utilizza il Generale Inverno non a danno dell’esercito ma di un popolo inerme e abbattendo e tutte le reti energetiche. La Russia, se vuole che ci sia dialogo, deve fare una marcia indietro e smettere di lanciare missili sulla popolazione”, ha detto ministro.

    Giallo

    C’è anche un giallo in questa giornata di intense relazioni sull’asse Roma-Ankara: una forte esplosione si è verificata nel porto turco di Samsun, nei pressi di uno dei serbatoi dove venivano immagazzinati gli oli usati delle navi. Nessuno è rimasto ferito nell’incidente. Samsun è un porto turco chiave, da dove le navi salpano per una serie di destinazioni, tra cui la Russia. Si tratta di uno snodo strategico, reso ancora più prezioso all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, con un impatto diretto sulle rotte del commercio mondiale. Non avendo la Turchia aderito alle sanzioni anti-russe, ha continuato a ricevere merci. Samsun è il più grande porto turco sul Mar Nero e ha movimentato 3 milioni di tonnellate di merci da gennaio ad aprile 2022.

    Cavusoglu a Roma, focus su ruolo Turchia crisi in Libia e Ucraina
    2dic22

    Venerdì il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ricevuto a Roma il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, per discutere degli sviluppi geopolitici, in particolare la situazione in Ucraina e Libia. In un post su Twitter, Cavusoglu ha affermato di aver “discusso gli sviluppi in Ucraina e Libia, nonché la cooperazione economica e dell’industria della difesa” nella capitale italiana dove è arrivato per partecipare all’ottava edizione della Conferenza dei Med Dialogues.

    Intervenendo al Forum, Cavusoglu ha riaffermato l’impegno della Turchia per mantenere la stabilità in Libia. “Il Paese ha bisogno di riconciliazione e pace, speriamo di lavorare anche con gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto in Libia per raggiungere questo obiettivo”. Ha dichiarato il capo della diplomazia di Ankara.

    Dal gennaio 2020, la Turchia ha inviato proprie forze, compresi ufficiali militari e mercenari siriani, per aiutare l’allora Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Fayez al-Serraj e la sua accozzaglia di milizie a contrastare l’offensiva di Khalifa Haftar sulla capitale Tripoli. Il Generale della Cirenaica ha avuto il sostegno di numerosi Paesi, compresi Emirati e Russia. L’aiuto turco, siglato dalla firma di due controversi memoranda, è riuscito a mutare la situazione in favore del GNA e le parti opposte hanno firmato un cessate il fuoco il 23 ottobre 2020.

    Il Governo di Ankara non intende andarsene. Su richiesta della presidenza turca, il 22 dicembre scorso il parlamento ha approvato una risoluzione che ha prorogato per 18 mesi, dal 2 gennaio 2021, la missione militare turca in Libia. La Turchia ha sempre sottolineato che non può esserci una soluzione militare al conflitto in Libia e che il processo politico facilitato dalle Nazioni Unite è l’unica via d’uscita dalla crisi.

    Cavusoglu ha sempre difeso l’intervento di Ankara in Libia che ha contribuito a spianare la strada ai colloqui intra-libici di oggi e agli sforzi di riconciliazione a guida ONU. Agli inizi di ottobre, il nuovo Governo di Unità Nazionale ed Ankara hanno firmato nuovi Memorandum d’Intesa riguardanti idrocarburi, cooperazione in materia di sicurezza e media suscitando rinnovate polemiche sia tra i partiti interni, sia tra gli attori stranieri, come Grecia, Unione Europea ed Egitto.

    La Turchia riconosce la necessità del disarmo, della smobilitazione e del reinserimento dei gruppi armati in un esercito nazionale unificato, della riforma del settore della sicurezza e della creazione di un’apparato di sicurezza inclusivo e guidato dallo Stato di Diritto. A questo proposito, sta sostenendo e assistendo il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite in Libia. La Turchia è anche uno dei copresidenti del gruppo di lavoro sulla sicurezza istituito dalle conclusioni delle conferenze di Berlino (I e II).

    Mevlüt Çavuşoğlu è ministro degli affari esteri della Turchia dal 24 novembre 2015. In precedenza ha ricoperto la stessa carica dall’agosto 2014 all’agosto 2015. È membro della Grande Assemblea nazionale della Turchia, dove rappresenta la provincia di Antalya. Eletto per la prima volta in Parlamento alle elezioni generali del 2002, è uno dei membri fondatori del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP).

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