La Colifata, radio da manicomio a Buenos Aires

di David Lifodi

Il termine desmanicomialización in italiano si traduce più o meno con “smanicomializzazione”:  intende mettere in discussione il manicomio come istituzione chiusa e l’associazione dei disturbi mentali alla malattia seguendo l’esempio della filosofia basagliana. In questo caso, però, non siamo a Trieste, ma all’Hospital Interdisciplinario Psicoasistencial José Tiburcio Borda di Buenos Aires, familiarmente conosciuto in Argentina come “El Borda”. Dedicato alla memoria di  Tiburcio Borda, titolare della cattedra di psichiatria negli anni ’60, è l’ospedale psichiatrico più grande dell’Argentina, ospita attualmente circa 1400 pazienti, ma, soprattutto, accoglie al suo interno Radio La Colifata, un’emittente particolare, perché la sua redazione è composta da pazienti ed ex pazienti dell’ospedale.

Colifato significa matto nel dialetto lunfardo, quello parlato dai porteños, gli abitanti di Buenos Aires. La radio nacque nel 1991 su iniziativa dello psicologo Alfredo Olivera allo scopo di aprire un dibattito sulla salute mentale e sul diritto dei pazienti ad essere rispettati ed integrati in un sistema fino a quel momento escludente. Non è un caso che tutti coloro che negli anni si sono avvicendati ai microfoni di Radio La Colifata conoscano bene il lavoro di Franco Basaglia e che il motto di questa emisora sia “hasta que los muros caigan”: non devono cadere solo i muri di cemento, ma anche tutti i pregiudizi verso i cosiddetti matti, solo così sarà possibile aprirsi all’esterno.

Questa non è però l’unica originalità della radio, il cui merito è stato quello di rivitalizzare un luogo contrassegnato dalla monotonia quotidiana e che, durante gli anni della dittatura, fu utilizzato come un centro clandestino di detenzione degli oppositori politici. Radio La Colifata trasmette da un giardino dell’ospedale psichiatrico, i programmi sono registrati ogni sabato pomeriggio e la scaletta degli argomenti da trattare è redatta dagli stessi pazienti del Borda, che non sono considerati dei malati mentali incapaci di intendere e di volere, ma persone degne di essere ascoltate. Di conseguenza, desmanicomialización significa opporsi alle violenze fisiche, psichiche e chimiche sui pazienti e rifiutare l’isolamento che viene riservato a coloro che presentano problemi più gravi. Al contrario, l’intento della radio è quello di aiutare i pazienti a recuperare i loro legami familiari e sociali, impegnarsi per modificare il rapporto gerarchico tra medici e pazienti stessi, garantire loro la possibilità di svolgere attività lavorative, stabilire una collaborazione tra l’istituzione e le famiglie. Nonostante in Argentina esistano ancora i manicomi, compresa la separazione in reparti maschili (è il caso del Borda) e femminili (Mojano, sempre a Buenos Aires), nel 2010 il Congresso approvò una legge che stabiliva la chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici con il trasferimento dei pazienti negli ospedali pubblici. La legge in se stessa ha uno scopo nobile, sebbene passi del tempo prima che divenga realmente effettiva, ma c’è qualcuno che ha pensato bene di approfittarne: il sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri, imprenditore di origine calabrese ed esponente di primo piano della destra argentina. Il sindaco era da tempo interessato all’immensa area verde dove sorge il vecchio ospedale psichiatrico, situato nella zona degli Altos de Barracas. In più di una circostanza Macri ha cercato di trasformare l’intero quartiere in una zona residenziale, il che avrebbe significato distruggere “El Borda” e affidare commesse miliardarie per la costruzione di nuovi alloggi per ricchi agli speculatori immobiliari. Non solo. L’instancabile sindaco porteño (noto per le sue campagne razziste e l’ossessione securitaria) intende anche trasferire buona parte degli uffici della municipalità di Buenos Aires proprio nella zona sud della capitale, quella dove si trova l’ospedale psichiatrico, secondo quanto rivela il quotidiano Página/12, che smaschera la vera intenzione di Macri: vendere “El Borda” per finanziare la costruzione della nuova Jefatura de Gobierno negli Altos de Barracas. Al progetto di Macri si sono opposti alcuni deputati del Frente para la Victoria, la coalizione che ha appoggiato Cristina Fernandez Kirchner nelle recenti presidenziali vinte dalla ex primera dama, ma, soprattutto, Radio La Colifata. La radio non si è limitata a porre il problema relativo alla sistemazione dei pazienti in caso di dismissione immediata dell’ospedale psichiatrico, ma ha colto l’occasione, una volta di più, per aprire un dibattito sulla salute mentale esteso a tutto il paese. I primi a rispondere presente all’appello sono stati quelli del Frente de Artistas del Borda (Fab), un collettivo nato nel 1984 per chiedere una trasformazione radicale dell’istituzione manicomiale tramite spettacoli e pièces teatrali. Ir al frente, spiegano, significa uscire da un immaginario sociale che bolla i matti come soggetti pericolosi ed assumere un atteggiamento razionale verso la malattia mentale. L’experiencia desmanicomializadora, giunta da Trieste al piccolo ospedale psichiatrico di Allen (provincia di Rio Negro, Patagonia) prima che nella capitale Buenos Aires (distante quasi duemila chilometri), aveva aperto gli occhi ai componenti del Frente, capaci in pochi anni di metter su seminari di teatro partecipativo, marionette, musica, danza, fotografia e giornalismo. Al lavoro artistico si somma l’attività di psicologia sociale e psicoterapia per aiutare i pazienti a superare i muri della diffidenza e della marginalità che vengono eretti dalla città nei loro confronti. E’ in questo contesto che sorge il progetto  “El Pan del Borda”, un forno recuperato da un gruppo di disoccupati all’interno dell’ospedale psichiatrico nei primi anni del 2000, quelli del drammatico default finanziario, e gestito in collaborazione con alcuni pazienti dell’ospedale.

Grazie ad esperienze come quelle del Fab e di Radio La Colifata, la storia del Borda ha facilmente varcato i confini nazionali. Manu Chao si è recato più volte all’ospedale psichiatrico ed alcuni dei suoi cd sono stati prodotti in collaborazione con i colifatos, la cui fama si è estesa in tutto il continente e non solo. In Costarica è nata la radio Podemos Volar, animata dai pazienti dell’Hospital Diurno Psiquiátrico Nacional, lo stesso è avvenuto in Messico, Uruguay, Cile, ma anche in Europa finanche al nostro paese, vedi la triestina Radio Fragola (circuito nazionale di Popolare Network Milano), perché “rivendichiamo il diritto ad essere considerati, rispettati ed ascoltati”: hasta siempre, colifatos!

NOTA: Per approfondire l’argomento è fortemente consigliata la lettura del capitolo “La pazzia come forma di resistenza”, contenuta all’interno del volume America Latina dal basso – Storie di lotte quotidiane, a cura di Marco Coscione, Edizioni Punto Rosso/Carta, 2008.

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