«Narrando El Salvador»

Articoli e riflessioni dal 2020 ad oggi. Un libro curato da Maria Teresa Messidoro.

di David Lifodi

Narrando El Salvador probabilmente è l’unica pubblicazione (o quasi) in Italia che, come spiega il titolo, racconta l’attualità del più piccolo Paese centro americano dal 2020 ad oggi, analizzando in particolare la deriva autoritaria del bukelismo, ma dando ampio spazio anche alle organizzazioni popolari e alla resistenza dei movimenti sociali, in particolare a quelli femministi e ambientalisti.

Curato da Maria Teresa Messidoro (Associazione Lisangà, culture in movimento Odv) e abbellito dalla grafica di Viola Hajagos, il libro ha in copertina, tra le tante immagini che lo compongono, un murales che rappresenta una sorta di affresco ideale di El Salvador poiché, come scrive nell’introduzione lo storico e teatrante Renato Sibille, «ci restituisce la storia, la topografia, il mito e la leggenda di un minuscolo Paese: il Pulgarcito de America (il pollicino d’America), il Paese che “ha il cielo per cappello”».

La storia di El Salvador è quella di un Paese costretto a fare i conti con la guerra civile e con una serie di governi antidemocratici almeno fin dal 1977, quando il generale Carlos Humberto Romero appoggia gli squadroni della morte, responsabili di esecuzioni sommarie, arresti arbitrari e casi di sparizione forzata e, al tempo stesso, limita fortemente i diritti civili e sociali. L’omicidio di monsignor Oscar Romero, avvenuto il 24 marzo 1980, rappresenta uno dei momenti più drammatici della storia di El Salvador. Un anno dopo, nel 1981, nasce la guerriglia del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln).

La storia del paese, e della resistenza armata alla dittatura, si intreccia con quella di uno dei salvadoregni che senza alcun dubbio possono essere annoverati nel pantheon dei resistenti latinoamericani, il poeta Roque Dalton, assassinato il 10 maggio 1975 perché ritenuto, sciaguratamente, un traditore dai suoi stessi compagni dell’Ejército Revolucionario del Pueblo, una delle cinque organizzazioni clandestine da cui sarebbe nato successivamente il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional.

La storia drammatica di Roque Dalton è quella di un Paese dove l’impunità, allora come oggi, regna sovrana: per lui non c’è mai stata giustizia, così come per tutti quei dannati della terra che non solo in El Salvador, ma in tutto il continente latinoamericano, da sempre lottano per i propri diritti. Per questo è ancora molto attuale il suo Poema de Amor, i cui versi sono riportati nel volume, in particolare quelli dedicati a coloro che «marcirono nelle galere del Guatemala, Messico, Honduras, Nicaragua, perché ladri, contrabbandieri, truffatori, affamati, quelli sospettati sempre di tutto».

Oggi El Salvador sembra essere un Paese dimenticato da Dio, ma non certo da Bukele, il presidente definito millennial per la sua giovane età (è nato nel 1981) che umilia ogni giorno i suoi cittadini governando tramite l’imposizione di uno stato d’assedio permanente.

Il volume riporta una serie di articoli e riflessioni dedicate ai primi atti del bukelismo.

L’inizio sembra essere promettente: la decisione di rimuovere da una caserma militare a San Miguel il nome del Colonnello Monterosa, responsabile del massacro di El Mozote, risalente al 10 dicembre 1981 e perpetrato dai militari con l’uccisione di centinaia di persone, tra cui molti bambini, aveva sorpreso in positivo, soprattutto perché nemmeno la ex guerriglia del Fmln, quando era stata al governo, si era mai spinta a tanto.

Tuttavia la situazione è peggiorata rapidamente, come evidenziato da Rodolfo Cardenal, direttore del Centro Monseñor Romero dell’Università gesuita UCA di San Salvador, che ha analizzato la personalità di Bukele, evidenziandone gli aspetti divisivi del presidente, autoproclamatosi come «l’unico autorizzato a comunicare le prese di posizione del governo, mentre i ministri e i principali funzionari sono soltanto semplici collaboratori di un capo eccezionale, collaboratori che compaiono e parlano in pubblico solo e se Bukele lo decide e lo ordina. Per questo è necessario essere circondati da persone fidate, meglio ancora se della propria famiglia».

E così, mentre Bukele si promuoveva di fronte ai salvadoregni come “uomo di Dio”, tra violenza criminale, violenza di Stato e arresti arbitrari che riempivano le carceri del paese all’insegna della più completa illegalità, El Salvador è sempre riuscito a dimostrare una sensibilità altra a partire dalla resistenza delle donne, a cui è significativamente dedicato un capitolo del volume, Mujeres: somos ruido, gritos, cantos y reclamos.

Solo per rimanere alla stretta attualità, il volume riporta una riflessione di Roberta Vair sul rapporto tra “régimen de excepción” e la violenza di genere, un aspetto non di poco conto in un paese in cui nelle comunità non è raro incontrare bambine a costante rischio di molestie sessuali, a tal punto che a 12/13 anni molte hanno già un figlio e alcune a 17 anni ne hanno addirittura tre. Donne, adolescenti e bambine sono le prime ad aver fatto le spese dello stato d’assedio e del cosiddetto Piano di Controllo Territoriale, sia per le forti disuguaglianze sociali sia perché sono loro, in qualità di cuidadoras”, ad adoperarsi per chiedere alle autorità notizie sui familiari arrestati spesso in maniera del tutto arbitraria.

Tra i molti pregi vi è quello di creare una sorta di controcanto su un Paese che, dall’informazione di casa nostra, viene citato soltanto quando si parla di stragi efferate senza contestualizzare o raccontare i pregressi drammatici che ha vissuto e senza prendere in considerazione il presente, dove le molteplici resistenze della società civile si sviluppano contro i mega-progetti ad alto impatto ambientale che mettono a repentaglio la vita di intere comunità e di un fragile quanto ricco ecosistema.

Nonostante un presente difficile e complesso, il volume cerca di guardare con speranza al futuro, auspicando che sia proprio l’attivismo delle donne a poter contribuire alla rinascita di El Salvador.

Il libro, stampato in proprio, può essere richiesto in versione cartacea a 15 euro, o in versione online, con un contributo simbolico di 3 euro a lisanga.salvador@gmail.com

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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