Pandemia e vita sociale
di Ignazio Sanna
In “Know your rights” (conosci i tuoi diritti) – https://www.youtube.com/watch?v=5lfInFVPkQs – contenuta nell’album “Combat rock” (1982) i Clash affermano: “You have the right to free speech, as long as you’re not dumb enough to actually try it”. Ovvero: hai il diritto alla libertà di parola, almeno finchè non sei abbastanza stupido da esercitarlo davvero. Difficile trovare un’affermazione più calzante per descrivere i tempi di imbarbarimento della vita civile, e contestuale trionfo generalizzato dell’ipocrisia e dell’ignoranza, nei quali ci troviamo a vivere.
Considerando gli avvenimenti che riguardano la pandemia denominata Covid-19, dal suo primo affacciarsi alle cronache mondiali fino agli esiti attuali verrebbe da chiedersi se tra coloro che l’hanno gestita a livello politico e sanitario in Italia ci sia qualcuno che abbia tenuto presente, o almeno l’abbia letto, il saggio-denuncia di Alessandro Manzoni Storia della colonna infame (1843). Per esempio, queste parole di Luigi Tonelli nell’introduzione al testo manzoniano fanno sorgere il sospetto che forse non abbiano tutti i torti quelli che di questi tempi mettono in guardia i cittadini rispetto all’uso di certi provvedimenti legislativi: “L’importante è riconoscere la nobiltà e universalità dell’assunto manzoniano: salvaguardare la responsabilità individuale, difendere la dignità umana, infondere orrore contro l’ingiustizia e la passione, fomentatrice d’errori e di colpe”1. Certo, nel caso dell’autore lombardo la condanna morale riguarda l’operato dei giudici che se ne occuparono così malamente, mentre ai giorni nostri il dubbio riguarda per lo più l’operato del governo, il che rende il parallelo poco più che una suggestione. Eppure una lettura simile trova sostegno nell’opinione di Leonardo Sciascia2, di sconcertante attualità, sulla vicenda narrata dal Manzoni, con il suo riferimento ai ‘burocrati del male’, che a sua volta evoca La banalità del male (Eichmann in Jerusalem – A Report on the Banality of Evil, 1963) di Hannah Arendt, che pure si riferisce a un contesto ben diverso, laddove la studiosa tedesca parla del nazismo mentre le vicende di oggi più verosimilmente si possono circoscrivere a una valutazione governativa poco equilibrata della tutela della salute pubblica rispetto alle libertà individuali. Del resto la ricerca di un capro espiatorio al manifestarsi di un evento sconvolgente del quale è difficile risalire alle cause autentiche è una circostanza ricorrente nella storia dell’umanità3.
A scanso di equivoci, sarà bene precisare subito che le strumentalizzazioni tentate dalla destra per cavalcare elettoralmente le proteste in corso vanno considerate per quello che sono, semplici strumentalizzazioni, niente di più. Anzi, va sottolineato come Forza Nuova e compagnia bella (o brutta) siano perfettamente funzionali alla repressione e alla delegittimazione del disagio che molti cittadini manifestano in relazione alle decisioni delle autorità sul problema Covid-19. Per esempio, il giustamente stigmatizzato assalto alla sede della CGIL è stato poco più che una recita ad uso e consumo dei mass media che, proprio come ci si aspettava, hanno diffuso l’idea che i cosiddetti ‘no-vax’ siano un’accozzaglia di deficienti e fascisti. Ebbene, ci saranno senz’altro, ma proprio il fatto che si parli solo di questo genere di persone e si cerchi di zittire, come vedremo più avanti, chi invece è in grado di discutere nel merito le questioni, dimostra che questo genere di ‘no-vax’ serve soltanto a rafforzare nelle persone ‘normali’ l’idea che la ragione sia tutta dalla parte governativa. Infatti uno di tali personaggi annuncia l’assalto in diretta Facebook4, per cui sembra che sarebbe stato abbastanza facile per le forze dell’ordine intervenire prima che ciò accadesse. Ma se si fosse fatto così sarebbe andato perduto tutto il sensazionalismo che un assalto al principale sindacato italiano avrebbe prodotto.
Altre narrazioni letterarie
Il 2020 sarà ricordato nei libri di storia come l’anno che ha segnato l’esordio del Covid-19, rockstar celebratissima e onnipresente oggi più che mai, che deve la sua fama allo status di pandemia, oltre che ai nefasti effetti delle sue interazioni con gli esseri umani. Si tratta di un virus fotocopiatore, per così dire, privo di DNA, che sfrutta le cellule dei suoi ospiti per potersi replicare. Lungi dall’avere cattive intenzioni (una macchina per fare le fotocopie non può averne), esercita tuttavia le proprie funzioni di castigatore delle umane debolezze, come altri suoi colleghi del passato, dalla Peste Nera o Morte Nera, che fu sotto le luci della ribalta nell’Europa del XV secolo, alla Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, più nota con il suo nome d’arte, AIDS, che fu all’apice della popolarità sul finire del XX secolo. Omosessuale o meno, c’è sempre pronto all’occorrenza qualche peccatore che attira su di sé il castigo divino5, preferibilmente sotto forma di flagelli pestilenziali o distruzioni su vasta scala come terremoti, inondazioni, incendi. Il concetto della colpa, vera o presunta, in relazione al diffondersi delle malattie, è al centro del saggio di Susan Sontag Malattia come metafora (1977), il che dimostra ancora una volta che, mutatis mutandis, la storia si riavvita vichianamente su sé stessa, in corsi e ricorsi storici.
Ne La peste (1947) di Albert Camus, come denuncia il titolo, l’epidemia ha un ruolo di primo piano nella narrazione. E anche qui un personaggio si fa portavoce dell’idea, ingenua da un lato ma spaventosa dall’altro, già vista in Boccaccio: è “[…] la visione del predicatore Paneloux, che considera la peste come “la punizione divina” contro i peccati dell’umanità […]6.” Il messaggio del romanzo di Camus, reso più attuale dal Covid-19, è “che nessuno si può salvare senza la solidarietà dell’altro (pensiamo anche alla situazione europea, ma non solo, che richiederebbe la solidarietà fra gli stati membri). È ancora possibile essere felici, ma ciò ha senso soltanto se si può essere “felici insieme agli altri “7.” Il che è certamente molto bello, ma oggi pare che la questione non sia poi così semplice e lineare. Si pensi all’ombra sinistra che su questo bel concetto viene proiettata dalla decisione di rendere il vaccino obbligatorio per legge, o alla sua variante camuffata, che comporta meno rischi per le autorità sanitarie, quell’obbligo di Green pass che nasconde (dietro un dito) il ricatto odioso e un po’ vigliacco per cui chi non ce l’ha viene addirittura sospeso dal lavoro e di conseguenza privato dello stipendio senza pensarci su due volte. Insomma, la sensazione crescente di ritrovarsi a vivere all’interno di un romanzo distopico8 deriva dalla confusione generale e dalle risposte non così cristalline e razionali da parte delle autorità italiane di fronte alla complessa serie di problemi, di carattere sanitario e sociale, posti dalla pandemia in corso.
In The Scarlet Plague (1912) Jack London pone l’accento sulle conseguenze nella società di un evento devastante come una pandemia: “the author focused his attention on behavioral responses to a pandemic, showing the emergence of fear, irrationality, and selfishness in a previously civilized and modern society9.” Sembra evidente l’attualità di una concezione come questa, espressa più di un secolo fa. E dunque si tratterebbe dell’altra faccia della medaglia rispetto a quanto affermato a proposito del romanzo di Camus. In effetti la paura si è diffusa, come facilmente prevedibile, dando luogo a comportamenti irrazionali ed egoisti, che sarebbero quelli dei cosiddetti no-vax. Ma in realtà anche la tifoseria opposta, quella dei pro-vax, ha dato il proprio consistente contributo, come si può vedere quotidianamente in molti programmi televisivi. Un esempio tra i tanti possibili l’uso distorto del termine ‘immunizzati’, ripetuto quotidianamente da tempo in tutti i telegiornali: “cresce il numero degli immunizzati”, in riferimento all’aumento del numero di persone vaccinate. Eppure è del tutto evidente che i vaccinati, seppure in qualche misura più protetti dal contagio rispetto ai non vaccinati, non sono affatto immunizzati, considerato che anche i vaccinati possono ammalarsi di Covid-19. E senza l’uso di termini appropriati la confusione non può che aumentare. Le tecniche del marketing pubblicitario applicate alla sanità pubblica non possono portare a nulla di buono.
Narrazione pubblica, tra mito e realtà
“Chi controlla i mezzi di produzione scientifica controlla la società”10. Nella società contemporanea questo assunto viene rovesciato, anteponendo la seconda parte alla prima. In realtà però non sembra che il concetto possa essere dato per scontato, tant’è vero che sono molti gli attori sulla scena politica, e non sempre il ruolo di ciascuno di essi sembra essere definito in maniera chiara e trasparente. Per esempio, anche senza scomodare ancora il cosiddetto complottismo, evocando magari il famigerato Gruppo Bilderberg, è storia recente l’equilibrismo terminologico cui spesso si tende per riferirsi a personaggi di primo piano della politica internazionale quali Vladimir Putin o Recep Tayyip Erdoğan, i quali non possono essere formalmente definiti dittatori ma al tempo stesso sono tutt’altro che campioni della democrazia. Ecco allora, per situazioni statuali simili, nascere il neologismo sincratico ‘democratura’, perfettamente adatto allo scopo. Si tratta di dittature mascherate da democrazie, delle quali utilizzano soltanto le forme, svuotate della sostanza. In maniera non troppo dissimile, l’utilizzo della neo-lingua descritta da George Orwell in 1984 (1948) sta diventando sempre più diffuso. Nella Germania nazista la propaganda di Goebbels si basava sul concetto che una bugia ripetuta cento, mille o più volte si trasforma in verità, tanto più velocemente se non si hanno i mezzi per difendersi da questo tipo di condizionamento. In Italia l’operazione viene ripetuta in grande stile da più di trent’anni dai potentissimi mezzi di comunicazione (sarebbe più corretto definirli di disinformazione) dell’impero mediatico berlusconiano. Qualche esempio? Un boss mafioso condannato per spaccio di droga e omicidio come Vittorio Mangano, a lungo alle dipendenze di Berlusconi, definito da lui e da Dell’Utri “un eroe” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/29/guai-a-non-considerare-vittorio-mangano-un-eroe/33963/) ( https://www.ilpost.it/2010/06/30/chi-e-vittorio-mangano/) per il suo atteggiamento omertoso, tipicamente mafioso. Secondo la neo-lingua orwelliana la guerra si chiama pace e l’odio amore. Chi non ricorda “il partito dell’amore” (https://www.hoepli.it/libro/il-partito-dellamore-/9788861901117.html) di Berlusconi, peraltro pieno zeppo di mascalzoni d’ogni genere, caratterizzato per esempio dalle dolci espressioni d’amore d’un tal Brunetta sulla sinistra che deve andare “a morire ammazzata”11, personaggio che resterà nella storia d’Italia soltanto per essere stato il peggior ministro di sempre? Chissà, forse quando parlava di ammazzamenti il legame inconscio era con l’assassinio di Marco Biagi, perpetrato dalle Brigate Rosse nel 2002 con la complicità oggettiva di un altro ministro di Forza Italia, quel Claudio Scajola che gli aveva più volte rifiutato la scorta mentre l’aveva concessa a personaggi quali Emilio Fede e altri dello stesso livello che ovviamente non ne hanno mai avuto bisogno. Per concludere in bellezza possiamo ricordare l’umiliazione subita dal Parlamento italiano da parte di signori come questi quando fu votato a maggioranza un documento in cui si dichiarava che la prostituta minorenne marocchina nota come Ruby altri non era che la nipote dell’allora capo di stato egiziano, per cercare di mascherare il fatto che il Berlusconi medesimo avesse sottratto la ragazza alla tutela della legge per affidarla alla famosa ‘assistente dentale’, altra miracolata dal berlusconismo (https://giuliettochiesa.globalist.it/politics/2019/12/17/ruby-nipote-di-mubarak-casellati-e-meloni-nel-mirino-per-aver-approvato-quella-bufala-2050499.html). E dell’allegra combriccola faceva parte anche l’attuale Presidente del Senato12, per quanto possa sembrare incredibile che una carica così importante sia stata affidata a un personaggio tanto indegno (https://www.huffingtonpost.it/2018/03/26/quando-casellati-parlo-di-ruby-come-nipote-di-mubarak-otto-e-mezzo-diffonde-un-video-del-2011-dellallora-sottosegretaria-alla-giustizia_a_23395734/), già distintosi per aver partecipato alla ridicola sceneggiata dell’occupazione simbolica del tribunale di Milano nel 2013 per rivendicare, come al solito, l’impunità di Berlusconi13. Insomma, non si salva nemmeno la geografia, oltre al buon senso.
Difficile, parlando di pandemie e salute pubblica, lasciare fuori dal discorso le grandi multinazionali che producono (e vendono!) farmaci, alle quali ci si riferisce spesso con il termine collettivo ‘big pharma’. Sia come sia, la crescente confusione dei cittadini, su questa materia come su tante altre, derivante dall’altrettanto crescente incapacità della classe politica tutta di ispirare fiducia nei medesimi, trova alimento nello spazio di informazione, ma evidentemente anche di ulteriore disinformazione, del mare magnum di internet, e dei social media in particolare. La perdita di credibilità delle istituzioni e dei grandi organi di informazione fa sì che un numero crescente di cittadini non creda più alla comunicazione politica, o a quella sanitaria ‘governativa’, su questioni delicate come il Covid-19, e cerchi altrove delle fonti attendibili. Che poi queste siano tali o meno è questione ugualmente delicata, e da indagare con attenzione. Da notare poi come la pretesa gratuità del vaccino sia soltanto un’altra bugia, considerato che il suo costo è pagato dalle tasse dei cittadini, non vaccinati compresi. Quanto poi al fatto che le industrie farmaceutiche affermino che sono del tutto sicuri viene in mente che probabilmente non è il caso di chiedere all’oste se il vino è buono. O no?
Tra i possibili strumenti per tentare di decodificare i messaggi che giungono al malcapitato cittadino dai due fronti contrapposti c’è la teoria dell’argomentazione, disciplina che spazia tra letteratura, linguistica, semiotica e scienze della comunicazione. Il dubbio è ciò che alimenta il pensiero. Laddove ci sono solo certezze a priori non c’è spazio per l’esercizio della ricerca di verità non dogmatiche. Il principio cartesiano “dubito ergo sum” dovrebbe essere quello al quale fare riferimento nell’ambito della ricerca scientifica, a maggior ragione nei casi in cui il potere politico utilizza il principio dell’autorità sulla base di una pretesa oggettività scientifica per uniformare al proprio volere il comportamento dei cittadini. Nel caso specifico del Covid-19 si è utilizzata l’arma mediatica per creare paura e confusione, per poter poi avere gioco facile nell’invocare a sostegno delle proprie decisioni l’autorità scientifica, ignorando tutti quei casi che facevano vacillare la tesi secondo cui non ci sarebbe altra strada che i vaccini per combattere la pandemia. Di fatto la narrazione mediatica ufficiale sulla pandemia, quasi sempre del tutto acritica rispetto alla sua gestione politico-sanitaria, ha paradossalmente trasformato la pretesa oggettività della scienza nel trionfo della superstizione, grazie alla mistica salvifica del Vaccino, nuovo corno da stringere in funzione apotropaica: non ci può essere salvezza senza vaccino. Nella commedia in un atto La patente (1917) di Pirandello il protagonista decide di sfruttare a proprio vantaggio la nomea di “jettatore” attribuitagli dal popolino superstizioso, richiedendo una certificazione delle sue capacità professionali, per così dire, in quest’ambito. Indimenticabile l’interpretazione che ne fece a suo tempo Totò nel film di Luigi Zampa Questa è la vita (1954) (https://www.youtube.com/watch?v=oAxUCyWTrCc). Per quanto lontani possano sembrare, questo testo ha un elemento in comune con la Storia della colonna infame di Manzoni, ovvero l’idea che ci si possa legittimamente scagliare contro un capro espiatorio, sia esso l’untore o lo jettatore, o magari oggi il cosiddetto ‘no-vax’. Come sostiene il filosofo Andrea Zhok a proposito del Green pass, il braccio armato del finto non-obbligo vaccinale: “Il fatto stesso che il Green pass sia stato concepito dall’inizio come un modo di ottenere in modo obliquo una sorta di obbligo vaccinale, senza assumersene la responsabilità, ha spinto a premere sul tasto morale, e così facendo ha creato una classe di cittadini che pur legalmente tollerati sono giudicati come ‘impuri’, e su cui è legittimo, anzi consigliato, esercitare il proprio disprezzo. Qui, proprio qui, gli esempi storici delle peggiori autocrazie del ventesimo secolo dovrebbero averci insegnato qualcosa”14. E anche l’esempio storico della colonna manzoniana, potremmo aggiungere.
Fin dal titolo il libro di Vittorio Lanternari, Medicina, magia, religione: dalla cultura popolare alle società tradizionali (Libreria internazionale Esedra, 1989) richiama alla mente, elencando tre sostantivi, come questi tre ambiti della cultura umana possano anche dar luogo proprio al fenomeno che, citandone la pag. 133, su Wikipedia viene definito come il “[…] bisogno di prendere le distanze da qualcosa, in modo conscio o inconscio, [che] si rifà a meccanismi di rimozione di eventi traumatici, o di fuga dal pericolo supposto.15” Cioè, appunto, a prescindere dalle sue qualità di farmaco, non sufficientemente testate preventivamente secondo le norme internazionali, il Vaccino nelle sue manifestazioni concrete, a seconda dell’industria farmaceutica che le produce, è il nuovo amuleto che scaccia il pericolo rappresentato dal mostro demoniaco che risponde al nome di Covid-19.
In un’intervista sul canale televisivo Byoblu del 14/03/2018 (“Come si fabbrica informazione al servizio dei Governi”) Marcello Foa, autore de Gli stregoni della notizia. Atto secondo. Da Kennedy alla guerra in Iraq: come si fabbrica informazione al servizio dei governi (Guerini e Associati, 2018) spiega come sia facile per i giornalisti diffondere notizie ‘addomesticate’, anche involontariamente. Infatti, rilanciando acriticamente le notizie che ricevono corrono il rischio di farsi strumenti di centri di potere e gruppi di interessi. Del resto è fin troppo facile commentare, da semplici lettori, come si faccia strame quotidianamente di un caposaldo della deontologia professionale come il dovere degli operatori dell’informazione di tenere nettamente separate le notizie dalle opinioni. Purtroppo sembra che non siano molti ormai i giornalisti che rispettano, o perfino conoscono, i principi fondamentali della deontologia della loro professione.
Comunicazione scientifica
Uno degli aspetti del contendere è la supposta primazia della scienza o per meglio dire della comunicazione scientifica pret-a-porter, nello spaccio al dettaglio di giornali e televisioni, rispetto al dilettantismo dei cosiddetti ‘no vax’. Detto en passant che in realtà si tratta di un’etichetta mediatica di comodo per riferirsi in maniera superficiale e indistinta a persone singole e associazioni che hanno idee e posizioni non di rado non convergenti, e talvolta forse perfino inconciliabili, questo asserito dilettantismo si manifesta per lo più nella carenza o assenza di titoli professionali i quali, di per sé, dovrebbero garantire a chi invece ne è in possesso, di essere detentori della verità, o meglio della Verità. Sembra abbastanza evidente che si tratti di una posizione basata su un pregiudizio scientista tale per cui gli iniziati, ovvero gli scienziati detentori del Sapere, i mezzi di comunicazione che li usano come esca per chi non ha strumenti culturali adeguati, e soprattutto i detentori del potere politico possono decidere cosa è giusto e cosa non lo è. In realtà le discipline, sia scientifiche che umanistiche, nelle quali si articola il sapere umano vivono e prosperano non a causa delle certezze raggiunte (poche) ma dei dubbi (molti) che emergono continuamente nel loro procedere. Questo concetto è sottolineato dalle parole di Barbara Carnevali, esponente del Comitato Scientifico del Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, con Marc Augé, Michelina Borsari e Massimo Cacciari, secondo cui “dobbiamo solo cercare di essere meno addomesticati possibile, resistendo alle intenzioni e l’agire della politica, la società e la tecnica, entrandovi sempre inevitabilmente in polemica e conflitto, trovandoci in bilico tra la nostra esigenza di non venir condizionati e la necessità di esserlo per poter convivere con gli altri’”16.
Tutto ciò considerato, dunque, alla guida della supposta crociata anti-Covid19 c’è la grancassa dei media mainstream, che ripetono incessantemente un cocktail di falsità (per es. la pretesa immunizzazione dei vaccinati, smentita dai fatti, perché anche i vaccinati si possono ammalare, ergo non sono immuni) e notizie addomesticate al fine di dimostrare la tesi di fondo, cioè che, ancora una volta, non ci può essere salvezza senza vaccini. Come per esempio l’enfasi nel riportare le notizie nei casi di chi muore di Covid19 perché non si è voluto vaccinare. Purtroppo la realtà sembra invece dimostrare che con scarsa lucidità si è scelto di non curare i malati nell’attesa che peggiorino al punto di dover essere ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali, dove spesso muoiono. “Curare i pazienti affetti da Covid-19 con il massimo tempismo e direttamente a casa. È questa la strategia messa in campo dai medici dei vari comitati per le cure domiciliari per contrastare il virus e che hanno permesso loro di curare molte persone. Come spiega in un’intervista il dr. Andrea Stramezzi, uno dei medici di base che cura i pazienti Covid a casa prima che abbiano bisogno dell’ospedalizzazione, “le terapie precoci funzionano. Il tempismo è fondamentale. Si deve intervenire subito con l’antinfiammatorio. Da evitare la tachipirina, che non è un antinfiammatorio e abbassa i livelli di glutatione, fondamentali per proteggersi dal Covid. Va bene qualsiasi antinfiammatorio. L’aspirina va benissimo essendo anche un antiaggregante piastrinico. L’Ibuprofene te lo danno solo con la ricetta. L’aspirina anche senza ricetta. Va presa immediatamente, al primo sintomo. Appena si ha la febbre a 38, per esempio, oppure uno strano mal di gola, un accenno di tosse, qualsiasi avvisaglia. Questo è un primo step, perché il tessuto infiammato permette più facilmente l’ingresso del virus, come tutti gli agenti batterici. L’importante è avvertire subito il medico curante, che prescrive poi una terapia adatta al paziente che già conosce”17.
D’altro canto c’è chi ammonisce severamente chi, secondo loro, si lascia ammaliare dalle sirene che vorrebbero far scendere i vaccini dal piedistallo: “Il Patto Trasversale per la Scienza e l’Associazione Biotecnologi Italiani stigmatizzano il fatto che informazioni pseudoscientifiche abbiano trovato spazio in una sala del Senato della Repubblica18: le terapie domiciliari definite “precoci”, e promosse attraverso i social, anche se vengono presentate come miracolose, non lo sono e costituiscono un rischio per i malati. Le cure domiciliari, serie, in Italia esistono e sono quelle regolamentate e basate su evidenze scientifiche”19. Certo però che, secondo il semplice buon senso, se “un protocollo di cura domiciliare del Covid molto interessante per prevenire l’ospedalizzazione”20 è stato messo a punto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ diretto dal Prof. Giuseppe Remuzzi, “considerato un’autorità di livello internazionale nel campo della farmacologia”21, forse queste cure domiciliari tanto discutibili e pericolose non saranno, a patto ovviamente che ci si attenga ai protocolli stabiliti e non ci si improvvisi medici da un giorno all’altro. Un interessante contributo alla riflessione sulla gestione sanitaria della pandemia è fornito dal medico Vittorio Agnoletto, docente di Globalizzazione e Politiche della Salute all’Università degli Studi di Milano, che sottolinea come l’impreparazione diffusa alla lotta contro il virus dipenda anche da fattori quali “la distruzione della medicina territoriale, la riduzione ai minimi termini dei servizi di prevenzione, l’ignoranza sul ruolo dell’epidemiologia”22.
È stato facile prevedere che alla prima dose di vaccino sarebbe seguita la seconda, e poi la terza. Così com’è facile prevedere che si arriverà molto presto all’obbligo vaccinale, di cui si parla sempre più insistentemente. Il prossimo passo sarà ripetere la vaccinazione almeno una volta l’anno, se non di più, a tempo indefinito. E ovviamente le restrizioni legate al Green pass continueranno ad aumentare. Ma sembra che a nessuno venga il sospetto che il punto sia che le misure prese finora siano state ben poco efficaci, tanto ci sono i soliti ‘no-vax’, irresponsabili e riottosi, ai quali si può facilmente dare la colpa di tutto.
Complottismo e buon senso
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla teoria del complotto, che oggi va alla ricerca delle forze oscure e ignote (o anche note, a seconda della teoria) responsabili o di avere diffuso la pandemia o di utilizzarla per poter realizzare i propri fini di dominio e controllo. Nel primo caso, all’insorgere e diffondersi del pericolo del contagio, una delle teorie più diffuse vede il virus del Covid-19 creato artificialmente in Cina, nell’ormai famoso laboratorio di Wu-han, e poi sfuggito di mano oppure volontariamente diffuso nel mondo. Nel secondo, lobbies e centri di potere occulto, variamente collegati con il potere politico e quello economico, approfittano della pandemia in corso e del disorientamento creatosi nell’opinione pubblica per generalizzare e rafforzare il controllo sui cittadini, per esempio attraverso l’utilizzo del Green pass, inventato per costringere chiunque, per quanto riluttante, a sottoporsi alla vaccinazione attraverso una forma di ricatto mascherato. Insomma, un vero e proprio strumento di controllo sociale.
Nelle vicende umane l’oggettività è una categoria per lo più inattingibile, che ha con la realtà al massimo un rapporto asintotico. Nella comunicazione pubblica si pretende invece che sia identificabile con la Verità. Non a caso infatti l’etichetta ‘no vax’ si presta molto bene all’esercizio di una ben nota tecnica di delegittimazione: non si entra nel merito reale della questione posta ma la si squalifica come tesi complottista. Il termine complottismo è a tutti gli effetti un’invenzione retorica per bollare l’avversario, vero o presunto, come irresponsabile, credulone, e via delegittimando. Un esempio molto efficace di questo atteggiamento è dato dalla propaganda berlusconiana, che ha inventato termini del tutto privi di significato come per esempio il ‘giustizialismo’. È del tutto evidente che le persone oneste desiderano che la giustizia trionfi e quelle disoneste desiderano l’esatto contrario. Quindi ‘giustizialismo’ è un’etichetta vuota, un significante che non ha nessun referente reale, ma ha il solo scopo di deviare l’attenzione dagli argomenti di chi viene etichettato in questo modo, e perciò stesso delegittimandolo.
Di particolare interesse, nell’ambito della narrazione pubblica sulla pandemia, una notizia che sembra uno scherzo di cattivo gusto: “I componenti dei seggi ed i rappresentanti di lista accreditati per il turno di ballottaggio delle elezioni comunali in programma domenica e lunedì prossimi [17-18/10/2021] non dovranno esibire il certificato verde per accedere al seggio elettorale”23. Infatti sembra folle costringere milioni di lavoratori ad esibire il green pass a costo di privarli di salari e stipendi se non lo fanno, mentre per le elezioni lo si ritiene inutile24. E il Green pass non è necessario neanche per frequentare le chiese. Come si giustifica allora il supposto legame tra vaccini e green pass come misura sanitaria? Mistero. O meglio, se per votare e andare in chiesa il Green pass non serve vuol dire semplicemente che non serve neanche per tutte le altre attività, e quindi è una certificazione che non ha niente a che fare con le misure sanitarie anti-Covid, smentendo così la martellante propaganda a senso unico di mass media e governo. Insomma, descrivere l’introduzione del Green pass come atto strumentale per certificare lo stato di salute senza prevedere di conseguenza che debba essere utilizzato in qualsiasi situazione pubblica significa di fatto azzerare tale funzione strumentale, facendo aumentare i dubbi nelle persone che si sforzano di ragionare sui fatti senza limitarsi, come fa la massa, ad accettare passivamente e acriticamente qualunque ingiunzione proveniente dal potere politico. A meno che in questo caso il complottismo non ci venga in aiuto, rendendoci nota l’esistenza di patti segreti di non belligeranza firmati tra il Vaticano e il Covid-19. Se tanto mi dà tanto…
Detto questo, come valutare questo estratto dall’editoriale introduttivo del periodico Nexus datato 2006? Lo spunto è dato dall’influenza aviaria, all’epoca di grande attualità: “La paura è anche il risultato dell’isteria mediatica sull’influenza aviaria. Insomma, avete mai visto un evento così pianificato? Negli ultimi due o tre anni una marea di incontri, conferenze e avvertimenti da parte dei media hanno convinto molta gente che un’epidemia sia inevitabile. In genere le persone sono più spaventate dalla malattia che dai terroristi e, se lo diranno gli “esperti”, saranno più inclini a rinunciare alle proprie libertà personali e civili. A vaccinazioni forzate, quarantene, restrizioni agli spostamenti e altro manca solo un incidente di laboratorio o peggio.25” A dir poco inquietante.
Matematica, medicina e filosofia
La matematica, quella che dovrebbe essere la più esatta tra le scienze esatte, ha dei limiti ben precisi, che sono per lo meno quelli della capacità umana di far quadrare i conti, per così dire. È vero che le scienze progrediscono nel tempo, infatti le discipline matematiche hanno oltrepassato oggi quelli che erano i limiti di qualche secolo fa. Ma sembra essere altrettanto vero che superato un limite prima o poi se ne presenta uno nuovo, e così via. Questo per quanto riguarda la matematica, la più oggettiva tra le discipline scientifiche. La medicina, presa come base indiscutibile delle politiche sanitarie legate al Covid-19 ha dei limiti ben più grandi, come ricordano questi due saggi pubblicati dall’editore Raffaello Cortina: L’arte della probabilità. Certezze e incertezze della medicina (uscito nel maggio del 2021), di Daniele Coen26 e La medicina non è una scienza. Breve storia delle sue scienze di base (2008), di Giorgio Cosmacini. Nel primo l’autore “ci accompagna attraverso i territori dell’incertezza in medicina, in un viaggio che parte dalle disavventure sanitarie di Raffaello e di Magellano per giungere alle domande ancora aperte sulla pandemia da Coronavirus.”27 Nel secondo l’autore ci spiega che “la medicina non è una scienza, è una pratica basata su scienze – la fisica, la chimica, la biologia, l’ecologia, l’economia – che differisce dalle altre tecniche perché il suo oggetto è un soggetto: l’uomo.”28 Queste semplici considerazioni minano alle fondamenta il già ricordato assunto, che si vuole indiscutibile perché basato sulla medicina, potente e infallibile, che il vaccino sia l’unica possibilità di salvezza, e che pertanto sarebbe indispensabile costringere tutti a vaccinarsi, in un modo o nell’altro. Sarebbe veramente bello se fosse così semplice, ma purtroppo la realtà ha la cattiva abitudine di tenere in ben scarsa considerazione l’idea quasi infantile che basti una legge che prevede delle sanzioni per governare un fenomeno secondo i desideri di chi ha il potere di imporre le leggi fatte dagli uomini. La storia, anzi la Storia, racconta che questo succede raramente o, più probabilmente, non succede mai.
Senza contare poi che è del tutto illusorio pensare che dibattiti di questo genere, che riguardano la salute delle persone, e quindi la vita e la morte, possano restare nell’ambito esclusivo della razionalità. Infatti entrano in gioco anche altri fattori, a seconda della personalità di ciascuno, quali l’emotività e l’istinto di conservazione. Quello che è certo è che costringere le persone a fare ciò che non vogliono è un modo di eludere alcuni dei principi fondamentali su cui si basano i regimi democratici. Ma, prima ancora dei giuristi, che nonostante l’esistenza della filosofia del diritto, paiono chiamati a decidere più dell’applicazione concreta dei dettami legislativi che non del loro fondamento etico e morale, gli studiosi che più di tutti sono competenti ad analizzare quest’ultimo aspetto sono i filosofi. Ed è veramente interessante rilevare come le prese di posizione di alcuni tra i più eminenti filosofi italiani viventi, come Giorgio Agamben29 e Massimo Cacciari, ma non soltanto loro (per esempio il giurista Ugo Mattei30), abbiano suscitato reazioni di contrarietà, non di rado anche virulente. Se ne potrebbe dedurre che la questione si riduca a uno scontro tra autorità. E quale tipo di autorità deve prevalere nella singolar tenzone tra quella politica e di governo e quella della speculazione filosofica e della cultura tutta? Una risposta prova a darla una loro collega, la ricercatrice di Filosofia del Linguaggio Elisabetta Lalumera31, che sembra voler ridurre le opinioni espresse da pensatori di rilevanza internazionale quali Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, a quelle di sostenitori di “posizioni estreme contro un supposto moralismo o scientismo comune”32. Ma in realtà lei stessa poco più avanti inquadra la questione nel suo corretto ambito: “se si hanno le risorse argomentative, culturali e in parte istituzionali per chiarire un’idea che si ritiene dannosa e confusa, oppure argomentare contro una tesi che si ritiene dannosa o falsa, perché seguita da molti, è bene farlo, indipendentemente da chi la propone e in quale sede.33” Il che è esattamente quello che stanno facendo Agamben, Cacciari, Zhok e altri. Ciò considerato dunque è per lo meno grottesco voler ridurre al silenzio su un argomento tanto delicato quanto le politiche sanitarie attuate oggi in Italia per combattere questa pandemia alcune tra le menti italiane più brillanti mentre si accetta senza batter ciglio qualunque sproloquio provenga da chi, come certi ministri incredibilmente tornati di attualità o altri personaggi promossi ad alte cariche istituzionali, ha ampiamente dimostrato in passato la propria incompetenza negli ambiti in cui è stato messo alla prova.
Si riscontra tuttavia una presa di posizione ufficiale da parte di un centinaio di filosofi, i quali cercano proprio di ridurre al silenzio il più illustre tra i loro colleghi, Giorgio Agamben. Se si fosse maligni si potrebbe sospettare che costoro cerchino un po’ di notorietà a danno dell’ormai fin troppo visibile filosofo. Ma certamente non sarà così, per quanto Giulio Andreotti usasse dire, com’è noto, che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca. Un altro sospetto è che l’establishment corra ai ripari nel tentativo di sostenere che non è vero che il re è nudo. La storia dirà come stiano effettivamente le cose. Purtroppo però questa uscita collettiva è molto debole proprio sul piano che dovrebbe essere decisivo, quello argomentativo. Per esempio i difensori dell’ortodossia del pensiero filosofico dichiarano: “Sebbene la filosofia debba certamente assumere un ruolo critico in relazione alla scienza, questo ruolo critico non può mancare di rispettare i risultati scientifici riportandoli non correttamente. Per esempio è falso sostenere, come ha fatto Agamben nell’audizione di qualche giorno fa al Senato, che i vaccini anti-Covid19 siano in una fase sperimentale: sono stati testati”34. Ebbene, falso non è se si considera per esempio che una parte rilevante della sperimentazione è stata condotta sui cittadini vaccinati a pandemia in corso, con lil pretesto dell’urgenza. È vero che l’Istituto Superiore di Sanità spiega che i tempi richiesti dai protocolli di sperimentazione dei vaccini in questo caso sono stati ridotti grazie a una serie di fattori concomitanti. Ma ciò non smentisce ciò che lo stesso ISS afferma nell’introdurre la questione: “Generalmente lo sviluppo di un vaccino è un processo lungo, che necessita dai sette ai dieci anni, durante i quali le ricerche vengono condotte a tappe successive che includono i test di qualità, la sperimentazione preclinica e le fasi della sperimentazione clinica nell’uomo”35. Dunque, al contrario di ciò che affermano i nostri cento, è falso sostenere che Agamben non abbia riportato correttamente i risultati scientifici, che al momento sono ancora in via di elaborazione. Agamben ha semplicemente consigliato cautela, perché ci vorranno anni prima che ci siano dati certi e statisticamente rilevanti. Lo scientismo sostanzialmente superstizioso (“chi non si vaccina muore” si è sentito dire spesso, per esempio) come quello che bombarda quotidianamente tutti i cittadini da quasi tutti gli organi di informazione non è e non può essere un dato scientifico, è solamente un pregiudizio che ostacola la scienza seria, quella senza paraocchi. Come afferma Andrea Zhok, altro filosofo non di secondo piano: “Si è ripetuto con la faccia seria che vaccini approvati con procedure emergenziali, svolgendo le fasi sperimentali in simultanea e non in successione, usando tecnologie mai approvate prima per la somministrazione vaccinale, testati solo sopra i 16 anni, privi di analisi di genotossicità e cancerogenicità, senza indagini sull’interferenza con altri farmaci, senza sperimentazione sulle donne in gravidanza, dovevano senz’altro essere utilizzati serenamente su bambini in crescita e donne in gravidanza”36.
Al secondo punto del documento si legge: “È improprio sostenere che ci troviamo in un’epoca in cui l’eccezionalità è diventata la regola, e che l’obbiettivo sia il controllo dello Stato sulla cittadinanza, sul modello di quanto fatto da forme di dispotismo come quello sovietico.” Questa affermazione viene smentita proprio dall’uso che del Green pass fanno le autorità statali, nel momento in cui impediscono ai lavoratori di accedere ai luoghi di lavoro senza questa certificazione ma dispongono, come abbiamo già ricordato, che per frequentare le chiese e per i ballottaggi elettorali svoltisi a metà ottobre 202137 la stessa certificazione non sia necessaria. Quindi, a meno di improbabili ed evidentemente antiscientifici accordi sottobanco con il virus, che accorderebbe una tregua risparmiando i cittadini elettori e quelli devoti, il Green pass non è affatto una misura sanitaria, perché se così fosse non sarebbero ammesse deroghe di nessun tipo. L’impressione è dunque che il suo vero scopo sia proprio quello di una forma di controllo sociale non dichiarato, esattamente ciò che sostiene Agamben. Ancora Zhok:” Se l’intento del Green Pass è quello dichiarato di fornire un presidio di sicurezza, la sua attuale forma è fallimentare, ingiustificabile, e gravemente discriminatoria: non garantisce nulla in termini di ridotto accesso del virus in certi ambienti e trascura soluzioni alternative che forniscono garanzie molto superiori”38.
Per quanto riguarda il terzo punto è vero che l’accostamento con le leggi razziali del 1938 è sgradevole e per certi versi anche improprio, ma vale la pena ricordare che, allora come oggi per le leggi sul Covid-19, furono pochissimi i docenti universitari che rifiutarono di accettarle, e questi pochissimi persero il posto e furono per di più additati come traditori. Non è difficile vedere in ciò una certa analogia con la posizione di Agamben, filosofo che pretendere di ragionare autonomamente nonostante tutto, anche a costo di sbagliare e perfino di rischiare linciaggi mediatici.
Per quanto riguarda il quarto e ultimo punto, i confini tra la libertà di un singolo individuo e quella di un altro, o del singolo rispetto alla collettività, non sono così netti e precisi, ovvi e scontati come sembrano credere i cento firmatari del documento, non fosse altro che per il richiamo, ancora di Andrea Zhok, alla prospettiva filosofica kantiana in relazione all’ottica utilitarista che sembra prevalere attualmente nelle decisioni della politica italiana39.
Del resto, se circa quattrocento docenti universitari, tra i quali lo storico Alessandro Barbero, hanno firmato un appello contro il Green pass40, sembra plausibile ritenere che questo appello non valga meno del documento dei cento ‘allineati’. A maggior ragione se ricordiamo come durante l’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato (la stessa occasione in cui sono stati sentiti Agamben e Mattei) uno stimato farmacologo come Marco Cosentino41, professore universitario ordinario, abbia avuto il coraggio di mostrare, dati alla mano, quali sono i punti deboli dal punto di vista sanitario alla base della decisione di introdurre il Green pass.
Insomma, l’unica cosa sulla quale pare si possa concordare davvero è che si sta dividendo la popolazione in due categorie contrapposte, i virtuosi vaccinati e i viziosi no-vax, no-Green-pass e quant’altro ci si inventerà nel prossimo futuro. “Ma che siamo guelfi e ghibellini?” si domanda Totò in una scena del capolavoro Miseria e nobiltà (regia di Mario Mattoli, 1954) (https://www.youtube.com/watch?v=T3KLtgwHZ64). Ecco, questa è la situazione.
NOTE
1 Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame, Milano, Dall’Oglio, 1985, pp. 8-9.
2 “Con deliberate e studiate azioni repressive, inoltre, i governanti cercano sempre e sistematicamente di scaricare le proprie responsabilità su fantomatici mali esterni, sulla diversità dell’altro, su quegli eventi che, una volta offuscata la realtà, vengono fatti risalire addirittura al demoniaco. È il rischio di sempre: quello che in condizioni di grave crisi sociale e politica intervenga quel fattore sempre latente del ritorno magari in punta di piedi di un nuovo fascismo, una dittatura sotto sembianze buoniste che colpisce spiriti fragili sottoposti alle derive dei propri tempi. La giustizia sommaria, quella del “facciamola finita subito”, rappresenta il campanello d’allarme che forse risuona nelle persone quando è già troppo tardi per rendersi conto che la deriva autoritaria è già in una avanzata fase di sviluppo. La giustizia sommaria è proprio questo: ignoranza e informazioni mistificate che non appartengono solo al Seicento manzoniano, ma sopravvivono pericolosamente anche oggi.” (Fonte: https://www.carmillaonline.com/2021/04/17/storia-della-colonna-infame-e-dei-burocrati-del-male-di-leonardo-sciascia/)
3 “From Jews in medieval Europe to meat mongers in Chinese markets, someone is always blamed. This story of blame exploits existing social divisions of religion, race, ethnicity, class, political or gender identity.” “Pandemics, COVID-19, and literary studies: past and present, by Nandini Sen” (University of Edinburgh) (https://blogs.ed.ac.uk/covid19perspectives/2020/06/11/pandemics-covid-19-and-literary-studies-past-and-present-by-nandini-sen/)
4 https://www.ilfoglio.it/cronaca/2021/10/11/video/l-assalto-no-vax-alla-cgil-ecco-il-video-di-biagio-passaro-il-leader-di-io-apro-3137259/
5 Così Boccaccio presenta la peste a Firenze nel 1348 nella Giornata Prima: “[…] pervenne la mortifera pestilenza […] da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali”. Giovanni Boccaccio, Il Decameron, Bari, Laterza, 1966, vol. I, pp. 8-9.
6 “Rileggere “La Peste” di Albert Camus ai tempi del Coronavirus” (intervista a Pierangela Adinolfi, docente di Culture e Letterature d’Area Francese e Francofona, Università di Torino) (https://www.unitonews.it/index.php/it/news_detail/rileggere-la-peste-di-albert-camus-ai-tempi-del-coronavirus)
7 Ibid.
8 “It has become a common observation that the contagious diseases’ outbreak makes us feel like we are living within a dystopian novel.” “Pandemics, COVID-19, and literary studies: past and present, by Nandini Sen” (University of Edinburgh) (https://blogs.ed.ac.uk/covid19perspectives/2020/06/11/pandemics-covid-19-and-literary-studies-past-and-present-by-nandini-sen/)
9 Riva, M., Benedetti, M., & Cesana, G. (2014). Pandemic Fear and Literature: Observations from Jack London’s The Scarlet Plague. Emerging Infectious Diseases, 20(10), 1753-1757. https://doi.org/10.3201/eid2010.130278.
10 Francesca Crasta, Master in Comunicazione della Scienza, Cagliari, 17 Ottobre 2008, minuto 4:28 (https://www.youtube.com/watch?v=ydXFsDqDjQg) [Francesca Crasta è Professore ordinario di Storia della filosofia all’Università di Cagliari]
11 https://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-29/brunetta-sinistra/brunetta-sinistra.html
12 https://www.repubblica.it/politica/2018/03/24/news/casellati_fedelissima_ghedini_che_fece_assumere_la_figlia_al_ministero_della_salute-192123054/
13 https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/11/processo-ruby-cicchitto-nodo-giustizia-da-risolvere-o-pdl-si-chiama-fuori/526372/
14 https://www.ilparagone.it/attualita/moralismo-vaccinale-e-pruriti-totalitari-lanalisi-di-andrea-zhok/
15 https://it.wikipedia.org/wiki/Apotropaico#cite_note-6
16 ANSA/Festivalfilosofia: Libertà, tema attuale dopo pandemia. 17-19 settembre, 45 lezioni magistrali da Cacciari a Galimberti (https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2021/07/13/ansafestivalfilosofia-liberta-tema-attuale-dopo-pandemia_7facc437-e0bb-4cab-91ca-c98a8a8eabf4.html)
17 Mario Menichella, “Tutto quello che non vi dicono sulle cure domiciliari precoci per il Covid-19 (e perché lo fanno)” (https://www.fondazionehume.it/societa/tutto-quello-che-non-vi-dicono-sulle-cure-domiciliari-precoci-per-il-covid-19-e-perche-lo-fanno/)
18 Insomma, le nipoti di Mubarak vanno bene, in Senato e nel Parlamento tutto fanno la loro porca figura, ma guai ad accogliere voci di dissenso in quelle sacre sale. Non si sa mai, magari la gente potrebbe scoprire che spesso le lobbies politiche hanno gli stessi scopi, mentre giocano a “poliziotto buono – poliziotto cattivo” per confondere le acque.
19 “Cure domiciliari, basta bufale” (https://www.pattoperlascienza.it/2021/09/16/cure-domiciliari-basta-bufale/)
20 https://www.fondazionehume.it/societa/tutto-quello-che-non-vi-dicono-sulle-cure-domiciliari-precoci-per-il-covid-19-e-perche-lo-fanno/
21 Ibid.
22 https://www.micromega.net/errori-gestione-pandemia-covid/
23 https://www.lastampa.it/cronaca/2021/10/15/news/green-pass-viminale-ai-ballottaggi-niente-obbligo-per-componenti-del-seggio-e-rappresentanti-di-lista-1.40814407
24 https://www.ilcorriere.it/news/politica/56094/niente-green-pass-nei-seggi-elettorali-per-i-ballottaggi-il-covid-non-vota.html
25 Duncan, “Editoriale”, Nexus n. 61, aprile-maggio 2006, p. 4.
26 https://raffaellocortina.mediabiblos.it/rassegna_stampa/allegati/coen-il-venerdi-di-repubblica-04-06-2021.pdf
27 https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/daniele-coen/larte-della-probabilita-9788832853186-3482.html
28 https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/giorgio-cosmacini/la-medicina-non-e-una-scienza-9788860301710-1190.html
29 https://www.youtube.com/watch?v=_IWO9unA3BE
30 https://www.youtube.com/watch?v=qwAOB1dgjYk
31 https://www.rivistailmulino.it/isni/13304
32 https://www.rivistailmulino.it/a/qual-il-ruolo-dei-filosofi-br-nel-discorso-pubblico-in-italia
33 Ivi.
34 https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/15/non-solo-agamben-oltre-100-filosofi-contestano-il-loro-collega-e-firmano-un-documento-a-favore-di-green-pass-e-vaccini-il-testo/6356547/
35 https://www.epicentro.iss.it/vaccini/covid-19-sviluppo-valutazione-approvazione
36 https://gliasinirivista.org/green-pass-e-dintorni-le-scelte-della-politica/
37 https://www.ilcorriere.it/news/politica/56094/niente-green-pass-nei-seggi-elettorali-per-i-ballottaggi-il-covid-non-vota.html
38 https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-andrea_zhok__perch_il_green_pass_allitaliana__uniniziativa_inaccettabile_e_va_abrogato/39130_42851/
39 https://sfero.me/article/esercitazioni-pratiche-filosofia-morale
40 https://ilmanifesto.it/appello-dei-docenti-universitari-contro-il-green-pass-negli-atenei/
41 https://www.youtube.com/watch?v=mOYXjruMXg8
PS a proposito dei pasticci che combinano le autorità con il Green pass cfr https://www.adnkronos.com/green-pass-ottenerlo-e-unodissea-per-molti-cittadini_3tfBJ8uSyfWvKsapYj6A3i
Io stesso ho avuto un problema simile. Il dispositivo con il quale gli addetti all’ingresso della struttura dove si trova il mio ufficio rilevano se il Green pass è attivo stabiliva che il mio non lo era, nonostante abbia ricevuto la seconda dose il 4 novembre. Sono stato costretto a trovare una farmacia che me lo stampasse, utilizzando la tessera sanitaria, perdendo quasi un’ora di lavoro. Questo perchè ci raccontano che i no-vax e compagnia cantante sono tutti scemi, mentre evidentemente al ministero devono essere tutti premi Nobel.
La lunga e ponderata analisi dell’amico Sanna mi lascia perplesso. E non perché esprima concetti inesatti o da me confutabili (le note riportate a loro sostegno mi lasciano intimorito e conscio della mia ignoranza). Però la sua lettura (dell’analisi) dà in qualche modo corpo a pensieri che da giorni mi perseguitano (sarà il mio personalissimo armadillo a farlo, tanto per citare Zero Calcare? – mi si perdoni la rima involontaria-). In sostanza il concetto sul quale mi sento di convenire è quello della gestione approssimativa fatta dal Governo di strumenti come il Green pass che si sono mostrati “divisivi” per più di un motivo. E in questo Sanna ha certamente ragione. Resta il discorso sul vaccino contrapposto alla terapia domiciliare. E qui si tocca un punto dolentissimo del nostro sistema sanitario: cioè il forte disinteresse verso un’allargamento dell’assistenza e la forte attenzione verso la centralità ospedaliera come unica “zona sicura” nella quale il paziente (abbandono per un attimo il concetto di cittadino per “stringerlo” su quello che è o dovrebbe essere il primum movens della sanità pubblica) può ricevere le cure di cui ha necessità. Vero, verissimo. E’ una battaglia condotta da pochi contro molti e che ancora costringe in trincea gli stessi pochi per far sì che una volta per tutte sia lo Stato ad andare dal cittadino (il paziente) e non il contrario. Detto questo formulo la mia domanda: il vaccino che ci azzecca? Se ne vuole discutere l’efficacia? Si vuole tornare alla fine del 1700 quando Jenner (acuto osservatore della capacità di resilienza delle mungitrici bovine rispetto al vaiolo) fu accusato di introdurre qualcosa di “estraneo” al corpo umano intralciando i misteriosi disegni divini di cui il vaiolo era manifestazione? Nella “propaganda” a favore del vaccino (da cui big pharma ha tratto e trarrà lauti guadagni) è stato commesso – questo sì – un errore madornale: non segnalare a chi fosse stato vaccinato (mi chiedo anche perché mai siano stati emessi due green pass, uno alla prima e uno alla seconda dose generando altra confusione) di continuare a osservare le misure precauzionali fino a quel momento adottate, mascherina e distanziamento sociale (termine orrido se ce ne fosse mai uno). Il fatto che una certa percentuale di soggetti (molti dei quali affetti da altre malattie o, comunque, di età avanzata) pur vaccinati si siano infettati, non toglie certo valore all’efficacia del vaccino. Che al momento – ripeto: al momento – è un’arma quanto mai idonea a permettere di convivere con il virus. Da qui a sconfiggerlo ce ne passa. Basti pensare a quello dell’Aids, l’Hiv, che dal 1980 in poi (quello l’anno nel quale, secondo la quasi totalità degli esperti, viene collocata la comparsa del “soggetto zero”) continua a girare libero per il mondo. Sono state messe a punto (e qui di battaglie sulla proprietà brevettuale ce ne sono state, eccome!) medicine antivirali che oggi permettono al soggetto positivo al virus di conviverci. Ma una vera cura è ancora lontana da venire. Chiudo qui il discorso sul vaccino e sugli interessi che sottendono a esso (ho già detto la mia riguardo alla rapidità con la quale è stato messo a punto e non vorrei ripetermi). E passo a quello sulla scienza e sul rapporto che ciascuno di noi ha con il progresso scientifico. Mi permetto un piccolo esempio (forse sciocco, forse no). Aprendo il cofano della nostra automobile, sapremmo tutti individuare il differenziale? E sappiamo tutti a cosa serve o come è fatto? Io personalmente ne ho un’idea molto grezza ma so che aiuta l’auto a percorrere le curve distribuendo il moto in modo “differenziato” ai due assi… (mi perdonino i puristi e tutti gli amici meccanici). Se ci capitasse di aprire un differenziale troveremmo al suo interno meccanismi nient’affatto intuitivi: per metterli a punto, crearli, fabbricarli e testarli, è occorso molto tempo e conoscenze non da poco in meccanica fisica. Ora, tutte le scienze (concordo pienamente con l’opinione di Cosmacini) sono interdipendenti l’una dall’altra: se non conosci la matematica, la fisica, la metallurgia, un differenziale non saprai mai costruirlo (un po’ come la lampadina di Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere). Non è detto che tutti debbano saperlo fare. Ma, al tempo stesso, se non possiedo quelle conoscenze non posso nemmeno permettermi di dire che il differenziale sia uno strumento del demonio, voluto da un complotto di plutocrati per vendere più automobili…credo – l’amico Sanna non me ne voglia – che occorra sempre ragionare sulla base di una considerazione di ciò che è. In nessun modo posso giustificare un no-vax e non ci saranno ragioni che mi impediranno di fare la terza dose del vaccino. So perfettamente quanto l’industria del farmaco sia capace di lucrare: la vicenda della vera e propria epidemia di morti dovute al consumo di antidolorifici oppioidi negli Stati Uniti mi è ben nota, così come mi è ben noto il problema dell’antibioticoresistenza (legato anch’esso a un consumo abnorme di antibiotici usati anche quando non ce ne fosse necessità). Ricordo per averla vissuta (quasi) in prima linea la vicenda Poggiolini e i tanti scandali legati all’incentivazione alla prescrizione. Ma c’è un rovescio della medaglia che non posso non considerare: i farmaci salvavita prodotti dalla stessa catena industriale del farmaco di cui prima. Qui il discorso si fa eccessivamente ampio per questo spazio e ne ho rubato fin troppo per queste mie modeste osservazioni. Quindi attendo un’eventuale risposta dell’amico Sanna (me lo consenta ancora).
l
ho letto tutto il testo a mezzanotte inoltrata, un testo tra i più lucidi e obliqui che ho letto negli ultimi mesi, quello che ci voleva, mi piacerebbe pubblicarlo in versione cartacea
Avevo fatto presente a quanti mi indicavano tra gli “scettici ” un certo Giorgio Agamben, che costui difettava di una certa visione materialistica della realtà, essendo chi scrive un marxista non dogmatico. Poi nel sito sinistrainrete i filosofi Finelli e Toffanin hanno sostanzialmente liquidato le posizioni sia di Agamben e di Cacciari con argomentazioni di indubbio spessore, che meritano di essere lette e rilette per la loro chiarezza e profondità di analisi e di giudizio. Infine, per mia fortuna ho trovato un’altra eloquente conferma nello stupendo libro dello storico Adriano Prosperi ” Tremare è umano ” ( I Solferini ), ove a pagina 138 si può leggere ” I pensieri di Agamben viaggiavano ad una altezza tale da non percepire il suolo del presente su cui camminava “, a proposito, secondo Ignazio Sanna, di “un filosofo che pretende di ragionare autonomamente nonostante tutto “.
Caro Rampini, ti ringrazio per il tuo commento intelligente (ringrazio qui anche Angelo Maddalena per l’apprezzamento espresso nel suo commento). A me sembra tanto che il nostro disaccordo sia soltanto apparente. E’ assolutamente indiscutibile che nella nostra epoca la specializzazione, e dunque la parcellizzazione del sapere, siano necessità inevitabili. Condivido l’esempio delle componenti dell’automobile, non siamo tutti meccanici, proprio come non siamo tutti medici. E a partire da una citazione ovvia, il “più so e più so di non sapere” di Socrate, non posso che rilevare come anche i migliori e i più colti tra noi saranno sempre ignoranti in qualche campo della conoscenza. Pertanto, essendo io ignorante più di tanti altri, e in particolare in campo medico, mi guardo bene dall’incorrere nell’errore di dare valutazioni nel merito di cose di cui so poco o nulla. L’intento del mio intervento era un altro: sottolineare i punti deboli delle politiche sanitarie in atto al momento in Italia e nel fare ciò cercare di stimolare le persone a informarsi di più e meglio, per quanto possibile, come cerco di fare io stesso. Ovviamente nessuno ha la verità in tasca, e tanto meno io, ma un conto è accettare passivamente tutto ciò che si abbatte sul nostro capo sulla base di quell'”ipse dixit” che oggi dovrebbe essere ormai superato, e un altro conto è cercare di ragionare con la propria testa, anche a costo di sbagliare. Quindi, se qualcuno dimostrasse che nel mio intervento c’è qualcosa di sbagliato ne prenderò atto serenamente, consapevole di avere imparato qualcosa di nuovo. Infine, entrando nel merito della questione vaccini in generale, non c’è dubbio che, a fronte di alcuni aspetti negativi come certi effetti collaterali, si tratti di uno strumento sanitario che nella storia, anche relativamente recente, si è dimostrato molto utile. E io, come quasi tutti, non sono certo in grado di analizzare dal punto di vista medico o biochimico, o quello che è, gli elementi che compongono i diversi vaccini in circolazione, per richiamare uno dei dubbi più diffusi. Ma anche qui il punto è sempre lo stesso: se le autorità statali ritengono che sia necessario abbiano il coraggio di introdurre l’obbligo vaccinale, assumendosene tutte le responsabilità connesse, e si adoperino per fornire ai cittadini informazioni corrette e il più dettagliate possibile, tali da ridurre e scoraggiare, se non eliminare, tutto ciò che ruota attorno al mondo dei cosiddetti ‘no-vax’. D’altro canto mi rendo conto che chiedere questo a quello che è stato definito con scarso senso del ridicolo “il governo dei migliori”, e che sta ampiamente dimostrando non solo di essere peggiore del governo precedente, ma forse anche di essere “il governo dei peggiori”, sia ai limiti del ragionevole.
Grazie a Gian Marco Martignoni per la segnalazione, cercherò di saperne di più
a me vengono in mente il Grillo Parlante e Pinocchio.
alcuni medici sono stati radiati dall’ordine, qualche filosofo va riportato all’ordine, mi sembra che quei medici e quei filosofi siano necessari come quell’uccellino che si teneva in miniera per capire se ci fossero fughe di gas.
diceva Che Guevara : “O siamo capaci di sconfiggere le opinioni contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le opinioni con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell’intelligenza.”
due articoli interessanti:
https://parolelibere.blog/2021/11/24/ma-siamo-proprio-tutti-daccordo/
https://lazuccablog.wordpress.com/2021/11/24/lettera-ai-no-vax-non-sfondate-quelle-porte-altri-le-hanno-aperte-prima-di-voi/