Schifezzario neofascista post 25 aprile

A Prato, gli esponenti dell’Anpi denunciati per aver contestato il prefetto il 25 aprile. Prima, durante e dopo la Festa della Liberazione in molte città una serie di assalti contro lapidi, monumenti ed edifici legati alla cultura antifascista: una breve, incompleta ma soprattutto rabbrividente rassegna.

25 Aprile: la questura di Prato denuncia l’Anpi per aver intonato cori “partigiani”

di Riccardo Chiari (*)

L’accusa: «Hanno chiesto le dimissioni del prefetto e intonato alcuni canti tipici della lotta partigiana»

Ora a Prato ci si interroga: quei due ci sono o ci fanno? Per certo nel telex «urgente» al Viminale, inviato dal questore Alessio Cesareo, c’è scritto così: «Si comunica che, nel corso delle celebrazioni per la Liberazione, un gruppo di soggetti appartenenti all’Anpi ha contestato con cori e cartelli, poi acquisiti dai poliziotti, il prefetto Scialla e il questore Cesareo». Quanto ai cori, «sono consistiti nel chiedere le dimissioni del prefetto, e nell’intonare alcuni canti tipici della lotta partigiana».

I CARTELLI invece erano critici «nei confronti del Prefetto e del Questore», ricordando «l’autorizzazione concessa lo scorso 23 marzo». Quella che aveva permesso a 150 camerati di Fn di sfilare per il centro, dopo una manifestazione dove la presenza di poliziotti, carabinieri e giornalisti era stata ben più corposa di quella dei neofascisti. Mentre a poca distanza, accanto al Castello dell’Imperatore, almeno 5.000 antifascisti manifestavano nella più grande iniziativa di piazza degli ultimi vent’anni.

Anche se il telex si fosse interrotto qui, ci sarebbe materiale a sufficienza per gli artisti della satira scritta, parlata e visuale. Invece nel comunicato si precisa che la Digos e la scientifica hanno fatto delle riprese, «acquisendo alcune cartelli con frasi considerate non rispondenti alla solennità della manifestazione». Grazie a queste pezze d’appoggio, il questore Cesareo conclude: «I soggetti ritenuti responsabili di questi comportamenti, che sono in corso di identificazione, saranno segnalati all’autorità giudiziaria».

PER LA CRONACA, nel corso della cerimonia, quando lo speaker ha nominato la prefetta Rosalba Scialla, una cinquantina fra i presenti, raccolti intorno allo striscione dell’Anpi, l’hanno fischiata. Ecco i cartelli: «Prefetto vai via», «Prefetto e questore, per il 23 marzo avete preso la decisione sbagliata, noi quella giusta. Prato è antifascista», e «Prefetto e questore, questa città si merita di meglio: dimissioni». Quanto ai cori, vale ricordare ancora l’irresistibile telex al Viminale, oggi guidato da Matteo Salvini: «Sono consistiti nel chiedere le dimissioni del prefetto, e nell’intonare alcuni canti tipici della lotta partigiana».

IL PROCURATORE Giuseppe Nicolosi ha confermato ai cronisti del Corriere Fiorentino la segnalazione dalla questura. «Stiamo valutando se ci sono le basi per aprire un fascicolo di indagine – ha spiegato – nel caso si ipotizzerebbe il reato di vilipendio». È l’articolo 290 codice penale («Vilipendio della Repubblica»), che recita: «Chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l’ordine giudiziario, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La stessa pena si applica a chi pubblicamente vilipende le forze armate dello Stato o quelle della liberazione».

Da Nicolosi, che con l’amico Gabriele Chelazzi ha indagato con successo, fra le tante, sulle stragi mafiose (e non solo) del 1993-94, anche la precisazione che si fa riferimento a una contestazione con cori e fischi, ma senza insulti.

Nel mentre sono iniziati a piovere i commenti. Da Firenze, dove hanno presentato le liste della Sinistra per le europee, ecco Nicola Fratoianni e Roberta Fantozzi: «Siamo ormai alla farsa – ha detto il primo – chiederemo ancora la rimozione di questi due funzionari. E chiedo anche al M5S se sia d’accordo con noi».

«LA NOSTRA COSTITUZIONE vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista – ha proseguito la seconda – e sancisce invece la libertà di manifestazione ed espressione del proprio pensiero. Il questore si dimetta».

Secco il commento dell’Anpi pratese, con Angela Riviello: «Se dovessero concretizzarsi le presunte denunce, ridicole e intimidatorie, risponderemmo difendendo l’immagine e i diritti dell’Anpi in ogni sede, nonché i cittadini, iscritti o no all’associazione, che risultassero identificati».

La miglior battuta arriva comunque dall’ex sindaco dem pratese Antonello Giacomelli, che con il collega parlamentare Gabriele Toccafondi presenterà a sua volta una interrogazione: «Ho sinceramente sperato che la notizia fosse falsa».

(*) articolo tratto da il manifesto

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Svastica sulla lapide di Lorenzo Orsetti, il combattente italiano ucciso in Siria 

A Torino, la lapide che ricorda Lorenzo Orsetti, il combattente italiano ucciso in Siria a marzo, è stata imbrattata con una svastica. L’episodio è avvenuto nella notte tra martedì 24 e mercoledì 25 aprile.

Sul basamento della targa commemorativa di corso Allamano, all’altezza del civico 40/45, è stata tracciata una svastica con vernice blu.

A posare la targa commemorativa erano stati alcuni compagni torinesi di Orsetti, che per sua espressa volontà è sepolto in Siria.

Era stata l’Isis, il 18 marzo scorso, ad annunciare la morte dell’italiano, pubblicando i suoi documenti su Telegram.

Orsetti, 33 anni originario della provincia di Firenze, si era unito alle milizie curdo-arabe delle YPG alla fine del 2017.

“Mio figlio era un partigiano perché aveva scelto di prendere parte, di schierarsi per difendere valori e principi come quelli di democrazia, di libertà, di cura del più umile”, aveva dichiarato il padre di Orsetti in una recente intervista a TPI.

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25 aprile, Roma: incendio in una libreria dichiaratamente antifascista

Lo sfogo dei gestori del locale: «Le fiamme hanno devastato gli spazi e bruciato i nostri preziosi libri, siamo sconvolti». L’incendio sarebbe di origine dolosa, provocato probabilmente per ragioni politiche

«Siamo sconvolti». Queste le parole che i gestori de La Pecora elettrica, una libreria caffetteria simbolo del quartiere Centocelle, nella Capitale, hanno affidato alla pagina Facebook dopo il rogo della notte scorsa nel loro locale dichiaratamente antifascista.
25 aprile, incendio in una libreria bistrot a Roma dichiaratamente antifascista foto 1

I carabinieri del nucleo investigativo di Roma stanno indagando sulla vicenda ma, stando alla prima ricostruzione dei fatti, l’incendio sarebbe di origine dolosa e potrebbe essere stato provocato per ragioni politiche. Le fiamme dentro alla libreria sarebbero divampate dopo l’esplosione di un ordigno artigianale vicino all’ingresso, dopo le 3.20 della notte scorsa. Siamo vicino al Forte prenestino, uno dei più noti centri sociali autogestiti di Roma.
25 aprile, incendio in una libreria bistrot a Roma dichiaratamente antifascista foto 3

Numerosi libri sono andati in fumo nonostante il lavoro dei vigili del fuoco per spegnere le fiamme. «Fortunatamente stiamo tutti bene e non ci sono stati danni agli appartamenti dei nostri vicini. Noi però siamo scioccati», spiegano i gestori de La Pecora elettrica. «I danni sono tanti: al nostro arrivo abbiamo trovato la soglia in marmo distrutta, le serrande divelte e all’interno del locale una squadra di vigili del fuoco stava estinguendo le fiamme che hanno devastato gli spazi e bruciato i nostri preziosi libri».

Ad avvalorare la pista dell’incendio doloso provocato per ragioni politiche nel giorno della festa della Liberazione – essendo la libreria dichiaratamente antifascista – è il fatto che dal registratore di cassa, che all’arrivo delle forze dell’ordine è stato trovato aperto, non è stato sottratta alcuna somma di denaro. «La cultura è #liberazione – sono le conclusioni del post de La Pecora elettrica – R-Esistiamo».

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A Siena consigliere comunale di Fratelli d’Italia inneggia alla Rsi su facebook e poi rimuove il post

Il capogruppo di Fratelli d’Italia a Siena, Maurizio Forzoni, ha fatto e poi ritirato un post su Facebook in cui definisce l’Anpi, “vergogna italiana”. Forzoni, prima di decidere di rimuovere il suo scritto si lancia anche in un “W la Rsi. Onore alla X Mas. Meglio morire per l’onore e per un ideale, piuttosto che uccidere per mera vendetta”.

L’associazione nazionale partigiani annuncia un esposto alla procura contro il consigliere comunale, che aveva linkato un pezzo del Giornale sulle crudeltà dei partigiani. Questo è una delle tante verità sulle atrocità commesse dai partigiani che ancora hanno la faccia tosta – scrive Forzoni probabilmente scordandosi un “non” – di tacere ergendosi ad eroi”.

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Adro,un museo di vergogna

di Attilio Mena (*)

Oggi 28 aprile ad Adro,in un spazio comunale (ex asilo) si è  inaugurato il museo del ricordo, dove quadri del duce e altri simboli del fascismo sono esposti in bella mostra. 

Domani 29 aprile ricorre il 74 esimo  della liberazione di Dachau dove 200  mila uomini e donne  transitarono morendovi in 45 mila.
Quale nipote di Attilio Emilio Mena deportato e assassinato a Dachau trovo tutto questo vergognoso ed offensivo nei confronti di tutti quelli che per responsabilità del fascismo  morirono per un Paese Libero.
(*) tratto da Deportati Mai Più – R-esistiamo
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Lettera di Giuseppe Callegari alla Gazzetta di Mantova

Signor Direttore,

scriveva Joseph Roth, che è una caratteristica della borghesia quella di trasformare le più semplici esigenze della natura in complicati ideali. Forse, nel 2019, questa logica attraversa tutti gli strati sociali e anche i concetti più elementari sono soggetti ad esegesi e a tanti trasformismi da non riuscire a comprendere nulla. Pensiamo al 25 aprile, ad esempio. Fino a poco tempo fa, questa data significava la festa per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Adesso, invece, deve essere la festa di tutti i combattenti, parificando, tout court, repubblichini e partigiani.

Addirittura, c’è chi, come l’Amministrazione del comune di Curtatone, riesce a svilire (consciamente o inconsciamente?) la ricorrenza  e posticipa il tutto al giorno successivo, cioè venerdì 26.  È evidente che si tratta di una scelta avvilente, creativamente incomprensibile e segno dei  tempi.

Partendo dal presupposto che tutti meritano rispetto, non si può, però, arrivare alla conclusione che non c’era una parte giusta e una parte sbagliata. Infatti – fino a che non mi si dimostrerà che, durante il fascismo, tutti potevano parlare liberamente, che si tenevano libere elezioni, che nessuno andava in prigione per le proprie idee sociali e politiche, che Giacomo Matteotti e morto di vecchiaia, ma e, soprattutto, che l’Italia dichiarò guerra a Francesi ed Inglesi perché questi minacciavano i confini della patria – parificare i partigiani ai repubblichini è come sostenere che l’acqua e il fuoco svolgono la stessa funzione. Infatti, se è vero che il movimento partigiano non fu immacolato da interessi personali e omicidi che nulla avevano da spartire con la liberazione, è altrettanto inconfutabile che il fascismo, ante e post 25 aprile, era espressione della sopraffazione e del domino esercitato con la forza calpestando, il più delle volte, la ragione. Giovani di 20-25 anni, allora, scelsero, alcuni di lottare contro la dittatura, diventando partigiani o deportati nei campi di concentramento nazisti, altri di sostenere la ragione del regime fascista, anche a costo della morte Questo è il dato di fatto dal quale non é  possibile prescindere. Punto. Tutte le altre sono pratiche masturbatorie non completate.

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La redazione della Bottega segnala altri articoli sullo schifezzario nazifascista:

Il 25 aprile dei fascisti

– Facebook nel Regno Unito bandisce gruppi di estrema destra,in Italia ?

Roma: rogo contro i libri (antifascisti)

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • sergio falcone

    Nonostante le loro schifezze e i loro sforzi, il fascismo non passerà. Antifascismo militante.

  • Alessandra Kersevan

    Si può far osservare a prefetto e questore (e ministro dell’Interno) che poiché l’articolo 290 codice penale («Vilipendio della Repubblica»), include anche il vilipendio delle forze «della liberazione», le procure di tutta Italia dovrebbero essere riempite ormai da tonnellate di denunce per vilipendio alle forze della Liberazione. Ormai da molti anni.

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