Noi orgogliosamente pro-Pal: bilancio di ieri e …

… rilancio di oggi a Roma. Tratto dalla newsletter di RADIO ONDA D’URTO. A seguire una nota di Enrico Semprini sull’agguato di Manchester e sulle mutazioni dell’antisemitismo storico.

Lo sciopero generale per la Palestina blocca l’Italia

oct 3

SCIOPERO GENERALE – Italia bloccata dallo sciopero generale indetto da sindacati di base e Cgil in solidarietà alla Palestina, contro il genocidio e l’occupazione israeliana, le complicità occidentali con Netanyahu e ovviamente gli occhi puntati sulla Global Sumud Flotilla. Nelle piazze almeno un centinaio le manifestazioni, strade e mezzi fermi, e fiumi di persone come non si vedevano da anni. Si parla di oltre due milioni di persone in piazza, afferma la Cgil.

Iniziamo da Brescia, città dalla quale trasmettiamo, con un corteo impressionante di decine e decine di migliaia di persone che ha attraversato la città, sfilato davanti a Leonardo e poi bloccato la Tangenziale Ovest in entrambe le direzioni. Bloccato il Ring cittadino e rientrato per tornare in piazza Loggia, incapace di contenere tutte le persone. Sempre dal Bresciano, in 1.000 in corteo anche a Breno, centro della media Valle Camonica.

Qualche numero dalle altre piazze:

300mila a Roma per l’USB, con il corteo che ha bloccato per ore l’autostrada Roma – L’aquila,

50mila a Milano, dove è stata bloccata la tangenziale est e la polizia ha lanciato lacrimogeni e utilizzato idranti. Il corteo poi si è diviso in diversi spezzoni di migliaia di persone che hanno bloccato diversi punti della città

100mila in piazza anche a Bologna, anche qui occupata la tangenziale e la polizia è stata impegnata per sgomberarla. Ci sono stati fermi, poi rilasciati.

20mila anche a Modena che occupano e bloccano la tangenziale ed altrettanto si conta a Reggio Emilia (n.d.r.)

70mila a Torino – dove ci sono state dure cariche alle OGR, occupate dalla kermesse della Tech Week, e poi nel pomeriggio il corteo ha attaccato la sede di Leonardo a Collegno, scontrandosi nuovamente con la polizia;

E ancora… Pisa bloccata l’autostrada Firenze -Livorno prima, e l’aeroporto poi.

70mila manifestanti anche a Firenze, Genova e Napoli, dove è stato occupato il Porto, mentre a Padova idranti in azione contro migliaia di persone intenzionate a bloccare l’Interporto.

Interporto che è stato bloccato a Prato, mentre a Trento e Bergamo bloccate le stazioni dei treni.

A Salerno cariche di polizia contro i manifestanti impegnati a bloccare il porto, mentre ad Ancona il corteo è riuscito a bloccarlo.

Infine Bari un corteo è giunto in stazione dei treni con la medesima intenzione, ma è stato respinto dalla polizia.

Italia completamente paralizzata, dunque, per lo sciopero generale, con le fabbriche bresciane che secondo la Fiom locale hanno aderito tutte con percentuali sopra il 50% e punte del 100%, come alla Stanadyne di Castenedolo, mentre sempre secondo la Fiom Lombarda le manifestazioni in questa regione hanno portato in piazza 150mila persone.

GAZA – Le manifestazioni in Italia hanno come primo obiettivo quello di mantenere altissima l’attenzione sul genocidio per mano israeliana a Gaza. Secondo fonti mediche, dall’alba di oggi, sessanta palestinesi sono stati uccisi dagli spari e dai bombardamenti dell’esercito israeliano. Nel dettaglio 17 vittime sono state trasportate all’ospedale Al-Shifa, 20 all’ospedale battista arabo Al-Ahli, due all’ospedale Al-Awda, 20 all’ospedale Nasser e uno all’ospedale Al-Aqsa.

In Israele, invece sono oltre 470 i componenti degli equipaggi della Global Sumud Flotilla rapiti in acque internazionali dalle forze occupanti dell’esercito israeliano. Molti di questi sono detenuti nel carcere di Saharonim, nel deserto del Negev; “Gli attivisti fermati da Israele sono rimasti per ore senza né cibo né acqua. Fino alla serata di ieri” affermano i loro legali.

________________________________________________________________________

UNA NOTA SUL SICOBAS.

E’ scomparso dalla narrazione mediatica il fatto che il primo sindacato ad aver fatto comunicazione di sciopero generale e ad averlo indetto per il giorno 3 di ottobre sia stato il SICobas.

E’ grazie a quella indizione che lo sciopero generale non poteva essere considerato illegittimo neppure per il garante e che ha potuto essere effettuato per tutte le categorie grazie al fatto che la comunicazione era stata fatta con un abbondante preavviso.

E’ un dovere di cronaca che rende giustizia ad una compagine che è stata ignorata praticamente da tutti gli strumenti di comunicazione.

________________________________________________________________________

Manifestazione nazionale per Gaza a Roma il 4 ottobre

La manifestazione nazionale per Gaza, organizzata dalle associazioni palestinesi in Italia, si terrà a Roma sabato 4 ottobre.

Partenza fissata da Porta San Paolo alle 14.30 e arrivo a piazza di San Giovanni in Laterano.

A cura di Francesco Esposito

Nuova manifestazione per sabato 4 ottobre 2025: persone da tutta Italia attese a Roma per la manifestazione nazionale indetta dalle associazioni palestinesi per dire “Stop al genocidio”. Dopo lo sciopero generale di venerdì 3 e le manifestazioni spontanee dei giorni precedenti, sono previsti moltissimi partecipanti e misure di sicurezza straordinarie. Il corteo, in sostegno alla popolazione di Gaza e contro l’assedio militare d’Israele, parte da Porta San Paolo alle 14.30 per arrivare a piazza di San Giovanni in Laterano.

La manifestazione è organizzata da Associazione dei palestinesi in Italia, Movimento studenti palestinesi in Italia, Giovani palestinesi d’Italia, Unione democratica arabo-palestinese e Comunità palestinese d’Italia. Per dare un messaggio di unità, le realtà organizzatrici hanno chiesto che in piazza siano portate prevalentemente bandiere palestinesi. Inoltre, per garantire a tutte e tutti una partecipazione in serenità, sono presenti anche gli attivisti del Disability Pride Network, all’opera per delimitare una zona sicura per le persone neurodivergenti e garantire l’accessibilità alle persone con mobilità ridotta o disabilità cognitiva e sensoriale.

 

Tratto da Il Pungolo Rosso

Questo che segue è l’appello delle organizzazioni palestinesi in Italia per una grande manifestazione per la Palestina sabato 4 ottobre a Roma, concentramento alle ore 14.30, a porta san Paolo. E’ il caso di ricordare che un anno fa il governo Meloni pretese di vietare la manifestazione a porta san Paolo, ma il divieto fu sfidato da molte migliaia di dimostranti. Un anno dopo, a pochi giorni di distanza dal 22 settembre con centinaia di migliaia in piazza per la Palestina e per la Resistenza palestinese, solidali con la Flotilla, il governo Meloni non ha la forza di rinnovare il divietoMa noi non abbiamo ancora raggiunto i nostri obiettivi. Per questo il 4 ottobre è indispensabile una nuova, ancora maggiore prova di forza per mettere spalle al muro il governo Meloni, che continua ad aiutare lo stato Israele nell’operazione genocida e a sparare a zero sulla resistenza palestinese.

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA PALESTINA

IL 4 OTTOBRE È GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PALESTINA

Di fronte al genocidio in corso in Palestina, al massacro in Libano e all’estensione del fronte della guerra, non possiamo restare a guardare. È responsabilità di tutte e tutti unirsi in un’unica grande manifestazione nazionale che partirà da Porta San Paolo.

Come organizzazioni palestinesi in Italia e come palestinesi in diaspora – vogliamo costruire un corteo unitario, determinato dalle chiare parole d’ordine, uniti sotto la bandiera palestinese, al fianco della legittima resistenza del popolo palestinese e solidali con le iniziative di rottura dell’assedio come la Freedom Flotilla e la Global Sumud Flotilla.

Blocchiamo tutto! Facciamo appello a mobilitarsi e organizzarsi per rispondere con decisione — attraverso mobilitazioni, scioperi, picchetti, blocchi e cortei — non solo se la Freedom Flotilla e la Global Sumud Flotilla saranno colpite, ma finché il genocidio e l’occupazione continueranno; blocchiamo la complicità dell’Italia!

Il ruolo dell’Italia nel genocidio palestinese è evidente e inaccettabile; l’Italia, attraverso la vendita di armi e il sostegno politico e militare a Israele, è complice del genocidio in Palestina. Negli anni abbiamo visto l’Italia destinare miliardi per finanziare guerre imperialiste, e l’aumento incessante della spesa militare, a spese dei diritti sociali, welfare, sanità e istruzione, occorre una netta posizione contro la complicità dell’Italia e contro NATO e UE.

Scendiamo quindi in piazza per:

• lo Stop immediato al genocidio e alle aggressioni in Libano, Siria, Yemen e Iran;

• l’Ingresso immediato e senza condizioni degli aiuti umanitari;

• Sostegno incondizionato alla resistenza palestinese;

• Liberazione di tutti i prigionieri palestinesi, incluso Anan Yaeesh, partigiano palestinese detenuto in Italia, e di tutte le persone colpite dalla repressione per la solidarietà alla Palestina, come Tarek, arrestato dopo la manifestazione del 5 ottobre scorso;

• Riconoscimento e applicazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi;

• Riconoscimento pieno del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese;

• Cessazione immediata della vendita e dell’esportazione di armi verso “Israele”, embargo militare immediato;

• Boicottaggio totale e sanzioni economiche, diplomatiche, militari, accademiche, culturali, politiche, sportive e istituzionali contro “Israele”;

• Ritiro immediato dei cittadini italiani che stanno prendendo parte al genocidio a Gaza;

• Contro la NATO, alleanza imperialista aggressiva e guerrafondaia, e tutti i complici del genocidio e dell’occupazione perpetrati da Israele;

• Interruzione immediata di ogni rapporto istituzionale e di gemellaggio con “Israele” da parte di regioni, province, comuni e municipi;

• Che il 29 novembre venga celebrata ovunque la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese;

• Contro la criminalizzazione della solidarietà alla Palestina e contro il DDL 1004, che mira a equiparare antisionismo e antisemitismo e a reprimere chi si oppone al genocidio e all’occupazione, etichettandolo ingiustamente come antisemita;

• Che nelle scuole italiane venga commemorata la Nakba così come giustamente si commemora la Shoah, e che non vi sia alcun divieto da parte di dirigenti o del MIUR a parlare della Palestina;

• Che le borse di studio per studenti palestinesi vengano accompagnate da visti reali e concreti, altrimenti restano propaganda ipocrita;

• Che i feriti palestinesi accolti in Italia vengano realmente curati e sostenuti, e non usati come strumento per ripulire la coscienza del governo.

Il 4 ottobre non è un punto di arrivo, ma un punto di svolta.

Da quella giornata deve nascere un anno di resistenza, di mobilitazioni, di scioperi, di blocchi e di iniziative concrete. Non ci saranno pause, non ci saranno compromessi: continueremo finché non sarà fermato il genocidio, finché non finirà l’occupazione, finché non sarà libera la Palestina.

FERMIAMO IL SIONISMO CON LA RESISTENZA!

________________________________________________________________________

 

SEMPRE IERI E’ ACCADUTO ANCHE QUESTO: TERRORE E SANGUE ALLA SINAGOGA DI MANCHESTER IN INGHILTERRA.

QUANDO MAI PIU’ … DEVE ESSERE MAI PIU’.

<<Nella mattinata di ieri un uomo si è lanciato con l’auto contro i fedeli riuniti all’esterno della sinagoga a Manchester in Inghilterra, per poi scendere dal veicolo e colpire varie persone con un coltello. Il bilancio resta pesante, con tre morti — incluso l’attentatore — e tre feriti in gravi condizioni.>>

Sembra di vedere il sorriso soddisfatto di Netanyahu davanti a questi omicidi: sembra di vederlo mentre si sfrega le mani e pensa: <<bene, ce la possiamo fare allora!>>.

Ogni attacco ad un ebreo (perché credente nella sua religione) in terra europea, perché di questo si è trattato, è un atto infame ma in più costituisce un rafforzamento delle possibilità di affermazione del sionismo. Non è difficile da capire. Lo si dice in virtù dell’approfondimento che segue questa nota, ma a farcelo capire è proprio la dichiarazione dello stesso Netanyahu:

“Come ho avvertito alle Nazioni Unite: la debolezza di fronte al terrorismo porta solo altro terrorismo. Solo la forza e l’unità possono sconfiggerlo”.

Forse qualcun potrà ritenere inappropriata la citazione di questo evento, perché riguarda un fatto che stanno cercando di ribaltare sul movimento inglese. E’ chiaro che il movimento inglese non c’entra niente ma lo stanno facendo ed è per questo che ritengo che ogni problema che venga utilizzato contro i movimenti per la Palestina e contro il genocidio ci riguardi, che ci piaccia o meno.

Per questo inserisco a seguire questo lungo ragionamento politico, perché ritengo che la questione sia di straordinaria rilevanza.

 

PERCHE’ BUONA PARTE DEGLI ANTISEMITI STORICI SONO FILOISRAELIANI?

E perché ogni comportamento di tipo antisemita è, di fatto, filosionista?

Perché esiste una continuità storica e logica tra i due filoni di pensiero.

Mesi fa si è parlato della ricchezza della famiglia di Ignazio La Russa grazie a Report che nell’indagine fa capire come le ricchezze di famiglie ebraiche siano diventate oggetto di razzia da parte di fascisti ed opportunisti italiani, nel mentre gli ebrei venivano cacciati dall’Italia e mandati allo sterminio a causa delle leggi razziali.

Questa considerazione può indurci a riflettere sul perché persone che fanno parte di organizzazioni politiche che occhieggiano al fascismo e dunque inevitabilmente non provano nessun ribrezzo per le leggi razziali che caratterizzarono l’Italia in quel ventennio, si mostrino oggi sostenitori dei crimini che lo stato Israeliano sta compiendo contro il popolo palestinese. La posizione attuale del governo Meloni ne è una prova.

Si intende analizzare come il sostegno allo stato israeliano non contenga nessuna relazione con una vicinanza all’ebraismo ed alla complessa e variegata cultura che caratterizza un ambito culturale misconosciuto.

Infine si sottolinea come le teorie antisemite di ogni matrice, siano i migliori strumenti per dare forza e sostegno all’idea sionista.

Qui si ripercorre in modo sommario e necessariamente approssimativo, la nascita e lo sviluppo della tradizione antisemita, così antica e così poco conosciuta.

Anche se le teorie della razza di tipo nazista non erano di matrice religiosa, si vuole rispondere ad una domanda di fondo: quale era l’humus culturale europeo dal quale avevano attinto? I nazisti avevano costruito una nuova teoria o come tutti i sistemi culturali di quello che possiamo definire l’ambito del pensiero fascista, avevano semplicemente sovrapposto e mescolato tante suggestioni ai fini di un potere di carattere nazionalista?

La risposta è che l’humus antiebraico è antichissimo e sebbene parlare di religioni non sia sufficiente per comprendere nessuno sviluppo storico, qui ci limitiamo a considerare le caratteristiche della persecuzione rispetto al fatto di essere o no seguaci del credo nella religione ebraica.

La persecuzione contro la religione ebraica (ed in seguito anche musulmana) si perde nella notte delle origini del cristianesimo.

C’e’ un problema dottrinale di fondo: Cristo era o non era il messia, l’unto del signore, colui che doveva portare i suoi seguaci alla terra promessa (alla salvezza)?

L’evidenza storica chiarisce di no, nel senso che è chiaro che Cristo non è stato il Messia nel senso della tradizione ebraica; tuttavia la religione cristiana non contiene solamente questa eresia, ma anche altre non meno problematiche. Pensiamo al problema della trinità, che deve per forza essere creduta per fede, poiché è logicamente insostenibile pensare che un essere possa essere uno e trino e che addirittura il figlio debba essere considerato “consustanziale al padre”. Non è un caso che la religione cristiana dichiari che esistono dei dogmi che non sono razionalmente comprensibili, ma che devono essere creduti per fede.

E’ chiaro che una religione così debole da un punto di vista dottrinale, non poteva reggere alla critica ebraica. Semplificando qui si riassume dicendo che per affermarsi necessitò di rivolgere contro la religione originaria la sua nemicità, la propria “eresia” da ribaltare sulla religione originaria.

Cosa c’e’ nel cristianesimo che convince una parte del popolo dell’antica Roma ad affidarsi alla religione cristiana? L’idea di tzedakà che non si limita al tema della solidarietà e del mutuo aiuto, ma si spinge a considerare il problema della “giusta distribuzione delle risorse” che è uno dei valori principali del pensiero ebraico originario, cui viene aggiunto il concetto di universalità, cioè il fatto che l’elezione come popolo di dio avviene attraverso la cooptazione attiva dei fedeli e la conseguente idea di emancipazione dall’oppressione che ne consegue per un verso. Convertirsi contiene la speranza di vivere in un mondo migliore, anche in virtù della solidarietà, o di un riscatto dopo la morte.

Successivamente il cristianesimo, per farsi strada anche nei ceti più elevati della società, affina una serie di adattamenti che lo rendono un prodotto funzionale al dominio e a nuove forme dell’oppressione. E’ importante ricordare che le liti dottrinali delle origini sono furibonde, perché le caratteristiche innovative rispetto al passato, pongono problemi nuovi, a partire dal problema della divinità di Cristo. Può essere curioso ricordare che su questo problema differiva una delle principali correnti del cristianesimo in competizione con quella cattolica cioè quella “ariana”, che si intendeva come la corrente interpretativa derivante dal monaco e teorico Ario e che inizialmente è prediletta dal potere imperiale, ma è poi condannata dai cattolici. che prevalgono nella contesa teologica, come interpretazione eretica. Ricordiamo che la convocazione del primo concilio tra vescovi si tiene per convocazione dell’imperatore Costantino che necessita di far cessare le mille lotte interpretative tra i cristiani, privilegiando un corpus teoretico più sistematico e funzionale. Non è che ancora sia chiara la possibile utilità strategica della nuova religione, ma si comincia dalla necessità di poter governare i cristiani, come seguaci di una religione tra le altre presenti e che diventavano via via un numero significativo e, conseguentemente, rappresentavano un problema politico.

Uno dei più spettacolari di questi adattamenti è la famosa affermazione per la quale al Cristo, incalzato dai farisei, viene chiesto se i suoi seguaci devono pagare i tributi ai romani: la risposta “date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio” costituisce la chiave di volta per comprendere due cose:

1 – perché la religione cristiana diventa accettabile per il dominio imperiale;

2 – perché la religione cristiana si basi su una serie di falsificazioni storicamente insostenibili, delle quali questa è la più evidente, anche se la più “opportuna” per non scontrarsi con il potere.

1 – L’antico problema che si manifesta di fronte ai romani in territorio palestinese, è costituito dal fatto che i seguaci della religione ebraica rifiutano di pagare le tasse ai dominatori. Questo è un problema intollerabile per il sistema imperiale romano e le innumerevoli persecuzioni che già caratterizzano la resistenza dei seguaci dell’ebraismo all’oppressione imperiale si spiegano proprio con il “vil denaro”.

2 – ecco dunque che nasce una religione che attinge parte dei propri principi dall’antico testamento, cioè dalla Bibbia, ma che si adatta ai tempi nuovi: “date a Cesare quel che è di Cesare” significa esattamente “pagate pure le tasse”, che tanto la religione si occupa dell’anima. Ovvio che non esistendo anime senza corpi, poi ci si renderà conto che il possesso dell’anima significherà anche il possesso ed il dominio sui corpi.

Sottolineiamo però che un ebreo ultra-ortodosso tanto da morire per il suo credo come viene descritto Cristo, non avrebbe mai tradito l’insegnamento dei padri dicendo una simile eresia, tradendo in modo così meschino l’eredità culturale della propria religione.

Dunque quelle parole sono straordinariamente funzionali a rendere la nuova religione pienamente compatibile con la gestione del potere imperiale e, progressivamente, questo nuovo tipo di religione diventa “tollerabile”. E’ una religione che fa proseliti e che si presta, potenzialmente e differenziandosi da quella ebraica, a realizzare una certa unità del corpo sociale. Dopo una progressiva diffusione sociale, dall’alto si cominciano a considerare le potenzialità di porsi a capo anche di questa religione e dopo circa tre secoli dallo nascita e sviluppo di questa eresia in seno all’ebraismo, Costantino valuta l’opportunità di uso politico di questa stessa religione.

Tuttavia è in competizione con la religione ebraica che svolge anch’essa una fascinazione competitiva: si tratta di prevalere, specie quando nel medioevo alcuni saggi ebrei diventano consiglieri privilegiati di vari signori che appartengono alle nuove gerarchie del potere feudale.

La religione cristiana non regge alla critica ebraica e per questo deve ripudiare con violenza quelle radici religiose che la possono minare alle fondamenta.

Gli ebrei devono diventare nemici: la cosiddetta “maledizione contro gli ebrei”1, che sarebbe un’intimazione alla conversione, continua ad essere presente nella liturgia ecclesiastica occidentale ed in particolare durante la messa, fino a quando la stessa messa viene recitata in latino.

In un certo senso, facendo una semplificazione interpretativa, possiamo dire che il cristianesimo è un ebraismo addomesticato e funzionale ad una concezione imperiale, al contrario della cultura ebraica originaria, che resta una enclave critica ed inaccessibile al potere nel senso del suo assoggettamento.

Vedremo come, nella modernità, il sionismo possa essere un poco assimilato al percorso del cristianesimo, perché è un ritorno a Sion senza messia: dunque un’altra forma di tradimento della cultura ebraica originaria funzionale allo sviluppo di un ceppo neo-imperialista della stessa. Si consideri che l’idea era talmente laica che sono state prese in considerazione anche altre ubicazioni per la nascita dello stato di Israele, come in Argentina e non solo. E’ una soluzione pratico-politica ad un problema tra europei e solo se lo consideriamo in senso dottrinale possiamo valutarlo come una seconda eresia moderna che si sviluppa in una nuova fase coloniale: non è un caso che riceva la sua benedizione nella fase decadente di un altro paese colonialista come era l’Inghilterra del secondo dopoguerra europeo.

Facciamo un veloce passo indietro.

Una grande speranza si apre nei seguaci dell’ebraismo durante il periodo illuminista: all’interno della vecchia Europa vengono messi in discussione i dogmi della potente chiesa cattolica da un punto di vista completamente differente.

L’eguaglianza e la idea di tolleranza che sembrano caratterizzare la nuova epoca caratterizzata dall’avvento della borghesia al potere, fanno nascere grandi speranze. Libera chiesa in libero stato: si aprono le porte alle idee di uno stato che può diventare laico e tollerare i diversi credo religiosi come fenomeni da considerare come scelte soggettive, individuali. Sembra un possibile ribaltamento dell’antico concetto: si dà allo stato quello che si deve dare allo stato e si professa ciò che ognuno vuole senza pregiudizi di sorta.

Tuttavia, nell’epoca dell’imperialismo capitalista e ben dopo la rivoluzione francese con il portato di speranza che nasce dentro tanti contesti, anche i credenti nell’ebraismo vivono la grande illusione dell’integrazione. Tuttavia ad esempio l’affare Dreifuss2 ed altri fenomeni storici, frustrano ancora una volta le speranze di tanti giovani provenienti da famiglie di tradizione ebraica e produce l’idea di fondare uno Stato Ebraico di matrice laica, ipotesi plausibile solo all’interno della logica imperialista di fine ottocento, rassegnandosi ad accettare che in Europa vigeva la impossibilità dell’integrazione3. Nasce in un contesto non religioso e a in largo senso antireligioso l’idea di dover costruire un nuovo stato che permettesse anche a coloro che nascevano da famiglie ebraiche, o ne erano parenti, di cessare con le assurde angherie cui erano sottoposti da secoli e secoli: nasce in quel contesto il Sionismo. L’idea di ritorno a Sion è considerata eretica per la tradizione ebraica poiché cozza con il concetto di diaspora e conclusione della stessa attraverso l’arrivo del Messia: per questo si sviluppa in ambienti non religiosi e con filoni socialisteggianti ben rappresentati.

Dunque non è per quanto avviene in Germania dagli anni 30 del 1900 che si sviluppa questa ipotesi. In realtà nella Germania in via di nazificazione la persecuzione delle minoranze trova nuove ragioni: ormai da un secolo nella scienza si è fatta strada l’idea di evoluzione e dall’inizio del ‘900 si sono poste le basi della genetica. Negli Stati Uniti, patria di mille stimoli nuovi, si afferma il filone del pensiero eugenetico, l’affinamento della popolazione grazie alla sopravvivenza dei più adatti ed alla sterilizzazione dei non adatti che qualcuno definisce “darwinismo sociale”4. A farne le spese sono dapprima coloro che adesso vengono definiti “diversamente abili” che vengono considerati un peso sociale da distruggere. Il sistema capitalista necessita di persone sfruttabili: chi non è funzionale non può essere tollerato.

Anche in Europa queste teorie iniziano ad avere un certo seguito ed i nazisti mettono insieme in modo sincretico una tradizione antica, quella antiebraica (ed anche antimusulmana, antislava, ecc.), con quella eugenetica.

D’altro canto i nuovi mezzi di comunicazione, la radio in particolare, mettono in chiaro come “il potere del verbo”, la parola, sia fondamentale per costruire un’identità di potenza.

Dalla tradizione esoterica i nazisti traggono spunto per inventare una nuova idea di “razza ariana”5, che sarebbe ridicola se non si fosse rivelata drammatica per le conseguenze che sono state realizzate storicamente; tuttavia nella propaganda “Gli argomenti devono essere crudi, chiari e forti, e fare appello alle emozioni e agli istinti, non all’intelletto. La verità non è importante e del tutto subordinata alla tattica e alla psicologia” sostiene grossomodo un biografo di Goebbels, ministro della propaganda nazista.

Non inventano nulla che non fosse stato già realizzato; i ghetti per gli ebrei6, la persecuzione ed il tentativo di sottomissione degli esseri classificati come inferiori, ebrei, musulmani e tutte le popolazioni slave (schiave). Necessitano anche di lavoro schiavo per realizzare la loro potenza: nei campi di concentramento si sviluppano fortune di interi settori della produzione. Non ci sono negri da importare: bisogna inventarsi una categoria ad hoc all’interno della popolazione esistente e cosa c’è di meglio della antica tradizione antiebraica per trovare la soluzione? Le idee nascono sulla base delle necessità del nuovo sistema di produzione all’interno di uno stato che usciva sconfitto dalla prima guerra mondiale e che, al contrario delle altre potenze europee, aveva perso le sue colonie e dunque non poteva disporre di lavoro schiavo o pressoché tale e neppure di materie prime provenienti da altri territori. Dunque lo sviluppo espansivo caratteristico della produzione capitalista, non trovava sbocchi se non all’interno dei confini tedeschi: ogni contesto tende a produrre le idee necessarie a dare prospettiva alle sue necessità.

In Italia, ora sembra patetico ma non lo è stato, si rinnovarono i fasti dell’epoca imperiale romana, i fasci littori, il saluto romano: la prima ipotesi di un potere statale che cerca di unificare teorie contrapposte, quella socialista e quella nazionalista, non poteva che risolversi in un atteggiamento buffonesco? Difficile da capire: ma anche in Italia si sviluppò la necessaria mitologia per tentare di dare un senso ad una idea di potenza di uno stato con uno sviluppo industriale ancora modesto, tuttavia caratterizzato da lotte sociali potenti. Poi si fecero proprie le teorie razziste, contro i neri per giustificare il colonialismo italiano e le leggi coloniali imposte in Africa orientale e contro gli ebrei7, per accodarsi ai potenti alleati tedeschi. Si deportano intere famiglie composte da persone di ogni età e ceto sociale, si perseguitano anche gli omosessuali, si perseguitano i gitani, i testimoni di geova, gli anarchici, i socialisti comunisti e non: naturalmente i “diversamente abili” definiti dementi, storpi o altro sono i primi a farne le spese.

In Germania si accompagna alla fondazione del nuovo credo ariano, la riesumazione in chiave scientista di quanto già avevano fatto i cristiani in Spagna: nel 1492 Isabella di Castiglia ed il suo consorte avevano dato vita alla guerra interna per la “limpieza de Sangre”8, la potenza del cristianesimo contro i seguaci della religione musulmana e a seguire di quella ebraica. Non è un caso che il “camino di Santiago” celebri un santo che viene dipinto su di un cavallo bianco mentre con la lancia ammazza i mori (Santiago matamoros è la definizione completa), cioè gli arabi che vengono uccisi e cacciati dalla Spagna. Per secoli erano vissuti nel sud della Spagna con ebrei e cristiani in un ambiente in cui le tre religioni si misurarono tra tensioni e scambi fecondi, almeno fino a quel momento. Tuttavia esiste una richiesta di santificazione della regina Isabella tuttora in valutazione.

Il problema per i nazisti è che la genetica non c’entra nulla; i religiosi ebraici sono tedeschi in tutto e per tutto identici ai seguaci di altre religioni, ai laici ed a coloro che si rifanno ad altri principi: identificarli è impossibile se non cercando di inseguire una cultura che non è scritta in faccia alle persone.

Questo breve excursus sulla questione dell’antisemitismo è per capire che il nazismo, che viene sventolato come giustificazione della fondazione dello stato di Israele, viene rappresentato come un fenomeno alieno, come se in Europa si fosse sviluppato un fenomeno che proveniva dallo sbarco di una navicella dallo spazio.

Eppure il nazismo non è un corpo estraneo, come dimostrano non solo i nostalgici delle due grandi dittature del ‘900, ma è una sintesi di pezzi di cultura europea tuttora pienamente parte del bagaglio culturale che trovò uno sviluppo originale con l’affermazione del capitalismo, in un continente in cui le classi al potere cercano di non fare mai i conti con le proprie responsabilità.

Al contrario quel fenomeno culturale e ormai storico denominato sionismo, è molto gradito nei salotti buoni del potere moderno. Anche lì siamo di fronte alla fusione di due tradizioni: quella che vuole gli ebrei e possibilmente i loro parenti di diversi ordini e gradi, confinati in un ghetto, in questo caso una porzione di territorio che in qualche modo si riferisce ai luoghi originari di un culto, con quelli della dominazione coloniale. Non è estranea a questo entusiasmo il fatto che le classi al potere nell’Europa e negli Stati Uniti di oggi siano impossibilitate a mantenere una dominazione coloniale diretta all’interno del mondo arabo. Dunque la dominazione coloniale israeliana piace perché viene anche vista come una enorme base militare, un avamposto dell’occidente in terra araba, accompagnata da tutta la mitologia dell’unica democrazia del medio oriente, come se la democrazia non fosse una conquista dal basso che nulla ha a che vedere con la cultura del potere.

Questi amici del sionismo, non sono per niente amici dell’ebraismo. Non è un caso che non si parli mai del rispetto per la religione ebraica, come per ogni altra, e neppure dell’enorme debito storico a carico del cristianesimo, con l’importanza che ha svolto nella cultura europea, anche da un punto di vista dottrinale, oltre che storico. Ciò che difendono è funzionale ad interessi di potere consolidati: solo in questo modo si può spiegare il filosionismo che caratterizza anche la destra politica ed il contemporaneo recupero di tutte le componenti politiche che si identificano con i saluti romani e le teorie razziste vecchie e nuove, apparentemente più vocate al pregiudizio contro i musulmani che è, tuttavia, l’apripista contro ogni pregiudizio.

Pensate se si dovesse fare una disamina storica di quanto è stato sottratto alle famiglie di religione ebraica attraverso le leggi razziali: persone annientate e ricchezze rubate e mai restituite.

E’ molto facile essere amici dei sionisti e fingere di essere sensibili alle sorti degli ebrei, mentre invece si fa solamente il tifo per chi perseguita popolazioni lontane. Intanto qui non si è certo restituito, ridato le chiavi di casa a coloro che hanno perduto non solo tutti i beni materiali, ma anche i propri genitori, sorelle, fratelli, amiche ed amici, per ricollegarsi a quanto scritto in premessa.

Quanto vale quello che dovrebbe essere restituito?

Molto meno delle armi per uccidere uomini, donne e bambini di ogni età nel territorio di Gaza.

Questa è l’amicizia dei potenti occidentali nei confronti dello stato israeliano.

Chi critica il sionismo politicamente deve essere coerentemente antirazzista poiché proprio il razzismo viene continuamente utilizzato per giustificare il sionismo.

Ogni persona che è in relazione con la religione ebraica in qualche modo, deve sentirsi sicura e rispettata qui nei nostri paesi, non pensare di doversene andare a colonizzare altre terre.

E’ altrettanto razzista sentir dire che i palestinesi devono andare in Egitto per stare al sicuro, andare tra coloro che sono musulmani: è mostruoso solo pensare una cosa del genere.

Nessuno deve dover scappare dalla propria casa e dunque quando non riconosciamo legittimità al sionismo, affermiamo che non riconosciamo come legittimo il colonialismo né passato, né presente, né futuro: questo deve essere chiaro.

E’ fondamentale chiarire che esiste l’antisionismo politico proprio come forma di antirazzismo che ha una propria e specifica caratterizzazione nel mentre si schiera con fierezza e determinazione a fianco del popolo palestinese, così come di ogni popolo dominato cui viene pregiudicato il presente ed il futuro.

1 Oremus et pro perfidis Judaeis è una locuzione latina, presente dal VI secolo fino al XX secolo nella liturgia cattolica del Venerdì santo, con la quale i cristiani pregavano per la conversione dei giudei. La traduzione è controversa: potrebbe significare tanto Preghiamo anche per i perfidi giudei quanto Preghiamo anche per i giudei increduli

2 – L’Affare Dreyfus fu il maggiore conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo, che divise il Paese dal 1894 al 1906, a seguito dell’accusa di tradimento e spionaggio a favore della Germania mossa nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale era innocente. Gli storici sono concordi nell’identificare la vera spia nel maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. (…)

Lo scandalo giudiziario si allargò per gli elementi di falsificazione delle prove portati nel processo, gli intrighi e la coriacea volontà dei più alti vertici militari di Francia nell’impedire la riabilitazione di Dreyfus. Mentre giornali e politici antisemiti, ambienti ecclesiastici e monarchici istigarono e aizzarono ampi settori della società francese contro Dreyfus, i pochi difensori della sua innocenza vennero a loro volta minacciati, condannati o dimessi dall’esercito: Zola si rifugiò all’estero; il maggiore Marie-Georges Picquart, capo dei servizi segreti militari e figura centrale nella riabilitazione di Dreyfus, fu prima degradato e trasferito in Africa, e poi arrestato e condannato. Solo grazie a un compromesso politico, Dreyfus fu graziato e liberato nel 1899. Ci vollero altri anni per ottenere la riabilitazione civile e il suo reintegro nell’esercito nel 1906. (estratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Affare_Dreyfus )

3Non è un caso che Theodore Herzl, riconosciuto come il fondatore dell’ipotesi sionista, sia stato corrispondente di un giornale, il Neue Freie Presse a Parigi e che proprio a Parigi ebbe modo di seguire l’affare Dreyfus e conoscere quanto radicato fosse nella società europea l’antisemitismo

4Sul piano politico, il darwinismo sociale servì a giustificare il colonialismo, l’eugenetica, il fascismo e soprattutto il nazismo. In effetti, quest’ideologia considera legittimo che le «razze umane» e gli esseri più deboli scompaiano e lascino il posto alle razze ed agli esseri meglio armati per sopravvivere.

(https://www.dima.unige.it/~denegri/PLS2/PENSIERO_SCIENTIFICO%20DEF/Darwin/Pages/darwinismosociale1.htm )

5Mentre originariamente il termine intendeva semplicemente una classificazione etnolinguistica, a partire dalla fine del XIX secolo il concetto della razza ariana è stato usato come forma di razzismo scientifico, una pseudoscienza usata dai proponenti di un razzismo ideologicamente motivato e suprematista come ad esempio nelle dottrine del Nazismo e del neonazismo. (estratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Razza_ariana )

6Dal punto di vista istituzionale i ghetti vennero istituiti da papa Paolo IV che fu particolarmente rigido nei confronti degli Ebrei, ordinò il rogo del Talmud nel 1553; nel 1555 con la bolla Cum nimis absurdum impose l’istituzione dei ghetti; un anno dopo ad Ancona fece condannare al rogo venticinque marrani.

( https://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-iv-papa/ )

Il ghetto: dal 16° sec., in tutta Europa, la parola divenne la denominazione del quartiere cittadino di dimora coattiva degli Ebrei. Quartieri ebraici chiusi (talvolta costituitisi a scopo difensivo per iniziativa degli stessi abitanti) si conoscono dal 13° sec. in Germania, Spagna, e Portogallo; si ebbero in Italia in tutte le città abitate da Ebrei all’infuori di Livorno, dove alla comunità ebraica erano riservate determinate strade. Imposti quasi dovunque durante la Controriforma, furono aboliti nel corso del 19° sec., ma ebbero nel 20° sec. una triste reviviscenza in alcuni Stati dell’Europa centrale e orientale durante le persecuzioni razziali

( https://www.treccani.it/enciclopedia/ghetto )

7  Diceva Mussolini nel 1938: <<Nei riguardi della politica interna, il problema di scottante attualità è quello razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni o peggio a suggestioni sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il problema razziale non è scoppiato all’improvviso come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. È in relazione con la conquista dell’impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si mantengono con il prestigio, e per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime. Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno, la nostra posizione è stata determinata da questi incontestabili dati di fatto. L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo». Tratto da Treccani – Atlante – Cultura.

8https://www.istitutocalvino.edu.it/blog/2012/12/limpieza-de-sangre-esempio-di-persecuzione-contro-gli-ebrei/

Nel 1492, con la presa di Granada, Isabella colse il definitivo successo contro i Mori da secoli presenti nel Sud della Penisola Iberica. Ai vinti fu chiesto di convertirsi al cristianesimo oppure di andare via. Lo stesso fu imposto agli ebrei e più di 100.000 di loro furono costretti a partire.

 

Enrico Semprini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *