Gaza: le radici dell’orrore
Un dodecalogo di Alberto Masala e una vecchia intervista (di Giovanni Minoli) al giovane “espansionista” Netanyahu. A seguire la lettera sulla pace della scuola Cima di Cagliari, il libro con le denunce all’Onu di Francesca Albanese e il prezioso lavoro di Anbamed.
dalla pagina FB di Alberto Masala
Ho ritrovato e tradotto dal francese una considerazione, carica di amara ironia e vecchia di anni, che spiega perfettamente la posizione dell’occidente nella questione palestinese. Giusto per ricordare che le cose arrivano da molto lontano.
- Nel vicino Oriente, sono sempre gli Arabi che attaccano per primi ed è sempre Israele che si difende. Questa difesa si chiama “rappresaglia”.
- Né gli Arabi, né i Palestinesi, né i Libanesi hanno il diritto di uccidere civili. Ciò si chiama “terrorismo”.
- Israele ha il diritto di uccidere civili. Ciò si chiama “legittima difesa”.
- Quando Israele uccide civili in massa, le potenze occidentali chiedono che lo faccia con più prudenza. Ciò si chiama “reazioni della Comunità internazionale”.
- Né i Palestinesi né i Libanesi hanno il diritto di catturare soldati israeliani all’interno di impianti militari forniti di sentinelle e di posti di combattimento. Occorre chiamare ciò “sequestro di persone senza difesa”.
- Israele ha il diritto di sequestrare , a qualsiasi ora e dovunque, altrettanti Palestinesi e Libanesi quanto gli pare. La cifra attuale si aggira attorno ai diecimila, fra i quali 300 sono bambini e mille sono donne. Non è necessario fornire la prova di colpa. Israele ha il diritto di conservare in detenzione indefinitamente prigionieri, anche se queste sono personalità democraticamente elette dai Palestinesi. Si chiama ciò “imprigionamento di terroristi”.
- Quando si cita la parola “Hezbollah”, è obbligatorio aggiungere nella stessa frase: “sostenuto e finanziato dalla Siria e dall’Iran”.
- Quando si cita “Israele”, è categoricamente vietato aggiungere: “sostenuto e finanziato dagli Stati Uniti”. Ciò potrebbe dare l’impressione che il conflitto non è uguale e che l’esistenza di Israele non corre alcun pericolo.
- Nelle informazioni riguardanti Israele, occorre sempre evitare che appaiano le frasi seguenti: “Territori occupati”, “risoluzioni dell’ONU”, “violazioni dei diritti dell’uomo”, Convenzione di Ginevra”.
- I Palestinesi, come i Libanesi, sono sempre “vigliacchi”, si nascondono in mezzo a una popolazione civile che non li gradisce. Se dormono da loro, con la loro famiglia, ciò porta un nome: “codardia”. Israele ha il diritto di distruggere, con bombe e missili, le zone dove dormono. Ciò si chiama: “armi chirurgiche di alta precisione”.
- Gli Israeliani parlano meglio l’inglese, il francese, lo spagnolo o il portoghese, degli Arabi. E’ per questo che meritano di essere intervistati più spesso e, dunque, di avere più spesso degli Arabi l’occasione di spiegare, al grande pubblico, le norme qui sopra per la redazione delle notizie (norme da 1 a 10). Ciò si chiama “neutralità giornalistica”.
- Tutte le persone che non sono d’accordo con le norme suddette sono, ed occorre che si sappia, “terroristi antisemiti molto pericolosi”.
da qui Fb_AlbertoMasala.pagina.privata
Intervista di Giovanni Minoli al trentasettenne Netanyahu: Mixer-Faccia a faccia,1986
Benjamin Netanyahu, allora ambasciatore d’Israele all’ONU e vice-ambasciatore a Washington, intervistato da Giovanni Minoli espone la sua posizione sul contrasto al terrorismo internazionale prendendo spunto anche dalla redazione del suo libro “Terrorismo. Come l’Occidente può sconfiggerlo”, volume molto apprezzato dal presidente statunitense Ronald Reagan.
Nel 2023, il 19 ottobre, dopo l’attacco israeliano a Gaza, Minoli viene intervistato dalla trasmissione RAI BellaMa’, dove parla delle sue vecchie interviste a Netanyahu e ad Arafat:
https://www.youtube.com/watch?v=AnjezBdpxCA
Signori Onorevoli,
siamo gli alunni e le alunne della Scuola Secondaria di primo grado “Antonio Cima” di Cagliari, Vi scriviamo per esprimere la nostra tristezza per quanto sta accadendo alle popolazioni colpite dalle guerre.
In particolare ascoltiamo le urla di dolore degli abitanti di Gaza.
Noi ragazzi europei siamo fortunati, abbiamo una casa, i genitori, frequentiamo la scuola, abbiamo i medici che ci curano, possiamo giocare e praticare sport, ma ogni giorno vediamo sui media le immagini di bambini disperati che chiedono cibo, acqua, medicine; ci sono bambini orfani, mutilati, denutriti, terrorizzati perché li bombardano continuamente.
A scuola studiamo l’educazione civica, la storia, la geografia; abbiamo capito perché è nata l’Unione Europea e le sue importanti finalità; sappiamo che esiste l’ONU, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione sui diritti dell’infanzia; ma tutto ciò che stiamo imparando viene smentito, contraddetto, negato, da quanto sta succedendo nei Paesi a noi vicini. Per questo noi ci sentiamo confusi, impotenti, smarriti.
A scuola abbiamo riflettuto molto: è disumano vedere che stanno lasciando morire di stenti tanti esseri umani. I 27 Stati dell’Unione Europea possono dare un grandissimo contributo alla soluzione di questo dramma e salvare la vita a tante persone.
Proviamo a immaginare cosa studieremo tra dieci anni sui libri di storia: che noi cittadini europei, rappresentati dall’Unione Europea, non abbiamo mosso un dito per fermare i massacri di migliaia di bambini? Leggeremo che non ci siamo impegnati fino in fondo per applicare i principi e i valori di giustizia, di pace e di solidarietà su cui si fonda la nostra società europea?
Vi preghiamo di appoggiare questo nostro appello presso il Parlamento, con la speranza di poter contare in un futuro migliore per noi ragazzi e ragazze e per tutta l’umanità.
Vi ringraziamo per l’attenzione e per il Vostro impegno
Cordiali saluti
Gli alunni e le alunne della Scuola Secondaria di I grado “Antonio Cima”
Istituto Comprensivo Statale “Santa Caterina”
Cagliari
DALL’ECONOMIA DELL’OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO
E’ un contributo fondamentale quello che Francesca Albanese – relatrice speciale Onu sui territori occupati da Israele – ha presentato al «Consiglio per i diritti umani» delle Nazioni Unite poche settimane fa. Per questo Albanese è stata minacciata da Trump e insultata da ogni pennivendolo al servizio di Benjamin Nethanyau. Ma proprio per le sue coraggiose e mai smentite denunce è stata proposta (dal “basso”) come prossimo premio Nobel per la pace (*).
Se volete leggere il suo “rapporto” passate in edicola perchè «Il fatto quotidiano» con le edizioni Paper First ne ha fatto un libretto (176 pagine per 5 euri) con il titolo «Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio».
Albanese fa i nomi dei complici – con documenti inoppugnabili – e spiega il meccanismo del consapevole sostegno internazionale non solo al genocidio ma ad altri crimini gravissimi protratti nel tempo.
Una complicità interessata perchè «fin troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio». Cancellare o «rimuovere» con la forza le popolazioni originarie è «capitalismo razziale coloniale»; ed è quello che Israele e i suoi complici stanno facendo. «La Relatrice Speciale chiede che le entità aziendali e i loro dirigenti siano chiamati a rispondere delle loro azioni sia a livello nazionale che internazionale» e queste attività «che traggono profitto dall’annientamento di vite innocenti» ovviamente «devono cessare».
Sono responsabilità che non si possono sfuggire. Proprio come accadde, nei processi a Norimberga del 1947 e 1948, per gli industriali tedeschi – come la I. G. Farben – che collaborarono con l’Olocausto.
Non si tratta solo di soldi e di armi, come viene subito in mente, ma di ogni contributo che sostiene le illegalità e i crimini di Israele. Dunque Lockheed Martin e l’italiana Leonardo Spa ma anche il Mit (Massachusetts Institute of Technology) o la giapponese Fanuc Corporation e la danese Moller-Maersk. I grandi cioè Ibm, Microsoft, Alphabet e Amazon oppure Palantir Technology, Caterpillar, la coreana Hyundai, la svedese Volvo. O la «tedesca Heidelberg Materials AG (che) ha contribuito al saccheggio di milioni di tonnellate di roccia dolomitica dalla cava di Nahal Raba su territori confiscati ai villaggi palestinesi in Cisgiordania».
L’inglese BP e Chevron «sono i maggiori contribuenti alle importazioni israeluane di greggio». Nell’agro-almentare ad avvalersi del «commercio dei frutti dell’illegalità» anche la cinese Bright Dairy & Food Co.Ltd, la messicana Orbia Advance Corporation.
A rendere possibile (o più facile) questa catena di crimini «alcune delle più grandi banche del mondo, fra cui BNP Paribas e Barclays» con le più importanti «società di gestione patrimoniale» (Blacktock, Vanguard, Allianz Pimco e altre) e con «i fondi sovrani e i fondi pensione» (fra le altre il norvegese GPFG o la Caisse de Dèpot et Placement du Québec).
Nelle conclusioni del suo rapporto Francesca Albanese scrive che «mentre la vita a Gaza viene cancellata e la Cisgiordania è sottoposta a un assedio crescente» Israele può continuare «perchè è redditizio per molti».
Nelle «Raccomandazioni» che chiudono il rapporto la relatrice esorta le Nazioni unite e la Corte Penale Internazionale a intervenire. Ma chiede anche a «sindacati, avvocati, società civile e cittadini comuni si fare pressione per boicottare, disinvestire, imporre sanzioni e per ottenere giustizia per la Palestina».
(*) cfr Francesca Albanese: la voce che…
In questi mesi (anzi anni) di censura e disinformazione sulla Palestina “la bottega” vuole ricordare il prezioso lavoro quotidiano di «Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo», una testata giornalistica online fondata da Farid Adly. Se non la conoscete chiedete di essere iscritti alla newsletter (ogni giorno c’è anche un audio) che mette a disposizione notizie, documenti, storie e informazioni su iniziative concrete di solidarietà – fra cui le adozioni a distanza per bambini di Gaza – che sono difficilmente reperibili sui media italiani.