490, 491, 492…

Le riflessioni di db sul libro «Con Dio e con i fascisti» di Karlheinz Deschner e sulla Chiesa cattolica incorreggibile nella prefazione al libro «Vaticano, olocausto e fascismi» (*) appena uscito

«In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a 7 volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a 7 volte, ma fino a 70 volte 7”…». Così il vangelo di Matteo [18, 21-35]. Interessante. Fate attenzione: si usa la parola colpe, non peccati; si parla del perdono umano e non divino.

Nel 1964 il regista svedese Vilgot Sjoman realizzò il film «491» – censurato in quasi tutti i Paesi – basandosi su un romanzo di Lars Gorling: cosa accade dopo 70 volte 7 cioè alla 491esima volta? Gli esseri umani e l’organizzazione sociale devono/possono perdonare quando si supera 490? Oppure solo dio (ammesso che ci sia) potrebbe farlo?

Ma la 491esima volta imperdonabile vale anche per i rappresentanti religiosi? La questione risulta più intrigante se consideriamo i peccati non dei singoli “uomini di dio” ma dell’organizzazione che dice di rappresentarlo. Restando sulla Chiesa cattolica ci sono incertezze se i papi hanno commesso colpe verso gli esseri umani ben più volte di 70 volte 7? Chi conosce la Storia non può aver dubbi in proposito: roghi, torture, guerre… un inferno in terra scatenato “a maggior gloria di Dio”. E io sono fra coloro che non mi sento di perdonare una religione organizzata che ha commesso tali delitti per secoli: ben oltre 491. E fino a oggi. Perché il Vaticano, pochi decenni fa, ha appoggiato i fascismi. E non è colpa da poco.

Ovviamente nei Paesi cattodiretti – per esempio quello a forma di stivale dove sto scrivendo – è difficile cercare, conoscere, raccontare le 70 volte 7 colpe della Chiesa di Roma: sui libri (o film) scomodi scatta la censura, come quando esisteva «l’Indice dei libri proibiti». Accade anche dopo il 1966, la data in cui quell’Indice venne abolito: la censura è occulta ma esiste; aggirarla è difficilissimo e comunque l’informazione finisce in un “ghetto”.

Dal 1965 al 2016: un lungo bavaglio

Questa persistente censura, prima palese e poi occulta, spiega perché «Mit Gott und den Faschisten» – ovvero «Con Dio e con i fascisti», sottotitolo «Il Vaticano con Mussolini, Franco, Hitler e Pavelic» – di Karlheinz Deschner uscì in Germania nel 1965 ma in italiano lo abbiamo letto solo nel 2016 grazie all’editore Roberto Massari al quale già dovevamo la traduzione, nel 1998, di un altro scomodo volumone – 540 pagine fitte fitte – di Deschner ovvero «Il gallo cantò ancora: storia critica della Chiesa».

Nel corso della seconda guerra mondiale ma ancor più dopo il 1945 le persone comuni (in alto da tempo si sapeva) capirono le dimensioni dello sterminio nazista e molti credenti – di ogni tipo – angosciosamente si interrogarono su «dove fosse dio» in quei giorni. Non ho notizie al riguardo ma, grazie ai documenti che Deschner e altri ci hanno fatto leggere, posso rispondere dov’era l’ultimo dei papi di nome Pio: fu dall’inizio alla fine al fianco dei nazisti e dei fascisti, contribuendo anche – a guerra perduta – a fare fuggire molti di loro, grazie ai canali del Vaticano. All’inizio del 2016 in un prezioso libro Guido Caldiron («I segreti del Quarto Reich», Newton Compton) ricostruisce quella che venne chiamata «Operazione Odessa» ma che probabilmente fu un insieme di piccole reti invece che una sola organizzazione centralizzata per dare soldi e passaporti a fascisti e nazisti in fuga.

Un veloce riassunto – soprattutto per chi non lo ha ancora letto – su «Con Dio e con i fascisti».

Deschner ricorda che l’appoggio del papa di turno al fascismo italiano fu già chiaro il 22 ottobre 1922, dunque 6 giorni prima della marcia su Roma: il Vaticano esortò le gerarchie a non identificarsi con il Partito cattolico, avverso al fascismo, ma a mantenersi neutrali. Un bel favore a Mussolini. Poi vennero gli infami Patti Lateranensi e un mare di soldi al Vaticano per i “risarcimenti”.

Quanto al nazismo, Hitler era in sella da pochi mesi ma il 20 luglio 1933 potè firmare un clamoroso Concordato con la Chiesa cattolica. Non un accordo fra i tanti ma la “proclamazione” di una religione di Stato, un patto fra due poteri. Si vorrebbe giustificare quel Concordato dicendo che allora il Vaticano non sapeva dei crimini già commessi dai nazisti. E’ una bugia, anche perché Eugenio Pacelli, non ancora Pio XII ma Segretario di Stato – come un ministro degli Esteri del Vaticano insomma – era stato a lungo in Germania. Hitler gli piacque e lo favorì in tutti i modi da cardinale e poi da papa: l’importante era battere “il comunismo” a qualsiasi costo. Il nazismo venne criticato solamente nelle rare occasioni in cui si mostrò troppo pagano o minacciò i privilegi della Chiesa: su tutto il resto si chiuse un occhio. E anche Giovanbattista Montini – futuro papa come Paolo VI – su Hitler o sul golpista e fascista Franco la pensava allo stesso modo di Pacelli e ben si vide.

Nel libro di Deschner il quinto capitolo è dedicato alla Croazia. Da subito Pavelic fiancheggiò Hitler e infatti quando il 6 aprile 1941 i nazisti invasero la Jugoslavia con loro si schierarono gli ustascia, un movimento fascista cattolico molto amato in Vaticano. Nei massacri del neo-Stato croato contro i serbi, gli ebrei e gli oppositori politici furono in prima fila molti francescani. Dopo la guerra Pavelic si nascose in Vaticano prima di fuggire in Argentina per morire infine tranquillo in Spagna, con tanto di benedizione papale a mo’ di “estrema unzione”. E l’arcivescovo Alojzije Stepinac venne beatificato da Wojtyla, una vergogna che però i grandi media nascosero. Qualche furbo intanto ha consigliato il Vaticano di bloccare la “santificazione” di Pacelli, potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso anche fra molti cattolici.

Nell’edizione italiana di «Con Dio e con i fascisti» sono state aggiunte due appendici importanti, scritte rispettivamente da Dirk Verhofstadt e da Peter Gorenflos, sull’alleanza fra Chiesa cattolica e nazifascisti in Ungheria – il Paese dove la “pratica ebrea” fu sbrigata meglio, come si felicitò Adolf Heichmann – e in Slovacchia.

Questo – in sintesi – è il valore di un libro che, nonostante i 51 anni trascorsi, bisogna leggere: per la ricchezza della documentazione ma anche perché nel frattempo molti si sono “convinti” (grazie alla disinformazione regnante) che la Chiesa cattolica si oppose… almeno al nazismo e cercò di salvare, ovunque possibile, gli ebrei. E’ vero il contrario. Sin dall’inizio il Vaticano appoggiò Hitler e lo sostenne sino in fondo salvo poi voltar gabbana nel 1945 e raccontare grandi balle. Fra tutte le bugie la più vergognosa è appunto di essersi opposta ai nazisti, riappropriandosi indegnamente della memoria di quei pochissimi cattolici che davvero si schierarono contro Hitler, anche pagando con la vita, e che allora vennero lasciati soli dalle gerarchie. Del resto fra tutte le menzogne storiche dei giorni nostri – intendo del passaggio fra XX e XXI secolo – forse la più incredibile è il martellamento degli ultimi papi su un Occidente «giudaico cristiano». Tacendo ovviamente che l’Olocausto, organizzato dai nazisti, ebbe ora la collaborazione aperta e ora una silente copertura di quasi tutte le gerarchie cattoliche, con il sostegno o il silenzio di quasi tutti i fedeli: e sarebbe stato sorprendente il contrario vista la secolare campagna d’odio condotta dai papi contro gli ebrei “deicidi”.

Come liberarsi del bavaglio

Il 21 settembre 2016 il libro di Deschner è stato presentato a Roma, in una sala sorprendentemente piena nel convegno intitolato “Il Vaticano e il fascismo”. Ad arricchire il quadro disegnato dall’autore tedesco nel convegno ci sono state molte relazioni importanti che si è deciso di raccogliere in questo nuovo volume, con altri contributi inediti.

Non si tratta, con ogni evidenza, solo di ristabilire la verità storica che pure è importantissima. In gioco è anche il diritto della Chiesa – e beninteso di altre religioni organizzate – di controllare cosa si può sapere e cosa no. Ogni tanto si strombazza che il Vaticano aprirà i suoi archivi per mostrare i documenti della seconda guerra mondiale; o che la Chiesa argentina consentirà a tutti di vedere la documentazione che riguarda gli anni della dittatura militare. Bugie.

Come bugie sono per ora le annunciate svolte del nuovo papa: lo Ior è sempre lì; i preti pedofili vengono tuttora nascosti e difesi; ovunque può il Vaticano difende, o addirittura amplia, i suoi privilegi. Si dirò che Bergoglio però ha usato “belle parole” su questo o quel tema: vero ma per importanti (e chi lo nega) che siano i discorsi, i fatti contano molto di più. E se a 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale il Vaticano tiene ben chiusi i suoi archivi… ogni persona può capire che c’è molto da nascondere.

490, 491, 492, 493… Se quel che Gesù – reale o leggendario che sia – disse a Pietro resta valido (e sembra un giudizio sensato, per chi crede come per chi è ateo, agnostico o altrimenti religioso) non si può perdonare il papato oltre le 70 volte 7. E questo libro è una drammatica conferma che le colpe continuano, nei secoli dei secoli.

(*) Questo testo è – parola più, parola meno – l’introduzione a «Vaticano, olocausto e fascismi», appena pubblicato dall’editore Roberto Massari con testi, in ordine alfabetico, di Daniele Barbieri, Guido Caldiron, Fabio Casalini, Jean Cotereau, Javier Dronda Martínez, Peter Gorenflos, Fritz Erik Hoevels, Yeshayahu Andrej Jelinek, Alexander Korb, Hyam Maccoby, Maria Mantello, Roberto Massari, Simone Mosch, Federico Piccirillo, Sandro Portelli, Roberto Savio, Frank-Rainer Schurich, Dirk Verhofstadt. Questo libro va considerato come il «seguito» – nel senso di un approfondimento e ampliamento – dei temi affrontati da Karlheinz Deschner in «Con Dio e con i fascisti. Il Vaticano con Mussolini, Franco, Hitler e Pavelić» (cfr in bottega vari articoli) già edito da Massari editore. Se ne riparlerà in “bottega” ma ovviamente non posso essere io a recensirlo, visto che sono uno dei due curatori. [db]

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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