I complici del terrorismo e il ruolo della Nato
Un utile riassunto per chi ha la “memoria corta” e contro chi imbroglia le carte
di Vincenzo Brandi (*)
L’abbattimento da parte della Turchia di un aereo russo impegnato nelle operazioni contro i gruppi terroristi jihadisti, che stanno devastando lo Stato siriano laico, ha fornito una nuova prova – se ancora ve ne fosse bisogno – delle complicità e del sostegno di cui godono questi gruppi da parte della stessa Turchia, di varie monarchie oscurantiste del Golfo Arabico, ed anche da parte di Paesi occidentali membri della Nato.
Da più di un anno una “coalizione” di oltre 60 Paesi afferma di combattere il cosiddetto Stato Islamico (o Isis, o Daish, come lo chiamano gli Arabi) ma nel frattempo lo Stato Islamico ha continuato a espandersi tranquillamente in vaste aree dell’Iraq centro-settentrionale e della parte orientale della Siria, a testimonianza del fatto che le azioni della “coalizione” erano fatte più che altro pro-forma, senza intaccare in maniera efficace le basi e la rete logistica dei terroristi fondamentalisti sunniti.
Come spiegare altrimenti che enormi carovane di autobotti cariche di petrolio, visibilissime nel deserto, abbiano continuato a viaggiare indisturbate dalle zone petrolifere controllate dall’Isis verso la Turchia, dove il petrolio viene rivenduto, fornendo a Daish un introito di milioni di dollari al giorno con cui alimenta la sua guerra santa? Come spiegare che le colonne di Daish abbiano traversato il deserto siriano per centinaia di kilometri per attaccare Palmyra (dove sono stati barbaramente massacrati archeologi, funzionari governativi, soldati prigionieri, e fanaticamente distrutti siti archeologici millenari) senza che nessun aereo della coalizione li attaccasse? Forse il fatto che lo stesso figlio del presidente turco Erdogan, Bilal, è impegnato nel traffico del petrolio di contrabbando c’entra qualcosa? (1)
D’altra parte come meravigliarsi dell’inefficacia della “coalizione” se ne fanno parte noti finanziatori del terrorismo: come l’Arabia Saudita, dominata dalla setta oscurantista “wahabita”; come il Qatar, protettore dei “fratelli Musulmani” e di vari gruppi estremisti islamici; come gli Usa che si sono vantati di avere creato in Iraq il movimento fondamentalista sunnita in funzione anti-iraniana (così come avevano finanziato i mujaheddin afgani in funzione anti-russa e creato l’originaria Al-Queda in collaborazione con Bin Laden e con i Sauditi)?
Ma non esiste solo Daish. Nel sud della Siria agiscono formazioni armate appoggiate da Israele che poi cura i loro feriti in ospedali israeliani come testimoniato di recente anche da una giornalista australiana. Nel nord della Siria decine di migliaia di combattenti, in gran parte non siriani, ma provenienti da 90 diversi Paesi, infiltratisi dal confine turco ed armati e addestrati dalla Turchia (come denunciato anche da giornalisti turchi, incriminati per questo come “traditori”) hanno occupato la provincia di Idlib e cercano di avanzare verso sud. Varie formazioni jihadiste (quello che resta del cosiddetto Esercito Libero Siriano spacciato per “moderato” dalla stampa occidentale, Al-Sham e altre) si sono unite sotto la direzione di Al-Nusra (sezione siriana di Al-Queda) formando Jaish Al-Fatah (noto anche come “Esercito della Conquista”). Sono appoggiati da membri dei “Lupi Grigi” turchi (formazione fascista cui apparteneva anche l’attentatore del papa, Alì Acga). Il capo di questa organizzazione si è vantato davanti a giornalisti dell’agenzia Reuter di aver personalmente ucciso uno dei piloti russi del jet abbattuto, sparandogli vigliaccamente mentre scendeva col paracadute ed era impossibilitato a difendersi.
Si capisce quindi la rabbia dei Turchi quando il deciso intervento russo, sviluppato in piena sintonia con il governo e l’esercito siriano, ha cominciato a rovesciare la situazione militare sul campo infliggendo una serie di sconfitte a tutti i gruppi terroristi. Si capisce la provocazione dell’abbattimento dell’aereo russo, il cui scopo è quello di dare un “avvertimento” mafioso ai Russi, ma anche quello di coinvolgere la Nato, di cui la Turchia è uno dei più importanti membri. La Nato, questa sciagurata alleanza militare (2), divenuta sempre più aggressiva e avventurista (dalla Yugoslavia, alla Libia, fino alla pretesa di mettere le mani anche sull’Ucraina destabilizzata dal colpo di stato di Piazza Maidan) si è dimostrata sensibile agli appelli di Erdogan, avvicinandoci sempre più pericolosamente a un possibile scontro globale (la Terza Guerra Mondiale, della cui possibilità si è accorto anche il Papa). Il premio Nobel per la Pace Obama, che appare sempre più come un debole fantoccio, incapace di frenare i “falchi” americani (tra cui si distingue anche la candidata alla presidenza Hilary Clinton) dichiara che la Turchia ha il “diritto di difendersi” (ma da chi, visto che la Russia è impegnata contro i gruppi terroristi e la Turchia dovrebbe essere formalmente sua alleata, se in realtà non fosse essa stessa complice attiva del terrorismo?).
In questo quadro si iscrivono anche gli orribili attentati di Parigi che costituiscono un altro avvertimento alla Francia (e a tutta l’Europa) di non “cambiare campo” e di non schierarsi più decisamente contro il terrorismo, come finora solo la Russia ha fatto impegnandosi decisamente a fianco di coloro che combattono sul campo i jihadisti (il governo Assad e quello di Bagdad, l’Iran e il movimento libanese Hezbollah, oltre ai Kurdi).
Le responsabilità di Hollande e del suo pessimo ministro degli Esteri Fabius sono grandi per aver anteposto in passato (come del resto tutti i Paesi della Nato) il progetto di una defenestrazione del presidente siriano Assad a una lotta efficace al terrorismo (che faceva comodo perché indeboliva Assad). Oggi, di fronte a un attacco portato al cuore della Francia, Hollande sembra voler cambiare in parte politica e tratta con Putin. Anche in Italia, dopo anni di forsennata campagna mediatica contro il “dittatore” Assad (preceduta da analoga campagna contro il “dittatore” Gheddafi, i cui esiti nefasti sono ormai sotto gli occhi di tutti visto lo stato miserando in cui si trova la Libia) sta cambiando qualcosa. Alla deputata siriana Maria Saadi e alla direttrice della tv siriana è stato permesso di venire in Italia e di essere intervistate, e di avere colloqui con esponenti italiani (specie di 5 Stelle). Il deputato di 5 Stelle Manlio Di Stefano e altri esponenti di M5S hanno chiesto la fine delle sanzioni alla Siria e il riallaccio delle relazioni diplomatiche interrotte con quel Paese di cui eravamo il maggior partner commerciale europeo. Se sono rose fioriranno, ma il cammino è irto di ostacoli.
- http://www.voltairenet.org/article189443.html
- Vedi anche l’ottimo articolo di Fabio Marcelli : http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/26/siria-contro-i-complici-dellisis-litalia-si-dissoci-dalla-nato/2248501/
(*) ripreso dalla lista «Nowaroma» dove Vincenzo Brandi lo presenta così: «ecco un mio articoletto, semplice e schematico, sulle complicità verso il terrorismo; è in uscita sulla “Voce” di GAMADI. Chi ritiene utile diffonderlo, lo faccia, grazie». Ho trovato la vignetta in rete. (db)