Contro il riarmo, contro le guerre: due appelli

Manifestare nella settimana dal 7 al 10 maggio in cui si celebrano gli 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa

Per una manifestazione nazionale

contro la guerra, contro tutte le guerre

La guerra non è inevitabile e non è la soluzione!

La storia mostra l’ipocrisia e l’inutilità della guerra come soluzione: 40 anni di guerre “umanitarie”, “preventive” e fuori dall’ONU non hanno risolto i conflitti, hanno rafforzato le dittature e i nazionalismi, creato odio e dolore. Afghanistan, Siria, Libia, Iraq e ex Jugoslavia ci dicono che la guerra è un’illusione distruttiva e che la pace è l’unica alternativa razionale. Dopo la favola atlantista dello scontro tra “impero del bene e del male” i nazionalismi illiberali e autocratici si allargano anche in Occidente. L’alternativa alla guerra non è la resa, ma la politica, l’iniziativa diplomatica, la costruzione di relazioni di cooperazione basate sulla sicurezza reciproca.

La disumanizzazione del nemico ci rende disumani.

Oggi la retorica di guerra va oltre: la rappresentazione paranoica dell’altro come il male assoluto impone come unica soluzione la sua distruzione: la guerra senza fine. La percezione reciproca come minaccia alla propria stessa esistenza produce una spirale di paura, odio e violenza. Ma non basta essere contro la guerra: bisogna trasformare l’orrore e la paura in una proposta alternativa culturale e politica. Serve una presa di coscienza, un’assunzione di responsabilità e un impegno concreto della società civile, dalla politica, della cultura contro la guerra, contro tutte le guerre, contro la logica della guerra che distrugge la democrazia, contro la disumanizzazione del nemico che ci rende disumani.

Il mondo non può assistere complice al massacro e alla pulizia etnica dei civili palestinesi.

Il massacro di civili in Palestina lascia sgomenti e angosciati. Il disprezzo del Governo israeliano per il diritto internazionale e per le vite umane è sempre più violento. Il cessate il fuoco ha lasciato il posto a bombardamenti a tappeto che hanno ucciso in poche ore oltre 600 persone di cui oltre 200 bambini e bambine. L’orribile massacro di civili del 7 ottobre ha offerto alla destra israeliana l’alibi per scatenare una violenza inimmaginabile contro la popolazione civile. Israele appare una dominata dalla retorica paranoica, razzista e violenta. È ormai evidente che l’obiettivo non è la sicurezza, ma la pulizia etnica con il piano Trump di deportazione dei palestinesi. È inammissibile che l’Europa e l’Italia lascino che la violenza prosegua nell’orrore senza fine.

Il conflitto in Ucraina ha riportato in Europa la tragedia della guerra, una tragedia che ha segnato, nella nostra distrazione, il resto del mondo.

Molti hanno pensato che fornire armi servisse a sostenere la resistenza e il popolo ucraino, ma l’invio di armi, sempre più offensive, non ha ridotto la sofferenza dei civili e non ha avvicinato a una soluzione del conflitto. Lo scontro tra blocchi ha trasformato donne e uomini di quel paese in pedine di una guerra tra NATO e Russia. Se gli obiettivi dichiarati erano stati da un lato la denazificazione e la neutralità dell’Ucraina e dall’altro la resistenza all’invasione, dopo tre anni le parole sono diventate Vittoria e Resa. L’analisi delle cause e del contesto è condannata come ambiguità. L’unica soluzione proposta è stata quella militare in una escalation pericolosissima con l’azzardo di cercare la sconfitta militare di una potenza nucleare. Se prima la logica di potenza Biden e Putin schiacciava l’Ucraina nello scontro, con centinaia di migliaia di morti, oggi la logica di potenza di Trump e di Putin vuole decidere le sorti dell’Ucraina marginalizzando l’Europa. Un’Europa che fino ad oggi ha alimentato il conflitto senza proporre soluzioni.

Fermiamo il piano di riarmo europeo

Paradossalmente l’Europa risponde al ricatto e alla provocazione di Trump accettando la sua versione dei fatti e la sua richiesta: aumenta le spese militari per non “affidare la propria sicurezza agli USA”. L’Europa può costruire un proprio ruolo autonomo ed essere soggetto promotore di pace e cooperazione non accodandosi nella corsa al riarmo, ma con una propria iniziativa politica e diplomatica, con una maggiore integrazione della politica estera e di sicurezza decise dal Parlamento. Chi oggi propone il “realismo” del riarmo, ieri liquidava paternalisticamente chi denunciava la vendita di armi a regimi totalitari e a paesi in guerra come Arabia Saudita, Russia, Turchia o Israele, salvo poi accorgersi che tali armi sono utilizzate da Putin in Ucraina, dall’Arabia Saudita in Yemen o dalla Turchia contro il popolo curdo.

La guerra fa arretrare il mondo: rifiutiamo la logica dello scontro tra blocchi che schiaccia l’Europa e marginalizza l’ONU.

Una soluzione giusta e duratura dei conflitti non verrà né dalle armi né dagli accordi tra potenze. È necessaria una conferenza per la pace e la sicurezza in Europa e nel Mediterraneo con la regia dell’ONU. Va riaffermato e ripensato in termini più democratici il diritto internazionale contro la logica del più forte, va ricostruito un dialogo e forme di collaborazione internazionale tra nord e sud e tra est e ovest, contro la logica dello scontro tra blocchi, contro le logiche di dominio e di rapina. L’Assemblea dell’ONU deve tornare ad avere un ruolo prioritario nella prevenzione dei conflitti e nell’affermazione del dialogo per la stabilità democratica e la difesa dei Diritti Umani.

La guerra uccide le persone e affama il mondo: un sistema basato sulla distruzione delle risorse e la speculazione finanziaria produce miseria e guerra.

La guerra è figlia di un modo di produrre e di consumare basato sui combustibili fossili, sulla rapina delle risorse dei paesi del sud, sulle disuguaglianze, sulla distruzione dell’ambiente, sulla competizione sfrenata, sull’accumulazione di potere e ricchezze nelle mani di pochi. Anche i conflitti dimenticati, come quello in Congo, sono il frutto dello scontro tra potenze coloniali e della logica di sfruttamento; vengono combattuti con le nostre armi e prosperano nel nostro cinico disinteresse.

Rifiutiamo la retorica bellica. Rifiutiamo la presunzione di supremazia morale europea, la difesa del privilegio e la paranoia della fortezza assediata.

L’Europa è il continente che ripudia la guerra e i nazionalismi e afferma il valore della democrazia non perché migliore degli altri, ma perché due guerre mondiali, il nazismo, il fascismo, la shoah, il colonialismo e la schiavitù sono nati qui e noi abbiamo la responsabilità di costruire un’alternativa. È paradossale che questi valori vengano agitati per affermare una supremazia morale occidentale riproponendo al tempo stesso una retorica bellicista e patriarcale. Strateghi da salotto irridono “l’ingenuità dei pacifisti”, liquidano il rifiuto della guerra come “petizione etica” che non farebbe i conti con la realtà e ci propinano la retorica virile dell’onore e la mistica del combattimento. L’Europa fortezza, che respinge le persone alle frontiere, che fa accordi con dittatori e criminali di guerra, l’Europa che comprime i diritti sociali in nome dei vincoli finanziari, l’Europa che sostituisce la delega ai governi o all’apparato militar-industriale alla democrazia dei cittadini non è la nostra Europa. La logica di guerra distrugge la democrazia, il riarmo non produce sicurezza e toglie risorse ai diritti, al lavoro, all’educazione, alla salute e all’ambiente. Vogliamo che l’Europa torni a essere promotrice di pace, democratica, aperta e solidale.

Ci opponiamo all’aumento delle spese militari

Le spese militari distruggono lo stato sociale, cancellano i nostri diritti . L’Europa dimentica l’urgenza del cambiamento climatico, accantona la trasformazione ecologica della società e riconverte le industrie delle auto per produrre carri armati. La politica Europea alimenta la paranoia bellica proponendoci il kit di sopravvivenza, ma cancella la vera esigenza di sicurezza contro i disastri ambientali, la precarietà del lavoro e la solitudine sociale. L’Europa, che ha strangolato la Grecia, negato un impegno comune continentale per l’accesso alla salute, all’educazione, oggi accetta di bruciare oltre 800 miliardi e di indebitarsi per produrre strumenti di morte. L’Unione Europea non può basarsi sula mediazione tra i governi ma su processi democratici effettivi e trasparenti.

La retorica di guerra distrugge l’informazione libera e pluralista

La guerra dilania i corpi e sfigura le democrazie, avvelena l’informazione, contrae gli spazi di espressione della pluralità, produce sospetto, colpevolizza i dubbi e interdice le differenze. Torna la guerra di civiltà tra Occidente e Oriente che rappresenta la cultura e la storia russa, parte integrante della nostra storia, come assolutismo e barbarie dimenticando la comune guerra contro il nazismo. Il razzismo anti arabo viene impugnato dalle destre mondiali che sostengono Israele in una logica di suprematismo bianco e occidentale, le stesse destre che hanno da sempre alimentato l’antisemitismo. Ma questi veleni hanno contaminato anche le élite europee, la retorica dei grandi quotidiani.

Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere.

Ci chiedono “con chi stai?” Come se rifiutare di assistere allo scontro ‘tifando’ significasse non distinguere le responsabilità. Non è indifferenza, ma volontà di svolgere un ruolo attivo per la pace, di rappresentare un’alternativa allo schema amico-nemico.

Sosteniamo gli obiettori di coscienza in Ucraina e Russia, in Israele e Palestina. Siamo con le femministe e i cittadini e che si oppongono allo sciovinismo di Putin; siamo con la popolazione civile ucraina e palestinese che ha perso i propri cari e le proprie case, siamo con i giovani russi mandati a morire e con gli uomini ucraini obbligati ad arruolarsi, siamo con chi nei diversi paesi europei ha contrastato la crescita dei nazionalismi. Siamo con le giovani e i giovani israeliani che rifiutano di partecipare alla violenza del proprio esercito, siamo con quante e quanti in Palestina hanno costruito pratiche di resistenza nonviolenta e che rifiutano il richiamo islamista, siamo con le esperienze di dialogo e solidarietà tra persone israeliane e palestinesi. Siamo con le migliaia di persone che oggi manifestano contro Erdogan. Siamo con chi fugge da tutte le guerre e tragedie e viene respinto ai confini dell’Europa.

Riportare al Parlamento le scelte sulla guerra, rispettare le regole e lo spirito della Costituzione

Anche oggi, nonostante il martellamento mediatico e il quasi unanimismo delle forze politiche, i sondaggi continuano a registrare tra le persone comuni una contrarietà alla guerra e alla scelta di contribuire al massacro e all’escalation militare. Nonostante il silenzio complice nelle istituzioni l’orrore nel paese per la sofferenza delle persone a Gaza cresce ad ogni testimonianza delle violenze in atto.

Il ripudio della guerra, scritto in Costituzione, è ancora saldo nella coscienza di chi vive nel nostro paese.

Diamo voce alle ragioni vere della pace.,

Sosteniamo tutte le iniziative promosse dalle reti e organizzazioni per la pace.

Abbiamo proposto di costruire un appuntamento unitario e aperto contro la guerra per 12 aprile ma vogliamo ascoltare tutte e tutti per una mobilitazione all’altezza della drammaticità della situazione.

Che si decida una data ma non rinviamo all’infinito la responsabilità di manifestare contro la guerra

PRIME ADESIONI

  1. Stefano Ciccone, Roma

  2. Lea Melandri, Milano

  3. Barbara Auleta Roma

  4. Francesca Fornario, Roma

  5. Anna Maria Carloni Napoli

  6. Nicoletta Dentico Roma

  7. Giuseppe Burgio Univ Enna

  8. Jacopo Zannini, Trento

  9. Patrizia Sentinelli Roma

  10. Chiara Luti Roma

  11. Gianfranco Bocchinfuso, Università Tor Vergata Roma

  12. Lorenzo Coccoli Università di Catania

  13. Selene Zorzi, teologa Verona

  14. Enrico Calamai, Roma

  15. Cinzia Fiorino, Univ. Roma – Pres. Società Italiana delle Storiche

  16. Alessandra Mambelli, Pax Christi, Ferrara

  17. Silvia Pinelli, Milano

  18. Giorgia Serughetti Univ Bicocca Milano

  19. Gavino Duras Sassari

  20. Luca Gabrielli, Arezzo

  21. Caterina Peroni, Roma

  22. Piera Nobili, Ravenna

  23. Antonio Zucaro, Roma

  24. Alberto Leiss, Roma

  25. Daniele Barbieri Imola

  26. Sebastiano Beretti Reggio nell’Emilia

  27. Luigi Antonucci di Barletta

  28. Giorgio Soffientini, ex Segretario Nazionale Lega Obiettori di Coscienza

  29. Gigliola Mari Arezzo

  30. Massimo Borghi Ass. Comune di Gavorrano

  31. Paola Della Santina capogruppo opposizione Comune di Orbetello

  32. Sandro D’Onofrio segretario Circolo Latina

  33. Luca Bergonzi coord. circolo SI Roma II Municipio

  34. Thomas Predieri, consigliere delegato a Pace e Diritti Castelnovo ne’ Monti (RE)

  35. Silvana Pisa, Roma

  36. Catia Papa, Roma

  37. Madge Gakosso Roma

  38. Sandro De Toni Roma

  39. Ernestina Bazzi Reggio Emilia

  40. Mario Moretti, Roma

  41. Laura Berti Latina

  42. Massimo Leone Roma

  43. Gianluca Sannino, Milano

  44. Giusy Gabriele, Roma

  45. Luciano Conte consigliere comunale Sora

  46. Camillo Dunque, Arezzo

  47. Luciano Li Causi, Università di Siena

  48. Gianni Ferdani, Pontedera

  49. Cristina Scarfia Bruxelles

  50. Beniamino Gallinaro, Gaeta

  51. Gian Piero Marroni segreteria regionale Lazio SI Rieti

  52. Alessio Piermarini segretario circolo Sinistra italiana Rieti

  53. Elisabetta Norci, Frosinone

  54. Chiara Filannino, Barletta

  55. Emilia Galtieri, Roma

  56. Silvia Acquistapace NonnaRoma primo municipio

  57. Bruna D’Andreis Roma

  58. Guendalina Di Sabatino Centro di cultura delle donne “Hannah Arendt” Teramo

  59. Cristina Mattiello Roma

  60. Maurizio Melandri Roma

  61. Adriana Riccucci, Roma

  62. Mauro Beschi, Roma

  63. Maria Rita Manzo Formia

  64. Ermanno Porro Monza

  65. Pasquale Barba, Brindisi

  66. Cristian Ceresoli Roma

  67. Francesco Bianco, Roma

  68. Enrico Castelli Gattinara, Roma

  69. Anna Di Salvo “la città felice” Catania

  70. Alessandra Filabozzi, Roma

  71. Gianni Ruocco, Univ La Sapienza

  72. Giuseppe Reitano, Roma

  73. Jones Mannino, Roma

  74. Silvia Pinelli, Milano

  75. Carolina Zincone Roma

  76. Claudia Innocenti, Orbetello – Gr

  77. Marco Deriu, Parma

  78. Anna Merlino Milano

  79. Alberto Villa Monza

  80. Loretta De Marco-Roma

  81. Olimpia Di Donato ReteDonna Rimini

  82. Katia Ricci, Foggia

  83. Ersilia Raffaelli Viareggio

  84. Francesco Seminara Palermo

  85. Marco Cazzaniga Spinea (VE)

  86. Domenico Matarozzo Torino

  87. Massimo Marini Bologna

  88. Mario Nobile, Foggia

  89. Alessandro Guerriero Roma

  90. Alessio Miceli, Roma

  91. Mario Castiglioni

  92. Tommaso Banfi Milano

  93. Orazio Leggiero Bari

  94. Filippo Rea Roma

  95. Tiziano Tosarelli Castel San Pietro

  96. Max Deidda, Roma

  97. Angela Mona Napoli

  98. Luca Battaglia, Pescara

  99. Francesco Tinti Arezzo

  100. Alessandra Mazzini Arezzo

  101. Valeria Cademartori, Roma

  102. Vincenzo Leonoro Sezze (LT)

  103. Ornella Moro, Pavia

  104. Laura Testa Pastora valdese, Verona

  105. Marco Campedelli, teologo, Verona

  106. Anita Prati Castiglione delle Stiviere

  107. Gigi Rossetti – Cremona

  108. Chiara Corio Milano

  109. maria teresa murgia Bologna- Cipro

  110. Bruna Castellani – Pesaro

  111. LISISTRATA / Maddalena Brunasti – Casale Monferrato, AL

  112. Katia Daniela Corsetti Lido di Camaiore.

  113. Maria Caterina Cifatte, Osservatorio Intereligioso sulla violenza contro le donne
  114. Rosalba Ciranni Pisa
  115. Graziella Priulla Univ Catania
  116. Helga Sirchia, Milano
  117. Anna Potito Foggia
  118. Daniela CaramelRoma
  119. Mariella Cappelluti Milano
  120. Carla Centioni Roma
  121. Michelino Ermanno Fabrizio Figline Valdarno

  122. Comitato No Guerra Valdarno Superiore

  123. Mariarosa Pappalettera 

  124. Carola Manfrinetti, Genova.

  125. Riccardo Brogi, Genova

  126. Carla Centioni, Associazione Ponte Donna, Roma
  127. Telio Barbieri Consigliere Comunale Badia Tedalda Arezzo

  128. Giovanni Forte Pontedera

  129. Laura Quagliolo Genova

Fermiamo il riarmo. Ripudiamo la guerra.

11 aprile 2025 – Libertà e Giustizia

Ferma il Riarmo – Stop ReArm Europe. Una rete europea contro il riarmo, in qualunque modo lo si chiami, lancia un appello per una grandissima giornata di mobilitazione unitaria in tutta Europa. Libertà e Giustizia è tra i firmatari.

Fermiamo il piano europeo di riarmo: 800 miliardi di euro rubati ai servizi sociali, alla salute, all’educazione, al lavoro, agli enti locali, ai beni comuni, alla cooperazione internazionale, alla transizione giusta.

Fermiamo la crescita vertiginosa delle spese militari nel nostro paese, che va avanti da anni. Fermiamo la riconversione bellica dell’economia europea: porterà solo nuovi immensi profitti alle imprese militari. 

Contro un’economia di guerra serve un’economia di pace fondata sul lavoro, diritti, l’ambiente, il welfare. La guerra alimenta i profitti dei mercanti di morte ed è contro gli interessi dei popoli, dei lavoratori, delle lavoratrici, delle persone, dei territori e dell’ecosistema.

Rifiutiamo l’ideologia bellicista, la preparazione di un clima sociale e culturale che ci porta alla guerra, la diffusione della paura, la sindrome del nemico esterno, il nazionalismo europeo reazionario, l’Europa fortezza.

Militarismo fa rima con autoritarismo, repressione e chiusura degli spazi democratici. Fa rima con machismo e patriarcato, con razzismo, con due pesi e due misure e con l’omicidio del diritto internazionale.

Ripudiamo la guerra, come sancisce la nostra Costituzione. Le guerre e le occupazioni vanno fermate con il diritto internazionale e la diplomazia. Destre estreme e autocrazie si battono con più democrazia e più stato di diritto.

La nostra Europa è sicurezza comune e condivisa, sociale ed ecologica. disarmo, democrazia, uguaglianza, diritti, lavoro, giustizia climatica, convivenza, rispetto delle differenze, liberà di manifestazione. È vita degna, e diritto al futuro.
La guerra distrugge tutto. 

Ci impegniamo insieme in un percorso comune per costruire un grande movimento europeo e italiano contro il riarmo e la guerra:

*con una campagna di formazione e informazione su guerra, riarmo, Europa
*con la partecipazione alle mobilitazioni europee e globali
*con un mese di iniziative diffuse dal 9 aprile al 9 maggio
*con la partecipazione al 25 aprile e il 1 maggio
*con le vertenze e le campagne per il lavoro, la cittadinanza, i diritti e la democrazia
* con mobilitazioni e manifestazioni nelle città nella settimana dal 7 al 10 maggio in cui si celebrano gli 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa

Accumuliamo forze dal basso verso una grandissima giornata di mobilitazione unitaria in tutta Europa 

PER ADERIRE: 

www.stoprearm.org
www.fermailriarmo.it     

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Salve Sono molto interessata a rimanere in contatto con voi

  • RIPRENDIAMO da “Peacelink” il comunicato di RAFFAELLA BOLINI (Arci)
    Anche l’assemblea nazionale di Rete Italiana Pace e Disarmo a Verona ha discusso del percorso europeo di convergenza Stop Rearm Europe, di cui la Rete è co-promotrice.
    E le prime tappe di Stop Rearm Europe sono già in calendario.
    Il 10 maggio, giornata nazionale di azione diffusa, è già prevista una marcia da Brescia a Ghedi.
    Roma ha discusso le forme di mobilitazione cittadina in una riunione unitaria aperta giovedì 17 aprile al Polo Civico Esquilino. Fateci sapere dove e come vi state muovendo nelle altre città.
    Il 5 maggio ON LINE ci sarà la riunione europea delle organizzazioni aderenti a Stop Rearm Europe.
    Si discuterà di una prima giornata di mobilitazione europea unitaria il 21 giugno, in occasione del vertice Nato a L’Aja che deciderà sul riarmo europeo.
    Solo se ci muoviamo in modo convergente in Italia e in Europa possiamo farcela: solo insieme possiamo avere la forza che serve.
    Raffaella Bolini (ARCI)

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