Il Nord vuole ancora di più

articolo ripreso dalla pagina facebook dell’Associazione Marco Mascagna

Lo Stato dà ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre a quelle del Sud 13.394 euro. Ma il Nord vuole ancora di più
In Campania il personale delle ASL è pari a 70,6 dipendenti ogni 10.000 abitanti. In Toscana sono quasi il doppio: 130 dipendenti ogni 10.000 abitanti. Le ASL della Campania sono quelle con meno risorse umane. L’Emilia Romagna ha 126 dipendenti ogni 10.000 abitanti, il Piemonte e l’Umbria 122, 118 le Marche, 117 il Veneto, 97 la Liguria, 87 la Lombardia (che ha però “appaltato” al privato molte attività delle ASL). La differenza tra Campania (e in generale il Sud) e le altre regioni (in particolare quelle del Nord e del Centro) riguarda tutte le figure professionali presenti nelle ASL: i medici e odontoiatri sono 15,2 ogni 10.000 abitanti in Campania, contro una media nazionale di 16,7; il personale infermieristico è pari a 31,1 per 10.000 abitanti in Campania e del 41,9 in Italia) [1]. Il Friuli Venezia Giulia ha un infermiere ogni 8 pazienti, la Campania uno ogni 17 [2].
La causa di tale scandalosa disparità tra regioni di uno stesso Stato è l’altrettanto scandalosa ripartizione delle risorse.
Come finanziamento per la sanità lo Stato nel 2020 ha dato 1.802 euro per ogni abitante della Campania; alla Liguria ha dato 1.940 euro, alla Toscana 1.907, all’Emilia Romagna 1.900, al Piemonte 1.899, alla Lombardia 1.882, al Veneto 1.880 [3]. Se lo Stato avesse dato alla Campania la somma per abitante data alla Liguria, la Campania avrebbe avuto 807 milioni di finanziamenti in più; se avesse dato quella della Toscana avrebbe avuto 609 milioni in più, se quella dell’Emilia-Romagna 572 milioni in più, se quella del Piemonte 567 milioni in più.
Insomma lo Stato dà molti più soldi alla regioni ricche e molti meno soldi alle regioni povere (quelle del Sud); dà molti più soldi alle regioni dove le condizioni di salute dei cittadini sono migliori rispetto a quelle con condizioni peggiori (i campani vivono in media circa 1 anno e mezzo meno dei cittadini del Nord e Centro Italia, l’aspettativa di vita in buona salute è di circa 5 anni in meno per gli abitanti del Sud Italia rispetto al resto degli italiani, l’aspettativa di vita libera da disabilità è di circa 3,5 anni in meno per gli abitanti del Sud Italia rispetto al resto degli italiani [4]).
Tale situazione data da decenni: da decenni lo Stato dà più soldi per la sanità alle regioni del Nord e del Centro e meno a quelle del Sud (va detto che l’Abruzzo e il Molise sono trattate quasi come regioni del Sud: forse perché facevano parte del Regno delle due Sicilie?). Se ogni anno la Campania ha 807 milioni di euro in meno della Liguria, in 30 anni ha avuto 24 miliardi di euro in meno.
Quando siete vittime di lunghe liste di attesa per avere un visita o un ricovero, della scarsa assistenza medica o infermieristica sappiate che ciò non dipende dal caso o dal fatto che i napoletani sono “geneticamente o antropologicamente scansafatiche e scostumati” (come taluni ancora credono), ma da una cronica carenza di finanziamenti, perché i fondi, già scarsi, vanno a finire soprattutto alle regioni del Nord e del Centro. E’ facile far funzionare bene ospedali e ASL se si ha quasi il doppio del personale (medici, infermieri, personale amministrativo, ecc.) e tanti soldi in più, è molto difficile farlo con poco personale e pochi soldi.
La situazione è analoga per quanto riguarda l’istruzione (nidi, scuole dell’infanzia, scuola dell’obbligo, istruzione superiore), la cultura (biblioteche, soprintendenze, ecc.), i trasporti, la giustizia (magistrati, cancellieri ecc.), la tutela dell’ambiente ecc.
La Liguria ha 6.246 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, la Campania 4.958 (cioè la Campania ha 1.288 dipendenti in meno ogni 100.000 abitanti); la Toscana ha 5.814 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, l’Emilia Romagna 5.280, il Piemonte 5.089. E questo senza contare le regioni e province autonome del Nord che hanno una quantità di dipendenti pubblici tra i 9.409 della Valle d’Aosta e i 6.929 del Friuli Venezia Giulia.
Questi dati sono del Ministero dell’Economia e Finanza che ogni hanno pubblica il Conto Annuale, con i dati dei pubblici dipendenti nelle regioni italiane [5], eppure sui giornali o in TV non si dice mai che Toscana, Emilia, Piemonte, Friuli hanno molti più dipendenti pubblici della Campania. Si sente solo esecrare la Sicilia perché ha un enorme numero di dipendenti pubblici, la qualcosa è una mezza bufala perché ha 5.778 dipendenti ogni 100.000 abitanti, cioè meno della Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sardegna, Molise.
Lo Stato dà in media ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre alle regioni del Sud 13.394 euro, cioè 3.671 euro all’anno di meno. Se lo Stato facesse parti uguali tra tutti i cittadini il Sud avrebbe 61,5 miliardi di euro all’anno in più e il Centro e il Nord 61,5 miliardi di euro in meno [6].
Le regioni ordinarie che ricevono più soldi dallo Stato sono la Lombardia (16.979 euro per ogni cittadino), l’Emilia-Romagna (16.375 euro pro capite), il Veneto (14.188 euro pro capite), quella che riceve meno è la Campania (12.084 per ogni cittadino, cioè 4.895 euro in meno di quanto riceve la Lombardia), seguita da Puglia e Calabria. Se si considerano anche le regioni a statuto speciale il diverso trattamento da parte dello Stato appare ancora più evidente: ogni cittadino della Val d’Aosta riceve 25.492 euro all’anno dallo Stato (cioè 13.408 euro in più di quelli campani), quelli di Trento 21.353 euro, quelli di Bolzano 20.695, quelli della Sicilia 13.686 euro [6].
Uno dei casi più eclatanti riguarda i finanziamenti dati dallo Stato per gli asili nido a Reggio Calabria e a Reggio Emilia: 90.000 euro all’anno al primo comune e 9 milioni di euro al secondo, cioè Reggio Calabria riceve un centesimo di quello che viene dato a Reggio Emilia [7]. Eppure il numero di bambini di 0-3 anni è quasi uguale.
Una situazione scandalosa. Ma quello che è ancora più vergognoso è che si fa credere che è il Nord penalizzato e il Sud inondato di finanziamenti.
Addirittura c’è un partito politico (la Lega) che ha come suo obiettivo fondante quello di ridurre i finanziamenti al Sud per darne di più al Nord [8]. Per giustificare tale paradossale pretesa si è ripetuto a più non posso il luogo comune che il Sud è inefficiente e sprecone e il Nord virtuoso. Una bufala, una fake news a cui credono quasi tutti, ma che è smentita dai dati.
Infatti il Ministero dell’Economia e Finanza, insieme all’ISTAT, nel 2010 e nel 2013 ha valutato l’efficienza di comuni e regioni [9]. Il quadro che ne è uscito è stato, per molti, inaspettato: Napoli, Bari, Foggia, Torino e Genova erano i comuni più efficienti, Firenze e Padova tra i più inefficienti e spreconi. La regione più efficiente e virtuosa il Molise, seguita da Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria, Campania, Marche e Abruzzo, agli ultimi posti la Toscana e il Lazio (ma il Lazio, avendo la capitale, deve svolgere funzioni che non possono non peggiorare l’efficienza).
Ci si aspettava che ogni 2-3 anni il MEF e l’ISTAT avrebbero ricondotto l’indagine sull’efficienza di comuni e regioni, e invece niente: dal 2013 non ve ne sono state altre. Forse perché i dati contraddicono troppo i luoghi comuni e non servono per giustificare le scandalose sperequazioni tra fondi dati al Sud, da una parte, e al Nord e Centro Italia, dall’altra? Sperequazioni che si vorrebbero rendere perenni e accentuare, tramite due strumenti: il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata. Ma di questo parleremo nel prossimo numero della newsletter.
Note: 1) ISTAT 2019. 2) Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche 2019. 3) Istat 2022. L’Istat riporta solo i finanziamenti per singole regioni, noi abbiamo diviso il dati per il numero di abitanti di ciascuna regione. Nelle cifre riportate non sono compresi i finanziamenti per la mobilità interregionale dei pazienti, che ovviamente sono molto maggiori al Nord che al Sud. 4) ISTAT 2020 Health for All; 5) https://www.contoannuale.mef.gov.it/…/distribuzione…. 6) http://lnx.svimez.info/…/2019_04_09_nota_regionalismo-7…. 7) Esposito M: Zero al Sud, Rubettino 2018. 😎 La Lega Nord fondata da Bossi aveva come scopo “L’indipendenza della Padania e il suo riconoscimento internazionale” (articolo 1 dello statuto della Lega Nord). Con Salvini lo scopo non è cambiato: “la trasformazione dello Stato Italiano in uno Stato federale” (articolo 1 statuto Lega per Salvini premier), cioè uno Stato composto da più Stati. La Lega (nord e salviniana) si è sempre battuta per il federalismo fiscale (“la madre di tutte le battaglie”, come affermato da Roberto Maroni nel 2008), cioè che i soldi raccolti con le tasse in una data regione debbano per la gran parte rimanere in quella regione. Le proposte della Lega sono state varie: trattenere almeno il 90% dell’IVA, il 75% di tutte le tasse, l’80% di tutte le tasse ecc. (la proposta dell’80% è stata perfino proposta come quesito referendario dalla Regione Veneto nel 2014, quesito dichiarato non ammissibile dalla Corte Costituzionale). La posizione della Lega (Nord e Salviniana) nei confronti del Sud Italia (Abruzzo e Molise compresi) è ben evidenziabile dalle dichiarazioni dei leader leghisti. Diamo alcuni esempi:
– La Padania è una realtà politica, culturale ed economica ben nota in tutto il mondo, anche se la classe politica stracciona del Mezzogiorno finge di non saperlo, mentre per noi il Meridione esiste solo come palla al piede, che ci portiamo dolorosamente appresso da 150 anni (Mario Borghezio, La Padania 21/3/2000);
– Il popolo del Nord è ormai esausto di fronte alla voracità di uno Stato sanguisuga che lo sta spolpando giorno dopo giorno, e vuole che i propri soldi rimangano sul territorio, qui da noi […] per impedire che i soldi finiscano nel calderone del “magna magna” romano e che servano a tappare i buchi delle Regioni del Sud; https://www.marabizzotto.it/lasciare-i-soldi-al-nord-e…;
– Anche noi padani ci consideriamo un po’ negri, perché siamo bistrattati e sfruttati, costretti a pagare perché qualcuno mangi alle nostre spalle (Roberto Maroni – Vanity Fair settembre 2006);
– Si dice che il Paese stia andando a fondo, ma io conosco un solo Paese, che è la Padania. Dell’Italia non me ne frega niente (Umberto Bossi, discorso 8 dicembre 2007);
– Questa parte del Paese [il Sud] non cambia mai, l’Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud. (Mario Borghezio, 2011, dopo il terremoto dell’Aquila);
– Dire Prima il Nord è razzista? Ma per piaser. I razzisti sono coloro che da decenni campano come parassiti sulle spalle altrui (Matteo Salvini 17/10/12);
Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera (Luca Salvetti, al congresso dei giovani padani 2013);
– Super-tassare milioni di cittadini solo perché vivono al Nord è un atto di razzismo e va combattuto (Matteo Salvini 3/1/13);
– Noi siamo accanto alla gente per difendere il Nord dagli sprechi della terronia (Matteo Salvini discorso pronunciato qualche giorno dopo essere stato eletto segretario della Lega, dicembre 2013);
– Se in Sicilia ci sono 20 mila regionali, 6 volte più della Regione Lombardia, falsi invalidi, falsi braccianti agricoli, c’è un problema (Matteo Salvini, 7/2/2015). 9) SOSE: Dalla perequazione dei costi alla perequazione dei servizi, 2° parte, 2017.
Redazione
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2 commenti

  • Se per quello le lunghe code al pronto soccorso le fai anche al nord

  • Riprendiamo da “Giardino di Marco” (01-09-22)

    Nel precedente numero della newsletter dell’Associazione Marco Mascagna illustravamo la scandalosa disparità di trattamento da parte dello Stato tra le regioni del Nord e Centro Italia, da una parte, e quelle del Sud, dall’altra. La Campania è ultima in graduatoria per dotazione di personale delle ASL (70,6 dipendenti ogni 10.000 abitanti, mentre in Toscana sono 130 dipendenti ogni 10.000 abitanti, in Emilia Romagna 126 dipendenti, in Piemonte e Umbria 122, in Veneto 117) [1]. Tale disparità è conseguenza dello scandaloso divario nei finanziamenti dati alla varie regioni. Lo Stato nel 2020, come finanziamento per la sanità, ha dato alla Campania 1.802 euro per ogni abitante, alla Liguria 1.940 euro per abitante, alla Toscana 1.907, all’Emilia Romagna 1.900, al Piemonte 1.899, alla Lombardia 1.882, al Veneto 1.880 [2].

    Da decenni lo Stato dà più soldi per la sanità alle regioni del Nord e del Centro e meno a quelle del Sud (che ha condizioni di salute peggiori). Se ogni anno la Campania ha 807 milioni di euro in meno della Liguria, in 30 anni ha avuto 24 miliardi di euro in meno.

    La situazione della sanità è analoga a quella dell’istruzione, della cultura, dei trasporti, della giustizia, della tutela dell’ambiente ecc. Basti pensare che la Liguria ha 6.246 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, la Toscana 5.814, l’Emilia Romagna 5.280, il Piemonte 5.089, mentre la Campania ne ha solo 4.958 (cioè 1.288 dipendenti in meno della Liguria, ogni 100.000 abitanti) [3].

    Lo Stato dà in media ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre alle regioni del Sud 13.394 euro, cioè 3.671 euro all’anno di meno. Se lo Stato avesse fatto parti uguali tra tutti i cittadini il Sud avrebbe avuto 61,5 miliardi di euro all’anno in più [4].

    Per giustificare tali scandalose disparità si è ripetuto a più non posso da parte di politici (della Lega e di partiti di destra) e di giornali e TV che il Sud è inefficiente e sprecone e il Nord virtuoso. Ma questa è una fake news. Infatti il Ministero dell’Economia e Finanza, insieme all’ISTAT, nel 2010 e nel 2013 ha valutato l’efficienza di comuni e regioni. Il quadro che ne è uscito è stato, per molti, inaspettato: Napoli, Bari, Foggia, Torino e Genova erano i comuni più efficienti, Firenze e Padova tra i più inefficienti e spreconi. La regione più efficiente e virtuosa il Molise, seguita da Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria, Campania [5].

    Il massimo dell’ingiustizia e dello scandalo è che ora si vorrebbero rendere perenni e addirittura accentuare le sperequazioni tra regioni del Nord e Centro e quelle del Sud, tramite due strumenti: il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata.

    Federalismo fiscale significa che la quota di entrate raccolte con le tasse deve essere data alle varie regioni in proporzione alla quantità di denaro raccolto con le tasse nelle rispettive regioni. Per esempio in Lombardia la quantità di denaro che si raccoglie con le tasse è di gran lunga più grande di quella che si raccoglie in Calabria o in Molise, perché i cittadini della Lombardia sono mediamente più ricchi di quelli della Calabria e del Molise. Col federalismo fiscale si costringe lo Stato a dare più finanziamenti alla Lombardia invece che alla Calabria e al Molise, perché la prima ha contribuito di più alle entrate dello Stato. E’ evidente che un tale meccanismo perpetua e accentua le differenze tra regioni ricche e povere, perché le prime avranno molti più soldi delle seconde per fare investimenti, offrire servizi ecc. e lo Stato non disporrà più di sufficienti risorse per fare politiche di sviluppo nelle regioni povere (la qualcosa alla lunga danneggia anche le regioni ricche). Il federalismo fiscale è uno degli obiettivi della Lega da sempre (“La madre di tutte le battaglie” [6]). La legge che ha delegato il Governo ad attuarla ha come primo firmatario Calderoli (Lega) ed è stata approvata con i voti anche di Forza Italia e Alleanza Nazionale (PDL). La piena attuazione del federalismo fiscale è nel programma di governo della coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) per le elezioni del 25 settembre 2022 (al punto 3 [7])

    L’autonomia differenziata consiste nell’assegnare alla Regione una o più (anche tutte) delle 23 materie che normalmente svolge lo Stato. Tra le 23 materie vi sono: i rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; il commercio con l’estero; la tutela e sicurezza del lavoro; l’istruzione; la ricerca scientifica; la tutela della salute; l’alimentazione; l’ordinamento sportivo; la protezione civile; il governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; previdenza complementare e integrativa; finanza e tributi; valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Ovviamente se la competenza passa dallo Stato alla Regione non solo questa potrà normarla e gestirla in maniera diversa da quanto faceva lo Stato ma dovrà ricevere dallo Stato i finanziamenti necessari per farlo. Rispetto ai finanziamenti vi sono in discussione due possibilità: la spesa storica (cioè dare quanto attualmente lo Stato spende per quella regione che chiede di diventare autonoma) e “i costi dei fabbisogni standard”. Questa espressione (“costi dei fabbisogni standard”) non significa, come sembrerebbe, che viene dato di più a chi più ha bisogno, ma esattamente il contrario. Infatti nella pre-intesa siglata tra Governo e Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è specificato che “le risorse nazionali da trasferire per le nuove competenze siano parametrate […] a fabbisogni standard calcolati tenendo conto [oltre che della popolazione residente] anche del gettito fiscale regionale. […] Fatto comunque salvo l’attuale livello dei servizi” [8]. In soldoni ciò significa che le risorse che lo Stato darà alla Regione che ha chiesto l’autonomia non potranno essere inferiori alla spesa storica.

    Quindi con l’autonomia differenziata o verrà reso perpetuo il criterio della spesa storica (perché l’intesa tra Stato e Regione può essere modificata solo col consenso di entrambe le parti) o si daranno ulteriori risorse oltre alla spesa storica in base al gettito fiscale (quindi più risorse alle regioni con popolazione più ricca) e al livello dei servizi (quindi più risorse a chi ha più asili, ospedali, musei, biblioteche). Insomma o con un criterio (spesa storica) o con l’altro (costi relativi ai fabbisogni standard) si daranno più soldi a chi è più ricco (le regioni del Nord e di parte del Centro Italia) e meno a quelle più povere. Per questo vari economisti hanno parlato di politiche di Robin Hood al contrario (levare ai poveri per dare ai ricchi) o di secessione dei ricchi [9].

    Anche l’autonomia differenziata è un cavallo di battaglia della Lega (uno strumento per smettere di dare soldi “ai terroni”, alle “regioni sprecone del Sud” [10]), che ovviamente si sta battendo molto perché si attui il criterio dei costi dei fabbisogni standard così come definiti nel pre-accordo Governo-Regioni del Nord.

    Anche l’autonomia differenziata è nel programma della coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) per le elezioni del 25 settembre 2022 (al 3° punto [7]).

    Partiti come Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, giornali come Libero, Il Giornale, La Verità, Il Tempo, Panorama, Canale 5, Italia 1 (ma anche Repubblica, Corriere della Sera, La7, La Stampa, Il Gazzettino ecc.) ci parlano continuamente di invasione di immigrati, dell’elevatissimo livello di tassazione, del pericolo di islamizzazione o di perdita dell’identità italiana, di Sud sprecone e Nord virtuoso, tutte cose non vere e smentite dai fatti, dai dati. Non ci parlano mai dei 61,5 miliardi che ogni anno le regioni del Nord e Centro Italia prendono al Sud, mai che nel Nord e Centro vi sono molti più dipendenti pubblici che al Sud, mai della iattura che sarebbe per le regioni povere (quelle del Sud Italia e alcune del Centro) il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata.

    Ci distraggono con problemi inesistenti o di poco conto e non ci parlano di una cosa vera e confermata da tutti i dati e che rende la vita dei cittadini del Sud molto più difficile. Anzi sono riusciti a farci credere che è il Nord penalizzato e che per questo bisogna dare ancora di meno ai cittadini meridionali. E’ ora di aprire gli occhi e di non farsi turlupinare.

    Note: 1) Istat 2019. 2) Istat 2022. L’Istat riporta solo i finanziamenti per singole regioni, noi abbiamo diviso i dati per il numero di abitanti di ciascuna regione. Nelle cifre riportate non sono compresi i finanziamenti per la mobilità interregionale dei pazienti, che ovviamente sono molto maggiori al Nord che al Sud. 3) http://www.contoannuale.mef.gov.it/it/distribuzione-geografica. 4) http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2019/05/2019_04_09_nota_regionalismo-7.pdf. 5) SOSE: Dalla perequazione dei costi alla perequazione dei servizi, 2° parte http://www.sose.it/it/west/workshop-economico-statistico-e-tecnologico-2017; 6) Roberto Maroni, nel 2008. 7) http://www.rainews.it/dl/doc/1660237505665_PROGRAMMAPERLITALIA.pdf. 8) Accordo Governo-Regioni Lombaria, Veneto ed Emilia Romagna del 28/2/2018. Per un commento da parte di economisti si vedano: http://www.osservatoriodelsud.it/2019/02/14/autonomia-differenziata-un-pericolo-lunita-nazionale, https://sbilanciamoci.info/perche-puo-essere-una-secessione-dei-ricchi, http://www.lavoce.info/archives/57283/quante-incertezze-sulla-strada-del-federalismo-differenziato. 9) G. Viesti: Verso la secessione dei ricchi? Autonomie regionali e unità nazionale, Laterza 2019. 10) Si veda per esempio: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1250206/lega-maroni-da-roma-soldi-a-sud-sprecone-per-noi-unica-speranza-macroregione.html

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