Messico: Wirikuta non si vende, si ama e si difende!
di David Lifodi
Wirikuta è un’area di circa 141.000 ettari che si trova nello stato messicano di San Luis Potosí, in particolare nella Sierra de Catorce, dove vivono circa ventimila indigeni huicholes. Ogni anno, attraverso una lunga e impegnativa peregrinazione di 48 chilometri, giungono al Cerro de Quemado, per loro terra sacra poiché, secondo le credenze della comunità, da lì, per la prima volta, sorse il sole e fu creato il mondo. Raggiunta la meta, gli huicholes raccolgono il peyote, come raccontato dal documentario Huicholes, los últimos guardianos del peyote.
Tuttavia gli huicholes sono costretti a fare i conti con le imprese minerarie. Nella zona di Wirikuta, il governo del presidente Felipe Calderón, alla guida del paese dal 2006 al 2012, aveva consegnato alle multinazionali 78 autorizzazioni per l’estrazione dei giacimenti d’argento. Tra le maggiori beneficiarie di Calderón si trova la canadese First Majestic Silver, che possiede il 25% delle concessioni e rappresenta la principale minaccia per gli huicholes. Gran parte della popolazione di San Luis Potosí vive in condizioni di estrema povertà e la multinazionale ha avuto gioco facile nel presentare l’estrazione mineraria come fonte d’impiego, ma gli huicholes non hanno abbandonato mai la loro lotta per la difesa del loro territorio, ritenuto sacro. Di fronte alle offerte di First Majestic Silver agli huicholes, riassumibili nella vendita del terreno a quegli indigeni che hanno da sempre vissuto in quella zona, la comunità non solo ha rifiutato, ma ha rilanciato verso il governo e i vertici dell’impresa la richiesta di un immediato abbandono della terra. Inoltre, è evidente che, anche volendo, gli huicholes non avrebbero certo le risorse economiche per poter acquistare quei terreni al prezzo imposto da First Majestic Silver. Ufficialmente dichiarata riserva della biosfera dal governo messicano, Wirikuta no se vende, se ama y se defiende, ribadiscono gli huicholes, che contestano la Ley Minera Mexicana, fatta su misura per le grandi imprese poiché permette allo Stato messicano di concedere lo sfruttamento minerario alle multinazionali senza alcun limite sull’intero territorio nazionale. Inclusa dall’Unesco nella rete mondiali dei luoghi sacri naturali e definita area protetta dal governo dello stato di San Luis Potosí, l’area di Wirikuta non deve guardarsi solo da First Majestic Silver, ma dalla sua partecipata in loco, Minera Real Bonanza, che opera in tutta l’area della Sierra Madre Occidental, che comprende gli stati di Sonora, Chihuahua, Sinaloa, Durango e Zacatecas tra gli altri. Oltre all’argento, le imprese minerarie che operano in questa zona sono interessate a piombo e zinco e, nonostante gli huicholes siano riusciti, per ora, a respingere le transnazionali, non è detto che riescano a farlo anche in futuro. Tra i più antichi distretti minerari a partire dal dal XIX secolo, Wirikuta ha dovuto assistere, impotente, a fughe di gas, distruzione di flora e fauna, inquinamento dell’aria, dei fiumi, delle coltivazioni e delle sorgenti d’acqua a causa dell’estrazione mineraria intensiva e incontrollata. Sia sotto la presidenza di Felipe Calderón sia sotto quella di Peña Nieto, i wirikuta hanno chiesto a Los Pinos di fermare lo sfruttamento minerario intensivo, godendo inoltre dell’appoggio di movimenti sociali, organizzazioni internazionali, musicisti (tra cui Manu Chao), docenti e ricercatori, ma il governo ha sempre garantito che non c’era alcun rischio di impatto ambientale. Eppure, nell’intero territorio di Wirikuta, tra il 1982 e il 2009, First Majestic Silver ha goduto di ben 35 concessioni per l’estrazione mineraria dai vari presidenti succedutisi a Los Pinos, per non parlare del forte rischio a cui sono esposti altri luoghi sacri per gli huicholes, tra cui Hauxa Manaka (stato di Durango) e Xapawiyemeta (laguna di Chapala, stato di Jalisco). Nonostante le altre mega imprese agroindustriali e minerarie siano state per il momento respinte, non è nemmeno stato fatto alcunché per far rispettare Wirikuta come area naturale protetta. Più volte gli huicholes, che in una circostanza erano riusciti anche ad incontrare l’allora presidente Calderón, hanno scritto ai palazzi della politica per ottenere difesa e protezione dei loro luoghi sacri, ma in un (narco)stato sempre più in preda alle convulsioni come quello messicano, dove la parapolitica ha il sopravvento su qualsiasi cosa, non sono mai riusciti ad ottenere risposta.
Per il momento le multinazionali sono state respinte, ma si trovano sulla soglia di Wirikuta, incuranti della visione degli huicholes, per i quali la presenza nella loro terra sacra rappresenta un vero e proprio atto di blasfemia. Da patrimonio indigeno a patrimonio dell’umanità: solo se si verificherà questa condizione il governo messicano potrebbe guardare altrove, ma indirizzare lo sguardo verso un altro territorio porterà comunque ad una nuova mobilitazione, l’ennesima, nel Messico delle centinaia di conflitti sociali e ambientali tuttora aperti.