Ambientalisti perseguitati in America latina

In tutta la regione, compresa quella centroamericana, è in preoccupante crescita il numero dei lottatori sociali uccisi, minacciati e perseguitati da Stati corrotti in affari con le multinazionali di provenienza inglese, canadese e cinese. Sono ben 284 i conflitti sociali legati esclusivamente all’estrattivismo minerario e non si contano quelli dovuti all’agrobusiness e allo sviluppo energetico.

di David Lifodi

                                   Foto: https://distintaslatitudes.net/

L’ America latina è la regione del mondo con il più alto numero di ambientalisti uccisi. A segnalarlo l’organizzazione internazionale Global Witness. A partire dal 2019 il primato, in questa macabra graduatoria, spetta alla Colombia, con ben 64 vittime, seguita da Brasile (24), Messico (18), Honduras (14), Guatemala (12) e Venezuela (8).

Il settore minerario resta quello più pericoloso. L’Observatorio de Conflictos Mineros de América Latina (Ocmal) ha registrato a sua volta ben 284 conflitti sociali legati all’estrattivismo minerario, gran parte dei quali in Messico, Cile, Perù, Argentina, Brasile e Colombia, dove pesano, in particolar modo, l’irruzione di capitali cinesi e l’ingombrante presenza delle multinazionali provenienti prevalentemente dall’Inghilterra e dal Canada.

Spesso gli ambientalisti sono criminalizzati e perseguitati perché percepiti come baluardo delle proteste contro i progetti minerari, agroindustriali ed energetici e, non di rado, sono costretti a difendersi da accuse infamanti, volte a squalificare il loro lavoro, come quella di appartenere a gruppi terroristici.

Tra i casi più inquietanti vi è quello di Wbeimar Cetina, il presidente della Federación Departamental de Juntas de Acción Comunal, incarcerato per 14 mesi nel penitenziario di Arauca, la sua città natale, dopo aver promosso una marcia di protesta contro l’impresa petrolifera Occidental de Colombia (Oxy). In isolamento e senza la possibilità di ricevere visite in prigione da luglio 2019, Wbeimar Cetina è stato subito accusato di far parte della guerriglia, come tutti coloro che si sono opposti alla presenza di Oxy nella città. L’impresa ha sversato il greggio e costretto allo sfollamento i comuneros, ma ad essere finiti alla sbarra non sono stati i dirigenti di Oxy, né le istituzioni dello Stato colombiano, bensì altri sei ambientalisti.

Carlos Rivera, avvocato dell’Instituto de Defensa Legal in Perú, pone l’accento sul fatto che la criminalizzazione degli ambientalisti avviene quando la giustizia è manipolata.

Attualmente, in Perù sono 77 gli ambientalisti sotto processo, 36 in Colombia, 22 in Messico, 21 in Ecuador e gran parte di loro proviene dalle comunità indigene. Tra di loro vi è Virginia Pinares, una delle attiviste maggiormente esposta nella lotta contro la miniera di rame peruviana Las Bambas e costretta, ogni mese, da sei anni, a firmare un documento che attesti la sua residenza nello stesso luogo, sebbene tutte le denunce nei suoi confronti siano state archiviate per mancanza di prove a suo carico.

E ancora, sono 11 gli ambientalisti accusati di estorsione ed episodi di violenza contro il progetto Conga della miniera Yanacocha S.A. che ha privato diverse comunità indigene delle fonti d’acqua, mentre in Ecuador, 14 shuar sono costretti a far fronte alla persecuzione giudiziaria scatenata su richiesta delle imprese Ecuacorriente S.A. ed Explorcobres S.A. entrambe appartenenti alla multinazionale cinese CRCC-Tongguan.

È presente in cinque paesi latinoamericani la canadese Pan American Silver, che in Messico guida il progetto minerario La Colorada, nello stato di Zacatecas. Dal gennaio 2017, le guardie armate di Pan American Silver cacciarono dal territorio 46 famiglie che vi abitavano da più di un secolo. Inoltre, nella zona intorno alla miniera, le famiglie da tempo denunciano che sono obbligate dalla sicurezza dell’impresa a rispettare regole ferree.

Malgrado ciò, e nonostante le evidenti responsabilità dell’inquinamento intorno alla zona dove sorge la miniera Quiruvilca, in Perù, la stessa Pan American Silver sembra intenzionata ad avanzare anche nel sud dell’Argentina, nella provincia di Chubut, dove però l’estrazione mineraria a cielo aperto è vietata a seguito della consulta popular di Esquel nel 2003.

Spesso associati alla criminalità organizzata e fatti passare di fronte all’opinione pubblica come dei delinquenti, gli ambientalisti si fanno promotori di battaglie affinché l’agrobusiness, il fracking o l’estrazione mineraria cessino nelle zone dove si trovano fonti d’acqua o nelle vicinanze delle comunità. In una parola, si preoccupano di far rispettare la legge dove i legami consolidati tra stati, mafie, imprese e narcotraffico cercano di mettere a tacere le loro voci.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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