Amianto vietato solo in sei Paesi latinoamericani

In gran parte del continente viene tollerato un utilizzo limitato o controllato grazie anche a leggi abbastanza tolleranti: non esiste la volontà di metterlo definitivamente al bando

di David Lifodi

Sono solo sei i paesi latinoamericani che ad oggi vietano  l’utilizzo dell’amianto: Cile, Perù, Uruguay, Argentina, Brasile e Repubblica dominicana. In Colombia, informano Greenpeace e l’Universidad de los Andes nel loro rapporto “El asbesto sigue enfermando a Colombia”, non solo l’amianto non è mai stato vietato, ma il paese andino risulta tra i maggiori produttori a livello mondiale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno muoiono almeno centomila persone per l’esposizione all’amianto e di queste circa trecento sono colombiane.

Di recente, sono stati compiuti i primi passi per quanto riguarda la Ley Ana Cecilia Niño, che prende il nome dalla giornalista che per diciassette anni ha vissuto a contatto con una fabbrica che utilizzava l’amianto. Ana Cecilia Niño è deceduta all’inizio del 2017 dopo che l’esposizione all’amianto le aveva provocato un mesotelioma. L’impresa, dal sinistro nome Eternit, che opera nella zona di Cundinamarca, non si è mai occupata di tutelare la salute degli abitanti né, tantomeno, di preservare l’ambiente. La polvere sprigionata dai rifiuti industriali prodotti dall’impresa è stata fatale ad Ana Cecilia perché era presente ovunque. Difficoltà a respirare e problemi polmonari di tutti coloro che hanno contratto il mesotelioma non sono mai serviti ad indurre il Congresso colombiano a vietare l’utilizzo dell’amianto:  progetti di legge come la Ley Ana Cecilia Niño sono stati presentati sette volte senza che mai siano stati approvati.

In altri paesi, a differenza della Colombia (e del Guatemala, dove non è presente alcuna regolamentazione per stessa ammissione del governo), la legge sancisce un utilizzo limitato o controllato dell’amianto, ma sembra evidente che non esiste la volontà di vietarne completamente il suo utilizzo. Ad esempio, in Costarica, dal 1996 è in vigore il “Reglamento de Uso Controlado del Asbesto y Productos que lo contengan” ed un regolamento simile è stato attuato da El Salvador. La regolamentazione, ma non la proibizione, è stata adottata anche in Paraguay,  però l’obbligo imposto alle imprese affinché garantiscano condizioni di sicurezza e salute agli operai esposti all’amianto rischia di rimanere solo sulla carta poiché è noto come nel piccolo paese sudamericano i diritti non siano altro se non un optional. Situazione simile è quella di Panama, dove i sindacalisti denunciano la totale inadempienza del paese nonostante dal 2006 esista una normativa che in teoria dovrebbe quantomeno regolamentare l’utilizzo dell’amianto.  Leggermente migliore è il quadro boliviano e quello venezuelano. La Bolivia, già dal 1989, ha reso effettivo un accordo con l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) che garantisce condizioni di sicurezza per i lavoratori esposti all’amianto, mentre il Venezuela la Ley sobre Sustancias, Materiales y Deshechos Peligrosos vincola l’utilizzo dell’amianto all’approvazione del Ministero dell’ambiente o di quello della salute.

Per monitorare la situazione di tutti i paesi latinoamericani, l’Organización Panamericana de la Salud sta lavorando alla creazione di un atlante dell’amianto, soprattutto a seguito della crescita dei decessi anche nei paesi in cui ne è vietato l’utilizzo, ad esempio in Perù, dove si registrano comunque circa cinquanta casi all’anno di malattie quali la fibrosi polmonare. Tuttavia, non c’è ancora la chiara percezione che respirare amianto possa condurre alla morte. In Cile, dove dal 2002 la produzione, importazione, distribuzione e vendita è stata vietata, buona parte delle case continua ad avere l’amianto tra i materiali di costruzione, mentre in Brasile è dovuta intervenire la Corte Suprema non solo per sancire il divieto di utilizzo e commercializzazione, ma anche per vietare al Congresso di legiferare qualsiasi legge a favore di questo materiale cancerogeno. A questo proposito, i paesi più virtuosi risultano essere l’Uruguay, dove l’amianto è stato bandito dal 2002, e l’Argentina, dal 2003, ma per una norma positiva esiste il rovescio della medaglia: la libertà di fumigazione in cui è coinvolta Monsanto ha provocato malattie altrettanto gravi. Discreta la situazione del Messico, dove alla Ley general para la Salud y la Ley General para la Prevención Integral de los Residuos, che proibisce l’utilizzo dell’amianto, si è aggiunta, nel 2011, la Ley General de Salud di Città del Messico, volta a limitarne l’esposizione.

In generale, il quadro latinoamericano non è dei migliori, soprattutto a fronte dei 75 paesi, compresi quelli dell’Unione europea, che hanno dichiarato guerra all’amianto e ai suoi molteplici usi a livello industriale.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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