Se non ci ribelliamo adesso… preghiamo per Dionigi

«Mi rivolto dunque siamo» scriveva (anzi intitolava, se la memoria non mi inganna) una cinquantina d’anni fa Albert Camus.

Ribellarsi è giusto. E’ possibile. E’ necessario.

Da soli anche … ma meglio in tante/i, organizzandosi.

Non è sempre facile. Lo so.

Ma bisogna.

Un altro modo di vivere – che trovi poca “educata” (o poco utile) la rivolta cioè consigli di elemosinare qualche briciola al potere di turno, quale che sia – è disgustoso. Un barbone (un “senza fissa dimora” a parlare corretto ma le belle parole non hanno mai tolto due soldi a un ricco per ridarli ai poveri ai quali li aveva rubati) che si rotola nella sua sporcizia e nel suo vomito ha più dignità della stragrande maggioranza dei parlamentari sia dell’attuale governo che delle (ah-ah-ah) opposizioni.

Esagero? Anche a stare solo alle statistiche criminali è ben noto – a chi lo voglia sapere – come nell’attuale Parlamento si trovino, in percentuale, più condannate/i per reati gravi che nelle peggiori periferie tipo Scampia, zone impoverite e da sempre lasciate in mano alla criminalità organizzata e/o alla disperazione che ne è madre e figlia. Noi oggi eleggiamo – o meglio una legge elettorale (che viene considerata indecente in molti Paesi) facilita che siano eletti – criminali messi lì, alla Camera e al Senato, per continuare a delinquere. Però… se studenti e studentesse tirano sassi – magari perchè la polizia carica o impedisce di manifestare o i governi distruggono il loro futuro e nessuno li ascolta – tutte le persone civili devono ripetere in coro la violenza è intollerabile; se qualche operaia/o insulta un sindacalista venduto, blocca un macchinario, fa uno sciopero o un corteo poco educato di nuovo tlpcdric-lvei (tutte le persone civili devono ripetere in coro la violenza è intollerabile); e se in Inghilterra minacciano l’auto di Carlo e di Camilla tlpcdric-lvei.

Forse non sono mai diventato civile però io non mi unisco al coro. A meno che non si dichiari prima che è violenza ben più grande quella di chi toglie i soldi dalle tasche dei poveri per darli ai ricchi e distrugge le scuole pubbliche per sostenere quelle private (dei ricchi e del Vaticano); che è violenza ben più grande togliere il lavoro e/o far morire di lavoro perchè si risparmia sulla sicurezza; che è violenza ben più grande in Inghilterra finanziare nuovi costosissimi sommergibili atomici proprio mentre si stanno togliendo soldi e diritti alla maggior parte delle persone. Nell’Europa che si vuole unita – come negli Usa di Obama e delle speranze purtroppo deluse per la sua presidenza – si fronteggia una crisi provocata dalle speculazioni e dagli imbrogli delle banche… dando soldi e impunità ai banchieri (e ai soliti ricchi) mentre si cancellano i diritti minimi a chi lavora. E a livello mondiale è peggio: se milioni di persone muoiono di fame o di malattie che sarebbero curabili, se vivono in condizioni di schiavitù il problema non si chiama povertà ma ingiustizia, rapina, sfruttamento. Se davvero tlpcdric-lvei (cioè: tutte le persone civili devono ripetere in coro la violenza è intollerabile) e devono trarne, in buona fede, le conseguenze beh bisogna mettere subito in galera la gran parte dei governi, dei banchieri, dei militari mentre i tre veri sovrani del mondo (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio) devono finire sotto un vero tribunale internazionale che, come accadde per i nazisti a Norimberga, li processi per genocidio.

Sono arrabbiato sì.

Ma non sono estremista. E’ la situazione che ogni giorno diventa più estrema e solo una rivolta di massa può invertire la rotta che ci sta portando verso nuove povertà e nuove schiavitù di massa mentre un gruppo ristretto di ricchi (con servi ben pagati e guardie sempre più armate) vive nel lusso, nello spreco e per di più avvelena e dissangua il pianeta.

Se ci fosse in Italia un progetto riformista serio sarei felice di dialogare, mi darebbe un po’ di speranza. Ma i recenti governi detti di centro-sinistra hanno fatto quasi tutto quello che va a vantaggio dei ricchi e delle mafie e a svantaggio di chi vive del suo lavoro.

Ma ecco una luce all’improvviso. Da poche ore in Italia l’opposizione che spesso viene detta di sinistra dimostra di capire la gravità di quel che sta accadendo. Mi è molto piaciuto l’ultimo discorso di Bersani e ne citerò un passaggio-chiave: «Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo e tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo». Ecco: parole chiare, coraggiose, quelle che ci volevano in un momento così drammatico, finalmente un programma alternativo alla destra. La migliore tradizione delle sinistre radicali coniugata con il riformismo socialdemocratico ma anche con il pensiero e la prassi del cristianesimo sociale. E’ un grande leader Bersani, degno erede di Fassino, D’Alema e Veltroni.

Se in Italia governa un gangster ecco Bersani chiamarlo «pasticcione». Ci possiamo fidare di lui, ha capito tutto ed è un coraggioso. Come ho già scritto su codesto blog se il signor P2-1816 (alias Silvio Berlusconi) prega qualche dio, allora tutte le sere – o forse 5 volte al giorno – lo ringrazia di avere per “nemico” il Pd. Quanto ai brandelli di Rifondazione neanche in questi giorni li si vede nelle piazze e questo dice quasi tutto.

Se non ci si ribella all’ingiustizia – che ha ripreso a crescere anche nei Paesi sedicenti democratici – siamo perduti. L’alternativa è la solitudine assoluta, la paura, un massacro sociale ancor più grande, la sconfitta permanente e ne deriva il meno peggio come massimo obiettivo. Se ci dicono che dobbiamo evitare Hitler, Pol Pot, l’Argentina dei generali, Stalin sempre dietro l’angolo… possono anche convincerci che in fondo Mussolini o P2-1816 (Berlusconi) non sono tanto male, potrebbe andar peggio.

Ieri sul blog ho postato Cristina Bove perchè mi piace confrontarmi con chi non la pensa come me, e prendo sul serio le paure (e i desideri) delle persone che vedo diverse. Secondo lei – e lo dice con grande angoscia – siamo tutte/i in vendita, la paura del peggio domina le nostre vite e dunque quasi nulla possiamo fare.

Anche io ho paura per me o per mio figlio (18 anni e nessun futuro degno di essere vissuto… se accettiamo passivi il corso degli eventi) ma se non mi ribello, se non ci ribelliamo – con tutta la forza e la rabbia necessarie a rovesciare lo stato presente delle cose – allora ci condanniamo a una vita ancora peggiore di questa. Io non sopporto di vivere pochi anni (ne ho 63 dunque sono ben oltre la metà della vita) così e allora come posso pensare che i ventenni e le ventenni accettino questa merda?

Se mercoledì in piazza a Roma ci fosse un milione di persone accanto a ragazze e ragazzi, se in tutte le città si manifestasse, se si riprendesse a scioperare, se i gruppi nonviolenti (quelli veri dove sono?) proponessero azioni di massa capaci di danneggiare e bloccare questa economia criminale e dunque di far cascare il governo-Cupola, se insomma ritrovassimo coraggio e intelligenza…. ce la potremmo fare: il signor P2-1816 in questo momento è in un fortino edificato sull’argilla. Possiamo farcela. Fra qualche mese sarà molto più dura:, spazzati via i pochi magistrati onesti e con qualche altra legge speciale, lui e/o i suoi eredi diverranno quasi imbattibili.

Il gangster italiano ha i piedi d’argilla? La piazza può buttarlo giù mentre Bersani e gli altri zombies farneticano di Apelle figlio di Apollo? Insomma sono diventato improvvisamente ottimista? Come tutte/i in realtà mi sento diviso fra disperazione da una parte e grandi possibilità dall’altra: questo infatti sono le crisi storiche. Non amo particolarmente Antonio Gramsci (se proprio dovessi indicare un pensiero di riferimento politico nella sinistra storica preferirei Rosa Luxemburg) ma la frase gramsciana su «pessimismo della ragione e ottimismo della volontà» andrebbe scolpita – d’accordo, basta tatuata – su un braccio per meditarla quasi ogni mattina.

Però mi avvisa Gino – un amico che spesso leggete su codesto blog – che se pure cade il signor P2-1816 (cioè Arturo Ui, Al Capone, Berlusconi) non dobbiamo cantar vittoria, anzi. Perchè Bersani e/o Fini, con magari Montezemolo e/o Casini, farebbero di peggio. Ecco ho appena cercato di convincere Cristina a ribellarsi che Gino mi vuole ributtare nel pessimismo.

Hai ragione su un punto Gino e torto su un altro. Sono d’accordo con te che la grande ammucchiata Pd-Fli-Udc-Confindustria (e magari pure Badoglio Tremonti?) farebbe danni irreversibili al nostro futuro: una tragedia analoga al “cesarismo mafioso” che ora ci comanda. Ma dissento su un punto-chiave: quando irrompe un’energia nuova travolge un po’ tutto (“che se ne vadano TUTTI”, come in Argentina) o almeno ri-condiziona dentro altri rapporti di forza anche i morti-viventi come i partiti politici attuali ma soprattutto ridà fiducia a molte/i nell’azione collettiva. Da lì dobbiamo-possiamo ripartire con quel giusto misto di rivolta spontanea permanente e di organizzazione agile e fermi su pochi punti chiari di programma (il disarmo per esempio, tanto per citare qualcosa di concreto che, solo a nominarla, fa svenire l’ammucchiata sopra citata). Se il Pd venisse spazzato via sarebbe una notizia buona quasi come la fine di questo tipo con in tasca la tessera della P2 numero 1816. “Ma poi?” chiederà qualcuna/o. Le alternative sono da costruire e si vedrà. Io ero e sono un extra-parlamentare (come si diceva un tempo) e credo sia più importante la società organizzata dei partiti ma questo è un altro discorso, buono per domani o dopodomani. Oggi batte il tempo della rivolta o della sconfitta. Per costruire un futuro bisogna prima sognarlo, desiderarlo e intanto abbattere il vecchio mondo, il tempo morto che ci governa.

L’altro giorno su «il manifesto» (un quotidiano comunque da leggere nonostante i suoi mille difetti) scriveva Marco Bascetta che nessuno deve “pontificare” su questi movimenti nascenti. Cercherò di evitarlo e in ogni modo non sono un “teorico” ma un emotivo, piuttosto un praticone. Dunque per finire questo lungo pezzo… mi avventuro su due storie.

La prima (che avevo già citata su codesto blog il 27 marzo) la dedico a Cristina e a tutte/i quelle/i che si fanno paralizzare dalla paura ma anche alla preoccupazione (in parte legittima) di Gino. Riprendo questa storia dai miei ricordi – una versione di latino, guarda te – sul tiranno Dionigi.

Arrivato a Siracusa un viaggiatore sente tutte le persone inveire, ovviamente sottovoce, contro il tiranno Dionigi. Nessuno spende una parola per difenderlo. Ma camminando il viaggiatore per caso ascolta una vecchietta invocare gli dèi affinché diano «lunga vita a Dionigi». Stupito il forestiero chiede alla vecchia se Dionigi sia una persona retta, degna. «No, è un tiranno tremendo, il peggiore che Siracusa abbia avuto» risponde l’anziana con grande convinzione. Stupitissimo, il viaggiatore le chiede perché allora lei gli auguri una lunga vita. «Perché il tiranno prima di lui era terribile e si diceva che nessuno poteva essere peggio, ma quando è morto abbiamo visto che sì, poteva andare peggio» gli risponde la vecchiettina: «così io spero che Dionigi campi a lungo». Se questa versione di latino mi è rimasta in mente (brutto voto a parte) è perchè va esattamente all’opposto della mia visione del mondo: avere paura che il mondo possa solo peggiorare significa condannarsi all’immobilità, all’impotenza, alla disperazione, alla viltà. Il nostro futuro non è scritto, dipende sempre da quel che facciamo. Non prego per Dionigi. Sono fiducioso che se tutte/i insieme troveremo la forza per buttare giù Dionigi-Berlusconi poi, se sarà necessario (e probabilmebnte lo sarà) riusciremo a rovesciare anche un governo successivo, … finchè non scenderà a patti. Direi che la storia è piena di passaggi storici simili e che, pochi anni fa, anche nell’Argentina che sprofondava è successo qualcosa del genere e quella rivolta molto dovrebbe insegnarci.

La seconda storia è un breve racconto del mio amatissimo (spero che anche voi lo amiate) Philip Dick. Si trova in varie antologie con il titolo «Ultimo test» oppure «L’ultima lotteria». Aiuta molto a ragionare sui meccanismi di obbedienza e disobbedienza. Anche in questi giorni mi è capitato di proporlo nei laboratori autogestiti di alcune scuole.

Bob Bibleman è uno sfigato. Gira ai giardinetti senza un soldo o un’idea e se va bene raggranella i soldi per comprare un hot-dog, che poi è proprio un cibo da sfigato (ma questo giudizio gastronomico è mio, non di Philip Dick). Il robot che vende hot dog cerca di rifilargli un biglietto della lotteria. Lui non lo vuole ma alla fine quando sa che è gratis accetta. Subito il robot gli dice: «hai vinto». Anche se Bob sospetta una lotteria-fregatura decide di accettare il premio: un lungo stage gratuito in una specie di caserma-università. Il college para-militare è in una località che si chiama «Seifottuto» (tanto per mettere le cose in chiaro da subito) ma Bob è talmente sfigato che alla fine ci va….

Un mezzo inferno. Il capo dei docenti, maggiore Casals, è un concentrato di stronzaggine aggressiva. Sin dalla prima lezione l’unica persona che prova a tener testa a Casals è un’allieva, Mary. Dopo qualche giorno una esercitazione importante: «ora vi do una ricerca e avete libero accesso a tutti i documenti, alla rete ma…» minaccia il maggiore «se vi imbattete in segreti militari, non li leggete. Non dovreste trovare nulla di top secret ma se un segnale vi avvisa di un documento vietato dovete subito dirmelo. Se non lo fate verrete subito espulsi, finirete nei guai».

Bob è così vile da scegliere un tema (la filosofia pre-socratica) che gli sembra il più lontano possibile dai segreti militari….Navigando però si imbatte in un link che da Empedocle lo traina verso notizie segretissime su una fonte di energia super-economica e pulita.

Bob pensa: “Non se ne sono accorti. Hanno trascurato questo riferimento nelle banche della memoria. Nessuno ha pensato alla filosofia pre-socratica. Chi si aspetterebbe di trovare i dati segreti sotto Empedocle?”. Per quanto Bob sia ignorante (e sfigato) capisce che se quella energia fosse disponibile la vita migliorerebbe per miliardi di persone.

Indeciso, impaurito Bob decide di chiedere consiglio a Mary, cioè all’unica che si ribellava agli insulti durante le lezioni. La ragazza legge i documenti e poi dice a Bob: “Lo stanno nascondendo probabilmente per le pressioni dell’industria”. Quando Bob le chiede cosa farebbe risponde: “Devi decidere tu, fossi al tuo posto io stamperei questo documento e cercherei di farlo arrivare ai giornalisti liberi e a più gente possibile. E’ troppo importante.”

Bob ci pensa e al mattino confida tutto al maggiore Casals. Appena ha finito di parlare, il maggiore gli comunica: «sei espulso dal college».

«Cosa?» chiede Bob.

Il maggiore preme un pulsante e dalla porta entra Mary. «Io non rappresento il college» spiega Casals: «era un test».

«Sono io il vero corso» gli spiega Mary: «lo scopo del test era insegnarti a stare in piedi da solo, anche a rischio di sfidare l’autorità […]. Io cercavo di renderti completo moralmente. Ma non si può ordinare a qualcuno di disobbedire. Non si può ordinare la ribellione. Io potevo semplicemente darti un modello, un esempio».

Il maggiore Casals aggiunge: «Già alla terza pagina […] hai visto che da quella fonte economica di energia avrebbe tratto beneficio l’intera popolazione mondiale». E Mary incalza: in un caso del genere, il college quasi certamente avrebbe dovuto rinunciare a ritorsioni contro di te, praticamente non rischiavi nulla. «Allora perché l’hai fatto?» gli chiedono.

«Per lealtà» risponde lui.

«A chi?» gli chiede Mary: «a Casals? a uno che ti ha trattato come spazzatura?».

Bob torna ai suoi giardinetti da sfigato. Ha perso l’occasione di ribellarsi.

Come ci suggerì a metà degli anni ’60 anche un prete piuttosto controcorrente – don Lorenzo Milani – «l’obbedienza non è più una virtù»: bisogna sapere quando (e come) bisogna ribellarsi.

Concludo qui.

Forse non sono stato ordinato («perdonatemi se non ho avuto il tempo di essere breve» ironizzava Pascal) ma spero di esser stato chiaro. Mi rivolto con voi. «Mi rivolto dunque siamo». Bisogna ribellarsi. Ora.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

14 commenti

  • Comprendo.
    E questo tuo post mi dà speranza.
    Le mie considerazioni sono scaturite da tutta una serie di riflessioni sulla solitudine dei numeri infimi, quelli che non hanno dalla loro neppure la possibilità di condividere il pensiero.
    Ben venga l’ironia, se questa riesce a smuovere gli animi.

  • Condivido ma intravedo un limite. Sulla questione violenza mi trovi d’accordo. E’ intollerabile che ormai quando ti danno una coltellata devi scusarti col tuo assassino perchè gli hai sporcato di sangue il coltello. Ma che questa sia una rivolta che abbia sbocchi non sono convinto, per due motivi. Il primo, pratico, l’Onda insegna, aspetterei la fine del quadrimestre e delle sessioni invernali d’esami per vedere se di movimento si tratta o di scintille. Il secondo, ambiguo, sulle rivendicazioni della lotta che se mi sono chiare entro i confini della legge Gelmini non lo sono per niente e a nessuno su che tipo di mondo extrascolastico i ragazzi abbiano impostato lo scontro. Non sarei nemmeno sicuro che ci vogliano al loro fianco, ma per questo aspetto che qualcuno me lo dica di persona, perchè comunque nei prossimi giorni sarò lì dove riesplode il conflitto.

    • parole da meditare
      grazie
      ma qualcuno (Montaigne? o forse Erasmo?… insomma da quelle parti lì… antica saggezza e geniale sarcasmo) ci ricorda che a volte la nostra PAZZIA è più saggia della vostra ragionevolezza, del buon senso.
      Mi spiego…
      è scappata (qualcuna/o se n’è accorto) alla ministra-star della Pubblica D-istruzione una frase rivelatrice, più o meno questa: “non capisco come studenti e pensionati abbiano qualcosa in comune”… Ecco: noi (marxisti e non) invece abbiamo qualche idea precisa di cosa ci può unire e abbiamo sperimentato che – nella lotta più spesso che nelle chiacchiere – a volte ci si incontra (o ci si re-incontra dopo essersi perduti di vista). La Storia è strana: a volte vive del lento, sotterraneo, faticoso lavoro della talpa ma poi arrivano improvvose accelerazioni…
      La mia pazzia è un sogno: che in questi giorni nella lotta ci si incontri, ci si parli, si trovi (si ritrovi) il filo che unisce fra donne e uomini molti diversi.
      Non provare sarebbe il massimo masochismo. (db)

  • Allora sposto qui il commento che avevo scritto per Cristina.

    Aggiungo solo che il mio pessimismo sul dopo-berlusconi voleva solo invitare a stare in guardia verso coloro che in parlamento avrebbero cavalcato la rivolta dei più…
    “Via tutti” è proprio quello che intendevo dire…

    Cara Cristina, Daniele ha espresso meglio ciò che intendevo dire. Tutte le tecnologie e le armi a disposizione del potere non sono mai riuscite a rendere permanente il controllo sociale nei confronti dei più deboli. Ciò che spesso si dice per giustificare la propria inerzia è:

    “è tutto inutile, sono troppo potenti, contro di loro non si può nulla”.

    Non è vero, il potere ha paura della gente, se non fosse così perché mai spenderebbe cifre incalcolabili per condizionare le opinioni attraverso i loro media? Perché hanno paura della reazione degli oppressi, semplicemente. Quindi chi è più potente? non si sa, ma non è nemmeno scontato che qualcuno sia “il più debole”, non trovi?

    Ti lascio un po’ di ottimismo con questa poesia di Brecht:

    Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
    spiana un bosco e sfracella cento uomini.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un carrista.
    Generale, il tuo bombardiere è potente.
    Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un meccanico.
    Generale, l’uomo fa di tutto.
    Può volare e può uccidere.
    Ma ha un difetto:
    può pensare.

    Noi possiamo pensare…

  • Ecco! vi ringrazio per avermi infuso un po’ di speranza.
    Da una camera, affacciata a questa finestra web, posso solo guardare e dire la mia, per quel poco che conta.
    Non ho mai taciuto e continuerò a farlo.
    Se qualcosa bolle, vorrei scorgerne almeno il vapore.
    Non vorrei lasciare questo posto senza la speranza.

  • è violenza. non posso farti del male senza ferirmi, diceva Gandhi (poi cerco la citazione esatta che potrebbe essere tra le tre del mio fine anno, altra storia). è violenza non più grande e non più piccola. ma anche il silenzio è violenza, la paura è violenza subita due volte, da chi te la infligge e da te stesso che te ne lasci governare, ti toglie la libertà.
    violenza non è solo il coltello o il manganello o l’arma (anche questo mi sembra lo disse qualcuno: ne ferisce più la lingua che la spada).
    lungi da me la disperazione (forse) che non mi è permessa da che sulla Bibbia sta scritto che Davide sconfisse Golia dai piedi di argilla.
    E concordo che la paura della rivolta sia grande.
    solo non vorrei usare della violenza (sto parlando di violenza, non di correzione fraterna) e vorrei riuscire a trovare una alternativa percorribile. ma forse è solo paura del vuoto. stop per ora. pochi pensieri e ben confusi, per esprimerli al meglio dovrei scrivere troppo.

    • chiedo (a Doni, a me stesso, alle persone che in Italia seriamente si sono incamminate sul difficiule cammino della vera nonviolenza… non di quella inventata da servi, da paurosi e ida gnoranti)
      chiedo: cosa stiamo facendo noi per indicare una strada diversa? dove siamo di fronte alla violenza gangsteristica che da anni affligge l’Italia?
      Basta il lavoro della formica (ma dove? a volte fatico a vederlo…) oppure ogni tanto occorrono le azioni alla Greenpeace, il coraggio dei disarmati gandhiani in faccia alla violenza
      Chiedo e non so rispondere.
      Sono quasi sicuro però che oggi non è il tempo dei silenzi, delle assenze.
      Stanno per strangolare definitivamente la nostra democrazia.
      Ci riguarda?

  • quello che mi ha stupito delle ultime proteste è che sono state imprevedibili. ragazzi che poco sanno del PCI ma che vivono sulla loro pelle le sue scelte, operate sotto nomi e vessilli diversi giusto per far perdere la bussola. questi ragazzi vivono il risultato di una politica opportunista chiusa in salotti. ma sono lontani anche dai concerti punk dei centri sociali. come dice l’intervistato da Daniele non sanno (o meglio non sapevano) le parti da cui è costituita una molotov.
    non bastano gli scoop di Repubblica e Saviano a farli indietreggiare o le proposte di instaurare un regima fascista di Maroni. non so cosa succederà il 22 – forse anche niente – ma migliaia di giovani hanno sperimentato in piazza qualcosa che non conoscevano e, a differenza di Genova, ne sono usciti vincitori (26 arresti a fronte di quanto accaduto…) e lo racconteranno ai loro amici che, chissà, forse fregandosene delle direttive del partito preferiranno vivere

  • spero non vi dispiaccia se vi lascio questa poesia:

    Il giorno che saremo larve
    assediate da glitter e fuochi d’artificio
    a nascondere il nero
    (perfino il grigio sembrerebbe offesa
    a pagliacci liftati)
    quel giorno portatemi una luce
    un’azione di pace ardita
    fatta di barricate di pensiero almeno
    e ditemi che pagine di secoli
    bui
    non hanno spento fame e sete
    di fratellanza vera.

    Ma se vedrete il gioco dal rovescio
    se scoprirete i nodi del potere
    occulto e sommo
    al vertice i padroni della terra
    troni di sangue a incombere sui miti
    sulle manovalanze e sui perduti
    che già solo nel nascere
    serviranno da schiavi
    turlupinati dalla dea procace
    di culi e tette a fare da bandana
    a consumare ciechi come talpe
    il gheriglio di noce cerebrale
    allora disponete la mia stella
    sotto mucchi di terra
    o gettatela in mare

    ch’io non veda i miei figli prigionieri
    i loro sogni infranti
    gli amici diventare ombre fugaci.
    Ch’io non abbia timore di parlare
    e mi riduca a spolverare frasi
    tra libellule e rose – arresa al marcio –
    chinata per viltà.

  • savina dolores massa

    Mio adorato “emotivo”, tu metti una bella coltre a fiori sul mio “pensar storto e maleducato” che credevo in solitudine. Quando uno studente lotta, sua madre dovrebbe stargli a fianco nella piazza, e non conservarlo intatto e protetto a casa, a guardare la “loro televisione”, la “loro informazione”, la “loro politica dei seduti in trono” distante oramai anni luce dalla distruzione in atto. La vera distruzione, la vera assassina dei sogni e della dignità. Nessuna violenza potrà mai eguagliare la loro. E “la sinistra” dovrebbe ricordare che dalle piazze è sorta, in battaglie nude e crude. Quando si occupavano le terre non si domandava, Per favore. Anche adesso, per riprendersi la vita, non si può perdere tempo a chiedere, Permesso. Si fa, e basta.
    Chiedo scusa, e ciao.

  • savina
    tu ti proclami “storta”, alcuni lo sono senza dirlo.
    e non coltivano figli come cavoli, anzi…

  • Condiviso ed aripostato:attuale come il 20 dicembre 2010…forse(sigh sigh) ancor di piu.

  • In questo che tu chiami disordine trovo che vi sia un ordine inconfutabile. Diceva Ernesto che chi lotta puo’ perdere , chi non lotta ha gia’ perso. Non di soli Dionigi possiamo vivere dunque .

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